Articolo a cura di Savino Angioletti.
Referente regionale del Veneto e per l’Emilia-Romagna.
Oggi ci tuffiamo per la prima volta, nelle eccellenze di questa regione. La prima tappa comincia da Soave, un paese ma soprattutto una zona, che ancora oggi non gode della fama che meriterebbe, anche se l’unicità che offrono questi luoghi ed i loro vini, sono davvero molteplici. Proseguiremo nelle prossime settimane e che riguarderanno le prossime pubblicazioni, con la Valpolicell, seguita da Breganze, la quale verrà descritta insieme ad altri IGT e le altre eccellenze regionali. Ma ora spazio a Soave, dove troverete inserito anche i vini di Roberto Anselmi. Questi, seppur imbottigliati come IGT, abbiamo voluto inserirli (per ovvie ragioni) in questa sessione.
Buona lettura!
Per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli. Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca. Con l’asterisco vengono segnalati i virus, ovvero vini che non appartengono alla denominazione trattata, ma che possono avere, per certi versi, delle profonde somiglianze.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato. Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel, al termine di ogni sessione.
1) LA GRADUATORIA:
I Soave…:
86/100 – Soave Superiore Cangrande Sandro de Bruno 2007 (Cat. B)
85/100 – Soave Pieve Vecchia Fasoli Gino 2007 (Cat. B)
84/100 – Soave Santo Stefano Portinari 2004 (Cat. C)
83/100 – Soave Vigneto La Broia Roccolo Grassi 2007 (Cat. A)
82/100 – Soave Albare Portinari 2007 (Cat. B)
82/100 – Soave Monte Ceriani Tenuta Sant’Antonio 2008 (Cat. A)
81/100 – Soave Sereole Bertani 2008 (Cat. A)
80/100 – Soave Colli Scaligeri Sandro de Bruno 2007 (Cat. A)
79/100 – Soave Tamellini 2008 (Cat. A)
I Soave Classico…:
89/100 – Soave Classico Contrada Salvarenza Vecchie Vigne Gini 2007 (Cat. D)
88/100 – Soave Classico La Rocca Pieropan 2007 (Cat. C)
87/100 – Soave Classico Vigna Turbian Nardello 2008 (Cat. B)
87/100 – Soave Classico Calvarino Pieropan 2007 (Cat. B)
86/100 – Soave Classico Monte Alto Ca’ Rugate 2007 (Cat. D)
86/100 – Soave Classico Ca’ Visco Coffele 2008 (Cat. A)
86/100 – Soave Classico Vigneti di Foscarino Inama 2008 (Cat. B)
85/100 – Soave Classico Monte Grande Pra’ 2008 (Cat. A)
85/100 – Soave Classico Le Bine de Costìola Tamellini 2007 (Cat. A)
*85/100 – Veneto Bianco IGT Capitel Croce Anselmi 2007 (Cat. C)
84/100 – Soave Classico Alzari Coffele 2007 (Cat. B)
84/100 – Soave Classico La Froscà Gini 2008 (Cat. C)
84/100 – Soave Classico Staforte Pra’ 2007 (Cat. A)
84/100 – Soave Classico Le Bine Longhe Tessari 2007 (Cat. A)
*84/100 – Veneto Bianco IGT Capitel Foscarino Anselmi 2008 (Cat. C)
83/100 – Soave Classico Monte Fiorentine Ca’ Rugate 2008 (Cat. D)
83/100 – Soave Classico Meridies Nardello 2008 (Cat. A)
82/100 – Soave Classico Colombara Zenato 2008 (Cat. A)
81/100 – Soave Classico Vin Soave Inama 2008 (Cat. A)
80/100 – Soave Classico Coffele 2008 (Cat. A)
80/100 – Soave Classico Gini 2008 (Cat. A)
79/100 – Soave Classico Ronchetto Portinari 2007 (Cat. A)
78/100 – Soave Classico Grisela Tessari 2008 (Cat. A)
I Recioto di Soave…:
92/100 – Recioto di Soave Renobilis Gini 2004 (Cat. D la 0,375)
91/100 – Recioto di Soave Classico Le Colombare Pieropan 2006 (Cat. E la 0,500)
*90/100 – Veneto Bianco IGT Passito I Capitelli Anselmi 2006 (Cat. C la 0,375)
89/100 – Recioto di Soave Classico Le Sponde Coffele 2007 (Cat. E la 0,500)
89/100 – Recioto di Soave Soavissimus Nardello 2006 (Cat. D la 0,375)
88/100 – Recioto di Soave La Perlara Ca’ Rugate 2007 (Cat. E la 0,500)
88/100 – Recioto di Soave Vigna Marogne Tamellini 2006 (Cat. D la 0,375)
87/100 – Recioto di Soave San Zeno Fasoli Gino 2006 (Cat. E la 0,500)
86/100 – Recioto di Soave Oro Portinari 2002 (Cat. D la 0,375)
86/100 – Recioto di Soave Tre Colli Tessari 2006 (Cat. D la 0,500)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
I Soave…:
86/100 – Soave Superiore Cangrande Sandro de Bruno 2007 (Cat. B)
Altissimo Ceto.
