Articolo a cura di Cristiano Cini.
Referente regionale per la Toscana.
Esordiamo con il primo capitolo riguardante il vasto territorio del Chianti Classico, con un’importante degustazione dei vini a DOCG nelle versioni “annata” e “riserva”. La produzione IGT delle aziende collocate all’interno di questa denominazione, saranno invece oggetto di prossima pubblicazione.
Non rubiamo altro tempo al racconto dei vini dove non mancheranno le soprese, augurandovi buona lettura e buon divertimento e dandovi appuntamento per le nostre considerazioni finali. Visto che saranno molte le cose che abbiamo da dire…
Per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli. Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori.
In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca. Con l’asterisco abbiamo voluto segnalare questa volta, tre vini che abbiamo volontariamente introdotto nelle sessioni di assaggio delle versioni Riserva pur non essendoli.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato. Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel, al termine di ogni sessione.
1) LA GRADUATORIA:
I Chianti Classico:
(91/100) – Chianti Classico Castell’in Villa 1992
87/100 – Chianti Classico Castello di Brolio Barone Ricasoli 2006 (Cat. F)
87/100 – Chianti Classico Castell’in Villa 2006 (Cat. C)
87/100 – Chianti Classico Castello di Ama 2006 (Cat. F)
87/100 – Chianti Classico Castello Monsanto 2007 (Cat. B)
87/100 – Chianti Classico Isole e Olena 2007 (Cat. D)
86/100 – Chianti Classico Castello di Cacchiano 2006 (Cat. B)
86/100 – Chianti Classico Fattoria San Giusto a Rentennano 2007 (Cat. B)
86/100 – Chianti Classico Felsina 2007 (Cat. B)
86/100 – Chianti Classico Fontodi 2007 (Cat. B)
86/100 – Chianti Classico La Porta di Vertine 2006 (Cat. B)
86/100 – Chianti Classico Ormanni 2006 (Cat. B)
86/100 – Chianti Classico Querciabella 2007 (Cat. D)
85/100 – Chianti Classico Carlo Gentili 2007 (Cat. A)
85/100 – Chianti Classico Castello di Querceto 2007 (Cat. B)
85/100 – Chianti Classico Rocca di Montegrossi 2007 (Cat. B)
85/100 – Chianti Classico Tenuta Vecchie Terre di Montefili 2006 (Cat. B)
85/100 – Chianti Classico Villa Rosa 2007 (Cat. n.d.)
84/100 – Chianti Classico Brolio Barone Ricasoli 2007 (Cat. B)
84/100 – Chianti Classico Castello di Volpaia 2007 (Cat. B)
84/100 – Chianti Classico Fattoria Lornano 2007 (Cat. A)
84/100 – Chianti Classico Monteraponi 2006 (Cat. B)
84/100 (?) – Chianti Classico Rignana 2007 (Cat. B)
84/100 – Chianti Classico Santedame Ruffino 2006 (Cat. B)
83/100 – Chianti Classico Fonterutoli Castello di Fonterutoli 2007 (Cat. C)
83/100 – Chianti Classico Fattoria Casa Sola 2007 (Cat. C)
82/100 – Chianti Classico Le Masse di Greve Lanciola 2007 (Cat. B)
81/100 – Chianti Classico Teuzzo Cecchi 2006 (Cat. C)
81/100 – Chianti Classico Villa Cerna Cecchi 2007 (Cat. C)
80/100 – Chianti Classico San Fabiano Calcinaia 2007 (Cat. B)
I Chianti Classico Riserva:
96/100 – Chianti Classico Riserva Castell’in Villa 2004 (Cat. F)
*93/100 – Chianti Classico Vigneto Bellavista Castello di Ama 2006 (Cat. H)
91/100 – Chianti Classico Riserva Castell’in Villa 2001 (Cat. F)
91/100 – Chianti Classico Riserva Rancia Felsina 2006 (Cat. F)
*90/100 – Chianti Classico Vigneto La Casuccia Castello di Ama 2006 (Cat. H)
90/100 – Chianti Classico Riserva Castello di Cacchiano 2005 (Cat. F)
90/100 – Chianti Classico Riserva Il Poggio Castello Monsanto 2004 (Cat. F)
90/100 – Chianti Classico Riserva Le Baroncole Fattoria San Giusto a Rentennano 2006 (Cat. E)
*89/100 – Chianti Classico Castello di Fonterutoli Castello di Fonterutoli 2006 (Cat. F)
89/100 – Chianti Classico Riserva Borro del Diavolo Ormanni 2006 (Cat. D)
88/100 – Chianti Classico Riserva Coltassala Castello di Volpaia 2006 (Cat. F)
88/100 – Chianti Classico Riserva Vigna del Sorbo Fontodi 2006 (Cat. F)
88/100 – Chianti Classico Riserva Vigneto San Marcellino Rocca di Montegrossi 2006 (Cat. F)
87/100 – Chianti Classico Riserva Capannelle 2005 (Cat. F)
87/100 – Chianti Classico Riserva La Porta di Vertine 2006 (Cat. F)
87/100 – Chianti Classico Riserva Il Campitello Monteraponi 2004 (Cat. F)
86/100 – Chianti Classico Riserva Rocca Guicciarda Barone Ricasoli 2006 (Cat. C)
86/100 – Chianti Classico Riserva Castello di Querceto 2006 (Cat. E)
86/100 – Chianti Classico Riserva Ducale Oro Ruffino 2005 (Cat. E)
86/100 – Chianti Classico Riserva Tenuta Villa Rosa 2003 (Cat. n.d.)
85/100 – Chianti Classico Riserva Badia a Passignano Antinori 2006 (Cat. F)
85/100 – Chianti Classico Riserva Castello di Gabbiano 2005 (Cat. D)
85/100 – Chianti Classico Riserva Castello di Volpaia 2006 (Cat. D)
85/100 – Chianti Classico Riserva Castello Monsanto 2006 (Cat. D)
85/100 – Chianti Classico Riserva Fattoria Lornano 2006 (Cat. C)
85/100 – Chianti Classico Riserva La Forra Tenuta di Nozzole Folonari 2006 (Cat. D)
85/100 – Chianti Classico Riserva Cellole San Fabiano Calcinaia 2006 (Cat. E)
84/100 – Chianti Classico Riserva Carlo Gentili 2006 (Cat. n.d.)
84/100 – Chianti Classico Riserva Le Bandite Fattoria Lornano 2006 (Cat. C)
84/100 – Chianti Classico Riserva Le Masse di Greve Lanciola 2006 (Cat. C)
84/100 – Chianti Classico Riserva Rignana 2006 (Cat. C)
83/100 – Chianti Classico Riserva Fattoria Casa Sola 2006 (Cat. D)
83/100 – Chianti Classico Riserva Villa Cerna Cecchi 2005 (Cat. D)
82/100 – Chianti Classico Riserva Marchesi Antinori Antinori 2005 (Cat. E)
80/100 – Chianti Classico Riserva di Famiglia Cecchi 2005 (Cat. E)
Non solo Chianti Classico…:
84/100 – Chianti Colli Fiorentini Riserva Vigna La Quercia Castelvecchio 2006 (Cat. B)
82/100 – Chianti Colli Fiorentini Il Castelvecchio Castelvecchio 2007 (Cat. A)
80/100 – Chianti Cinelli Colombini 2006 (Cat. A)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
I Chianti Classico:
(91/100) – Chianti Classico Castell’in Villa 1992
Il caso ha voluto che il racconto di questa prima edizione della Guida inerente il Chianti Classico, cominciasse proprio da quì. Tra i campioni inviati, ci siamo trovati il compito (ed il divertimento…) di degustare un 1992, annata che non è di certo di quelle da ricordare, in quanto giudicata (e riscontrata) pessima per il Chianti. In questo caso era una vera e propria “sfida” da parte della Principessa Coralia Pignatelli della Leonessa. Anima, motore, e (quint)essenza dell’azienda Castell’in Villa situata sul “magico” suolo di Castelnuovo Berardenga. Azienda di cui avremo modo di raccontarne ampiamente nel corso di questa recensione, visto che rappresenta un’icona ed un punto di riferimento da parte di molti. Produttori, consumatori e amanti del vino, la vedono come LA figura in grado di interpretare, come pochi altri, il vitigno Sangiovese in terra Chiantigiana. Perdonateci il paragone calcistico, ma questa azienda è come l’Inter di questi tempi, andrebbe iscritta ad un campionato a parte. Poiché in degustazioni comparate, non ha “rivali”, in quanto l’insieme della produzione viaggia su binari, che sono proprie di un altro pianeta. Le sue “cuvée” sono in grado di sfidare il tempo ed i decenni, anche quando a parlare sono annate minori. Premesso che diventa difficile per noi, poter degustare alla cieca con la massima trasparenza e serietà, quando nel bicchiere riscontriamo i sintomi della maturità. Abbiamo deciso quindi, di collocare il punteggio centesimale, tra le parentesi proprio per questo. Colore che fa leggere un’evoluzione ma comunque ancora vivace nelle rifrazioni e nelle sfumature, senza cedimenti alcuni. Naso di grandissima eleganza, con sensazioni nette e scandite in bella successione, ricchezza olfattiva con frutto e mineralità esuberanti e nota di tabacco dolce. Quasi assente la nota vegetale del Sangiovese, che solitamente esce con queste annate e dove la perfetta maturazione delle uve diventa difficile. In bocca entra in punta di piedi, in maniera avvolgente, rotondeggiante. Colpisce e stupisce per la grande freschezza che incarna ancora nel suo DNA. Se riuscirete a mettere le mani sopra ad una di queste bottiglie, non cercategli grandi strutture perchè non potrà regalarvele. Concedetegli piuttosto la profonda attenzione dei vostri sensi, compreso quello dell’udito, che vi aiuterà ad “ascoltare” fino in fondo, tutto quello che ha da dirvi. Comprese le parole sottovoce e più soffuse, perchè saranno proprio quelle che toccheranno le vostre corde emozionali. Ci permettiamo anche di non dare l’Altissimo Ceto, perchè quì siamo oltre. Sì, proprio su un altro pianeta…
87/100 – Chianti Classico Castello di Brolio Barone Ricasoli 2006 (Cat. F)
Si incomincia con una delle più belle versioni del Castello di Brolio, per parlarvi di questa storica azienda di Gaiole. Un bicchiere stile “Profondo rosso”, che evidenzia una importante ricchezza cromatica, dalla vivacità color rubino. Si rivela accattivante e di fatto, anche già completo, il profilo olfattivo. Aperto su ampia gamma aromatica e molto complesso nell’allungo. Su tutte, una nota che ricorda il cioccolatino “Mon Chèri” e quindi la ciliegia sottospirito, per poi sfociare in un’estensione speziata dolce e di chiodi di garofano e liquirizia. Anche al palato si dimostra ricco, accattivante e avvolgente. Gioca molto sulla potenza, ma mantenendo i crismi dell’eleganza. Tannini dolci, discreta freschezza ed una lunghezza nel finale di bocca, sono le ultime caratteristiche di un vino, davvero ben riuscito. In chiusura permetteci di sottolineare, come da questo bicchiere emergano due fattori rilevanti. Il primo, che lo inquadra come vino di mordace struttura e di intensa complessità, mentre come secondo aspetto, il vino può risultare al tempo stesso di facile lettura e comprensione. Fatto di non poco conto, che gli permetterà di trovare delle ampie schiere di fan ad aspettarlo.
