Capita a volte, nella “dura” vita di noi operatori del settore, sommeliers, degustatori ecc.., di imbattersi ogni tanto in esperienza di vita professionale, inaspettate, tanto da rivelarsi poi fortemente emozionanti. Soprattutto, quando questo accade, in una occorrenza imprevista. Ed è stato proprio il caso dell’episodio che riguardava le sessioni di assaggio della nostra Guida dei Vini on-line e che questa volta, riguardavano l’Emilia-Romagna.
Fu così che in mezzo a tanti vini, comunque buoni, ne uscisse uno in maniera particolare. Tanto da farci spingere a farvi una piccola anteprima, invece di aspettare la consueta uscita programmata con le note di tutti gli assaggi. Ci perdonerete il particolare dilungo del racconto, ma se lo merita tutto!
Perchè? Scopritelo da soli…
100/100 – Albana di Romagna Passito Riserva AR Fattoria Zerbina 2005 (Cat. H)
La passione che Cristina Geminiani ci mette nel suo lavoro è tanto importante, quanto l’amore che ha verso la sua terra. Questa la porta a chiedere sempre il massimo dalle sue vigne e dalle sue uve e prendendo anche dei rischi considerevoli. Come la scelta di imporre come filosofia aziendale, la vendemmia a scalare delle uve di Albana per produrre i suoi passiti, anziché scegliere la più “comoda” soluzione dell’appassimento in cantina (come abbiamo avuto modo di raccontarvi in maniera esauriente, in occasione di una nostra visita in passato). L’appuntamento annuale con la Botritys Cinerea, meglio conosciuta come muffa nobile, la porta quindi ad avere, con essa, un rapporto ansioso, apprensivo ed allo stesso tempo irrequieto e dove le concentrazioni zuccherine diventano oggetto di ossessione per la perfetta riuscita nella produzione dei suoi splendidi vini dolci come l’Arrocco e lo Scacco Matto. In alcuni anni possono andare bene, in altri invece, questo legame può portare viceversa allo sconforto. Ma quando una serie di coincidenze, che coinvolgono clima, meteo, sviluppo della muffa nobile, maturazione delle uve, si presentano all’appuntamento autunnale con il loro migliore abito da sera, le soddisfazioni che si raccolgono sono enormi. Tanto da avere la “fortuna” di arrivare a selezionare degli acini, da fare rabbrividire i migliori produttori di TBA austriaci e tedeschi. Acini, con l’acidità e gli zuccheri che raggiungono livelli imponenti, come l’adrenalina che scorre nella schiena di chi è consapevole di aver ottenuto un prodigio della natura. Qualcuno obietterà che la perfezione in enologia non esiste e che centocentesimi ad un vino non si possono mai dare. Ma quì non stiamo parlando di “semplice” vino. Il termine diventa talmente stretto e riduttivo, come il nostro vestito della prima comunione, poichè in questi casi siamo oltre alla parola “vino”. E non andrebbero usati neanche termini quali nettare, bevanda degli dei, ambrosia ecc…, quindi ci “limiteremo” alla sola descrizione organolettica. Il liquido (eufemismo…) scende nel bicchiere in maniera densa, grassa, sciropposa. La luminosità dorata che splende nel bicchiere, luccica come la moneta numero 1 di Zio Paperone ed è talmente elevata, che si farebbe vedere anche al buio. I suoi tratti sembrano addirittura disegnati con l’evidenziatore. Il suo profilo olfattivo inebria tutti i sensi con una complessità senza fine, tanto da farlo quasi apparire un pari-grado della famiglia dei Riesling, perchè il cervello sembrerebbe urlare, che non è possibile che con l’Albana si riesca a produrre qualcosa di simile. Non avrà gli idrocarburi di un Riesling (o forse dovremmo attenderlo altri 50 anni?), ma in compenso escono quelle sensazioni che ricordano la scorza di cedro candita, il profumo della pioggia che cade su una beola di ardesia, la sua mineralità estrema. Senza contare tutte le altre note. Anche perchè basterebbe menzionarne una, solo una, che la si troverebbe lo stesso, da quanto la ricchezza è considerevole. Al palato avrete la concentrazione e la densità di un grande aceto balsamico tradizionale e tutte le descrizioni che riguardano profondità, allungo, equilibrio, armonia, la sola menzione diventerebbe addirittura troppo ordinaria in questo caso.
Ma non dannatevi a cercarla in giro, perchè gli sforzi che farete, potrebbero essere inutili, vista la produzione più che confidenziale e che non supera le poche centinaia di rarità. Ma se la troverete, sappiate che il prezzo che pagherete per quella preziosa piccola bottiglia, è di gran lunga inferiore al valore delle emozioni che potrà regalarvi e al lavoro, gli sforzi ed i rischi compiuti per portarlo a compimento. Concludiamo con le parole che compongono l’ultima parte del racconto sulla sua retroetichetta: “Un lavoro semplice ed impegnativo, che ci ha portato a produrre soltanto poche centinaia di bottiglie di una essenza che speriamo unica nel suo genere. Almeno in Italia.”
No, cara Cristina, quì siamo ben oltre ai confini terreni…