Articolo a cura di Ivano Antonini.
Curatore Guida dei Vini on-line e referente regionale del Piemonte.
Carissimi lettori del nostro portale. Finalmente, riusciamo a rendere pubblica, quella che dal punto di vista numerico ed in termini qualitativi, potrebbe rappresentare la più importante delle degustazioni della nostra Guida dei Vini on-line. Vi racconteremo delle eccellenze di quello che più voci considerano, il più “nobile” dei vini italiani. Lo faremo, attraverso il racconto di quasi cento vini. Con un’ulteriore aggiunta di due “virus”. Tutto questo, ha significato per noi, diversi mesi di lavoro, di contatti, di telefonate, di sessioni che ci hanno tenuto con il fiato sospeso per le emozioni, visto il livello quasi commovente di molti dei campioni. La maggior parte delle sessioni si sono svolte tra il mese di maggio e giugno, ma si è dovuto rendere necessaria una successiva ai primi di ottobre, poichè alcuni di essi sono andati in bottiglia da poco e che hanno ritardato di non poco, le normali prassi di elaborazione dei diversi passaggi della stesura della guida, ma che avremmo preferito rendere pubblica molto prima. Abbiamo quindi deciso per il prossimo anno di suddividere il racconto di questa denominazione ( ma anche di altre…) in due parti, per rispettare da un lato le differenze di uscita dei campioni sul mercato e soddisfare le curiosità dei nostri lettori, con i giusti tempi. Proprio come dovrebbe essere una Guida dei Vini on-line.
Lasciamo quindi spazio immediatamente al racconto di queste eccellenze, con l’appuntamento di ritrovarci in occasione delle nostre conclusioni finali.
Per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli. Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca. Con l’asterisco vengono segnalati i virus, ovvero vini che non appartengono alla denominazione trattata, ma che per certi versi hanno delle profonde somiglianze.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato. Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel, al termine di ogni sessione.
1) LA GRADUATORIA:
Annata 2005
94/100 – Barolo Lazzarito Vietti (Cat. G)
94/100 – Barolo Cerequio Roberto Voerzio (Cat.H)
93/100 – Barolo Bricco Fiasco Azelia (Cat. F)
93/100 – Barolo Bussia Romirasco Poderi Aldo Conterno (Cat. H)
93/100 – Barolo Cascina Francia Conterno Giacomo (Cat. H)
93/100 – Barolo Costa Grimaldi Poderi Luigi Einaudi (Cat. F)
93/100 – Barolo Nei Cannubi Poderi Luigi Einaudi (Cat. F)
93/100 – Barolo Cannubi-San Lorenzo-Ravera Rinaldi (Cat. F)
93/100 – Barolo Le Vigne Luciano Sandrone (Cat. H)
93/100 – Barolo Brunate Roberto Voerzio (Cat. H)
93/100 – Barolo Castiglione Vietti (Cat. F)
93/100 – Barolo Rocche Vietti (Cat. G)
92/100 – Barolo Margherìa Azelia (Cat. F)
92/100 – Barolo San Rocco Azelia (Cat. F)
92/100 – Barolo Cerretta Luigi Baudana (Cat. F)
92/100 – Barolo Cascina Nuova-Elio Altare (Cat. F)
92/100 – Barolo Vign. Arborina Cascina Nuova-Elio Altare (Cat. G)
92/100 – Barolo Ciabot Mentin Ginestra Domenico Clerico (Cat. G)
92/100 – Barolo Mosconi Conterno-Fantino (Cat. G)
92/100 – Barolo Prapò Ettore Germano (Cat. G)
92/100 – Barolo Serralunga Ettore Germano (Cat. F)
92/100 – Barolo Le Rocche del Falletto Az. Agr. Falletto-Giacosa (Cat. H)
92/100 – Barolo Bussia Monti (Cat. G)
92/100 – Barolo Boscareto Ferdinando Principiano (Cat. G)
92/100 – Barolo Cannubi Boschis Luciano Sandrone (Cat. H)
92/100 – Barolo Vecchie Vigne Monvigliero Pisapola E. Sobrino (Cat. F)
92/100 – Barolo Brunate Vietti (Cat. G)
92/100 – Barolo Vigneto Arborina Mauro Veglio (Cat. F)
91/100 – Barolo Baudana Luigi Baudana (Cat. F)
91/100 – Barolo Pajana Domenico Clerico (Cat. G)
91/100 – Barolo Bussia Colonnello Poderi Aldo Conterno (Cat. H)
91/100 – Barolo Bussia Cicala Poderi Aldo Conterno (Cat. H)
91/100 – Barolo Sorì Ginestra Conterno-Fantino (Cat. G)
91/100 – Barolo La Rosa Fontanafredda (Cat. F)
91/100 – Barolo La Villa Fontanafredda (Cat. F)
91/100 – Barolo Cerretta Ettore Germano (Cat. G)
91/100 – Barolo Terlo Poderi Luigi Einaudi (Cat. E)
91/100 – Barolo Castelletto Manzone (Cat. F)
91/100 – Barolo Le Gramolere Manzone (Cat. F)
91/100 – Barolo Margheria Massolino (Cat. F)
91/100 – Barolo Monti (Cat. F)
91/100 – Barolo Parusso (Cat. F)
91/100 – Barolo Pio Cesare (Cat. F)
91/100 – Barolo Ornato Pio Cesare (Cat. G)
91/100 – Barolo Big’d Big Podere Rocche dei Manzoni (Cat. G)
91/100 – Barolo Castelletto Mauro Veglio (Cat. F)
91/100 – Barolo Vigneto Gattera Mauro Veglio (Cat. F)
91/100 – Barolo Rocche dell’Annunziata Mauro Veglio (Cat. G)
91/100 – Barolo La Serra Roberto Voerzio (Cat. H)
90/100 – Barolo Arione Boglietti (Cat. G)
90/100 – Barolo Acclivi Comm. G.B. Burlotto (Cat. F)
90/100 – Barolo Bussia Soprana Poderi Aldo Conterno (Cat. G)
90/100 – Barolo Vigna del Gris Conterno-Fantino (Cat. G)
90/100 – Barolo Coppo (Cat. F)
90/100 – Barolo Serralunga Fontanafredda (Cat. E)
90/100 – Barolo Parej Icardi (Cat. G)
90/100 – Barolo Bricat Manzone (Cat. F)
90/100 – BaroloVigna Cappella di S. Stefano Pod. R. dei Manzoni (Cat. G)
90/100 – Barolo Parafada Massolino (Cat. F)
90/100 – Barolo Cannubi E. Pira & Figli-Chiara Boschis (Cat. G)
90/100 – Barolo Bussia Prunotto (Cat. F)
90/100 – Barolo Josetta Saffirio (Cat. E)
90/100 – Barolo San Pietro Tenuta Rocca (Cat. F)
90/100 – Barolo Eraldo Viberti (Cat. E)
89/100 – Barolo Case Nere Boglietti (Cat. G)
89/100 – Barolo Fossati Boglietti (Cat. G)
89/100 – Barolo Cannubi Comm. G.B. Burlotto (Cat. F)
89/100 – Barolo Serralunga Massolino (Cat. E)
89/100 – Barolo Campè La Spinetta (Cat. H)
89/100 – Barolo Vigna d’l Roul Podere Rocche dei Manzoni (Cat. G)
89/100 – Barolo Brunate-Le Coste Rinaldi (Cat. F)
89/100 – Barolo Persiera Josetta Saffirio (Cat. F)
89/100 – Barolo Albe G.D. Vajra (Cat. E)
88/100 – Barolo Tettimorra Antica Casa Vinicola Scarpa (Cat. F)
88/100 – Barolo Serralunga Ferdinando Principiano (Cat. E)
88/100 – Barolo Tenuta Rocca (Cat. E)
Annata 2004
95/100 – Barolo Ris. Vecchie Viti dei Capalot e delle Brunate Roberto Voerzio (Cat. H)
91/100 – Barolo Prapò Schiavenza (Cat. G)
91/100 – Barolo Bricco delle Viole G.D. Vajra (Cat. F)
90/100 – Barolo Da Gromis Gaja (Cat. F)
90/100 – Barolo Ravera Flavio Roddolo (Cat. F)
*90/100 – Ghemme Bricco Balsina Ioppa (Cat. D)
89/100 – Barolo Bricco Giubellini (Cat. E)
89/100 – Barolo Sistaglia Deltetto (Cat. E)
89/100 – Barolo Vigna San Pietro Tenuta Rocca (Cat. F)
88/100 – Barolo Broglio Schiavenza (Cat. G)
*88/100 – Ghemme Santa Fè Ioppa (cat. D)
84/100 – Barolo Santo Stefano di Perno Mascarello Giuseppe (Cat. F)
84/100 – Barolo Villero Mascarello Giuseppe (Cat. F)
83/100 – Barolo Monprivato Mascarello Giuseppe (Cat. G)
Annata 2003
93/100 – Barolo Per Cristina Domenico Clerico (Cat. H)
91/100 – Barolo Riserva Lazzarito Ettore Germano (Cat. G)
Annata 1999
93/100 – Barolo Riserva Vigna Madonna dell’Assunta La Villa Podere Rocche dei Manzoni (Cat. H)
91/100 – Barolo Riserva Bussia Parusso (Cat. H)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
Annata 2005
94/100 – Barolo Lazzarito Vietti 2005 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Che la batteria dei Barolo 2005 presentata quest’anno da Luca Currado e Mario Cordero, si posizionasse su livelli altissimi, non vi erano dubbi, ma che andasse oltre alle aspettative, lo potevamo azzardare con più fatica. Soprattutto perchè venivano dopo la solida conferma dei 2004. Per certi tratti rigorosi del frutto e per alcuni passaggi sul piano del dinamismo, possiamo anche ritenerli migliori, pur riconoscendo ai 2004 un approccio più giocato sui toni delle morbidezze. Per quanto ci riguarda, a capo dell’agguerrito plotone, quest’anno si issa il Lazzarito. Un capolavoro di profondità, di esecuzione stilistica e di precisione certosina. Più voci rimproverano ai vini di questa prestigiosa azienda, la presenza di un rovere, in maniera sempre importante. Dal canto nostro possiamo assicurarvi che è un’impressione immediata e che dura solo qualche minuto, dovete concedergli tempo prima che il frutto incominci a schiudersi. Quindi, se avrete l’occasione di assaggiarlo (questo come gli altri…) dovrete dargli tempo ed ossigeno, prima di poterlo/i valutare nella sua/loro massima espressione. Un rubino pieno che vira lievemente sul granato, di grande concentrazione e vivacità visiva. La ricchezza che mostra al naso, potrebbe lasciare pensare ad un Barolo di impatto, fino a quando la nota balsamica fa capolino e rinfresca il quadro aromatico di grande fattura. Al palato è subito avvolgente, mostra dei tannini più dolci, se paragonato agli altri cru della tenuta, ed un’acidità ben bilanciata. Un vino dotato di grande bevibilità, nonostante la sua mole.