87/100 – Chianti Classico Castell’in Villa 2006 (Cat. C)
In questo caso, non è proprio da considerare un ritorno sul pianeta Terra. Ma è la constatazione di cosa significa, dover degustare un Chianti Classico di Castell’in Villa, con alle spalle così pochi anni. Veste dal colore porpora, vivo e di matrice trasparente. Naso che ha bisogno di molto tempo, prima di aprirsi e prendere confidenza con il mondo esterno e con le attenzioni rivolte dai propri interlocutori. Impianto olfattivo che sprigiona sensazioni di piccoli frutti rossi, petali di rosa ed una straordinaria mineralità. Lievi accenni di speziatura con toni di liquirizia perfettamente integrati. In bocca, incarna tutta l’indole adolescenziale formato “ciccia e brufoli”, bisognoso di molti anni prima di potersi plasmare. Anche con la grandissima freschezza data dall’acidità, ancora da integrare. Il quadro tannico cesella un disegno di grande fittezza e di gran classe, creando giusta contrapposizione alla componente calorica che si manifesta al palato. Un cavallo di razza che non presenta ancora doti da purosangue vincente, ma con la previsione di una maggiore rivalutazione delle sue quotazioni in futuro.
87/100 – Chianti Classico Castello di Ama 2006 (Cat. F)
La dedica che vedete sull’etichetta del Chianti Classico 2006 del Castello di Ama, è per l’enologo Marco Pallanti, in servizio da 25 anni presso questa nota azienda. Anniversario che cade su di una bellissima versione, figlia di una notevole annata. Rotondità aromatica e gustativa, sono alla base di questo vino che sprizza anche incisività e “voglia di vivere”, da tutti i pori. Espressione di un grande Sangiovese fresco, con la stoffa ed il carattere di Gaiole, con quel pizzico di chiusura iniziale, ma sempre percorrendo i binari dell’eleganza. Al palato mostra qualità tannica superba e grande freschezza, che si fondono in maniera armoniosa. Notevole eleganza e lunghezza gustativa, che determina una chiusura di bocca dal grande allungo. Auguri Marco anche da parte nostra e 100, 1.000, 10.000 di questi vini.
87/100 – Chianti Classico Castello Monsanto 2007 (Cat. B)
Altissimo Ceto.
Se dovessimo fare una hit-parade dei vini chiantigiani dal forte richiamo territoriale ed una grande caratterizzazione del Sangiovese, Monsanto occuperebbe sicuramente le primissime posizioni. Sia nel caso di questo vino, sia nelle Riserve descritte in seguito. L’espressività ed il profilo olfattivo, formano un notevole vantaggio, capace di differenziarsi da tanti altri vini e che vanno oltre da quello che viene limitato con un punteggio in centesimi. Scarico nel colore, come è giusto che sia in vini con queste caratteristiche, ed un frutto aperto e fragrante. Di grande sviluppo aromatico nello speziato e nel tabacco. Al palato mostra da subito la medesima finezza, di livello assoluto. Un vino che non potrà colpirvi per grandi avvolgenze e concentrazioni, ma che lo fa con nerbo, spessore e grande saporosità nella chiusura di bocca. Ancora giovane con tanta strada da percorrere, ma godibilissimo già da oggi.
87/100 – Chianti Classico Isole e Olena 2007 (Cat. D)
Altissimo Ceto.
Da più parti, l’amico Paolo De Marchi, è considerato come il piemontese che è andato ad insegnare come si fa’ il Sangiovese ai Toscani. Affermazione che potrebbe sembrare limitativa e denigratoria verso i toscani, ma che rendono grande merito alla persona De Marchi. Persona che dal Sangiovese ha avuto molto, ma che ha dato molto di più, a cominciare da quel borgo chiamato appunto Isole e Olena, sito a Barberino Val D’Elsa. Trasformata nel corso degli anni, in un’azienda che gli appassionati di questo vitigno, considerano una delle principali cantine di riferimento. Incominciamo parlarvi del suo (Il) Chianti. Dopo un 2006 da autore, anche questo 2007, passa agli annali delle grandi versioni, mostrando anche un po’ più di ciccia. Fine ed elegante, di grande equilibrio gustativo, lineare, con buona freschezza gustativa, una perfetta simbiosi tra frutto e dolcezza. Da assaggiare… riassaggiare… e perché no? Riassaggiare…
86/100 – Chianti Classico Castello di Cacchiano 2006 (Cat. B)
Castello di Cacchiano è un’azienda relativamente piccola come dimensioni, situata a Monti in Chianti, dove la produzione è sotto la supervisione dell’enologo Stefano Chioccioli. Chioccioli, con questa versione 2006 del “Classico”, tira fuori il coniglio dal cilindro, dando vita ad un vino di grande equilibrio, pieno di armonia ed eleganza. L’approccio non risulta mai banale e neanche troppo “facilone”, anzi, si potrebbe anche azzardare di dire che il vino possiede un certo piglio e carattere. Quest’ultimi si notano soprattutto al palato quando sono legati al discorso della freschezza e dei tannini di decisa qualità. Così come la correttezza e l’integrazione dei legni usati per l’elevazione. Consigliabile, concedergli ancora del tempo di soggiorno in bottiglia, ma non verrete assaliti dalla sensazione di aver compiuto un atto di pedofilia se vorreste stapparne una bottiglia oggi.
86/100 – Chianti Classico Fattoria San Giusto a Rentennano 2007 (Cat. B)
Su questa splendida azienda di Gaiole, abilmente condotta dai fratelli Martini di Cigala, si è già detto molto. Sono poche le cantine che possono vantare uno storico di alto livello, indipendentemente dal vino o dalla annata. Bottiglie che si possono acquistare a occhi chiusi e che nonostante un taglio abbastanza classico nella filosofia di produzione date dall’enologo Attilio Pagli, sono bottiglie che non deludono di fronte ad una stappatura precoce, anche se il meglio di se’ verrà comunque dato a distanza di qualche anno. Come nel caso di questa 2007 che, inutile dirlo, si posiziona su di un buon livello. Più carnoso rispetto all’annata precedente e con un’indice di maturità del frutto più polposo e più succoso, anche se con meno grinta ed incisività. Al palato è pieno, di buona avvolgenza e lo spessore è degnamente supportato da una freschezza di grande classe. L’unico elemento che tiene leggermente frenato lo sviluppo è il tannino che risulta perfettamente integrato, ma con un esposizione più grossolana della versione precedente. Di grande finezza la chiusura. Ma questa, per San Giusto a Rentennano, è un’ovvietà…
86/100 – Chianti Classico Felsina 2007 (Cat. B)
Se De Marchi è l’uomo venuto dal profondo nord-ovest, Giuseppe Mazzocolin è quello venuto dal profondo nord-est. Inventore e motore di quella macchina chiamata Fattoria di Fèlsina a Castelnuovo Berardenga, Giuseppe si è avvalso fin da subito della collaborazione di uno dei più importanti enologi, ovvero Franco Bernabei. Quì parliamo di un Chianti Classico dalla veste rubino dalle sfumature porpora. In forma giovanile, baldanzosa, con olfazione già espressiva, aperta e di altissimo livello di eleganza: amarena, balsamicità, floreale e minerale. Di grande ricchezza. Aggettivo questo che calza a pennello anche al gusto, dove entra in maniera larga, avvolgente e rotonda, di buon spessore, mostrando doti di qualità tannica, eccelsa ed integrata. Una rilevante vena acida in chiusura, mostra quelli che possono essere i suoi “limiti”, dimostrandosi ancora leggermente “nervosetto”, a causa dei suoi “difetti di pubertà. Ma il ragazzo ha spalle larghe per crescere ed ha davanti a se’ un radioso futuro.
86/100 – Chianti Classico Fontodi 2007 (Cat. B)
Ci spostiamo a Panzano in Chianti per iniziarvi a parlare dell’azienda condotta magistralmente da Giovanni Manetti. Incominciamo dal Chianti Classico d’annata, che si presenta di media intensità colorante, piccoli frutti rossi fragranti a bacca nera, come la mora ed il mirtillo. Liquirizia e speziatura leggermente più dolce nel finale di naso. Si fa notare al palato per un ingresso ampio ed avvolgente sostenuto da un buon tenore alcolico, a tratti opulento nell’esprimere la propria stoffa. Proprio quella che offre il territorio di Panzano. Potremmo raccontarlo attraverso una soluzione di continuità gustativa che resta sospeso a lungo,senza soste. Pieno e gustoso il finale.