Azienda di fresca fondazione, ma di convincente esordio in denominazione. I vigneti di Sandro Tasoniero sono posizionati sul Monte Calvarina ad una altitudine elevata che giova alle uve, grazie a quella escursione termica che si traduce poi in vini dalla grande freschezza aromatica e gustativa, mettendo in risalto un frutto che offre una grande variabilità aromatica, anche in presenza di gradazioni alcoliche ragguardevoli. La paletta aromatica è di grande espressività, con un buon bilanciamento frutto-legno che esalta il carattere minerale di questi vini. In bocca, una buona cadenza ritmata degli elementi distintivi, segnano comunque un approccio giovanile, ancora irruento e bisognoso del giusto addomesticamento in bottiglia. Tutto sommato una prova da Altissimo Ceto molto convinto.
85/100 – Soave Pieve Vecchia Fasoli Gino 2007 (Cat. B)
Ennesimo buon risultato per questa azienda di Colognola ai Colli. Anche se, siamo convinti, che nei prossimi anni ci attenderanno nuove conferme con dei livellamenti pronti ad andare verso l’alto. Per il momento questa versione 2007, sembra lasciare trasparire solo una parte del bagaglio di personalità e di completezza aromatica di cui è capace. Il profilo olfattivo tende ad essere un po’ cotratto, pur individuandogli una complessità di grande compattezza. Al palato offre una materia molto importante, equilibrata e dinamica, anche se il legno tende a sovrastare leggermente in chiusura, difettando grazie ad una acidità presente ma che non riesce ad incidere con il giusto taglio, per rinsaldare la beva.
84/100 – Soave Santo Stefano Portinari 2004 (Cat. C)
Umberto Portinari è modello di passione, dedizione ed umiltà. Personaggio simbolo per tutta la denominazione, incarna come pochi altri l’espressività della Garganega ed è capace di tradurla in vino. Il Santo Stefano è proposto nell’annata 2004 ed ha di conseguenza “colpito” ed inciso nella nostra sessione, con una prova di grande maturità sia in termini di frutto che di complessità aromatica. I “puristi” potrebbero però riconoscergli una certa tendenza evolutiva, ma sentirlo in una versione più integra, non sarebbe più il Santo Stefano di Portinari. Profumi di agrumi canditi, frutta gialla in confettura e poi tante spezie. Al palato è cremoso e suadente, non riscontrerete una freschezza sferzante ed incisiva, ma rimane comunque ben espressa e capace di sostenere lo spessore senza cedimenti.
83/100 – Soave Vigneto La Broia Roccolo Grassi 2007 (Cat. A)
Come racconteremo più volte in questo articolo con le degustazioni dei vini dei diversi porduttori, quello che concerne (in questo caso) il Soave prodotto da Marco Sartori, sembra soffrire una sorta di passaggio più faticoso ed impegnativo con l’annata 2007, rispetto allo slancio e la grinta che erano proprie dell’annata che lo ha preceduto. Ma sappiamo anche della profonda dedizione maniacale del lavoro di Marco verso la qualità, tanto da portarlo ad imprimere ai propri vini, non solo una sua precisa identità stilistica tanto per i bianchi, quanto (lo vedremo prossimamente) per i rossi, ma anche per una riconoscibilità dei tratti originari dell’annata in questione. Poco importa quindi, se questa versione appare meno incisiva della 2006, ne apprezziamo comunque l’insieme, per via del suo approccio tutto sommato, energico ed efficace, con una paletta aromatica che si allarga molto bene, toccando più caratteri, mentre al palato si propone nell’immediato con una media avvolgenza, abbastanza contratto, ma ben sorretto da una vena acida di buon rilievo. E con molta probabilità, necessita ancora di qualche mese in bottiglia per trovare un più corretto riposizionamento.
82/100 – Soave Albare Portinari 2007 (Cat. B)
Altissimo Ceto.
Il motivo che vede premiato l’Albare con la nostra menzione più importante rispetto al Santo Stefano, è racchiuso in una nostra predilizione a cercargli un carattere di buona personalità, propria del suo produttore, in un quadro aromatico più snello e più scattante, cha sappia imprimere grinta e vigore, soprattutto al carattere minerale, anche se meno vorticoso ed esuberante. Il profilo aromatico resta decisamente più compresso, ma capace di esprimersi bene su tutta la linea con discreta armonia. Al palato è dritto, grintoso e lineare. Perfetto a stabilizzarsi con precisione per tutta la durata della degustazione, pur non esibendo un corpo ed un’eleganza da prima donna. Fondamentale è la chiusura in “dolcezza” e morbidezza, con una bellissima acidità rinfrescante nella beva e che ne rafforza la finezza.
82/100 – Soave Monte Ceriani Tenuta Sant’Antonio 2008 (Cat. A)
Una prova di livello quella fornita dal Monte Ceriani dei fratelli Castagnedi. Gioca molto sulla piacevolezza aromatica, che si mostra di grande apertura e con una buona variabilità degli elementi distintivi. Tende a valorizzare un profilo aromatico del frutto, di grande freschezza, di chiara matrice innovativa. Al gusto è meno esuberante, viene dirottato su una linea sempre di chiara matrice giocata sulla freschezza, ma con un impatto meno rilevante e più lineare, fino in chiusura di bocca.