94/100 – Barolo Cerequio Roberto Voerzio 2005 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Passano gli anni, ma il nostro Roberto Voerzio, propone sempre vini di classe infinita, con il medesimo rigore che li contraddistingue e portando sempre nuovi argomenti di discussione al momento dei loro assaggi. Discussioni che raccontano di ricchezze aromatiche e sensazioni che potrebbero essere tranquillamente sostituite da un ben più significativo: “Senza parole”. Questa volta, contrariamente a quanto fatto in passato sulle nostre “pagine”, ci siamo trovati nella bellissima situazione di degustarli a bottiglie coperte, in compagnia delle migliori interpretazioni territoriali. Proprio questo è servito per far(ci) capire che lo “stile Voerzio” è proprio l’opposto di quello raccontato da più parti, fatto solo da muscoli e concentrazioni e che potrebbe far intuire, solo in seguito, una volta conosciute le bassisime rese delle uve usate per ottenerli. Vi diremo ancora di più, sono davvero una cerchia ristretta, quei vigneron, capaci di imprimere un loro stile ed una loro personalità ai vini, senza modificare e forzare i tratti di quella comunicazione chiamati vigna e millesimo. Così, ogni anno, si può giocare sulla scommessa di quale cru, prenda l’alloro del migliore. Il Cerequio 2005, sfodera potenza, pur con meno cavalli rispetto alla 2004 in commercio dallo scorso anno o alla 2006 assaggiata in anteprima in cantina da lui. Dotato di grande dolcezza e fragranza di frutto, è il più caratteriale dei cru presentati. In bocca è avvolgente, di buona concentrazione, con una trama tannica di grande fattura ed un finale che non si scorderà mai.
93/100 – Barolo Bricco Fiasco Azelia 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Siamo davvero contenti di trovare l’azienda condotta da Luigi Scavino nelle primissime posizioni, in quanto conosciamo da tanto tempo la vita professionale di Luigi e ne apprezziamo il valore qualitativo del suo piccolo Domaine. Così come riconosciamo, come in passato si siano fatti anche, lo abbiamo scritto, degli errori (vedi legni che a livello aromatico facevano la loro “bella” mostra…) più riconducibili a dei peccati di esperienza con l’utilizzo delle barriques, che per volontà di seguire le mode del momento. Ecco quindi che la professionalità e la serietà pagano e vengono premiate con una batteria attestante livelli altissimi, mai riaggiunti prima d’ora. Tanto che ci ritroviamo con ben due dei tre vini presentati (per la Riserva dovremo aspettare che vada in commercio la 2004), che si aggiudicano l’Altissimo Ceto. Ma la cosa che ci stupisce maggiormente, e contrariamente a quanto avvenuto in passato, il Bricco Fiasco è eccezzionalmente il più espressivo degli altri. Riconosciuto come il cru di Azelia che ha bisogno di maggior tempo in bottiglia prima di vederlo in piena forma, presenta un tannino meno rigoroso (e quì è il territorio di provenienza a pronunciarsi) ed un pizzico di incisività in più, se paragonato al Margherìa ed al San Rocco.
93/100 – Barolo Bussia Romirasco Poderi Aldo Conterno 2005 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Trovare delle caratteristiche di una “vistosa” apertura aromatica nei Barolo di questo storico “chateau” di Monforte d’Alba, è cosa veramente insolita. Abituati come siamo a doverli aspettare nel bicchiere, o in bottiglia, prima di poterli leggere con maggiore apprezzamento, i 2005 presentati dalla Poderi Aldo Conterno si inseriscono su posizioni importanti, con delle caratteristiche di maggiore “freddezza” rispetto ai 2004 e dove le trame tanniche si mostrano in maniera più vivace, acidità più appuntite, in virtù di spessori meno un po’ meno importanti, ma capaci di dare elementi di vitalità a lunga gittata temporale. Il Romirasco non sempre prende vita nei stessi millesimi di quando vengono prodotti gli altri “micro-cru” (già, perchè Cicala e Colonnello sono delle parcelle collocate all’interno del vigneto della Bussia a Monforte), ma quando lo fa’… è capace di lasciare il segno. Un vino articolato, dinamico e con tanta voglia di voler restare in bottiglia per molti decenni. E se avrete la pazienza di aspettare, fino a quando questo 2005 avrà l’età del mitico Romirasco ’93 di oggi, potrà sicuramente deliziare il vostro palato e ripagarvi dei vostri sacrifici di attesa.
93/100 – Barolo Cascina Francia Conterno Giacomo 2005 (Cat. H)
Altissimo Ceto
E’ apparentemente difficile, valutare, giudicare e parlare di un Barolo di Roberto Conterno, quando questi ha alle spalle solo pochi mesi di bottiglia. Dobbiamo mettere in campo tutta l’esperienza, frutto anche di degustazioni di annate passate, alcune giovani, altre più mature, per capire che in questo vino c’è tutta la classe e la stoffa del grande vino. Un quadro olfattivo che sembra possedere un taglio più graffiante e mostra degli artigli più mordaci, se paragonato alla versione più “soffice” che era quella targata 2004. Un frutto ricco, concentrato, fragante, anche più “crudo”, rispetto a quest’ultima. Meno potente anche al palato, pur dimostrandosi molto vigoroso, grintoso e di carattere. Un vino che, come le migliori interpretazioni del Cascina Francia, avrà bisogno di (molto) tempo prima di trovare la giusta sinergia e di dire la sua anche a livello emotivo. Oggi possiede comunque tutte le carte per meritarsi un posto di rilievo nel panorama dei grandi Barolo e guardare dall’alto con la sua consueta personalità. Che va di gran lunga ben oltre, a quanto racchiuso in un “freddo” punteggio in centesimi.
93/100 – Barolo Costa Grimaldi Poderi Luigi Einaudi 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Crediamo di non sbagliare ad eleggere i cru targati 2005, come i migliori di sempre tra quelli prodotti dalla Luigi Einaudi. Finalmente troviamo dei vini che, se prima erano molto improntati sulla potenza, adesso li troviamo incanalati sui binari di maggiore finezza e con roveri meno evidenti. Si è concluso con un pareggio il derby di Casa Einaudi Costa Grimaldi-Nei Cannubi. Un pareggio che ha esaltato la platea, dicevamo, con le migliori esecuzioni di sempre, tanto che ha portato il nostro panel ad assegnare l’Altissimo Ceto ad entrambi. Il Costa Grimaldi è più di impatto, più incisivo nel frutto e con una trama tannino più integrata.
93/100 – Barolo Nei Cannubi Poderi Luigi Einaudi 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto
A prima vista potrebbe segnare il passo della concorrenza spietata ed incisiva del Costa Grimaldi, ma solo con una minuziosa ed attenta concentrazione, possiamo ascoltare la voce del Nei Cannubi che in maniera molto sottile, comunica un frutto più complesso, una vena balsamica di maggior rilievo, mentre al palato si mostra con volume, seppur con un tannino più rigido. Sul finale, chiude con tanta e tanta lunghezza…
93/100 – Barolo Cannubi-San Lorenzo-Ravera Rinaldi 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto
La grandezza del personaggio Beppe Rinaldi la trovate tutta nell’espressione del suo Cannubi San Lorenzo-Ravera. Una persona che riesce ad emozionarsi ed emozionarvi nella stessa misura, sia quando parla di vino, sia quando si discute di motori ed in particolare dei suoi viaggi, fino a Montecarlo, con la sua mitica Lambretta. Quindi non stupitevi se mai un giorno dovreste incontrarlo, aggirandosi nel Paddock in occasione del GP, e non chiedetevi: “Ma quello? E’ Beppe Rinaldi?”. Racchiuso nella bottiglia di questa 2005, c’è un rombo di motore molto giocato sulla potenza espressiva, mostrando degli ingranaggi ben oliati, se prendiamo in esame tutti gli elementi. Espressione aromatica, profondità, tannini decisi ma non invasivi e la consueta importante spina dorsale, data dall’acidità. Ed un finale da Altissimo Ceto.
93/100 – Barolo Le Vigne Luciano Sandrone 2005 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Non c’è da stupirsi di vedere il Le Vigne di Luciano Sandrone, mettere la testa davanti al suo compagno di squadra Cannubi Boschis. Non è cosa usuale, ma può capitare ed è già capitato altre volte in passato. Entrambi fanno emergere il proprio spessore di sempre, con una maggiore naturalità che li riporta su livelli appartenuti in passato, mostrando maggiore carattere. Il Le Vigne emana sensazioni con dei caratteri fruttati in prima linea, un palato concentrato ed avvolgente con una trama tannica più integrata.
93/100 – Barolo Brunate Roberto Voerzio 2005 (Cat. H)
Il Brunate 2005 di Roberto Voerzio si mostra con la solita classe di sempre. Forse il cru aziendale dove il terreno di origine regala delle uve che si traducono in sintesi per essere quello più costante e meno incline a cambi di direzione. Rispetto al Cerequio si organizza con un frutto con dei caratteri più speziati non evoluti ed una trama tannica più integrata che lascia pensare ad una predisposizione alla stappatura più “precoce”, anche rispetto al La Serra.
93/100 – Barolo Castiglione Vietti 2005 (Cat. F)
Altro elemento di stupore per i vini dell’azienda Vietti, è vedere la crescita qualitativa che negli ultimi anni ha avuto il loro Barolo “base”, tanto da proiettarlo nelle posizioni di vertice. Certo, lo stacco che potenzialmente dovrebbe contestualizzare maggiormente le differenze in termini di punteggio, se paragonato con i cru aziendali, dovrebbe essere sicuramente diverso. Ma in questo vino c’è di più, un qualcosa di particolare che va al di la’ della fredda valutazione finale, da ricercare in un’anima interna che lo rende già oggi, di godibilità estrema ed un equilibrio che porta ad avere una sintesi del dettaglio aromatico più immediato e più definito.