86/100 – Chianti Classico La Porta di Vertine 2006 (Cat. B)
Altissimo Ceto.
La Porta di Vertine è una delle aziende nuove del territorio chiantigiano. E verrebbe soprattutto da pensare male se si considera che ai vertici della proprietà, sventola una bandiera a Stelle e strisce. Ma questa azienda è, prima di tutto, una cantina che vede alla conduzione enologica, il mitico Giulio Gambelli. Ed è chiaro e limpido il fatto che questo Chianti Classico ci abbia colpito proprio per territorialità legata all’espressione del sangiovese, tipica di un “veterano”, capace di issarsi e presidiare nelle posizioni, anche aziende molto più collaudate. Chiaro, quasi trasparente nella tonalità color rubino, con un naso elegante per la scansione temporale con cui rilascia ogni descrittore: lampone fresco e fragrante, viola, sottobosco e tabacco. Anche in bocca mantiene la stessa linea di finezza ed eleganza, legata ad una serbevolezza che lo premia ulteriormente, nel forte richiamo alla tipicità del “re”dei vitigni toscani. Ma come tutte le cose buone, nasconde delle insidie. Rischierete di finire la bottiglia senza accorgervene! Ed in tempi di alcol-test e punti che volano, non è cosa di poco conto.
86/100 – Chianti Classico Ormanni 2006 (Cat. B)
Una solida e consolidata realtà che affonda le sue radici storiche a Poggibonsi, sin dal 1818. Nostante si producano solo 100.000 bottiglie, questa azienda vanta un vero e proprio esercito di appassionati, che si sono conquistati sul campo, grazie ad un’interpretazione sempre coerente a quella purezza “sangiovesista”, legata ad una espressione di estrema eleganza del vitigno, divenuta costante nel tempo con il passare dei millesimi e legata ad un territorio, risultato di grande vocazione per quest’uva. Artefici di questi prodotti ricercati e sublimi, sono la famiglia proprietaria Brini Batacchi, ma soprattutto di un “certo” Giulio Gambelli, oggi coadiuvato in azienda da Paolo Salvi, wine maker resident aziendale. L’annata 2006 del Classico, si veste di un rubino con venature granata, trasparente nelle tonalità, dai toni caldi al naso e che esprimono un’indice di maturità del frutto di grande finezza. Viola appassita ed una chiusura del quadro olfattivo, che annuncia un lieve ingresso nei terziari, come le sensazioni del cuoio. Gusto che conferma i caratteri di quest’annata a livello di potenza e calore, ma rimanendo sempre piacevole ed elegante, senza concedersi sbavature. La scorrevolezza gustativa è la caratterizzante che porta il vino su livelli qualitativi importanti. Di buona fattura l’allungo finale che si sarebbe fatto più importante se avesse avuto un po’ più di freschezza ed integrità gustativa.
86/100 – Chianti Classico Querciabella 2007 (Cat. D)
Querciabella è una delle più belle e rinomate aziende chiantigiane. Da questa cantina sono uscite bottiglie che hanno fatto la storia, non solo di questa denominazione. Questa, potrebbe essere una delle versioni che magari non farà la storia, ma quello che si deve riconoscere a questa azienda, è la profonda costanza qualitativa. Che difficilmente delude e offre sempre dei chiari segnali di garanzia. Media intensità colorante, frutto fresco e di grande fragranza, floreale di viola e poi minerale, il primo impatto è davvero invitante e ci spinge volenterosi a proseguire la degustazione. Snello, lineare, scorre davvero bene sul palato creando assoluta piacevolezza e lascia una voglia immediata d riassaggiarlo. Dall’acidità importante ed una chiusura gustativa, che richiama una piacevole vena sapida. Corretto e perfettamente integrato, è il legno.
85/100 – Chianti Classico Carlo Gentili 2007 (Cat. A)
Luca Gentili è persona seria e rigorosa. Insieme alla famiglia, mette tutta la sua passione, al servizio della propria azienda, ottenendo davvero dei buoni risultati. Si è ben difeso, questo Chianti “base”, in mezzo a tanti altri classici più navigati ed autorevoli. E lo ha fatto, perché è ben riuscito e perfettamente disegnato nel profilo aromatico. Gioca le sue carte migliori, sulla piacevolezza, l’integrità e la fragranza gustativa, riuscendo ad unire anche un buon spessore ed una componente alcolica, che risulta essere presente, ma non invadente. Se siete alla ricerca di un vino piacevole da consumare tutti i giorni… questo, potrebbe essere un’alternativa.
85/100 – Chianti Classico Castello di Querceto 2007 (Cat. B)
La famiglia François è esempio di autorevolezza in terra chiantigiana, riuscendo ad associare standard qualitativi elevati su di un numero importante di bottiglie prodotte. Riuscendo anche a suddividere gli sforzi, per un numero di etichette, che per molti risulterebbe difficoltoso, in quanto elevato. Prova di dimostrazione è la versione 2007 del Chianti Classico d’annata. Rosso porpora, molto vivace nelle sfumature. Naso che s’incammina su frutti rossi per poi virare in toni vanigliati ed un ritorno di ciliegia che chiude il profilo, definendola “soft”, dolce e rotonda. Struttura, concentrazione e massa, tutte presenti. Elementi che trovano sollievo, in una rinfrescante acidità che si rivela davvero utile ai fini della beva e dell’eleganza. Buona anche la trama tannica, nonostante il meritato apprezzamento sopracitato crediamo che un filo di concentrazione in meno lo porterebbe a livelli superiori di godibilità.
85/100 – Chianti Classico Rocca di Montegrossi 2007 (Cat. B)
Un progetto che sta prendendo forma ed importanza, quello nato nel 1981 nella località di San Marcellino a Monti in Chianti. Da seguire con viva attenzione e mantenendo anche un giusto pizzico di curiosità. Perché nell’immediato futuro, potremo vederla scalare ai vertici della denominazione. Scuro e profondo al visivo, si apre al naso con nuances piene di frutto nero polposo e gustoso, netto il ricordo dell’amarena che lo porta pian piano a passare dalle note dolci e soavi a chiudere invece su note più potenti come il pepe nero macinato ed un accenno di tabacco. Largo, avvolgente e caldo al palato, l’ingresso gustativo è sorretto e sospinto dal tenore alcolico, seguono poi tannini minuti e ben fusi, rotondi. Un po’ troppo contenuta la vena acida, mentre la chiusura di bocca risulta essere più flebile di quanto riscontrato al naso. Sicuramente da consigliare per chi predilige le corsie dritte e facili di un’autostrada, piuttosto di chi ama invece quelle tortuose ed irte di montagna.
85/100 – Chianti Classico Tenuta Vecchie Terre di Montefili 2006 (Cat. B)
Lo scorso anno, si sono spente le 30 candeline per questa azienda di Greve in Chianti, diventata ormai un pilastro ed un simbolo di affidabilità in terra chiantigiana. Trent’anni davvero ben portati, grazie alla spinta ed all’energia dei coniugi Acuti. Avremo modo di parlarne prossimamente anche in occasione del racconto dei vini ad Igt, mentre per il momento ci accontentiamo di godere le sfumature granata su di un rubino compatto nell’intensità colorante di questo Classico versione 2006. Il naso ha nel frutto un carattere un po’ addormentato, abbastanza inusuale dal solito sprint a cui siamo abituati. Il passo racconta poi di sentori che ricordano la macchia mediterranea, il sottobosco ed una balsamicità in chiusura. La scena gustativa si sviluppa principalmente in due “atti”, da una parte abbiamo la sensazione pseudo-calorica che riempie il palato e dall’altro abbiamo il quadro tannico, ben disegnato ma che non è ancora prossimo a raggiungere un equilibrio con il resto delle componenti. Apprezzata come al solito, la grande pulizia di bocca che abbiamo al suo commiato.
85/100 – Chianti Classico Villa Rosa 2007 (Cat. n.d.)
Estrema trasparenza e colore rubino scarico, sintomi di estrema classicità. Ottima l’apertura olfattiva fatta tutta a livello floreale di viola circondata dai piccoli frutti rossi a caduta, non di grande ampiezza ma di forte legame territoriale. In assoluta coerenza è anche la fase gustativa. Non aspettatevi però muscoli, spessori o concentrazioni. Lui è esile, al limite dell’essenziale, quasi educato quando con molto garbo sembra suonare il campanello per chiedere il permesso prima di poter entrare e mostrarvi il suo repertorio. Freschezza da vendere e si mostra molto di più per quanto vuole essere e non per la sua volontà di apparire a tutti i costi. Un plauso a questa azienda, che durante un periodo in cui spesso e facile soccombere a mode e tendenze, è rimasta fortemente legata ad un vitigno ed al proprio territorio. Bravi e continuate così!
84/100 – Chianti Classico Brolio Barone Ricasoli 2007 (Cat. B)
Apre fin da subito con un forte richiamo ai frutti a bacca nera, liquirizia e spiccata balsamicità, già piacevole e molto espressivo. Un determinato carattere all’olfatto che riconduce dritto alla consueta indole dei vini del Barone Ricasoli. Enologicamente parlando, lo troviamo pulito e ben fatto anche al gusto, nella sua avvolgenza ed eleganza e nelle sue rotondità. Dall’apertura fino in chiusura, colpisce per l’equilibrio che già si evidenzia nonostante la gioventù. Gli manca solo un pizzico di lunghezza per poter aspirare a qualcosa in più, ma anche in questo stato di forma, potrete fare la vostra convincente figura a proporlo in tavola, salvo a non consigliarlo a chi del Sangiovese ne apprezza le spigolature.