81/100 – Soave Sereole Bertani 2008 (Cat. A)
Il vigneto Sereole si trova tra il paese di Soave e quello di Monteforte d’Alpone. E’ la massima espressione del vitigno Garganega di casa Bertani. Pur non possedendo un grande spessore, è un vino di grande correttezza e garanzia. Un vino che gioca molto sul bagaglio aromatico importante e molto suadente, dato in primis da una scelta di raccogliere le uve tardivamente e poi dalla fermentazione ed il successivo affinamento in grandi tini di rovere. Il legno comunque rimane ben integrato nel quadro generale del prodotto, anche se lo avremmo preferito con maggiore grinta, in quanto al palato mostra la sua pienezza, sostenuta adeguatamente dall’acidità, ma che scivola via in maniera troppo lineare e senza grandi accenti gustativi, dati dall’incisività.
80/100 – Soave Colli Scaligeri Sandro de Bruno 2007 (Cat. A)
Per il momento, lo stacco dei due vini è abbastanza notevole, non solo ai fini del punteggio. In questo caso abbiamo un approccio stilistico del vino più disequilibrato, pur conservando un frutto con un buon indice di maturità ed un certo grado di finezza. Anche al palato, c’è bisogno in futuro di maggiore armonia tra le componenti, perchè dietro a tutto questo, si intravede spessore e sostanza che chiudono senza cedimenti.
79/100 – Soave Tamellini 2008 (Cat. A)
La sintesi e lo stile del Soave “base” di casa Tamellini, è quella di un vino giocato tutto sull’esuberanza, l’immediatezza e l’apertura aromatica molto “piaciona”. In bocca scivola via in maniera del tutto coerente, con equilibrio, armonia e tanta sicurezza. Già, la sicurezza di non sbagliarsi mai, nello stappare una loro bottiglia.
I Soave Classico…:
89/100 – Soave Classico Contrada Salvarenza Vecchie Vigne Gini 2007 (Cat. D)
Anche nella versione 2007, il Contrada Salvarenza Vecchie Vigne di Sandro e Claudio Gini, si colloca al vertice della denominazione ad un soffio della soglia della super-eccellenza. Le uve provengono da uno dei vigneti più belli d’Italia e che tutto il Mondo gli invidia, da viti che hanno più di 80 anni di età, le quali conferiscono materia e grassezza, mentre le caratteristiche del suolo imprimono al vino quel timbro minerale che lo caratterizza sempre. Anche se questo si trova in mezzo a mille altri vini. Il terroir prima e le sapienti mani vinificatorie dei fratelli Gini poi, concorrono a stabilizzare, equilibrare ed armonizzare un vino, anche in presenza di alcune difficili caratteristiche, dovute alle insidie di una annata come quella in oggetto. Il frutto è decisamente più maturo e più caldo, ma mantiene il dinamismo e quella spina dorsale che servono per tenerlo sempre in piedi e prospettargli pure un futuro radioso di soggiorno in bottiglia. Anche molto lungo. Proprio a questo proposito, Claudio Gini ci ha voluto mandare in assaggio anche due annate più mature come la 2004 e la 1998, proprio per testare le potenzialità (Se proprio nutrissimo qualche dubbio… 🙂 ). Al palato la ’07 è avvolgente, “calda” e grintosa, con una venatura acido-sapida che innalza l’incisività e porta la degustazione al termine in un tripudio di sensazioni, a favore del gusto.
88/100 – Soave Classico La Rocca Pieropan 2007 (Cat. C)
Poche aziende possono vantare una storia così prestigiosa come quella della famiglia Pieropan. Da ben quattro generazioni, hanno dato lustro al lato buono della denominazione nei quattro angoli sparsi del pianeta. Da sempre, La Rocca e Calvarino, sono considerati tra i migliori bianchi italiani e stappare una di queste bottiglie è sempre una garanzia per il consumatore. Ci sono alle spalle condizioni, caratteristiche ed esperienza che fanno sì che ogni annata ha sempre qualcosa di diverso. Dalle annate meno fortunate (provate a stappare oggi un loro 2002…) a quelle importanti. Questo comporta anche che il pubblico da loro si aspetta sempre il massimo, e quest’ultimo potrà ritenersi raggiante davanti agli apici toccati per esempio dalle versioni 2006. Anche se queste possono aver creato qualche “problemino” di posizionamento alle 2007 in degustazione, le quali si trovano a cedergli qualche linea dinamica nei tratti. Se paragonate a loro. Cominciamo con la descrizione del La Rocca, ritenuto dal panel un vino solido e compatto e che si posiziona come sempre tra i migliori della categoria. Un legno che nel corso degli anni, ha trovato più integrazione nel frutto, grazie all’uso di botti grandi e tonneaux. Detto questo, quando questo si trova in equilibrio con un indice di maturità molto più caldo ed esotico dato dall’annata di riferimento e per una raccolta per certi versi tardiva, ecco che perdiamo un filo di grinta ed incisività, pur non intaccando la finezza e la classe, propria del vino. In bocca è un vino di stoffa e di carattere, mette in gioco avvolgenza in perfetta armonia con la venatura acido-sapida che ne insaporiscono il gusto e che ne fanno una delle versioni degli ultimi anni più propense all’apprezzamento, di una stappatura alquanto precoce.