93/100 – Barolo Rocche Vietti 2005 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Dotato di un impatto più contenuto e più prudente, non possiede il carattere esuberante e a volte insolente di quel “ragazzaccio” chiamato Lazzarito. Il Rocche è il figlio che tutti vorrebbero avere, molto più garbato e costante nei tratti caratteriali, mostra un frutto che ha bisogno di più tempo per entrare in sintonia, più speziato e variegato, con un palato di buona avvolgenza, un tannino presente, deciso ma più integrato, tanta eleganza e la solita lunghezza retro-olfattiva. Difficile da scordare…
92/100 – Barolo Margherìa Azelia 2005 (Cat. F)
Apertura in ordine alfabetico per il Margheria di Azelia. Ultimo nato tra i cru di casa Scavino, ha subito conquistato un ruolo di primo ordine. Molto più Serralunghiano del San Rocco, colpisce per il suo frutto articolato, fragrante, con note di marasca sotto spirito, una tonalità più balsamica del secondo. In bocca, mostra un carattere ancora slegato ma di prim’ordine. Da dimenticare in cantina come minimo 5 anni, prima che diventi adulto.
92/100 – Barolo San Rocco Azelia 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Il San Rocco insieme al Margheria, sono i due cru di Serralunga per questa azienda di Castiglione Falletto, anche se il San Rocco, possiede un carattere decisamente più Castiglionese che Serralunghiano. L’impatto olfattivo, sembra mostrare un carattere più misurato, ma è al palato che il vino prende forma, con maggiore avvolgenza e maggiore distensione.
92/100 – Barolo Cerretta Luigi Baudana 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto
L’azienda di Luigi Baudana è nata nel 1975, in poco tempo ha raggiunto fama e gloria, per quello che la produzione limitata gli potesse dare. Ma negli ultimi anni si è assistito ad un cambio di marcia, che ha portato i suoi vini a scalare posizioni tanto da regalarci oggi, con il Cerretta 2005, un vino da Altissimo Ceto. Un profilo aromatico ricco ma molto suadente ed ammaliante, con tonalità che portano ad una speziatura del carattere e non dell’evoluzione. Un legno ben giocato ed equilibrato. In bocca possiede una trama tannica rimarchevole nella verticalità, ma anche nella classe della profondità.
92/100 – Barolo Cascina Nuova-Elio Altare 2005 (Cat. F)
Si è discusso molto su questo vino a bottiglie coperte. Elementi che hanno portato in un primo momento a delle valutazioni molto più ridimensionate nel punteggio, ma si vedeva che sotto quell’apparenza che appariva compassata, si nascondeva un’anima di maggior valore. Spostata ed assaggiata nuovamente in coda alla sessione, ecco che ha mostrato tutta la sua vitalità tanto da spingerlo a chiudere in parità, la partita con il Vigneto Arborina. Un discorso che affronteremo più volte in questo percorso, è proprio quello che lega il rapporto tra i vini base ed i cru, con differenze che si assottigliano in annate con caratteristiche come quelle mostrate nella 2005. Annate dove i vini base acquistano valore e sembrano porre delle certezze, sull’affidabilità di acquisto di maggiore evidenza, rispetto a millesimi più blasonati come potevano essere la 2004 o la 2001.
92/100 – Barolo Vigneto Arborina Cascina Nuova-Elio Altare 2005 (Cat. G)
Ennesima grande prova del Vigneto Arborina, che non deve far necessariamente pensare ad una sconfitta, se la sua posizione oggi è sulla medesima linea del “base”. Un vino che avrà bisogno di tempo, per trovare una maggiore compattezza tra i reparti, dare modo a trovare una maggiore integrazione tra frutto e legno. Mentre al palato è lungo e profondo, ma oggi quel tannnino si mostra ancora troppo asciutto.
92/100 – Barolo Ciabot Mentin Ginestra Domenico Clerico 2005 (Cat. G)
Quello che riconosciamo a Domenico Clerico sul piano umano, per quanto riguarda la sua proverbiale lotta contro la sua malattia, è la stessa stima che gli conveniamo sul piano professionale. Quello targato 2005 sembra poi segnare un nuovo corso della vita professionale di Domenico, in quanto rappresentano i primi ad essere vinificati con la sola fermentazione spontanea, con il pregio di avere avuto dei miglioramenti per quanto riguarda la loro personalità. Se mai ce ne fosse stato bisogno… Il Ciabot Mentin Ginestra, rimane un riferimento importante tra i grandi Barolo, ancor di più lo è in questa 2005, dove finezza ed eleganza, mostrano un frutto più deciso e più croccante, anche rispetto alla versione precedente. Al palato si divincola con agilità e lunghezza ed una trama tannica, in questo momento, un po’ troppo autoritaria.
92/100 – Barolo Mosconi Conterno-Fantino 2005 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Benvenuti all’ennesima puntata del serial langarolo “Gli ultimi saranno i primi”. Ovvero la storia di un cru langarolo, tra i più importanti, che irrompe nella tranquilla vita di due persone chiamate Claudio Conterno e Guido Fantino e che in soli due millesimi, prende forma nelle loro cantine, tanto da meritarsi oggi un ruolo di prima donna, primeggiando accanto ai cru più storici, come il Vigna del Gris ed il Sorì Ginestra. Un vino che coniuga potenza e finezza, dotato di un profilo aromatico più ricco e più complesso rispetto ai suoi fratelli. Al palato incarna la profusione espressiva del cru di Monforte d’Alba, dedicandosi nei tratti distensivi e vigorosi, di un Barolo di lunga vita.
92/100 – Barolo Prapò Ettore Germano 2005 (Cat. F)
Sergio Germano è un produttore serio, dalle indubbie qualità professionali che vanno di un passo oltre, al merito di possedere i vigneti tra le migliori esposizioni della denominazione. E’ sempre stato dedito al suo lavoro, con la stessa serietà e rigore, ma sembra quasi che ci sia accorto di lui, soltanto negli ultimi anni. I recenti successi, comunque non lo hanno cambiato, presentandosi in modo sempre umile, anche quando ha accettato il nostro invito di aderire al nostro progetto. Così, i suoi campioni sono stati inseriti nelle degustazioni coperte, insieme agli altri grandi interpreti, portando a casa dei risultati che consolidano la sua “fama”, quasi da outsider. In questo millesimo, diamo una leggera preferenza al Prapò rispetto al Cerretta, per via di una maggiore apertura aromatica che sembra presagire ad un frutto più fragrante. Al palato, si mostra avvolgente e di grande finezza.
92/100 – Barolo Serralunga Ettore Germano 2005 (Cat. E)
Altro esempio dell’avventura intitolata: “la riscossa dei Barolo base”. Crediamo che tutto questo, sia dovuto ad una diffusione generale ed una maggiore distribuzione delle attenzioni (da parte di molti produttori), circa le fasi di lavorazione di tutti i loro vini. Questo è sicuramente edificante per la denominazione e per i consumatori che possono e vogliono apprezzare dei grandi vini, a prezzi sicuramente più accessibili e godibili più nel breve termine. Solo una precisazione. Il fatto che questi vini portino a casa delle valutazioni legate ai punteggi, prossime o pari ai cru aziendali, non deve far pensare per forza di cose, ad una migliore interpretazione stilistica dei vini base od una perdita di “registri” da parte dei cru. Visto che quest’ultimi (quasi sempre…), la faranno da padrone, visto che sono stati allenati e preparati, per dare le migliori soddisfazioni molto più avanti con gli anni.
92/100 – Barolo Le Rocche del Falletto Az. Agr. Falletto-Giacosa 2005 (Cat. H)
Visto che il prossimo anno saremo orfani dei Barolo e Barbaresco di Bruno Giacosa, in quanto non verranno commercializzati i 2006 per non essere stati ritenuti all’altezza del loro nome, allora ci dobbiamo consolare con l’ennesimo grande ed immenso Barolo della storica Casa di Neive. Se non fosse stato per la serietà e la rigidità del tannino che appartiene a questo vino e che si pronuncia andando al di là di quelle che sono le normali predisposizioni del cru o del paese di origine (Serralunga…), lo avremmo trovato in posizioni più alte. A nostro modo di vedere, difficilmente, potrà subire delle variazioni nel tempo, donando magari delle sensazioni più docili in futuro.Variazioni che andranno decisamente ad incidere a livello aromatico, donando (tra qualche decennio…) un quadro olfattivo più suadente e con una versatilità che non vi faranno mai staccare il naso dal bicchiere. Da dimenticare in cantina…
92/100 – Barolo Bussia Monti 2005 (Cat. G)
Paolo Monti è uno dei vigneron più posati ed affidabili dell’universo langarolo. Un carattere che si riflette nei suoi vini che ripiegano molto sul loro temperamento giocato sull’equilibrio. Difficile trovare potenza, grandi concentrazioni o quadri aromatici di impatto. Pertanto, il “suo” Bussia 2005, è sicuramente quello più caratteriale mai prodotto. Quadro aromatico sempre di grande pulizia, si propone già nell’immediato con un’ampia ed espressiva proposta olfattiva. Al palato si mostra con coerenza, proponendosi su un piano di grande distensione, favorito da una trama tannica minuta e ben integrata e supportata da una freschezza rispettabile e non invadente.
92/100 – Barolo Boscareto Ferdinando Principiano 2005 (Cat. G)
Ne sentiremo parecchio parlare nei prossimi anni di questo vigneron di Serralunga d’Alba. Da diversi anni ormai produce vini davvero ottimi, ma crediamo che questo 2005 rappresenti per lui un punto fondamentale per essere catapultato definitivamente nel rango delle eccellenze. Il Boscareto 2004 è stato già in questo, un esempio molto valido, ma in questa versione riscontriamo un ulteriore passo in avanti, nonostante l’annata sembrerebbe favorire piuttosto il primo. Il frutto è diventato più ricco, più saldo. Il legno ha trovato maggiore integrazione. Mentre al palato, non avrà volume (non l’ha mai avuto…) ma è pieno, il tannino vigoroso da grande Barolo di Serralunga e una lunghezza…da impugnare il cronometro.