84/100 – Chianti Classico Castello di Volpaia 2007 (Cat. B)
E’ un Chianti Classico proprio classico, quello prodotto da Castello di Volpaia. Un vino che potrebbe essere preso in considerazione per chi ha la volontà di ottenere un prodotto dalle enormi doti di piacevolezza di beva. Non avanzategli delle pretese di volume e prestanza, quì siamo di fronte ad un vino che ha nel frutto la sua dote migliore, non di grande ricchezza e con un taglio molto fragrante e senza troppi orpelli speziati o vanigliati. In bocca è tutto improntato sulla grande freschezza gustativa, con un tannino mordente che riesce a bilanciare la sensazione pseudo-calorica più importante, rispetto alla versione precedente.
84/100 – Chianti Classico Fattoria Lornano 2007 (Cat. A)
In quel di Monteriggioni i signori Taddei sono ormai consolidati dalla notte dei tempi, per aver costruito una delle più solide realtà. Intensità di colore evidente per il Classico annata 2007, con quella tonalità porpora che sembra urlare tutta la sua gioventù. Vino fortemente caratterizzato per il suo equilibrio, sia olfattivo che gustativo. Ben bilanciato il primo, con perfetta coesione tra il frutto nero e le noti di grande dolcezza, mentre per il secondo parametro, è molto composto nei modi di essere, immediato e di facile comprensione, elegante senza asperità, sottolineando dei tannini rotondi e dolci, che ingentiliscono la chiusura di bocca, risultando di estrema pulizia.
84/100 – Chianti Classico Monteraponi 2006 (Cat. B)
Michele Braganti e tra gli “operatori del settore” che più incarna la filosofia classica e territoriale del Sangiovese Chiantigiano. In grado di dare, come pochi altri, una sorta di interpretazione “moderna” del suo essere così “old-style” a questo vitigno, con il risultato di apparire un po’ rustico in certi passaggi gustativi, ma donando sempre una sensazione al Sangiovese, quasi da spot della Barilla… “dove c’è Monteraponi c’è casa!” Tutte note positive che lasciano quasi in secondo piano, il riscontro di alcune essenzialità. Ci piacerebbe trovare un po’ più di sostanza e un filo in più anche di dinamismo, ma sarebbe come chiedere ad un pittore neo-classico di dare qualche tocco impressionista ai suoi quadri. Non ci resta quindi di continuare a stimare ed apprezzare il lavoro di Michele e perseverare in quella serietà applicata alla causa, a cui siamo piacevolmente viziati. Ed andare oltre a quello che si può nascondere e racchiudere ad un freddo punteggio in centesimi.
84/100 (?) – Chianti Classico Rignana 2007 (Cat. B)
Un vino, quello che rappresenta il Classico di questa azienda di Greve in Chianti, dalle enormi potenzialità ma che espone ancora il cartello “lavori in corso”. Appare abbastanza interlocutorio in questo momento, da quì la decisione di abbinare al punteggio un grande punto interrogativo, in quanto, dal punto di vista delle potenzialità, siamo di fronte ad un vino che meriterebbe 3-4 punti in più, se non fosse che il suo quadro olfattivo appare in questo momento abbastanza contratto, mentre in fase gustativa evidenziamo un tannino che tende a scalciare un po’ troppo e non sappiamo se avrà modo di ammaestrarsi. Sarà forse e soltanto questione di tempo, in quanto le altre componenti sono tutte presenti: struttura, acidità e tannini, tra qualche mese saranno perfettamente integrati tra loro, mettendo una seria ipoteca sulle garanzie di affidabilità in futuro.
84/100 – Chianti Classico Santedame Ruffino 2006 (Cat. B)
Il Santedame 2007 di Ruffino si racconta all’olfatto con note mentolate, balsamiche, floreali di viola ed un bel frutto fragrante. Corre dritto sui binari della linearità e della pulizia, risultando ben definito anche nella cadenza dei suoi profumi, risultando facile nell’interpretazione anche al gusto, in maniera netta e precisa come un orologio svizzero. Di notevole scorrevolezza gustativa, ben integrata è la trama tannica e la nota calorica, giustamente sorretta dall’estratto. L’unico difetto è che, a molti, potrà risultare un po’ troppo di facile approccio nella beva.
83/100 – Chianti Classico Fonterutoli Castello di Fonterutoli 2007 (Cat. C)
Il fatto di riuscire a produrre più di 370.000 bottiglie, mantenendo dei risultati qualitativi elevati, potrà risultare non facile. Ma il lato più difficile della questione, è invece riuscire a mantenere un prodotto che serbi i suoi legami territoriali, senza standardizzare troppo il prodotto. Questo nei fatti, è il progetto aziendale più grande e vincolo di forti scommesse in futuro. La cantina attrezzata in maniera di accogliere la vinificazione separata di più di cento parcelle, rappresenta una delle sfide più grandi, per arrivare a questi risultati. In questa 2007 riscontriamo buona intensità colorante, un naso aperto con forti richiami ai frutti neri, marasca e vaniglia. Un legno che non è il più classico esempio dell’integrazione con il vino, ma che può risultare un plus per chi ama invece le dolcezze. Largo e rotondo, con dei tannini che emergono con una condotta un po’ asciutta, si mostra subito avvolgente, salvo poi incanalarsi su binari a tratta corta e congedarsi un po’ troppo presto.
83/100 – Chianti Classico Fattoria Casa Sola 2007 (Cat. C)
Un Classico, dove risulta ancora con degli eccessi dati da un legno ancora da integrare, risultando fiero e baldanzoso, nelle uscite sul frutto. Non sarà il massimo dell’espressione varietale e territoriale, ma i punti a favore sono molti. Prima di tutto la ferma rigidità nella definizione aromatica. Detto questo, al gustativo sembra mostrare una marcia in più, con espressione di buone potenzialità, pur dimostrando un carattere un po’ duro, dato dai suoi elementi di richiamo più forti in questo senso. Con un’acidità un po’ sopra le righe ed una trama tannica che si rivela un po’ grossolana. Un vino caratteriale, tosto nei modi ma con un futuro ancora da decidere.
82/100 – Chianti Classico Le Masse di Greve Lanciola 2007 (Cat. B)
Media intensità nella materia colorante nel bicchiere. Al naso tende a sciorinare un frutto che evidenzia una palese nota vegetale, seguite da note evolutive come il tabacco bruciato, il cuoio ed il caffè tostato. Impatto gustativo che rivela un estratto consistente che da compattezza e struttura. Un vino che si mostra concentrato e adatto per palati che amano i tipi “tosti”, mettendo in mostra dei tannini che risultano verdi e asciutti e che hanno detto la loro in merito al nostro giudizio finale.
81/100 – Chianti Classico Teuzzo Cecchi 2006 (Cat. C)
Trama fitta ed impenetrabile di assoluta ricchezza cromatica, quasi impenetrabile. Al naso sentori di visciola, mora di rovo, fiori rossi secchi e tostature abbastanza evidenti che marcano il frutto, soprattutto in chiusura. Vino che gioca tutto sulla concentrazione anche al palato, a discapito di una maggiore eleganza. Anche lo stile interpretativo territoriale del vitigno potrebbe essere messo in discussione, ma consigliabile nell’approccio diretto, ad un pubblico più vasto.
81/100 – Chianti Classico Villa Cerna Cecchi 2007 (Cat. C)
Un vino che rispecchia un carattere da puledro che deve essere ancora domato. Non manca l’incisività e nemmeno il dinamismo, ma risulta carente poi sul piano dell’equilibrio. Colore impenetrabile dalla profonda intensità cromatica rubino, con un naso che dimostra un frutto ricco e polposo, ma dominato dal legno, che pervade con note tostate e tende a frenarlo nella finezza. Al palato si mostra con quella mancanza di equilibrio, accennata in apertura e bisognoso di molto tempo prima di riuscire a trovare il bandolo della matassa.
80/100 – Chianti Classico San Fabiano Calcinaia 2007 (Cat. B)
Porpora acceso che dichiara tutta la sua gioventù. Impressione confermata anche all’olfatto, dove il frutto emerge con sentori di frutti rossi come il lampone e la marasca. Non di grande fittezza olfattiva, si distingue un leggero carattere speziato dato da note di pepe in grani. L’ingresso gustativo spicca per una freschezza pronunciata e poco integrata, anche la trama tannica piuttosto verde, tende a rendere questo vino in fase gustativa, un po’ nervosetto, sottolinendo un’indole che si rivela quasi scalpitante e scoppietante.
I Chianti Classico Riserva:
96/100 – Chianti Classico Riserva Castell’in Villa 2004 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Bentornati sul pianeta Marte! Siamo pronti ad asserire con un pizzico di presunzione, che un vino così, in Chianti Classico, non sia mai stato prodotto. Un vino che è pronto a superare ogni aspettativa e che oggi è frenato nel punteggio, soltanto da quella prosopopea giovanile che è tipica dei vini di quest’azienda degustati in questa fase temporale. Non che dispiaccia berlo in questo momento, altrimenti la principessa Coralia Pignatelli della Leonessa non l’avrebbe mai messa a nostra disposizione, conoscendo la sua indole di fare assaggiare i suoi vini solo quando sono da ritenersi pronti. Con questa 2004 ci è sembrato decisamente un vino che abbia raggiunto il massimo di quanto si possa esprimere su questo territorio, anche se i margini di miglioramento arriveranno ancora, tramite un’adeguata ed ulteriore conservazione in Cantina. Profonda espressione anche di un vitigno, capace di regalare in questa annata, dei vini con una marcia in più, che coniuga l’eleganza legata ad una solida struttura, incisività e dinamismo in tutte le componenti, nonché la poliedricità dell’essere ottimo oggi ma superlativo domani. Riserva dalla veste rubino pieno, colpisce per la luminosità delle rifrazioni e la forte vivacità del colore. Naso suadente, ricco, importante nella complessità senza fine, che sviluppa un quadro aromatico, difficile da sintetizzare in poche righe. Note di lampone e di rosa che dimostra avvolgenza, piacevolezza, lasciano spazio al timbro usuale, solido e costante, dell’estrema mineralità dei vini di Castell’in Villa. In bocca ha il carattere ed il piglio del grande condottiero, di colui che sarà capace di imporsi per una dinastia per molti decenni, pur non mostrando i muscoli, ma facendo forza su quello spessore, in grado di trovare la giusta coesione, con la freschezza ed il quadro tannico da grande vino di terroir. Eleganza infinita che trova il giusto finale per mettere il timbro sul passaporto ed accompagnarlo ad una lunga vita e di dare enormi soddisfazioni a chi riuscirà a stappare uno di questi gioielli dell’enologia. E pronti a giurare che sarà capace, tra qualche anno, di sfondare anche la scala centesimale…
*93/100 – Chianti Classico Vigneto Bellavista Castello di Ama 2006 (Cat. H)
Altissimo Ceto.