87/100 – Soave Classico Vigna Turbian Nardello 2008 (Cat. B)
Altissimo Ceto.
Nardello è un’azienda giovane che affonda le sue radici in quel di Monteforte d’Alpone ed è condotta egregiamente da Daniele e Federica Nardello. Negli ultimi anni, questa cantina ha compiuto passi da gigante nel segno della qualità dei suoi vini, in virtù di prodotti che vogliono essere sempre più netti, precisi, ma che abbiano inoltre racchiuso in sè, dei tratti distinguibili e che riferiscano di una certa personalità. Il Vigna Turbian è a tutti gli effetti, uno dei nostri migliori assaggi di questa sessione, proviene da uve Garganega e Trebbiano di Soave dell’omonimo vigneto. L’origine vulcanica e la raccolta quasi tardiva delle uve, si traducono poi in un vino con una chiara matrice minerale di fondo, la quale fa capolino in un profilo aromatico ampio e ricco con le più svariate sfumature odorose. Riconoscibile per dei tratti erbacei che non disturbano, è un campione di originalità e di finezza, senza perdere il richiamo territoriale. In bocca è pieno, compatto e deciso nel sapore che perdura in maniera lunga ed espressiva, sostenuto da una bellissima freschezza che lascia il suo ricordo, insieme a quello di un finale un po’ amarognolo.
87/100 – Soave Classico Calvarino Pieropan 2007 (Cat. B)
Altissimo Ceto.
Il Calvarino si posiziona una linea sotto al suo compagno di viaggio La Rocca, anche se si guadagna un Altissimo Ceto più che convinto per aver influito in maniera positiva sui giudizi emotivi del nostro panel. Scopriremo pure l’acqua calda, ma quello che ce lo ha fatto preferire è da cogliere in un frutto grintoso ed energico. Un mix aromatico di grande classe che emoziona per sensazioni che vanno al citrino-agrumato, a quelle più calde ed avvolgenti dell’ananas e della frutta esotica. Inoltre, il naso è impreziosito da venature balsamico-floreali che non ci fanno staccare il naso dal bicchiere e che ci stimola a ricercare sempre nuove sfumature. In bocca è decisamente più prematuro nell’apprezzamento generale rispetto al La Rocca, garantita da una freschezza del tutto simile ad un grande Riesling teutonico, pur non contrastando l’equilibrio in chiusura, tutto in scioltezza ed eleganza.
86/100 – Soave Classico Monte Alto Ca’ Rugate 2007 (Cat. D)
Altissimo Ceto.
Ottimo risultato per il Monte Alto della famiglia Tessari, che mai come in passato imprime al vino un ritmo ed una cadenza aromatica stilisticamente egregia. Ha cambiato il suo modo ed i toni per raccontarsi in questi ultimi anni, visto che in passato ha conosciuto delle versioni che giocavano molto sulla potenza e dove il legno li segnava nei suoi passaggi, e che li vedeva poi un po’ troppo appesantiti nel profilo olfattivo e nella beva. Nuova vita e nuova linfa quindi, che succede ad una 2006 molto ben fatta, ma che trova maggiore polpa ed una maggiore consistenza, non tanto nello spessore, ma nella sua incisività. Anche in questo caso, si predilige una raccolta tardiva delle uve per estrarre il massimo delle uve, a livello aromatico. Frutto completo e maturo, floreale ben distinto e chiusura speziata molto curiosa. In bocca è avvolgente, saldo nella sua struttura ben sostenuta dall’acidità. Peccato per quella chiusura più frettolosa di quanto promesso al naso, che non gli fanno perdere il merito di guadagnarsi un Altissimo Ceto meritato, ma qualcosa sicuramente in termini di punteggio.
86/100 – Soave Classico Ca’ Visco Coffele 2008 (Cat. A)
Altissimo Ceto.
Dell’azienda della famiglia Coffele, ne avete sentito parlare più volte sulle nostre pagine, ma quello che non sapete è la crescita qualitativa e la maturità che ha raggiunto il Ca’ Visco con l’annata 2008 e pronti a scommettere, che questo sarà un ottimo punto di partenza per le prossime versioni. Il diploma di maturità è stato raggiunto grazie ad un frutto che si è fatto più completo, solido ed espressivo che in passato. Ha abbandonato certe essenzialità e certe imprecisioni nel quadro aromatico dove le tonalità erano molto più acerbe. Al palato ha guadagnato in volume, senza perdere la grinta e la tensione acida perfettamente integrata.