92/100 – Barolo Cannubi Boschis Luciano Sandrone 2005 (Cat. H)
Il Cannubi Boschis di Luciano Sandrone sembra aver nuovamente acquistato i caratteri dati dalla personalità e dallo spessore che appartenevano alla lontana e mitica annata 1996. Un rigore del frutto, polposo e croccante, con dei lievi accenni che virano sullo speziato. In bocca è opulento, tecnicamente ineccepibile, quasi scolpito. Tutto perfetto, se non fosse per un espressione del tannino più gelida e fredda, rispetto al Le Vigne.
92/100 – Barolo Vecchie Vigne Monvigliero Pisapola E. Sobrino 2005 (Cat. F)
Non vi troverete davanti a voi un Barolo di grande impatto o di grande potenza, assaggiando quello di Edoardo Sobrino, ma bensì un vino schietto, enologicamente ben fatto e di grande ampiezza aromatica e gustativa, capace di sfoderare tutta la sua personalità, che questo bravo vigneron è capace di tirare fuori, dalle sue vigne situate nel comune di Verduno. Alla gustativa è di buona avvolgenza, di grande equilibrio, nonostante il tannino si faccia sentire più del solito. Ma è nel finale che esibisce tutta la sua classe, congedandosi con eleganza e tanta voglia di lasciarsi bere.
92/100 – Barolo Brunate Vietti 2005 (Cat. G)
Il Brunate di Casa Vietti si caratterizza da sempre per la sua frequenza qualitativa molto equilibrata. Nella sua veste concentrata, esprime un impatto olfattivo meno estroverso degli altri cru, ma con un atteggiamento molto disinvolto, il più maturo, con rimandi fruttati, balsamici e speziati. In bocca gioca molto sull’avvolgenza e sulla lunghezza, che sull’impatto. Con una trama tannica decisamente più docile ed integrata.
92/100 – Barolo Vigneto Arborina Mauro Veglio 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Sembrerebbe che sia finalmente scoccata l’ora anche per il sospirato salto di qualità da parte di Mauro Veglio. Dove per salto di qualità intendiamo, non tanto l’esecuzione stilistica dei vini, visto che quella è già presente dalla vendemmia 2001, dimostrando maggior equilibrio tra frutto e legno, ma ci riferiamo all’acquisto di maggiore forza e personalità. Cominciando da quel Vigna Arborina che rappresenta poi il suo giardino sotto casa, ma che non ha mai dato segni di colpire nella memoria. Rimane quella sensazione molto delicata fatta in primis da un sentrore di fragola e di rosa, ma che guadagna anche maggior ricchezza e complessità, rispetto al passato. In bocca è avvolgente, equilibrato ed emozionante. Grazie Mauro!
91/100 – Barolo Baudana Luigi Baudana 2005 (Cat. F)
Ne abbiamo ampiamente parlato nel caso del Cerretta del bravo Luigi Baudana. Vi abbiamo scritto, di come abbiamo riscontrato una vitalità molto efficace nei suoi 2005. Al naso si esprime con caratteri più fruttati, con una completetezza minore rispetto all’altro cru ed un legno leggermente in evidenza. In bocca è molto più integrato ed equilibrato, possiede uno spessore un po’ più esile, mostrando però un tannino più grossolano, ma più morbido.
91/100 – Barolo Pajana Domenico Clerico 2005 (Cat. G)
Il Pajana si pone in bella mostra con la stessa finezza del Ciabot Mentin Ginestra. Quello che lo differenzia è da leggere in un frutto più moderato nei toni e con una speziatura al naso più evidente. Al palato sembra essere più chiuso, desideroso di tempo prima di mostrarsi con maggiore attenzione e con un tannino più asciugante. Rispetto al Ciabot.
91/100 – Barolo Colonnello Poderi Aldo Conterno 2005 (Cat. H)
Finisce con un pareggio il derby Colonnello-Cicala, tra i due storici micro-cru della prestigiosa casa che è la Poderi Aldo Conterno. Anche se le differenze sono molto profonde. Prima di tutto sul piano olfattivo, visto che in questo momento, il Colonnello attraversa una fase di involuzione aromatica. Il profilo è comunque molto ampio, con caratteri di uno stampo fruttato molto deciso, quasi inusuali, abituati come siamo a sentire sempre nei loro Barolo, delle “indoli” che virano sullo speziato. Al palato è per certi versi più avvolgente del Cicala però con una trama tannica più in risalto e difficile da ammaestrare.
91/100 – Barolo Cicala Poderi Aldo Conterno 2005 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Come già accennato nel caso del Colonnello, abbiamo un Cicala che presenta un’apertura aromatica più importante, anche se il profilo sensoriale si differenzia solo in qualche sfumatura di carattere floreale e balsamico. Alla gustativa si presenta con lo stesso spessore, ma un po’ più voluttuoso ed un tannino più integrato, che lascia spazio ad una distensione, che la fa apparire più lunga.
91/100 – Barolo Sorì Ginestra Conterno-Fantino 2005 (Cat. G)
Avrà perso lo scettro del miglior Barolo di Claudio Conterno e Guido Fantino, ma rimane sempre un riferimento di riguardo nel panorama langarolo. Non possiede il passo delle annate migliori perchè il quadro aromatico di importante sostanza, è abbastanza chiuso e fa molta fatica a schiudersi. Pertanto, la definizione aromatica è sempre perfetta, così come il peso che si sente alla gustativa, mostrando quel carattere balsamico, alla retro-olfattiva, dei grandi vini della Ginestra di Monforte.
91/100 – Barolo La Rosa Fontanafredda 2005 (Cat. F)
Un pari merito anche per i due cru di questa splendida tenuta, che sta di nuovo acquistando gli antichi fasti e che auspichiamo arrivino presto anche dei risultati molto più importanti, visto che le prerogative per fare di più ci sono tutte. Dicevamo pari merito quindi, anche se una leggera preferenza va al La Villa, in quanto questo La Rosa 2005, possiede un “taglio” più evidente dato dalla dolcezza, dovute ad una maggiore concentrazione ed un legno più in evidente. Solo in bocca si presenta più compatto e con un tannino più integrato.
91/100 – Barolo La Villa Fontanafredda 2005 (Cat. F)
Dicevamo appunto, come il La Villa si presenti molto più prestante e definito all’olfatto, con un frutto che mette in maggiore evidenza le note che partono da sensazioni di frutta più matura, senza le sfumature di confettura de La Rosa, spezie dolci di tabacco e cannella, con il plus anche di proporre la venatura balsamica che dovremmo aspettarci invece in tutti i prodotti. In bocca, putroppo per chi lo vorrà bere nel breve periodo, sta attraversando una fase ancora slegata, dove le componenti sono quelle del grande vino, ma che necessita di tempo come un grande puzzle.
91/100 – Barolo Cerretta Ettore Germano 2005 (Cat. G)
Momento non ideale per valutare il Cerretta 2005 di Sergio Germano. Attraversa un periodo di chiusura che lascia trapelare solanto la sua imponenza ed il suo spessore. La trama tannica anticipa le sensazioni di un tannino minuto ma ancora troppo rigido. Certo, ci vorrà del tempo. Ma se nei prossimi 2-3 anni, vorreste aprire un Barolo 2005 di Germano, allora non toccate il Cerretta.
91/100 – Barolo Terlo Poderi Luigi Einaudi 2005 (Cat. F)
Ottima prova anche per il Terlo dei Poderi Luigi Einaudi. Ottima, perchè in passato si è mostrato molto più distante dai Barolo della stessa casa. Ha acquistato in questo millesimo, maggiore spessore. Un frutto molto più equilibrato e con un legno meno vistoso e una maggiore completezza nella beva. Bravi!
91/100 – Barolo Castelletto Manzone 2005 (Cat. F)
Continua il periodo di rafforzamento qualitativo di questa azienda di Monforte d’Alba, guidata con passione da Giovanni Manzone. Dal punto di vista aromatico, il Castelletto è quello che si esprime maggiormente attraverso il frutto. Molto vivace nell’espressione, mantenendosi molto educato nei modi di porsi. Anche all’esame gustativo si presenta con un tannino più mordente.
91/100 – Barolo Le Gramolere Manzone 2005 (Cat. F)
Un impatto olfattivo che vira più sul floreale e lo speziato, rispetto al Castelletto. Anche se in questo momento appare, tra i tre cru di Giovanni Manzone, quello più appagante. Corre su di una strada dritta, uniforme e giocato molto sull’equilibrio e sulla perfetta convivenza di ogni singolo elemento.
91/100 – Barolo Margheria Massolino 2005 (Cat. F)
Non credo che i fratelli Massolino vi diranno che la 2005 sarà da annoverare tra le loro annate preferite, ma crediamo che possano essere soddisfatti dell’importanza, sul piano della sostanza e della personalità, che sta conquistando il loro Margheria. Rispetto alla 2004, ci sembra che abbia messo su un po’ più di ciccia, mantenendosi sempre sui canoni dell’eleganza. Al palato, oltre a descrivervi le lodi già anticipate parlandovi del volume, abbiamo un tannino molto articolato ed un finale lungo, anche se meno considerevole della versione precedente.
91/100 – Barolo Monti 2005 (Cat. F)
Il Barolo di Paolo Monti conclude nella valutazione finale, con un punteggio non tanto distante dal Bussia. Come evidenziato in molti altri casi, si evince che in una degustazione di questi vini provenienti da un millesimo come il 2005, in una degustazione coperta con bottiglie che non sono state ancora immesse sul mercato (oppure lo sono da poco), lo stacco evidente rappresentato sul piano della struttura e dello spessore, sono compensate da caratteri di godibilità e di aperture aromatiche che tendono ad assottigliare questo divario, rendendoli dei vini che esprimono molto del loro temperamento sulla piacevolezza gusto-olfattiva nel breve periodo. Come in questo caso, dove ogni passaggio ed ogni elemento sono ben rappresentati da pulizia e dal consueto rigore enologico, mostrandosi con il giusto equilibrio che contraddistingue i vini di Paolo.