Questa edizione 2006 del Vigneto Bellavista è proprio un vino da paura! Ci racconta che si trova agli inizi di una lunga, felice e prosperosa vita e che sarà capace di regalare tante emozioni. Oggi, queste emozioni sono le nostre, visto che abbiamo avuto la fortuna di assaggiarli in mezzo a tutti i “mostri” della denominazione ed è stato capace di aggiudicarsi la medaglia d’oro tra quelli terrestri… Un profilo olfattivo di grande ricchezza, alla ricerca della sua più giusta e concreta combinazione tra i vari elementi ed aspetti aromatici. Un frutto di grande richezza, polposo e croccante, con sfumature di grande classe e finezza. Viaggia su equilibri estrattivi che denotano uso di grande tecnica in cantina, senza snaturare l’essenza del grande vino di territorio fatto anche di grandi sacrifici in vigna. Non è alla ricerca di grandi concentrazioni o potenze, pur possedendo cilindrata e cavalli da grande auto sportiva. Uno sviluppo delle note aromatiche che entrano in un quadro speziato piccante e vanigliato da legno di grande nobiltà e felicemente integrato. E’ al palato che esprime il meglio di se’ in questo momento. Spessore, profondità ed importanza, sono ben supportati da una freschezza senza pari e da una trama tannica ricamata, minuta e ben distesa. Un vino assolutamente da dimenticare in cantina e tra qualche anno, anche lui potrà staccare il biglietto…per Marte!
91/100 – Chianti Classico Riserva Castell’in Villa 2001 (Cat. F)
Grande annata ed altra grande versione la 2001 della Riserva di Castell’in Villa, ma purtroppo deve soccombere alla “concorrenza” di quel gigante…chiamato 2004. Colore rosso rubino è la veste. La solita grande vivacità espressiva della materia colorante e la rifrazione delle tonalità, con una lieve nota aranciata sull’anello. Naso a fondo scala nella complessità del profilo aromatico, con un tenore di ricchezza del frutto che appare più soffuso rispetto a quella degustata in precedenza. L’immancabile timbro minerale si interseca a meraviglia con i profumi eterei e di grande speziatura, sia dolce che piccante. Al palato tiene in maniera coerente con quanto espresso al naso, sfoggiando un carattere più virile di quanto voglia proporre, non solo nella 2004, ma in altre versioni. Deve essere una caratteristica di questa annata, per avere un’acidità più piccante e dei tannini più densi e compatti, che contribuiscono ad aumentare l’impatto e lo spessore al palato. Vivaddio esistono queste differenze, poiché i grandi vini di terroirs, come questi, sono i più attraenti veicoli pubblicitari su come si debba interpretare uno stile, un luogo, un vitigno ed un’annata. Lunga vita al Re, pardon…alla Principessa ed ai suoi vini!
91/100 – Chianti Classico Riserva Rancia Felsina 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
C’era grande attesa per l’uscita della 2006 a Felsina, sia per il Fontalloro (di cui parleremo successivmente…) che per il Rancia che si esprime davvero su alti livelli, di piacevolezza ed eleganza. Più della 2004, anche se meno esuberante sul piano aromatico, ma molto più profondo. Più della 2001, dallo stesso impatto olfattivo, ma molto più minuto nel ricamo dei tannini. Posizionato al limite della denominazione e sul confine con quella del Chianti dei colli senesi, da sempre viene citato come punto di riferimento della categoria. Impersona al meglio la tecnica e l’abilità vinificatoria dell’enologo Franco Bernabei, ma è più di tutti lo specchio e l’anima del suo patron. Di Mazzocolin ne acquisisce il carattere, non di potenza, ma di grande saggezza e maturità. Tra il rubino ed il granato, si esprime su tonalità di grande vivacità. Apertura olfattiva, un po’ contratta nel momento del nostro assaggio, a tutto frutto, dal ribes rosso alla mora matura, poi violette e mineralità a go-go, per chiudere con toni più soft, più dolci derivanti da legni nobili e ben integrati. Fine elegante carezzevole al palato, scorrevole e lungo. Che altro dire? Che sarà capace di dare enormi soddisfazioni ai suoi possessori.
*90/100 – Chianti Classico Vigneto La Casuccia Castello di Ama 2006 (Cat. H)
Il profilo olfattivo del Vigneto la Casuccia, si mostra molto più armonico ed equilibrato rispetto al Bellavista, ma si capisce da subito che la differenza di sostanza e di profondità con il fratellino esiste e denota un cambio di passo, perdendo di alcuni secondi il ritmo e la battuta di condotta. Parliamo comunque di un vino con stoffa e carattere, con il suo frutto polposo ed un carattere speziato più dolce. In bocca mostra uno spessore di grande classe, freschezza, sapidità ed un tannino che risulta più contratto e più mordente rispetto sempre, a quello più minuto e più equilibrato trovato nel Bellavista.
90/100 – Chianti Classico Riserva Castello di Cacchiano 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Trasparente, luminoso e permeabile. Tutto ciò leggibile su di un bel rosso rubino. Naso di grande espressione aromatica, aperto ed elegante, con descrittori ben scanditi che escono con regolare metrica temporale. Frutti rossi, viola mammola, tocchi minerali e venature balsamiche. Al gusto è interprete di un’ottima fusione tra stoffa ed eleganza, piacevolissima la scorrevolezza e la leggiadrìa con la quale completa il proprio percorso. Senza eccessi, senza forzature e senza esprimere troppe concentrazioni. Chiusura in profonda coerenza con quanto avuto all’olfatto. Ottima la caratterizzazione che è stata data al Sangiovese per questa azienda di Monti in Chianti. Da applausi.
90/100 – Chianti Classico Riserva Il Poggio Castello Monsanto 2004 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
A Barberino Val d’Elsa si fanno le cose per bene dal 1962, merito della famiglia Bianchi e grazie alla passione che hanno sempre messo al servizio della causa. Il Poggio è il cru aziendale di Chianti Classico più importante. Si potrebbe tranquillamente usare la visione della più corretta rappresentazione dell’innovazione nel rispetto della tradizione. A memoria, dovrebbe essere il primo esempio di vinificazione di uve da singolo vigneto in terra chiantigiana, senza l’impiego di uve bianche. Primi ad introdurre i tini tronco-conici in vinificazione e vedere come questi siano stati sempre messi al servizio, con ottimi risultati, del vitigno Sangiovese. Il Poggio ’04 è trasparente al visivo, con una prova olfattiva di livello, frutto rosso aperto fresco e fragrante, mineralità che ci piacerebbe definire quasi didattica (chi non ha ancora afferrato il concetto di mineralità infili pure il naso in questo bicchiere) e finale legato ad una spezia dolce e ben integrata. Al gusto si sente ampiamente che è figlio della sua annata, attraverso il sorprendente equilibrio ottimale nella qualità tannica, che la freschezza ben integrata. Caratteristiche reponsabili di una felice beva nel breve periodo, ma capace di sorprenderci con la consueta longevità a cui Il Poggio ci ha sempre abituati.
90/100 – Chianti Classico Riserva Le Baroncole Fattoria San Giusto a Rentennano 2006 (Cat. E)
Altissimo Ceto
Non sappiamo se questa edizione de Le Baroncole sia tra le migliori in assoluto, di certo questa 2006 risulta sicuramente tra le più grandi della tipologia. Un taglio stilistico che sembrerebbe essere diverso da tante versioni del passato, dove si nota un’attenuazione delle note dolci del frutto in virtù di un indice di maturazione più croccante ed una personalità che lo rende anche abbastanza originale, in un contesto di una degustazione comparativa. Il nostro naso si è soffermato più volte, quasi in maniera accondiscendente alla sensualità del profilo olfattivo, con un ventaglio floreale speziato di grande classe. Al palato mostra grinta e vigore, una trama tannica che sembra ricamata all’uncinetto per quanto è fitta e minuta, senza essere invadente e in profonda integrazione anche con la sensazione pseudo-calorica del vino. Un finale di grande finezza e con quelle emozioni che ci piace definirle…da Altissimo Ceto.
*89/100 – Chianti Classico Castello di Fonterutoli Castello di Fonterutoli 2006 (Cat. F)
Un Castello con l’usuale ricchezza cromatica molto profonda. Luminoso e caldo nel colore rosso rubino con radiosi riflessi porpora. Espressione olfattiva ricca e ondulata, tra il frutto polposo ed il carattere speziato con chiusura minerale. Un legno che appare sottolineare la sua presenza, anche se meno invasivo che in passato. Richiami di visciola e ciliegia molto matura, mora, caffè tostato, tabacco e cioccolato. Bocca rotonda, apparenza concentrata e armonica. Di solido spessore con tannini davvero fini e ricercati. Lungo al gusto con un finale caldo e di grande freschezza. Ci piacerebbe in un prossimo futuro trovare anche una maggiore interpretazione territoriale e più smussato negli eccessi di alcuni passaggi. Una versione 2006, comunque ineccepibile dal punto di vista della profondità e della stoffa.