86/100 – Soave Classico Vigneti di Foscarino Inama 2008 (Cat. B)
Non troverete il Vigneto du Lot in questa sessione in quanto la 2008 è ancora in affinamento. Spazio dunque per il Foscarino (ed il Vin Soave…) in una raggiante versione 2008. La filosofia stilistica dei vini di Giuseppe e Stefano Inama può creare in molti consumatori delle non poche difficoltà nel cogliere la loro chiave di lettura. Sono vini che rappresentano alla base e prima di tutto un pensiero ben preciso di fare il vino. Vini ragionati e meditati, volti a portare in bottiglia in maniera categorica e scrupolosa le caratteristiche che, in questo caso, la Garganega esprime in quella annata e trasmettere in maniera equivocabile quanto il terreno vulcanico è capace di dare. Il risultato sono vini che meritano tutte le attenzioni nella loro “lettura”, dove dobbiamo dedicare il nostro tempo ad “ascoltarli” ed avere pazienza ad attenderli, per riuscire poi a raccoglierli con tutto il loro potenziale espresso. E quindi non disdegnare il fatto, che possiamo anche tranquillamente dimenticarli in cantina. Il primo impatto olfattivo è quasi salmastro dato un mix di sensazioni salate e vegetali, nel loro senso buono del termine inteso come grande apporto sapido e quelle venature balsamiche che hanno bisogno di tempo (e di ossigeno) per stabilizzarsi. Dopo qualche secondo emerge un frutto caldo e pieno con qualche lampo agrumato e decisamente più incisivo, rispetto alla versione che l’ha preceduto. La complessità, dicevamo, si distende solo dopo qualche minuto, mentre al palato fin dal primo instante, mostra il fatto suo. Stoffa, grinta e carattere sono caratteristiche appunto che racchiudono la personalità degli Inama, dettata in primo luogo dallo spessore e da quella acidità che troveranno la loro giusta armonia, dopo qualche mese ancora di bottiglia.
85/100 – Soave Classico Monte Grande Pra’ 2008 (Cat. A)
Altissimo Ceto.
Da qualche anno, l’azienda dei fratelli Prà si colloca ai vertici della denominazione con vini che rappresentano in sintesi lo specchio della grande vocazione di un territorio come Soave, dando sfoggio di tratti somatici ed elementi che siano il più possibile: chiari, puliti, nitidi e senza tanti grilli per la testa. Sono vini che non offrono spessori o voli pindarici, possono piacere ad un pubblico più ampio, ma non deludono neanche il consumatore più attento e riflessivo. Per esempio nel Monte Grande abbiamo uno schema disegnato ben preciso. Le uve provengono dalla zona omonima e vengono tradotte con forme equilibrate e armoniose, dove prevale un frutto elegante e netto, il riverbero delle note agrumate di una grande Garganega e l’espressione salina-minerale del territorio vulcanico. A tutto questo, ci aggiungiamo un pizzico di complessità dato dall’affinamento in botti grande che aiutano anche a smorzare certi spigoli. Al palato ha guadagnato con questa annata un pizzico di carnosità in più e trovando maggiore equilibrio con il sostegno acido-sapido di profonda espressività, aiuta anche ad incidere in maniera tagliente la sua chiusura vanigliata.
85/100 – Soave Classico Le Bine de Costìola Tamellini 2007 (Cat. A)
Altissimo Ceto.
Tra i 2007 presentati, il Le Bine de Costìola di questa prestigiosa azienda di Soave, è quella che ha sfoderato un frutto tra i più croccanti della denominazione. Questo gli ha permesso di mantenere la grinta, la tensione e l’incisività della Garganega, degnamente smussata e tenuta a bada dal classico stile di casa Tamellini, che prevede di giocare su elementi che non vogliono essere per nulla appariscenti e che si esibiscano sotto una complessità molto fine, minuta e tanto leggiadra. In bocca il vino si dimostra solido e preciso. Netto e coerente con quanto recepito al naso, con una sensazione pseudo-calorica più accentuata ma che non gli impediscono di meritarsi un Altissimo Ceto da tutto il panel. E per un vino che lo potete trovare intorno ai 10 euro sullo scaffale, non è cosa da poco.
*85/100 – Veneto Bianco IGT Capitel Croce Anselmi 2007 (Cat. C)
Le ragioni che hanno spinto Roberto Anselmi ad “uscire” dalla denominazione, vengono insegnate ormai oggi anche “ai bambini dell’asilo”. Ciò nonostante la filosofia aziendale è rimasta intaccata, profondamente coerente fin dagli inizi e fatta di scelte qualitative senza compromessi, tese sempre a produrre vini “duri e puri” che rappresentano la profonda personalità del suo patron. Detto questo, non saremo di certo noi a portare dei giudizi critici verso i suoi vini, anche perchè non ne hanno assolutamente bisogno, vista la finezza, l’eleganza e la solidità espressiva, ma nessuno ci vieta ad immaginarli nei nostri pensieri, con un principio vitale più energico degli stessi, maggior spessore e dove si provi ad “osare” di più in materia dell’incisività. Pur consapevoli che sarebbe un po’ come chiedere a Michelangelo di fare Picasso… Tornando al vino, il Capitel Croce si colloca con un punticino in più rispetto al Foscarino, anche se, come avremmo modo poi di descrivere, preferiamo di gran lunga la tensione e la grinta di quest’ultimo. Il profilo olfattivo del Croce offre una complessità completa, soffusa, ma ben disegnata, con una notevole offerta di divagazioni aromatiche di ogni genere. Fruttate, floreali, speziate e vanigliate. Al palato si offre con un DNA che è la sintesi di un radicamento territoriale. Stabile e sicuro di sè, offre una freschezza meno lanciata, probabilmente imputabile all’annata rispetto alle passate edizioni, con una chiusura tutta in eleganza e sapidità.