91/100 – Barolo Parusso 2005 (Cat. F)
Marco Parusso, ha voluto “festeggiare” così la 35a vendemmia. A detta di lui “con un Barolo come faceva mio padre”. Ottenuto da un blend di uve nebbiolo provenienti dai diversi cru aziendali, anzichè produrli (l’annata per lui comunque non sarebbe stata all’altezza) singolarmente. Ma il vino segna comunque il passo del nuovo corso di Parusso iniziato lo scorso anno, passando ora con questo 2005 e con il culmine che molto probabilmente toccherà con i 2006 il prossimo anno. Dei sistemi di “lavorazione” e “trasformazione” delle uve, che per ora sembrano dargli ragione, visto il vigore e la maturità che hanno i vini, con un beneficio che va’ a toccare soprattutto la qualità dei tannini, che risultano meno verdi e con l’acidità, sempre presente e vibrante, ma meno appuntita.
91/100 – Barolo Pio Cesare 2005 (Cat. F)
Non sappiamo se chiamarla rivoluzione, trasformazione, cambiamento, rinnovamento, oppure semplicemente un “ritorno”. Tant’è che anche in questa 2005, si nota quel processo che ha portato questi vini ad acquistare maggiore spessore, solidità e coerenza, che sembrava ormai appartenere al passato oppure ai ricordi nostalgici di quelle emozioni che abbiamo avuto in una recente degustazione, quando abbiamo avuto la fortuna di assaggiare dei ’61 e dei ’67 strepitosi. Tornando a questa versione 2005, registriamo un quadro aromatico molto meno speziato ed evoluto ed una vena balsamica abbastanza insolita, difficilmente riscontrabile in passato, nei vini di questa casa proposti nel loro periodo di gioventù.
91/100 – Barolo Ornato Pio Cesare 2005 (Cat. G)
Nel caso dell’Ornato il discorso è molto diverso di quanto evidenziato per altri produttori, quando ci siamo trovati a raccontare il loro gap ridotto tra Barolo “base” e Barolo “cru”. Infatti, se da un lato registriamo il notevole passo avanti dal punto di vista qualitativo registrato dalla Pio Cesare negli ultimi due millesimi, dall’altro possiamo dire che ci saremmo aspettati di più da questo vino, dove un’acidità piuttosto piccante ed un tannino abbastanza verde ed asciutto, ne “limita” la piacevolezza in chiusura, che lo avrebbe portato ad una maggiore distensione. E guadagnare anche qualcosina nel punteggio finale.
91/100 – Barolo Big’d Big Podere Rocche dei Manzoni 2005 (Cat. G)
L’abbiamo già scritto in occasione del post sui Langhe Rosso, ma è bene ribadirlo ancora quì. E’ ormai certificato ed assodato che i vini (motivo in più quando si parla di Barolo) del Podere Rocche dei Manzoni, presentano, in un primo momento, un profilo olfattivo molto improntato sul “legno”. Nel caso vorreste consumarli “giovani”, il consiglio rimane sempre quello di dedicargli una buona boccata d’aria, prima di poterne apprezzare appieno il loro valore. Meglio sarebbe, concedergli almeno dieci anni di sosta in cantina, prima di impugnare un “tirabusciò”. Non è un caso che l’azienda abbia voluto esordire prima con un Pianpolvere Soprano commercializzato dopo 7 anni ed il Vigna Madonna dell’Assunta dopo 10. Fatta questa premessa e da copia-incollare anche per gli altri cru, veniamo al nostro Big ‘d Big. In questo millesimo 2005 è risultato per noi, quello più completo. Sceso in campo con la classica potenza, presenta un frutto molto ampio con venature balsamiche e speziate. In bocca è voluminoso, ampio e molto più appagante sul piano dell’equilibrio. Tannini in bella mostra e molto incisivi.
91/100 – Barolo Castelletto Mauro Veglio 2005 (Cat. F)
Gli altri cru di Mauro Veglio, si posizionano su di un gradino sotto rispetto al Vigneto Arborina. Se parlaste con Mauro, scherzosamente vi direbbe che, se fosse per lui, questo vigneto l’avrebbe già stato spiantato. Infatti questo è, a tutti gli effetti, il cru “personale” della moglie Daniela. Infatti ne incarna tutta la sua femminilità ed eleganza, incominciando dal ventaglio aromatico, il più ampio e aperto in questo momento. In bocca, invece è il meno voluminoso, giocato molto sull’equilibrio e sulla finezza.
91/100 – Barolo Vigneto Gattera Mauro Veglio 2005 (Cat. F)
Anche in questo millesimo, il Vigneto Gattera, si presenta con tutto il suo carattere giocato molto sull’evoluzione. Dal “taglio” stilistico del frutto, sembrerebbe molto più in la’ con gli anni, più di quanto racconti invece dice la sua carta d’identità. Qualche capello grigio, che non sembra però svilire la vitalità, che rappresenta, nel 2005, la migliore di sempre. Acidità e vigore la fanno da padrone al palato.
91/100 – Barolo Rocche dell’Annunziata Mauro Veglio 2005 (Cat. G)
Stesso discorso per il Rocche dell’Annunziata. Anch’esso si presenta ai nastri di partenza, con il 2005, con il consueto carattere compresso e raggomitolato su se stesso. Quasi con la voglia di non gridare al mondo tutta la sua forza e la sua classe, cosa che invece ne ha da vendere. Ha sempre bisogno di tempo e speriamo che un giorno Mauro si decidi una volta per tutte di posticipare di almeno un anno, l’uscita in commercio di questo vino. Ne guadagnerebbero tutti.
91/100 – Barolo La Serra Roberto Voerzio 2005 (Cat. H)
Il Barolo La Serra 2005 di Roberto Voerzio è risultato essere quello più “contratto”. Ci sono i presupposti e le caratteristiche del grande vino. Volume, spessore, equilibrio ed eleganza, ma in questo momento fatica ad uscire con la medesima distensione degli altri cru di Roberto.
90/100 – Barolo Arione Boglietti 2005 (Cat. G)
Il Barolo Arione si conferma il miglior prodotto di casa Boglietti. Non tanto sul piano dell’impatto, in quanto conferma le note di un legno troppo in evidenza, ma per il suo aspetto ampio e di grande complessità, riscontrabile in maniera chiara e nitida, nonostante sia un Barolo che pesa molto sui muscoli e sulla concentrazione. Al palato è vigoroso, molto più equilibrato di quanto evidenziato al naso.
90/100 – Barolo Acclivi Comm. G.B. Burlotto 2005 (Cat. F)
Una splendida casa che possiede la voglia ed ha bisogno di acquisire una nuova rivalutazione. Soprattutto da parte di chi ha sempre preferito dei Barolo più dolci e maggiori concentrazioni e che ora vuole tornare a “sentire” il linguaggio di una terra o di un vitigno, attraverso vini più sottili, anche più “crudi” per certi versi, e dove il legno vuole essere soltanto un elemento di complemento. Con questo non vogliamo dire che ci vorremmo iscrivere esclusivamente a quel partito che viene denominato “tradizionalista”, ma ci piacerebbe vedere una maggiore ascesa delle quotazioni di case come la Comm. G.B. Burlotto, che ha tutte le carte in regola per non sfigurare. Se volete incominciare, non toccate però i loro 2005, ripiegate piuttosto sui 2004, molto più “aperti” a livello aromatico e molto più docili al palato. Infatti queste versioni, a cominciare dall’Acclivi, attraversano una fase di chiusura e si mostrano ancora un po’ polverosi e ruvidi. Alla ricerca di maggiore stabilità è anche il palato, con un equilibrio sostanza-acidità migliore rispetto al Cannubi.
90/100 – Barolo Bussia Soprana Poderi Aldo Conterno 2005 (Cat. G)
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Un Bussia Soprana molto fruibile è questo 2005. Si avverte un frutto completo, che potrà evolvere in bottiglia ma che non dispiace se vi trovate nella situazione di doverne aprire una bottiglia. Avvolgente, ampio, non tra le migliori distensioni gustative di sempre, ma capace di farsi ricordare per il suo equilibrio e la sua chiusura molto elegante.
90/100 – Barolo Vigna del Gris Conterno-Fantino 2005 (Cat. G)
In annate con caratteristiche come la 2005, il Vigna del Gris arranca con un po’ di affanno, alla soglia dei 90 punti. Il suo profilo aromatico più spostato sul frutto e senza quella ampiezza, che sfocia nel carattere speziato non evoluto del Sorì Ginestra o del Mosconi. Inoltre, quel tannino un po’ più rigido, lo fa pesare un po’ sul piano della piacevolezza di beva. Mettendo appunto in risalto i suoi caratteri che pendono più sulla parte delle durezza. Ma rimangono comunque delle sottigliezze…
90/100 – Barolo Coppo 2005 (Cat. F)
Un Barolo al terzo millesimo di produzione (se escludiamo le versioni storiche…) che si colloca in primo piano con un risultato ottimo. Sicuramente, ci aspetteremo in futuro che il vino acquisti maggiore spessore, ma intanto la spina dorsale c’è, ed è dotato anche di un pizzico di personalità in più, rispetto alle due versioni precedenti. Pacca sulla spalla quindi e tanti auguri per un radioso futuro.
90/100 – Barolo Serralunga Fontanafredda 2005 (Cat. E)
Ottima prova per il Serralunga di Fontanafredda. Un vino docile, mansueto, con qualche sfumatura ancora un po’ troppo dolce che andrebbe rinvigorita e resa più dinamica. Al palato si propone con il giusto passo, con volume ma mantenendosi sulla linearità e senza troppe invasioni, con un’acidità integrata ed un tannino docile.
90/100 – Barolo Parej Icardi 2005 (Cat. G)
Il Parej 2005 è apparso un po’ sottotono se paragonato alla versione precedente. In questa versione presenta un frutto più esile ed una speziatura più evidente. Al palato è di media avvolgenza, ma con l’ago della bilancia più spostato sulle durezze.
90/100 – Barolo Bricat Manzone 2005 (Cat. F)
Nonostante si collochi sulla soglia dei 90 punti. Il Bricat si esprime con una condizione di forma e di salute che si collocano su di un gradino più in basso, rispetto al Castelletto e Le Gramolere. L’impatto olfattivo è deciso e tenace, anche se un po’ più scomposto dei suoi fratelli. Al palato è delizioso ed appagante, di media avvolgenza, ma di importante lunghezza.