89/100 – Chianti Classico Riserva Borro del Diavolo Ormanni 2006 (Cat. D)
Dalla rindondanza del suo nome di battesimo, ti potresti aspettare fuoco e fiamme, calore e potenza da vendere. Invece troviamo la consueta piacevolezza ed eleganza di sempre, con il timbro Gambelliano tipica che vede lo correre con quella volontà di essere pugno di ferro in guanto di velluto. Media intensità nella materia colorante, con una luminosità che evidenzia in maniera accesa e fresca, il suo rosso rubino. Naso di estrema variabilità che porta dalla marasca, passando per la viola, la liquirizia e finisce con il cuoio. Anche al palato prosegue il racconto della bellissima storia dell’incontro tra forza ed eleganza. Il tutto su un quadro di stoffa e struttura, che lo portano ad un soffio dalla soglia della super-eccellenza. La trama tannica è fitta e di qualità, ottima la freschezza. Vino che rimane a lungo, gustoso, espressivo e convincente nel suo legame territoriale che tanto ci piace.
88/100 – Chianti Classico Riserva Coltassala Castello di Volpaia 2006 (Cat. F)
Se volete andare direttamente sul sicuro e puntare sull’affidabilità di buona riuscita di una serata, a questo punto, il Coltassala 2006 potrebbe fare il caso vostro. Dotato di un approccio stilistico capace di soddisfare ogni genere di utente, dal più ancorato dei fan dell’iper-tradizionalismo al più fissato del modernismo. Offre un taglio olfattivo che ruota intorno ad un frutto, magari non di particolare ricchezza, che corre sul filo del dinamismo e dell’incisività, conservando quelle note dolci, polpose e suadenti nel bagaglio aromatico speziato. Necessita di una buona dose di ossigeno, prima di prendere confidenza con il mondo esterno, mentre al palato si dimostra già più disinvolto e scorrevole. Possiede buona sostanza, con una maggiore rindondanza di quanto percepito al naso, mentre la trama tannica risulta fitta, ma bisognosa di un ragguardevole soggiorno in bottiglia, prima di riuscire a trovare un proprio equilibrio.
88/100 – Chianti Classico Riserva Vigna del Sorbo Fontodi 2006 (Cat. F)
Un Vigna del Sorbo che ci è apparso molto contratto nei suoi tratti aromatici, al momento del nostro assaggio. Un vino che sicuramente è ancora tutto da farsi. Crediamo che si sia presentato in una versione più muscolosa, forte e robusta se paragonato ad altre edizioni, abituati come siamo, ad un Sorbo più energico nel profilo aromatico e con un filo in più di grinta ed un po’ più “nervosetto” al palato. Profondo ed impenetrabile al visivo, un naso che racconta in successione ribes nero, mora cioccolato e sentori di macchia mediterranea. Dicevamo del palato dove viene marcata tramite l’avvolgenza un estratto rilevante. Sensazione pseudo-calorica marcata e un disegno tannico senza troppe spigolature e sferico nella forma. Proprio questa caratteristica ha inciso sulle sensazioni descritte in precedenza. Un vino di spessore, ma che ci fa preferire il carattere più leggiadro e più serbevole del Flaccianello di pari annata. Ma questo sarà oggetto del racconto di una prossima puntata.
88/100 – Chianti Classico Riserva Vigneto San Marcellino Rocca di Montegrossi 2006 (Cat. F)
Siamo in quel di Monti in Chianti dove Marco Ridolfi Ricasoli ha costruito una solida realtà. Interessante la prova del cru di Montegrossi, reso ancor più interessante dall’utilizzo del Pugnitello che entra in piccola parte nell’uvaggio, vitigno che si sta guadagnando uno spazio in diverse aziende chiantigiane. Rubino concentrato, naso di ampiezza suadente che gioca su toni dolci come vaniglia, caramellina ai lamponi, tabacco da pipa, chiusura di violetta che richiama il varietale. In bocca l’ingresso è caldo, avvolgente e largo ma dopo qualche secondo entrano in scena tannini decisi e vigorosi che dominano la chiusura, ottima la sapidità anche se si percepisce solo nel finale gustativo. Prova comunque molto riuscita dove colpisce per carattere e potenza.
87/100 – Chianti Classico Riserva Capannelle 2005 (Cat. F)
L’azienda condotta da James B. Sherwood è una delle più belle realtà chiantigiane. Tra le più conosciute all’estero, grazie anche all’importanza nata dal felice “matrimonio” con Avignonesi e che ha dato alla luce il rinomato 50 & 50. Ma la regolarità qualitativa e la prerogativa più coerente è il legame con il Sangiovese di Gaiole. Cominciamo a parlarvi della Riserva 2005. Un vino che appare di gran lunga distante nella profondità e nell’allungo della grandissima versione che lo ha preceduto. Già leggibile al primo impatto nel profilo olfattivo, dove mostra un frutto di grande carattere, ma con una venatura più erbacea. In bocca denota spessore ed un taglio del tannino abbastanza mordente. Solito carattere messo in campo, ma con un allungo più frenato di quanto riscontrato all’olfatto.
87/100 – Chianti Classico Riserva La Porta di Vertine 2006 (Cat. F)
Dicevamo della storia relativamente breve di questa azienda, nella descrizione del Chianti Classico annata, anche se l’impatto che ha avuto sul mercato è stato subito importante, forte del richiamo territoriale che ha subito mostrato. Siamo a Vertine, più o meno sui 500 m di altitudine, nel comune di Gaiole in Chianti, in un areale estremamente vocato per l’espressività del Sangiovese. Che si traduce in questa Riserva con un vino dal colore rubino e trasparente nelle sfumature, fragrante e di grande freschezza il frutto al naso. Croccante e con un carattere speziato appena accennato. Di estrema scorrevolezza gustativa. Equilibrato e di grande bevibilità. Pronti a scommettere sulla crescita qualitativa costante di questa azienda nei prossimi anni. Pronti a trovarla presto, oltre la soglia dei 90 punti.
87/100 – Chianti Classico Riserva Il Campitello Monteraponi 2004 (Cat. F)
Di profonda e trasparente coerenza stilistica dei vini di Michele Braganti, questo Il Campitello nella versione 2004, si propone per una chiara espressività olfattiva già molto aperta e di grande appeal e carisma. Un colore luminoso, caldo e sfavillante. Tutto frutto rosso, fresco e molto fragrante, floreale di viola, chiusura di cannella e tabacco biondo. Al palato risulta di estrema linearità e freschezza, elegante. Potrebbe risultare di difficile lettura in certi passaggi per chi non è abituato a questi stili, ma risulta comunque pieno di fascino e di grande bevibilità.
86/100 – Chianti Classico Riserva Rocca Guicciarda Barone Ricasoli 2006 (Cat. C)
Buona l’intensità colorante, decisamente di colore rubino compatto. Naso polposo, succoso nel frutto, mora di rovo, cioccolato e rosa macerata in alcool, ottima l’integrazione tra frutto e legno che risulta perfettamente dosato. Buono anche nel suo percorso gustativo, con un’ottima entrata larga ed avvolgente, così come la scorrevolezza durante la parte centrale, che pone le basi per un equilibrio andando di pari passo con la concentrazione. Chiusura tutta piacevolezza e frutto nero. Ben riuscito dal punto di vista enologico, magari con delle rotondità di troppo, ma pronto a raccogliere la soddisfazione di un pubblico su larga scala.
86/100 – Chianti Classico Riserva Castello di Querceto 2006 (Cat. E)
La Riserva 2006 del Castello di Querceto, potrebbe tranquillamente assomigliare ad un quadro capace di attrarre il più difficile tra gli esperti di arte fino al più impreparato degli avventori. Nel corso dei diversi passaggi, questo vino ha messo in evidenza un frutto polposo, fine, dolce e suadente, mentre al palato si mostra profondo e rotondeggiante. Così come si dimostra preciso e puntiglioso nei caratteri aromatici e se tenderete l’orecchio sarà capace di emozionarvi, anche per alcune sue durezze.
86/100 – Chianti Classico Riserva Ducale Oro Ruffino 2005 (Cat. E)
La Riserva Ducale Oro magari non vi colpirà per il carattere o la sua personalità, ma sarà capace di centrare l’obiettivo per chi è invece alla ricerca della pienezza gustativa e per la sua enorme freschezza. Il profilo olfattivo è aperto e di buona espressività, dovuto al particolare microclima da cui provengono le uve. Siamo in una delle posizioni più alte dei dintorni di Castellina, caratterizzata da forti sbalzi termici. Caratterizzato dall’usuale progressione speziata, al palato si mostra equilibrato e di buona armonia. Non di grande lunghezza ed alcune peculiarità dell’annata si ripercuotono in questo vino, soprattuto nel tannino che non ha dato alla luce un vino che verrà ricordato per la sua longevità e che andrà visto più nel breve e medio periodo.
86/100 – Chianti Classico Riserva Tenuta Villa Rosa 2003 (Cat. n.d.)
Davvero curioso e a tratti divertente, quello che si ritrova nei differenti passaggi di questa Riserva, figlia di un’annata tra le più difficili. Di questo millesimo, ha acquisito il colore profondo con il disco che vira sul granato/aranciato, il naso decisamente impostato nella corsa evolutiva del carattere e nel frutto molto maturo e accenni di torrefazione. In bocca sembra aver raggiunto il suo zenit, attraverso l’equilibrio e la maturazione dei tannini, pur essendo inusualmente ben definiti per l’annata. Freschezza ed integrità non lo fanno cedere a livello gustativo, reggendolo anche per una profondità che si mostra interessante. Da non lasciare ai posteri, ma da goderne appieno nei prossimi due-tre anni.