84/100 – Soave Classico Alzari Coffele 2007 (Cat. B)
I progressi registrati per il Ca’ Visco, possiamo copia-incollarli anche per quanto riguarda l’Alzari della famiglia Coffele. In questo caso lo stacco è reso evidente da una penalizzazione dell’espressività dovuta a quell’ingranaggio chiamato legno-frutto che, come per altre tipologie, si è perso in sensibilità con un vitigno come la Garganega, chiamata a comunicare le difficoltà da annata calda. Anche se la scelta aziendale è caduta sul prolungare la sosta per la maturazione in botti di grandi dimensione, per evitare i troppi eccessi. Anche il palato è condizionato nella sua progressione, per uno spessore che non trova il perfetto e armonioso riscontro nella tensione acida a sostegno.
84/100 – Soave Classico La Froscà Gini 2008 (Cat. C)
Prodotto da sole uve Garganega provenienti da una delle zone più belle della denominazione, denominata appunto La Froscà, questa è la tipologia di Soave di Gini che si attesta sempre su dei buoni livelli e che può soddisfare un pubblico più ampio di consumatori, difficilmente raggiungibile con il Contrada Salvarenza, non solo per i numeri, ma anche per un approccio temporale più immediato. Anche se l’assaggio di un La Froscà 1997 inviatoci da Claudio Gini, ha dimostrato come anch’esso, possa resistere nel tempo. Il corredo aromatico è suadente e ricco nelle sfumature che vanno dalla frutta matura ed arricchite con tonalità dolci e vanigliate, date da una parziale maturazione, di una parte della massa, in legno. L’impronta matura, pulita, netta ed elegante con quel tocco di balsamicità e di mineralità, tipica dei vini di questa azienda è ben espressa. Al palato si propone in maniera aggraziata e leggiadra, con discreta avvolgenza e con quell’esuberanza abbastanza irrequieta della freschezza, ancora da attenuare.
84/100 – Soave Classico Staforte Pra’ 2007 (Cat. A)
Lo Staforte è ottenuto da un assemblaggio di uve provenienti dai migliori vigneti dell’azienda. Non è un cru ben preciso, ma ciò non toglie che non racchiuda quelle caratteristiche che hanno reso questa azienda, una dei punti di riferimento in zona. Nonostante la completa assenza di affinamento in legno, rispetto al Monte Grande viene proposto con l’annata precedente. In questo caso è stata scelta la strada della maturazione in acciaio a contatto con le fecce fini e dove abbiamo i caratteri dell’annata 2007 che incidono sull’approccio stilistico del vino. Ovviamente un frutto più caldo, con un attacco vanigliato ed esotico al primo naso e con una complessità molto particolare che si fa spazio con l’ossigenazione. Al palato dona l’impressione di un vino che può essere stappato e bevuto in questo momento, anche se con la giusta attenzione, scopriamo che di freschezza e di esuberanza giovanile ne ha parecchia e quindi può incontrare anche i favori, di chi preferisce i vini bianchi con un indice di maturazione più evoluto.
84/100 – Soave Classico Le Bine Longhe Tessari 2007 (Cat. A)
Una azienda giovane e volonterosa, da iscrivere sul vostro taccuino, perchè si sentirà parlare molto di loro in futuro. Alla guida ci sono i fratelli Tessari che raggiungono con la versione 2007, un vertice ragguardevole per un’azienda come la loro e con la volontà di proporre un vino dalle alte aspettative, ottenuto da sole uve Garganega provenienti da un singolo appezzamento, chiamato appunto Le bine Longhe di Costalta. Oggi è uno degli acquisti più vantaggiosi della denominazione, per rapporto qualità-prezzo. Necessita ancora di essere ancora “registrato” in alcuni passaggi degli elementi distintivi del vino. Soprattutto in fase di equilibrio e di armonia, perchè la materia c’è tutta e non riesce ancora ad esprimersi con il giusto potenziale, tenendo conto anche delle difficoltà dell’annata che incidono anche sul piano della finezza. Al palato è compatto, con una regolare consistenza e tenuta ben saldo dalla freschezza acida.
*84/100 – Veneto Bianco IGT Capitel Foscarino Anselmi 2008 (Cat. C)
Abbiamo avuto modo, in occasione della degustazione del Capitel Croce, di descrivere ampiamente il nostro pensiero sui vini di Anselmi e non ci resta che spiegare i motivi che ci hanno spinto a preferire il Capitel Foscarino, pur a discapito di una sua collocazione inferiore, sul piano del punteggio. Lasciamo da parte le naturali differenze espressive generate dalle differenze delle annate in degustazione, il Capitel Foscarino esce con un anno in anticipo rispetto al Croce, poichè la sua maturazione avviene solo in acciaio. Un profilo variegato che si mostra con la stessa variabilità aromatica, ma in questo caso viene preferito perchè molto centrato sulla croccantezza del frutto e per una espressione minerale molto più spinta e rinfrescante. Cosa che si registra anche al palato, con perfetta coerenza, con dinamismo e profondità, pur riconoscendogli una più moderata consistenza.