90/100 – Barolo Vigna Cappella di S. Stefano Pod. R. dei Manzoni 2005 (Cat. G)
Analizzandoli nell’insieme, i Barolo 2005 del Podere Rocche dei Manzoni fanno un passettino indietro, se li volessimo confrontare con quelli della versione precedente. Questo non vuole essere una critica, oppure deve essere vista come una volontà ben precisa, di chiedere sempre ai produttori di migliorarsi di anno in anno, ma la constatazione che sono comunque vini, checchè se ne dica, che rispecchiano il millesimo di origine, senza adottare forzature nelle fasi di lavorazione. Il Vigna Cappella di S. Stefano, risulta tra i suoi compagni di squadra, quello più “dolce” sia al naso che in bocca, molto più racchiuso come frutto. Solo al palato si schiude per sciorinare tutto il suo fascino, molto più delicato del Big ‘d Big e con un tannino meno aggressivo.
90/100 – Barolo Parafada Massolino 2005 (Cat. F)
Il Parafada 2005 si presenta con la medesima potenza di sempre, ma con un filo di eleganza in meno, rispetto alla versione precedente ed in maniera più importante se dovessimo paragonarlo al Margheria. Il frutto è più di impatto, di buona concentrazione, si protrae verso una tonalità speziata. Al palato esibisce un tannino molto più ruvido e questo a discapito della distensione in chiusura.
90/100 – Barolo Cannubi E. Pira & Figli-Chiara Boschis 2005 (Cat. G)
Chi conosce il “personaggio” Chiara Boschis, sa che è una persona che fa dell’intraprendenza, il coraggio e la personalità, i suoi principali tratti caratteriali. Ecco, i “suoi” vini sono proprio come lei. Nel bene e nel male. Nel senso che rappresenta uno stile che a tutti, può non piacere. Vini prestanti e vibranti. Non cercategli se possibile, troppe morbidezze o troppi equilibri. Vini che sono spesso in coerenza con gli andamenti climatici. In quelle ottime annate considerate “classiche” sono grandi, in altre annate, come per esempio questa 2005, risultano sempre ottimi, ma un po’ troppo nervosetti. Sia sul piano dell’acidità che quello dei tannini.
90/100 – Barolo Bussia Prunotto 2005 (Cat. F)
Il Bussia 2005 di Prunotto, si propone su di un gradino sotto rispetto alla 2004. Non sappiamo, ma lo crediamo, che sia dovuto alle difficoltà e alle ovvie differenze di annata. Infatti il frutto è più croccante, ma meno intrigante e coinvolgente della versione precedente. Anche la finezza è un po’ sporcata da un naso un po’ polveroso. Il volume, lo spessore e l’equilibrio invece sono comunque quelle di un vino che varca la soglia dei 90 punti.
90/100 – Barolo Josetta Saffirio 2005 (Cat. E)
Al momento dei nostri assaggi, abbiamo evidenziato, come in alcuni passaggi, ci hanno fatto preferire il Barolo villages di Josetta Saffirio. Questo se confrontato con le valutazioni del Persiera. Risulta, in questo momento, quello più solido e compatto. Con coerenze concordi tra olfattiva-gustativa. Esprimendosi con la medesima linearità e femminilità di sempre, in un finale di grande eleganza.
90/100 – Barolo San Pietro Tenuta Rocca 2005 (Cat. F)
Vi abbiamo sicuramente raccontato più volte di come Piero Ballario, il consulente enologico della Tenuta Rocca, stia facendo un lavoro egregio, per portare nel breve tempo possibile, i loro Barolo (soprattutto…) a toccare vette qualitative molto alte. A cominciare dall’ultimo nato, il San Pietro 2005, vino che tocca la soglia dei 90 punti. Era la prima volta che ci ci siamo trovati nelle condizioni di valutarli a bottiglie coperte ed in maniera comparativa e già l’impatto olfattivo ha colpito positivamente il notro panel. Un frutto fragrante, intenso, di buona complessità e che avrà bisogno di tempo (a dire la verità, non molto…) per acquisire anche la giusta armonia. Anche con il palato, dove si distende con maggiore lunghezza rispetto alla versione precedente, e con maggiore volume.
90/100 – Barolo Eraldo Viberti 2005 (Cat. E)
Il Barolo di Eraldo Viberti, oltre a posizionarsi da qualche anno su posizioni di riguardo, è sicuramente tra le migliori espressioni del vino rapporto qualità-prezzo-piacere. Completo, ricco, di sostanza e anche con quel pizzico di personalità che si chiede ad un Barolo di questi livelli, sono le carte espressive di rilievo. Non cercate troppa opulenza o sostanza in bocca, ma avvicinatevi invece se vi piacciono i vini giocati sulla linearità e la finezza.
89/100 – Barolo Case Nere Boglietti 2005 (Cat. G)
Il Case Nere si differenzia dall’Arione, per un contesto propositivo molto più pacato, più docile e meno giocato sulla potenza. Ha le carte in regola per vincere la palma del miglior vino di Boglietti, se si proponesse con la medesima complessità aromatica e con maggiore finezza. Il legno è meno evidente, così come il tannino è più integrato.
89/100 – Barolo Fossati Boglietti 2005 (Cat. G)
Il profilo olfattivo del Fossati 2005, è quello che caratterialmente si propone con un un’indole più giocata sul frutto e meno sulla proposta evolutiva della speziatura, tra i cru di Boglietti. Al palato è di gran lunga il più morbido ed il più equilibrato.
89/100 – Barolo Cannubi Comm. G.B. Burlotto 2005 (Cat. F)
Il Cannubi si espone a livello aromatico con maggiore compattezza ed una complessità più accentuata. Mentre è il palato, a segnare l’andatura nel raffronto con l’Acclivi. Meno voluminoso e con un equilibrio decisamente spostato un po’ troppo sulle durezze.
89/100 – Barolo Serralunga Massolino 2005 (Cat. E)
Se prendiamo come riferimento tutte le versioni del Serralunga di Massolino, quella targata 2005 potrebbe rientrare tra le migliori prodotte. Così come si conferma tranquillamente, per essere uno dei migliori interpreti di riferimento, nel variegato mondo di quello che viene chiamato approssimativamente: Barolo “base”. Preferiremmo di gran lunga, usare la definizione borgognona di “village”, suona molto meglio alle orecchie del consumatore finale, che non ha l’impressione che gli stiano vendendo la solita autovettura senza accessori. Con la conseguenza di mettere in risalto, in questo caso, il territorio di Serralunga d’Alba, mordente nel suo aspetto, con il suo tannino e la sua acidità vigorose, con il frutto incisivo e dotato di quella venatura balsamica che lo rende molto rinfrescante al naso. Un Barolo senza troppi optional, ma dal design seducente.
89/100 – Barolo Campè La Spinetta 2005 (Cat. H)
Un vino che anche nella versione 2005, si esprime con la consueta mole ed esuberanza aromatica. Gioca molto sulle note dolci di frutta in confettura ed un taglio speziato piuttosto evidente. Lo preferiremmo trovare un po’ più “freddo” nelle sue sfumature. Così come il palato appare voluminoso, ampio e molto morbido, ma che secondo noi guadagnerebbe molto sul piano del dinamismo, in virtù di una trama tannica più vigorosa.
89/100 – Barolo Vigna d’l Roul Podere Rocche dei Manzoni 2005 (Cat. G)
Il Vigna d’la Roul presenta, in quest’annata un frutto un po’ più grossolano rispetto a quelli descritti sopra. Anche in bocca appare voluminoso, di spessore, ma abbastanza slegato in questa fase. Sicuramente è quello che avrà bisogno di più tempo.
89/100 – Barolo Brunate-Le Coste Rinaldi 2005 (Cat. F)
E’ chiaro ed evidente lo stacco di questo Brunate-Le Coste, rispetto al Cannubi San Lorenzo-Ravera. Incominciando dal profilo olfattivo che non brilla di certo per definizione aromatica e per dei sentori che si rivelano più “polverosi” del fratelloe che ne ostacola la finezza. Al palato si rinsavisce, facendogli guadagnare dei punti. Anche se tende a congedarsi un po’ troppo presto.
89/100 – Barolo Persiera Josetta Saffirio 2005 (Cat. F)
Ha stupito pure il nostro panel, dover vedere il Persiera, soffrire lo stacco (momentaneo?) nella corsa sul suo fratellino. Quello che ha fatto creare il gap, è prima di tutto il ventaglio olfattivo che si propone, sì con decisione, ma senza quella consueta eleganza e definizione aromatica. In bocca si mostra più aggressivo, dovuto ad un tannino più asciutto che complica, in fase di allungo retro-olfattivo, la percezione di lunghezza. Diamogli tempo…
89/100 – Barolo Albe G.D. Vajra 2005 (Cat. E)
Il Barolo Albe rispecchia, anche se in quantità molto più modesta rispetto al Bricco delle Viole, la profonda personalità dei Barolo di Aldo Vaira. Vini che esibiscono il loro lato più seducente, nell’incredibile varietà aromatica, data dalle caratteristiche dei terroir aziendali. In annate come la 2005, possono però apparire un po’ più freddi nel frutto o un filo più nervosetti, parlando invece di acidità. Ma restano sempre in piedi, senza avere cedimenti strutturali, anche grazie alla serietà e la seriosità applicata al discorso agronomico, di condotta dei vigneti. Se cercate quindi un prodotto di limpida e cristallina piacevolezza, l’Albe 2005, farà il caso vostro.
88/100 – Barolo Tettimorra Antica Casa Vinicola Scarpa 2005 (Cat. F)
Siamo convinti e ne auspichiamo vivamente, che questa storica ed affidabile casa vinicola, viva un nuovo florido periodo di vitalità. Perchè è proprio la vitalità che questi vini ne hanno più bisogno ed il Tettimorra 2005 è un valido esempio. Certo, lo stile non aiuta la sua fruibilità nell’immediato, ma siamo sicuri di essere davanti ad un esempio che saprà maturare con giudizio e ponderatezza, per uscire tra qualche anno, con la giusta e completa pienezza aromatica e smussare quei spigoli che lo fanno apparire un po’ troppo crudo in questo momento.
88/100 – Barolo Serralunga Ferdinando Principiano 2005 (Cat. E)
Il Barolo Serralunga di Principiano è sicuramente uno dei più limpidi e cristallini esempi, di come dovrebbe essere un Barolo village. Un frutto espressivo e molto aperto ed una succosità di beva che risulta godibilissima. Non ha le caratteristiche per durare a vita eterna, ma risulta piacevole ed interessante nel breve periodo. Così come è interessante anche nel rapporto qualità-prezzo.