85/100 – Chianti Classico Riserva Badia a Passignano Antinori 2006 (Cat. F)
Una classica ed efficace versione del Badia a Passignano della famiglia Antinori. Si presenta all’olfatto con la consueta maturità del frutto rosso, polposo, dolce, vanigliato e suadente. Grafite, tabacco dolce da pipa e vena balsamica, il tutto per un naso variegato e aperto. Piacevole l’ingresso gustativo, sorretto da una freschezza ben integrata e tannini di buona qualità. Potrebbe aspirare a punteggi decisamente superiori, se non fosse troppo precoce il suo congedo.
85/100 – Chianti Classico Riserva Castello di Gabbiano 2005 (Cat. D)
Un’altra azienda di proprietà statunitense, questa volta siamo al Castello di Gabbiano in Val di Pesa. Ci piace riconoscere che non si cerca di snaturare i vini all’insegna di seguire un certo tipo di mercato e che si mantiene intelligentemente un buon legame territoriale. Questa 2005 ci è piaciuta perché rotondeggia, senza sedersi ed è piacevole e priva di cedimenti. E’ avvolgente, a tratti suadente, con toni di frutto nero polposo e vanigliati. Il giorno che riscontreremo una trama tannica più precisa e levigata ed una maggiore lunghezza, pari a quanto sembra mostrare attraverso il suo potenziale, allora lo troveremo in ben altre posizioni.
85/100 – Chianti Classico Riserva Castello di Volpaia 2006 (Cat. D)
Una Riserva che, contro tutte le attese, viene limitata nella prosopopea della complessità aromatica, come invece fatto da altre volte in passato, pur mostrando un taglio aromatico in una proposta più dinamica e più incisiva e con una maturità del frutto più mordente e meno polposa, sempre rispetto ad altre versioni del passato. Buono come sempre il perfetto equilibrio con il bagaglio aromatico dato dall’affinamento in legno, mentre al palato si mostra di primo impatto con una certa avvolgenza, salvo poi posizionarsi su dei binari più sottili e con dei tannini dotati di parecchia grinta. Finale fine ed elegante. Ma questa non è una novità…
85/100 – Chianti Classico Riserva Castello Monsanto 2006 (Cat. D)
Una Riserva decisamente d’impatto, di carattere e personalità. Si mostra ancora un tipo duro, che non si perde in fronzoli e orpelli vari ed è capace di arrivare dritto al punto. Al palato si evidenzia nella sua indole giovanile, con acidità e tannini vivaci ed appuntiti, troverà la sua più naturale fisionomia tra qualche tempo, pur essendo gradevolissimo oggi, grazie anche ad un equilibrio con il legno che non copre l’espressione varietale del sangiovese. E magari doverci ricredere tra qualche anno per una sua rivisitazione, sul piano del punteggio. In positivo…
85/100 – Chianti Classico Riserva Fattoria Lornano 2006 (Cat. C)
Una versione della Riserva della Fattoria Lornano, vigorosa, potente, con un estratto deciso che si riscontra anche nella concentrazione del frutto. Al palato mostra tannini che si mettono in evidenza in maniera decisa ed in grado di sovrastare nel tratto gustativo. Muscolare, ma anche polposo, nell’ingresso gustativo ed anche nel frutto nero che si fa accompagnare da una vena balsamica ed un fondo leggermente vegetale.
85/100 – Chianti Classico Riserva La Forra Tenuta di Nozzole Folonari 2006 (Cat. D)
Rubino compatto intenso e molto profondo. Frutto di buona ricchezza con sentori di visciola, mora, tabacco e chiusura speziata pungente, data dal pepe nero macinato. L’attacco gustativo è deciso, sicuro e largo, aiutato anche da una buona spalla alcolica, prima che i tannini prendano in mano le redini del gioco, osservando dall’alto tutte le altre componenti. Un futuro bisognoso di crescere verso l’armonia.
85/100 – Chianti Classico Riserva Cellole San Fabiano Calcinaia 2006 (Cat. E)
Decisamente una prova di tutto rispetto e di tutt’altro carattere da quanto dimostrato con la versione “normale”. Ben colorato nella sua veste rubino, naso dal timbro “soft”, dolce, con ricordi di cipria e marmellata di more, vaniglia e cardamomo. Piacevolmente “paffutello” nell’ingresso gustativo, polposo, largo, mantiene queste caratteristiche fino alla fine del suo percorso. Morbidezze generali che vengono smorzate da una divertente spalla acida che ben figura, ma bisognosa di maggiore integrazione.
84/100 – Chianti Classico Riserva Carlo Gentili 2006 (Cat. n.d.)
Ricchezza cromatica che viene marcata, nella concentrazione, dagli aloni porpora che caratterizzano il bicchiere in seguito alla rotazione. Naso “caldo” con marasca, amarena e spezie dolci in chiusura. Avvolgente l’apertura gustativa che lascia poi il passo al vero carattere del vino, ovvero quello di un “ragazzo” deciso, a tratti quasi vibrante, godibile nell’immediato, ma migliorabile sul piano educativo se gli verrà concesso del tempo. Di buona personalità e capace di far divertire il suo consumatore.
84/100 – Chianti Classico Riserva Le Bandite Fattoria Lornano 2006 (Cat. C)
Una versione de Le Bandite che si colloca su uno scalino più in basso, rispetto a quanto riscontrato nella Riserva “normale”. Cromaticamente parlando è meno evidente nella sua concentrazione. Piccoli frutti rossi, ma anche bacche di ginepro e macchia mediterranea e chiusura di pepe nero macinato. Al gusto rimane un po’ frenato per quanto riguarda l’equilibrio e quell’integrazione necessarie per aspirare ad altri punteggi. Discreta la fattura della trama tannica, ci piace e convince la linea della freschezza necessaria alla piacevolezza di beva.
84/100 – Chianti Classico Riserva Le Masse di Greve Lanciola 2006 (Cat. C)
Rubino compatto,vivo e dotato di buona intensità colorante. Apertura olfattiva su nuances di marasca, prugna, susina e pepe nero. Bocca compatta e carnosa all’ingresso ma che poi si perde un po’ strada facendo, lasciando una chiusura troppo asciutta. Tutto sommato un vino piacevole nell’insieme, ma che ci lascia completamente soddisfatti solo… a metà.
84/100 – Chianti Classico Riserva Rignana 2006 (Cat. C)
Se dovessimo confrontarlo sul piano della profondità e della sostanza, con la versione “annata” aziendale, allora dovremmo decisamente rivedere il giudizio scaturito dal nostro panel. Inizia a raccontarsi con frutto nero polposo e succoso, mora e ciliegia matura, petalo di rosa macerato in alcol e spezia dolce a chiudere l’impianto olfattivo. Il quadro gustativo è piacevole e ben articolato, con buona spalla alcolica limitata da una freschezza che serve a snellirne anche la beva. Quello che non ci ha fatto eccedere con il punteggio è la chiusura che rimane un po’ troppo asciutta a causa dei tannini. Decisamente più equilibrati nella versione raccontata precedentemente.
83/100 – Chianti Classico Riserva Fattoria Casa Sola 2006 (Cat. D)
etichetta non disponibile
Liquirizia, cannella, mora di rovo, polvere di caffè e cioccolato determinano lo spettro olfattivo. La bocca sembra rompersi di netto in due tronconi, da un lato la piacevolezza legata all’avvolgenza dell’ingresso, mentre dall’altro è troppo dura la chiusura, dove i tannini e l’acidità convergendo ed incontrandosi sullo stesso livello, lo fanno scalpitare rendendolo troppo nervosetto.
83/100 – Chianti Classico Riserva Villa Cerna Cecchi 2005 (Cat. D)
Ottima intensità colorante in una veste dal colore rubino compatto. Il quadro olfattivo è caratterizzato da una maturità del frutto che si rivela “cotto”, nella sua evoluzione dei tratti in confettura, dalla venatura vegetale e chiusura con accenni di cuoio. Tannini che sono padroni incontrastati del quadro gustativo, un corpo essenziale, di buona lunghezza, ma che potrebbe caratterizzare maggiormente la profondità gustativa, viste le potenzialità.
82/100 – Chianti Classico Riserva Marchesi Antinori Antinori 2005 (Cat. E)
Buona ricchezza cromatica su toni rubino compatti. Un vino che si esprime attraverso l’evoluzione accentuata del frutto che si evolve verso sensazioni di prugna cotta e ciliegia sotto spirito. Non di grande ricchezza aromatica ma sicuramente un prodotto da impatto dove la fa da padrona la speziatura con chiodi di garofano e note di selvaggina alternate a carnosità. Potente e deciso al gusto, con tannini vigorosi, pecca in eleganza e scorrevolezza sul finale che si dimostra caldo e asciutto.
80/100 – Chianti Classico Riserva di Famiglia Cecchi 2005 (Cat. E)
Rubino impenetrabile, quasi opaco nelle sfumature. Naso che si dimostra con una venatura vegetale, resina e macchia mediterranea. Di impatto avvolgente e concentrato al primo momento, sfalza poi sul piano dell’equilibrio per possedere una trama tannica che risulta “verde” nella maturità e secca in chiusura. Di sicuro un vino che potrà decisamente migliorare per quanto riguarda la sua evoluzione ma l’aspetto tannico risulterà sempre dominante sullo scheletro del vino e difficilmente integrabile anche in futuro.
Non solo Chianti Classico…:
84/100 – Chianti Colli Fiorentini Riserva Vigna La Quercia Castelvecchio 2006 (Cat. B)
Buonissima tutto sommato la prova per il Vigna La Quercia di questa azienda di San Casciano Val di Pesa, visto che ci troviamo nella denominazione del Chianti Colli Fiorentini, e abilmente condotta da quella simpatica persona che è Filippo Rocchi. In cantina si avvale della consulenza di Luca d’Attoma, ma sembra quasi che i vini debbano essere schietti, diretti e sinceri, rispecchiando il carattere del suo titolare. Così abbiamo un quadro aromatico molto diretto nell’approccio, molto improntato sul frutto e in buon equilibrio con tutto il registro vanigliato. In bocca, non aspettatevi volume e spessore, anche se c’è molta sostanza ed è molto giocato sull’armonia. Pulizia ed eleganza contraddistingue la chiusura al palato.