83/100 – Soave Classico Monte Fiorentine Ca’ Rugate 2008 (Cat. D)
Il Monte Fiorentine è la versione più incisiva e fresca dei Soave di Ca’ Rugate. Volutamente vinificato solo in acciaio, per dare risalto ad un frutto croccante a polpa bianca, con lievi eflluvi più maturi e più esotici. Al palato farà la fortuna di quei palati che amano questo genere di interpretare il Soave, in maniera, perdonateci il termine, più pura e veritiera possibile, anche se sappiamo che il legame con la Garganega ed il territorio, può essere anche egregiamente espresso anche con il passaggio in legno o con tipologie di lavorazione che vogliono incidere sull’originalità e sulla personalità dei vini. La bevuta è garantita alla grande e con sicurezza, da una freschezza acido-sapida, davvero importante.
83/100 – Soave Classico Meridies Nardello 2008 (Cat. A)
Il Soave Meridies è tra le migliori espressioni che si possa trovare a Soave, tra i vini “base” aziendali. I vigneti si trovano al confine meridionale della zona classica, da quì prende il nome di Meridies. Trasmette precisione, finezza e classicità del vitigno Garganega, attraverso un frutto quasi da addentare ed una complessità aromatica floreale molto intensa e quel pizzico di mineralità che deriva dalla natura dei terreni. In bocca è diretto, rindondante nella sua esuberanza giovanile che vuole farsi cogliere così, in maniera di lasciare il suo segno indelebile.
82/100 – Soave Classico Colombara Zenato 2008 (Cat. A)
Una versione efficace e di sicura garanzia, è quella proposta dal Colombara di Zenato. Un vino che offre una paletta armomatica enologicamente ben fatta, ben disegnata, pur di non notevole profondità. Molto centrato su una maturità del frutto ponderata ed equilibrata. In bocca è di media avvolgenza, dove la consistenza tende a giocare le migliori carte subito all’inizio, visto che l’uscita di scena è abbastanza precoce. Più di quanto si avrebbe rilevato all’olfatto.
81/100 – Soave Classico Vin Soave Inama 2008 (Cat. A)
Anche il Vin Soave di Inama nella versione 2008, se paragonato alla 2007, guadagna qualcosina sul piano della incisività e del carattere, pur concedendogli dei tratti riguardanti lo spessore. Per chi vuole abbozzare per la prima volta un approccio al mondo Inama, consigliamo vivamente di incominciare proprio da qui, dove si vuole mettere al servizio del vino, una visione più spensierata e classica del Soave, ma sempre con il “taglio” proprio del carattere Inama.
80/100 – Soave Classico Coffele 2008 (Cat. A)
Precisa, chiara e classica espressione del Soave fresco e beverino. Enologicamente ben fatto e allargato rispetto al passato, nella complessità e nell’allungo, dovuta ai progressi di questa azienda del centro di Soave. Essenziale nel profilo olfattivo, anche se offre una discreta variabilità aromatica molto gradevole. Al palato è esuberante nella freschezza, con quella rapidità gustativa abbastanza frettolosa e che chiude con un finale un po’ troppo amarognolo. Come registrato in molti riferimenti di questa tipologia con l’annata 2008.
80/100 – Soave Classico Gini 2008 (Cat. A)
Chiave di lettura immediata, sostanziale e diretta per il Soave Classico “classico” di Gini. Con la giusta espressività donata dalle sapienti mani vinificatorie, sia al naso dove esprime regolarità di battuta aromatica, sia al palato dove si mostra tutto ben disegnato nella sua essenzialità, dalla sua apertura gustativa e dritto fino in chiusura. Senza cedimenti.
79/100 – Soave Classico Ronchetto Portinari 2007 (Cat. A)
Prova più che corretta e linerare, anche per il Ronchetto di Umberto Portinari, che “paga” però uno scotto dovuto all’annata in degustazione, perchè non riesce a mantenere una cadenza ritmata per tutto l’assaggio. Anche al palato, pur esibendo un’acidità di tutto rispetto, non riesce a scappare via da quella dimensione che lo fa apparire un po’ seduto.
78/100 – Soave Classico Grisela Tessari 2008 (Cat. A)
Visione classica e lineare del Soave più semplice dei fratelli Tessari. Naso immediato e molto fresco, mentre al palato scorre via in maniera frettolosa, con un finale che risulta poi essere un po’ troppo amarognolo.
I Recioto di Soave…:
92/100 – Recioto di Soave Renobilis Gini 2004 (Cat. D la 0,375)
Altissimo Ceto.
Il Renobilis è un Recioto particolarissimo, in quanto è ottenuto dalla sola spremitura delle uve attaccate dalla muffa nobile durante il processo di appassimento tradizionale. Il risultato è un vino di grande concentrazione e viscosità che colora le pareti del bicchiere con un giallo dorato intenso, cremoso e splendente. Ha bisogno di una notevole boccata di ossigeno prima di esprimere tutto il suo potenziale aromatico, nonostante una buona apertura immediata degli aromi, data dall’annata in questione e che ha dato delle sensazioni molto precoci nell’approccio. Immaginatevi la complessità molto tenue e di grande variabilità di uno Château Climens, aggiungetegli la cremosità di uno Scacco Matto de La Zerbina, metteteci una grattuggiata di pietra focaia di un grande Bonnezeaux di Cht de Fesles ed il gioco è fatto. Al palato è avvolgente, suadente e di grande profondità, peccato per un sottile equilibrio un po’ troppo in favore degli zuccheri, perchè gli avrebbe permesso di spiccare il volo ancora più in alto.