88/100 – Barolo Tenuta Rocca 2005 (Cat. E)
Abbiamo registrato un’ottima prova del Barolo San Pietro della Tenuta Rocca, così come è molto buona quella del Barolo “base”. Un vino senza troppi fronzoli, adatto già al consumo nel breve periodo, con gli elementi di base in armonia tra loro. Non dategli troppo tempo di maturazione, perchè gli sviluppi migliorativi non saranno significativi, ma è da cogliere ed apprezzare per l’immediatezza. Come un fiore di campo appena sbocciato.
Annata 2004
95/100 – Barolo Ris. Vecchie Viti dei Capalot e delle Brunate Roberto Voerzio 2004 (Cat. H)
Secondo voi, il Vecchie Viti di Roberto Voerzio poteva mancare all’appuntamento dell’eccellenza con il millesimo 2004? Certo che no. Infatti, si è fatto trovare pronto, in perfetto e lucido abito da sera, simbolo di un’eleganza ed una finezza estrema. Un frutto ricco, concentrato, complesso e molto variegato, ottenuto dalla ricchezza regalata dalle uve da vigne vecchie. Porta con se le caratteristiche della 2004, dando un profilo olfattivo che andrà in la’ con il tempo, ma risulta già molto aperto oggi. In bocca è suadente, lineare. Corre dritto senza sbavature verso un finale che non molla mai la presa.
91/100 – Barolo Prapò Schiavenza2004 (Cat. G)
E’ notevole lo stacco tra il Prapò ed il Broglio di Schiavenza. Luciano Pira ci ha voluto inviare ancora le versioni 2004. E questo può averli aiutati di molto parlando di apprezzamento generale. Il Prapò possiede un frutto più carico, più ricco e più croccante. Mentre al palato si mostra con la sua consueta avvolgenza ed una trama tannica abbastanza decisa per essere una 2004. Notevole l’aspetto di una crescita qualitativa che di certo non la scopriamo noi, ma che andrebbe messa in maggiore evidenza. Anche se riconosciamo che la produzione al limite del confideanziale, potrebbe presentare delle difficoltà in merito.
91/100 – Barolo Bricco delle Viole G.D. Vajra 2004 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Al momento dell’assaggio, il Bricco delle Viole 2005 non era ancora pronto, così Aldo Vaira ha preferito mandarci ancora la versione 2004. Ottima, con l’abituale coerenza tradizionale della casa, tocca vette molto alte (anche se la 2001 ci pare, al momento, irraggiungibile…), di apertura aromatica che lascia trapelare le sensazioni aromatiche accentuate, tipiche di uno dei vigneti più alti di tutta la denominazione e che possiede la solita e ben accetta eleganza, anche con un filo di ricchezza più in evidenza rispetto ad altre annate. Al palato si distingue per una trama tannica ben levigata ed integrata ed un’acidità appuntita, che supporta uno spessore che si mostra anche al palato, più marcato. Molto elegante infine la chiusura. Ma questa non è una novità…
90/100 – Barolo Dagromis Gaja 2004 (Cat. F)
Il Barolo Dagromis di Angelo Gaja rappresenta, con questa 2004, la versione più fedele di come deve essere un’interpretazione del Nebbiolo proveniente da La Morra, vinificato dalle sapienti mani di Rivella, in un’annata con le caratteristiche di questo millesimo. Un vino che raggiunge tranquillamente i 90 punti, che non possiede gli stessi spessori e l’incisività dei suoi Langhe Nebbiolo, ma che gioca molto sul filo degli equilibri. A cominciare dall’impatto olfattivo, con uno spettro non particolarmente di grande intensità, ma che disegna tratti contenuti, molto ampi e di notevole apertura aromatica. Equilibrio anche al palato, con tutte le cose al posto giusto, preludio di un finale di notevole lunghezza.
90/100 – Barolo Ravera Flavio Roddolo 2004 (Cat. F)
Ennesima prova superlativa dell’onesta professionale di questo piccolo-grande vigneron di Monforte d’Alba, che lavora molto sulla concretezza e sul rispetto del territorio. I suoi vini non hanno nulla del carattere tutto “chiacchere e distintivo”, anzi, sventolano un frutto di grande consistenza e coerenza nei tratti riconoscibili su di un asse ben preciso. Di quello che in Francia chiamerebbero terroir-millesime-savoir faire, ovvero la maestria di interpretazione stilistica e di vinificazione al servizio del millesimo di origine, senza voler stravolgere o modificare quanto il nebbiolo offre. Un’altra standing ovation da dedicare a Flavio Roddolo…
*90/100 – Ghemme Bricco Balsina Ioppa 2004 (Cat. D)
Altissimo Ceto
Sapevamo che i fratelli Ioppa ci nascondevano qualcosa e che quel esordio fatto lo scorso anno, con il millesimo 2003 dei loro due nuovi cru di Ghemme, non erano per niente lo specchio fedele di quanto volevano interpretare dal loro territorio e che avrebbero benficiato, a nostro modo di vedere, alla luce di un millesimo ben più felice. Eccoci quindi a raccontarvi del millesimo 2004, dandogli inoltre l’opportunità di mettersi in mostra, all’interno di un racconto di una degustazione così importante. A spuntarla è quindi il Bricco Balsina, il quale offre degli spunti davvero interessanti, di grande maturità, solidità e concretezza. Probabilmente sarà una delle rivelazioni dell’anno, rappresentando un vino che ha la stazza e la classe di un grande purosangue da corsa, a cui affidare con calma e serenità, tutte le nostre puntate vincenti. Non vi deluderà…
89/100 – Barolo Bricco Giubellini 2004 (Cat. D)
Siamo veramente contenti di dover tessere lodi al Barolo di Gigi Garanzini e Maria Bianucci, nella bella ed efficace versione 2004. Un vino dall’aproccio diretto, con un profilo olfattivo se vogliamo più contenuto riconoscendogli la mano “esecutiva” alle spalle, di Claudio Conterno e Guido Fantino, ma inprontato sempre sulla pulizia e la nitidezza. Un frutto di buona ricchezza e di buona coerenza con quanto andremo a trovare al palato. Non di grande esplosione e potenza, ma di chiara avvolgenza, sostanza ed equilibrio e per chiudere, una trama tannica davvero di rilievo ma non mordente.
89/100 – Barolo Sistaglia Deltetto 2004 (Cat. E)
Un pregevole esempio sulla validità di questa casa, su di un terreno diciamo per certi versi “ostico”, visto che parliamo di una Casa che fa del Roero la sua bandiera principale. Diretto, lineare e vigoroso, ma che sembra vivere in questo momento, una doppia dimensione. Il Sistaglia 2004, in fase olfattiva, ricopre i ruoli di frutto variegato, ricco ed aperto che hanno i vini di questa annata, salvo poi presentarsi, durante la fase gustativa, con un “corpo” un po’ più “diluito” di quanto ci si aspettasse e con delle durezze marcate, soprattutto dovute alla rigidità del tannino.
89/100 – Barolo Vigna San Pietro Tenuta Rocca 2004 (Cat. F)
Se si volesse davvero notare i progressi qualitativi in corso in questa cantina, sarrebbe sufficiente mettere in confronto le due annate proposte del San Pietro. Infatti, la pur convincente versione 2004, soffre la tenuta e la compattezza sfoggiata con la 2005. Un cambio di marcia, nonostante la differenza del millesimo che potrebbe fare intuire del contrario, ritratto in un frutto, in questo campione, che rappresenta intensità e complessità encomiabili, ma con una proposta di maturità più marcata che sfocia in sfumature evolutive sotto forma di spezie. Al palato è morbido ed equilibrato, ma non irrompe con la medesima incisività del suo compagno.
88/100 – Barolo Broglio Schiavenza 2004 (Cat. G)
Il Broglio 2004 è un vino di tutto rispetto, pulito, nitido ed enologicamente ben fatto. Pur non possedendo la personalità del Prapo’, quì, il carattere di un Barolo di Schiavenza c’è tutto. Il frutto è ricco e complesso, peccato che sfuma su di un’indole un po’ evoluta per l’annata. In bocca è sottile e lineare, con un equilibrio ed una piacevolezza che può far pensare, agli acquirenti di questa tipologia, di non abbandonarlo troppo tempo in cantina.
*88/100 – Ghemme Santa Fè Ioppa 2004 (Cat. D)
Non deve essere sicuramente facile “rivaleggiare” in famiglia con un fratello come il Bricco Balsina. Al primo “vero” e “grande” esordio (il primo lo abbiamo avuto con il millesimo 2003), vediamo come entrambi, abbiano stoffa e carattere da vendere, ma che con ogni probabilità assisteremo in futuro, ad un “duello” che si troverà ad intraprendere strade diverse. Potrà ricordare molto da vicino, la vita professionale e storica, fatta di concretezza e solidità dei fratelli Baresi???
84/100 – Barolo Santo Stefano di Perno Mascarello Giuseppe 2004 (Cat. F)
Ci siamo soffermati più volte sui vini di questo capace e bravo produttore che è Mauro Mascarello, prima di arrivare a delle conclusioni sulle valutazioni finali. Sono stati valutati prima a bottiglie coperte, poi a bottiglie scoperte ed infine, in seguito a 24 ore di ossigenazione. Abbiamo quindi messo al loro servizio, tutte le nostre attenzioni. Anzi, più di quanto non abbiamo riservato agli altri vini. Ma alla fine non ci siamo mossi di una virgola su quei punteggi che vedete raffigurati, ma che, credeteci, a sopreso molto più noi. Lungi da noi a dire che siano dei vini cattivi, ma sinceramente da un’annata come la 2004 ci saremmo aspettati (molto) di più. Abbiamo avuto modo, inoltre, di assaggiare in cantina le validissime versioni targate 2003 e anche quel fuoriclasse che risponde al nome di Riserva Monprivato Ca d’Morissio 2001. Tuttavia, le 2004 non sembrano brillare di luce propria, appaiono con dei frutti sottili un po’ troppo esili, avvitati su se stessi, con delle sensazioni racchiuse in sentori di ribes e lamponi, ma senza dare sfogo alla consueta classe e prestanza aromatica. Al palato, in particolare il Santo Stefano di Perno, mostra un carattere crudo ed acerbo al palato, con tannini che si mostrano rigidi ed austeri, più di quanto fatto in passato.