82/100 – Chianti Colli Fiorentini Il Castelvecchio Castelvecchio 2007 (Cat. A)
Un vino che potrà sicuramente risultare efficace per chi è alla continua ricerca spasmodica del vino da rapporto qualità prezzo. In questo prodotto, troviamo l’impatto diretto e la schiettezza che è tipica dei vini di Filippo Rocchi. In tutto il corso della degustazione il vino non si sposta di una virgola mostrando equilibrio e morbidezza in tutte le fasi anche se non mostra degli spessori così evidenti.
80/100 – Chianti Cinelli Colombini 2006 (Cat. A)
Vino immediato, piacevole, da bersi con facilità, ci piace il fatto che ha una faccia sola ma la mostra direttamente senza false aspettative o illusioni, semplicità e chiarezza sono gli assi nella manica. Media trasparenza, naso dal frutto pieno, frutta sottospirito, sentori floreali con leggeri toni dolci in chiusura. Al gusto è diretto nell’impatto, con buona freschezza, tannini discreti che risultano (ahinoi) non perfettamente maturi, causando una secchezza sul finale. Comunque piacevole nell’insieme e da consumarsi nell’immediato.
3) CONSIDERAZIONI FINALI
Alla fine di questo viaggio nella terra del Chianti Classico, molti sono i motivi che stuzzicano il nostro interesse verso una denominazione della Toscana che gioca un ruolo importante nello scacchiere della produzione vinicola regionale. Soprattutto se questo viene osservato dal punto di vista dei mercati esteri.
Appare abbastanza scontato asserire che questa DOCG vanta grosse differenze territoriali al suo interno, anche se non ancora sfruttate al meglio delle loro potenzialità. E’ proprio grazie a degustazioni come queste che emergono in maniera spiccata queste divergenze, poiché nelle nostre sessioni si è avuto modo, più volte, di poter testare le caratteristiche territoriali, grazie a quanto viene espresso dai campioni tra i più rappresentavi della denominazione. Diverse provenienze dicevamo, che vanno da Castellina a Panzano, da Greve a Castelnuovo Berardenga, oppure da Radda sino a Barberino. Da diversi anni ormai, il “Classico”, non dispone più nel suo DNA di una sola e singola anima. Si passa dalle differenziazioni che possono derivare dalle caratteristiche territoriali di ogni singolo villaggio, a quelle più sottili e meno evidenti, prodotte da ogni aerale. Questo, prima ancora di incominciare ad affrontare in analisi organolettica, i diversi stili interpretativi di un’azienda, di un produttore, di un’annata o di un wine-maker. Premesso questo, ci sono diversi spunti di riflessione meno ovvi, che dovrebbero essere presi in considerazione dalle istituzioni, anche se siamo consapevoli di dare voce nel deserto e che possono essere viste come delle vere e proprie utopie. In primo luogo, ci riferiamo alle enormi difficoltà che la denominazione Chianti Classico incontra da molti anni, come anticipato in precedenza, sul mercato estero. Non tanto per i rapporti commerciali in se, che già sarebbero oggetto di ulteriori discussioni, tanto per quanto riguarda la loro “comprensione” da parte dell’utente finale. Una di queste è sicuramente rappresentato dall’esorbitante ventaglio di prezzi all’interno della medesima denominazione, dove i prezzi possono variare dai 5,00 ai 150,00 europei e non per forza di cose rappresentano una coerenza qualitativa facente seguito al prezzo di vendita. In secondo luogo vi è il grosso handicap, di presentarsi oggi sul mercato da parte di alcune aziende, con un numero di etichette ancora troppo elevato e dove molte riportano il riferimento della stessa denominazione. E se poi, a queste, aggiungiamo anche le produzioni ad IGT, che in buona parte dei casi corrisponde alla medesima composizione delle uve, a questo punto le problematiche aumentano ulteriormente.
Siamo convinti che l’introduzione di un sistema sul modello bordolese, sarebbe quantomeno utile. Certo, non porterebbe ad una risoluzione dei problemi alla crisi del settore, ma gioverebbe per una migliore settorialità dei prodotti e di conseguenza ad un riposizionamento più consono sul mercato. Come fare? Introdurre prima di tutto una classificazione su più livelli delle molteplici aziende chiantigiane, basandosi su di un preciso elenco redatto tramite esame di un vero pool di esperti, che dovrà essere super partes e composto da diversi professionisti del settore. L’elenco dovrà essere stilato in seguito a degustazioni dei vini aziendali e basarsi sui risultati di più annate. Poi, si passerebbe ad un ridimensionamento del numero di etichette a due, massimo tre, prodotti per singola azienda e quindi inserire la suddivisione tipica girondina tra Grand Vin, Second Vin ecc.. Ciò porterebbe ad una più concreta semplificazione di tutta la filiera ed una maggiore “tolleranza” da parte di tutti. Molto meglio delle attuali versioni “annata” (o chiamatele “base” se volete…), Riserva, Riserva top ed IGT.
Detto questo, arriviamo quindi al nostro punto di riflessione più importante. Sempre prendendo ad esempio il modello bordolese, si potrebbe attualizzare l’utilizzo delle menzioni geografiche con l’obbligo dell’indicazione del paese di origine oppure della zona. Quindi, al posto di Margaux, Pauillac o Pomerol, avremo ad esempio Gaiole, Castellina o Castelnuovo Berardenga, mentre le macro-zone tipo Medoc o Graves, si trasformerebbero eventualmente in Val d’Elsa o Val d’Arbia. In questo modo si potrebbe aiutare il consumatore ad una scelta più consapevole, basandosi anche su una riconducibilità territoriale che influenzi le sue scelte, prima ancora dello stile usato da un determinato produttore all’interno di quella appellation. Il binomio di quello che rappresenta attualmente, Riserva DOCG e Vino top ad IGT, a questo punto non avrebbe più motivo di esistere e dovrà confluire in un unico Grand vin, riportante il nome aziendale. Mentre il Chianti “annata” diventerebbe così il Second vin di ogni singola Cantina.
Ma la tracciabilità territoriale attraverso la sola citazione delle menzioni geografiche, sarebbe inutile senza una vera e propria “rivoluzione” dei parametri dei disciplinare di produzione. Allo stato attuale, c’è ancora troppa confusione, soprattutto visto dal punto di vista dell’utilizzo del 15% di altri vitigni, spesso “internazionali” (che molti hanno il coraggio di chiamarli “migliorativi”…), tendono facilmente a prevaricare sulle finezze e quella “essenzialità” espressiva, minuta e complessa, del nostro caro e amato Sangiovese. Il Sangiovese dovrà rimanere sempre il vitigno di elezione e dovrà porre le basi del vino principale, più di quanto si faccia oggi. Con l’obbligo di impianto, ovviamente, sui terreni più consoni e nelle situazioni microclimatiche ed espositive migliori. Mentre, laddove esiste una situazione dei terreni meno adatta alla coltivazione del Sangiovese o per quelle situazioni climatiche ed espositive che rendono difficile il raggiungimento della maturazione fenolica del vitigno principale, allora sì, che si potrebbero autorizzare l’impiego di vitigni, quali Merlot, Cabernet o Syrah. Rimarrebbero inalterate invece, le direttive di chi utilizza i vitigni più tradizionali tipo Canaiolo o Colorino, oppure per chi utilizza ancora le uve bianche. Questo per rispetto di una tradizione e di una storia che ha contribuito alla grandezza del territorio chiantigiano, prima ancora dell’avvento dei vitigni “internazionali”. Altra considerazione riguarda le rese per ettaro. Tali rese dovranno essere fissate, prendendo in considerazione le densità di ceppi per ettaro, delle condizioni di esposizione, del vitigno utilizzato e, novità, l’appartenenza ad un determinato rango nella scala dei livelli dei differenti cru o la tipologia di vino prodotto. Rese più ridotte per le uve utilizzate per il Grand Vin aziendale e rese che si fanno sempre più severe, man mano che si cresce sulla scala dei cru.
Prima di chiudere e di ritornare presto sull’argomento, quando affronteremo il discorso delle produzioni IGT chiantigiane, ci teniamo ancora a sottolineare che un tale ridimensionamento della denominazione sarebbe quasi impossibile, ma ci siamo comunque permessi di esprimere le nostre considerazioni in merito ad una soluzione che sarebbe auspicabile per il mercato attuale e, non finiremo mai di ripetere, che se non si prenderanno delle soluzioni drastiche, allora ci troveremo ad affrontare delle situazioni ancora più grandi della crisi che stiamo vivendo oggi.
Articolo redatto da:
Cristiano Cini.
Referente regionale per la Toscana.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S. Sommelier e titolare del Ristorante “La Tagliatella” di Arezzo.
Vice-Campione Italiano A.I.S. dal 2006 al 2008, Miglior Sommelier della Toscana 2003.
Si ringraziano i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
Piemonte
– Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
Lombardia
Friuli Venezia-Giulia
-I vini bianchi (prima parte). Chardonnay, Friulano, Malvasia e Pinot Bianco.
-I vini bianchi (seconda parte). Sauvignon, Pinot Grigio e “blend”.
-I Vini rossi ed alcune “chicche” dolci
Marche
-Il vitigno Verdicchio nelle sue sfumature.
Toscana
Sicilia
-I vini bianchi e rossi dell’Etna.
-I vini binchi e rossi di Sicilia.
Le sessioni di degustazione si sono svolte presso il Ristorante di Cristiano Cini:
RISTORANTE LA NUOVA TAGLIATELLA
Viale Giotto, 45/47
52100 Arezzo
Tel: 0575 21931
e-mail: cristina.raffaelli@alice.it
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