84/100 – Barolo Villero Mascarello Giuseppe 2004 (Cat. F)
Confermiamo quanto detto in precedenza, aggiungendo quelle che sono le differenze tra i diversi cru, con il Villero che si propone in maniera un po’ più docile all’impatto olfattivo. Un frutto più “concentrato”, mentre al palato si propone sulle medesime caratteristiche del precedente, salvo sfoderare un tannino più mansueto.
83/100 – Barolo Monprivato Mascarello Giuseppe 2004 (Cat. G)
Tra gli elementi che hanno convinto meno nel Monprivato 2004, è il quadro olfattivo, che si propone senza la stessa pulizia aromatica dei due campioni precedenti. Anche la bottiglia di scorta ha purtroppo confermato le medesime impressioni. Al palato è notoriamente, il più opulento dei cru di Mauro Mascarello, ma senza sfoderare la medesima stoffa delle grandi annate del Monprivato. E che lo hanno reso un punto di riferimento della denominazione.
Annata 2003
93/100 – Barolo Per Cristina Domenico Clerico 2003 (Cat. H)
Altissimo Ceto
C’è molta precisione nel temperamento di questo Percristina 2003 di Domenico Clerico. Sembra non soffrire per niente il fatto di essere nato in un millesimo difficile. Non cercate sensazioni pseudo-caloriche elevate o cotture del frutto, perchè avete sbagliato riferimento. Quì, rigore, pulizia e nitidezza sono alla base di questo vino, che sembra di aver acquisito lo spessore e la concentrazione da questo millesimo, ma non l’acidità che in questo campione, gli regala un’autorevole propensione alla beva.
91/100 – Barolo Riserva Lazzarito Ettore Germano 2003 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Sergio Germano ci ha regalato, con questo Lazzarito Riserva 2003, uno dei suoi migliori Barolo mai prodotti. Sembrerebbe colpire molto sulla spettacolarizzazione aromatica in un primo momento, a dire il vero, anche in maniera un po’ ruffiana. Ma è l’assaggio poi a farvi cambiare opinione, completare l’opera e darvi la sensazione di avere tra le mani un gran bel vino. Non mostra la “severità” degli altri vini di Sergio, mostrandosi un po’ più docile e mansueto, con una trama tannica più fitta ed un acidità più integrata.
Annata 1999
93/100 – Barolo Vigna Madonna dell’Assunta La Villa Podere Rocche dei Manzoni 1999 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Se nutrivamo ancora un piccolo dubbio sulle possibili difficoltà di “digestione” dopo anni di bottiglia, del quadro aromatico importante dato dal legno che hanno sempre in gioventù i vini del Podere Rocche dei Manzoni, ora è del tutto fugato. Un chiaro esempio di un grande Barolo che si espone con concentrazione e potenza, ma che riesce sempre a comunicare con grande eleganza. Un frutto di grande espressività, variegato, ampio e che riporta puntulamente in maniera incisiva le caratteristiche di una grande annata come la 1999. Anche al palato sfodera avvolgenza e forza, un tannino preciso ed energico ed una acidità importante, sono le prerogative di un Barolo che avrà lunga vita davanti a sè e che avrebbe inorgoglito non poco, il grande Valentino Migliorini.
91/100 – Barolo Riserva Bussia Parusso 1999 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Appartiene ancora ad una passata dimensione della vita professionale di Marco Parusso e non a quella nuova che stiamo vivendo con i vini più “giovani”, ma nulla ci vieta di complimentarci per la precisione stilistica e la definizione aromatica, segni di un’uva proveniente da un grande terroir e sapientemente vinificati con grande maestrìa. Anche l’olfatto non sembra per niente penalizzato da tratti dolci derivanti dal legno, cosa che invece ha caratterizzato in passato alcune versioni di questo bravo produttore langarolo. Al palato è largo, arioso e coinvolgente. I tratti vigorosi dell’acidità e del tannino sono quelli che ci piace riscontrare in un 1999, ma con il pregio, riscontrabile nel bicchiere, di fare come le buone ciliegie. Una tira l’altra…
3) LE CONSIDERAZIONI FINALI:
Eccoci giunti così alla fine di questa maratona fatta di numeri, impressioni, emozioni e parole che hanno reso questa puntata, sicuramente tra le più “importanti” della nostra Guida. Sicuramente, la caratteristica che vi avrà più colpito, scorrendo la rotella del vostro mouse, è la mole impressionante di ottimi punteggi elargiti ai vini, che vanno in molti casi, oltre i 90 punti e molto vicini per gli altri restanti. Non credo che vi dobbiamo delle spiegazioni in giustificazione a tutto questo, scusanti per giusticare dei punteggi che a prima vista potrebbero sembrare “di manica larga”. Ma sono frutto di attente valutazioni e per farvi capire che stiamo parlando di uno dei vini qualitativamente più riconosciuti a livello mondiale e capace di poter “rivaleggiare” con le migliori interpretazioni enologiche del pianeta. Un certo Cesare Pavese diceva: “tre nasi son quel che ci vuole per il Barolo”. E noi ne abbiamo messi a disposizione molti di più al servizio del Re dei vini. Sua maestà il Barolo. Che mai, come gli ultimi millesimi, ha raggiunto una maturità non solo qualitativa (quella l’abbiamo già vissuta in passato con il periodo 1995-2001) ma anche espressiva, che sembra incominciata con l’annata 2004. Tuttavia usare il termine “espressivo”, potrà sembrare abbastanza riduttivo, in quanto le medesime caratteristiche potevano essere riscontrabili in versioni passate, ma che ora hanno un significato più ampio e che sono traducibili in una maggiore volontà da parte dei produttori, nell’osservare delle “regole” con maggiore scrupolo, attenzione, riguardo e diligenza, per riuscire ad ottenere dei vini con tratti più significativi sul piano della personalità e del carattere, non solo per il rispetto del millesimo, ma anche per la provenienza delle uve. Ci eravamo quasi dimenticati di come era fatto un Barolo di Monforte d’Alba. Pensavamo che un La Morra dovesse profumare di vaniglia e cioccolato, anzichè di rosa o geranio e che non dovesse più possedere le suadenze e la linearità. E vogliamo parlare del carattere, dello spessore e del tannino di un Serralunga d’Alba? Ce l’avevano fatta dimenticare, quei cambiamenti repentini di stili, forme e sostanze, avute in molti vini del passato ( e non del tutto ancora abbandonata). Quella ricerca affannosa della concentrazione, della dolcezza. Di voler ottenere a tutti i costi, dei livelli assoluti di morbidezza ai vini, come se i medesimi produttori, si fossero scordati che tra le mani avevano il nebbiolo e non il merlot. Bene, quelle stesse interpretazioni, stanno via via lasciando spazio ad un impiego, con maggiore attenzione dei legni e della stessa tecnologia di cantina, cercando di usarla anch’essa con maggiore prudenza. A questo aggiungiamo anche un uso più ridotto di trattamenti chimici in vigna, delle rese drastiche per ettaro e sottolineiamo che in molti poi fanno sempre più ricorso alle fermentazioni spontanee. Tutto questo non fa altro che aumentare un livello omogeneo, già come base di partenza, molto più elevato.
Come non crediamo che in questa “nuova” dimensione che sta ottenendo il più nobile dei vini, valga ancora la pena nel 2009, di soffermarsi e di favoleggiare su divisioni tra tradizionalisti e modernisti. Di cosa sia meglio per il Barolo. Di botte grande o di botte piccola. Di rovere di Allier o di Slavonia. Di roto-maceratori o di tini in cemento. Siamo convinti che per assurgere ad un ruolo ancor più prestigioso, si debba uscire da questo guscio, lasciar perdere le prese di posizione degli esponenti dei due movimenti e convincerci che esista un solo e grande partito, quello del Barolo tout-court. Troviamo giusto che esistano produttori con stili diversi e che vi siano consumatori che abbiano approcci differenti, che apprezzino uno stile piuttosto che un altro. Ma nel momento in cui dobbiamo proporre il “nostro” vino al di fuori dei nostri confini, dobbiamo farlo in maniera più unitaria, più rispettosa di tutto e di tutti, di convincersi che le proprie ideee, non siano per forza di cose le migliori o le più giuste. Come del resto, vorremmo che ci fosse da parte dei produttori, più che in passato, maggior riguardo verso il consumatore finale. Non vogliamo più assistere a prezzi che lievitano considerevolmente in seguito a premi, riconoscimenti ecc… Altrimenti rischiamo di seguire il discorso della politica. Con le loro profonde divisioni e del fatto che il cittadino continui a pagare di tasca sua, soprattutto quando si trova di fronte ad aspettative non corrisposte.
Guardiamoci intorno. Allarghiamo le nostre menti. Perchè voler insistere su dei modelli campanilistici ormai obsoleti. Per migliorarci e per dare maggiore riconoscenza al nostro amato vino, diamo un’occhiata per esempio al modello borgognone, di quel profondo rispetto che hanno la maggior parte dei produttori verso il vitigno ed il luogo di origine, pur conservando il proprio stile e la propria filosofia. Avete mai sentito dalle parole, per esempio di una certa M.me Leroy, che la sua filosofia è quella più vicina alla perfezione? Certo che no. Anche se può darvi l’idea di pensarlo. Ma ricordatevi infine, che per il produttore della Borgogna, il vino del vicino è sempre migliore del suo.
Così che potremmo arrivare un giorno a dire finalmente: “e vissero tutti felici e contenti”!
Articolo redatto da:
Ivano Antonini alias EnoCentrico
Curatore Guida dei Vini e Referente regionale del Piemonte
ivano.antonini@altissimoceto.it
Ringrazio i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
Piemonte
– Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
Lombardia
Friuli Venezia-Giulia
-I vini bianchi (prima parte). Chardonnay, Friulano, Malvasia e Pinot Bianco.
-I vini bianchi (seconda parte). Sauvignon, Pinot Grigio e “blend”.
Toscana
Sicilia
-I vini bianchi e rossi dell’Etna.
-I vini binchi e rossi di Sicilia.
Per chiudere, un particolare ringraziamento per la loro disponibilità, allo staff del:
La Guida dei Vini on-line by Altissimo Ceto. Dedicata alle sole eccellenze. Sponsored By Amici Gourmet – Network esclusivo di appassionati Gourmet.
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