91/100 – Recioto di Soave Classico Le Colombare Pieropan 2006 (Cat. E la 0,500)
Altissimo Ceto.
Non sarà un campione di grassezza oppure un mostro di concentrazione, eppure questa versione de Le Colombare piace. E parecchio! Con questa 2006 si porta ad evidenziare un carattere molto giocato sulla determinazione espressiva slanciata ed energica, soprattutto nel frutto, molto improntato sulla croccantezza che sull’evoluzione. Note balsamiche e iodate, fanno da sfondo ad un corredo aromatico di grande freschezza dove, in chiusura, è un gioco da ragazzi fare uscire il carattere minerale del vino. Al palato colpisce in un primo istante per un carattere piuttosto asciutto, prima di sprigionare tutta la dolcezza che possiede in grande equilibrio con la concentrazione ed un profondo equilibrio con l’acidità che non si fa sorprendere. Sarebbe da lasciare ancora qualche anno in cantina… ma come si fa???
*90/100 – Veneto Bianco IGT Passito I Capitelli Anselmi 2006 (Cat. C la 0,375)
Altissimo Ceto.
In assenza dell’annata 2007 perchè non prodotta, Roberto Anselmi ci ha voluto inviare la splendida versione 2006. Noi ringraziamo ed apprezziamo, in quanto il vino è davvero di altissimo livello e non vi erano dubbi che passasse di diritto la soglia dei 90 punti. Un cadenza aromatica che imprime ritmo, carattere, personalità ed eleganza. Che apre con tonalità di frutta matura ed una venatura esotica davvero inusuale. Fresco e grintoso con note balsamiche e minerali che non ci fanno staccare il naso dal bicchiere. Al palato, abbiamo conosciuto versioni più concentrate ed avvolgenti di queste, ma questa in particolare, mostra un fascino davvero particolare che va’ tranquillamente oltre a quella notevole linea di equilibrio, creata dall’armonia tra spessore, zuccheri ed acidità.
89/100 – Recioto di Soave Classico Le Sponde Coffele 2007 (Cat. E la 0,500)
Piccolo passo indietro per quanto riguarda la versione 2007 del Recioto di Coffele, se paragonato a quella splendida targata 2006. Pur riconoscendogli una posizione di tutto rispetto ed un punteggio ragguardevole che si posiziona ad un soffio dei 90 punti. Ovvio che le annate sono (e devono) essere diverse e non possiamo neanche pretendere sempre che ogni vino migliori continuamente. Tornando al vino, il profilo aromatico è di grande complessità e suadenza, anche se un po’ sfuggente e meno preciso, nella sua definizione. Comunque di grande finezza ed equilibrio tra i vari elementi, dove abbiamo un frutto polposo in prima linea alternato a note di menta, vaniglia, frutta secca e pietra focaia. Al palato è concentrato, avvolgente e ricco. Non pesante, scorre via con grande linearità e profondità. Chiusura di buon equilibrio e bevibilità.
89/100 – Recioto di Soave Soavissimus Nardello 2006 (Cat. D la 0,375)
In una degustazione di vini dolci della medesima tipologia è davvero curioso notare come ci sia un’enorme variabilità che non riguarda solo i profili aromatici, ma anche le filosofie aziendali. Ma è altrettanto curioso notare, come la visione di questo mondo per alcune aziende giovani e giovanili come la Nardello, abbia un approccio più fondato sull’incisività e la freschezza che non sulla solidità o lo spessore di fondo. Già notando il colore e il disegno degli archetti di questa versione del Suavissimus è facile comprendere che ci aspetteremo un vino più leggiadro e lineare, aromaticamente parlando. Un frutto piccante, deciso e grintoso, domina la scena, appena accennato la venatura di note di frutta in confettura, mentre più importanti sono le note di miele millefiori, zenzero e spezie dolci. In profonda coerenza con quanto recepito al naso è pure il gusto. Anche in questo caso notiamo un considerevole spessore, anche se la forza acido-sapida sovrasta poi il tutto.
88/100 – Recioto di Soave La Perlara Ca’ Rugate 2007 (Cat. E la 0,500)
La Perlara di Ca’ Rugate è un Recioto di superbo livello qualitativo, dove il profilo aromatico è molto giocato sulla dolcezza e la cremosità. Preciso e netto come definizione aromatica, offre una grande variabilità di aromi, anche se meno importanti se paragonato ad altre interpretazioni della medesima tipologia. Un giallo dorato con riflessi ambra, apre a sensazioni di miele, di zagara, zenzero e frutta gialla in confettura. Anche in questo caso il naso viene rinfrescato da una nota balsamica di rilievo che aiuta nella sua profondità. Al palato abbiamo un imprinting sugli zuccheri fin dal primo istante, anche se il vino non appare assolutamente stucchevole. Solo in un secondo momento, tende a fare capolino l’acidità che si porta in dote un tenore sapido davvero interessante.
88/100 – Recioto di Soave Vigna Marogne Tamellini 2006 (Cat. D la 0,375)
etichetta non disponibile
Visione tutta particolare e molto personale di intendere il Recioto di Soave da parte della Tamellini’s family. Già dal primo approccio, comprendiamo che abbiamo a che fare con un vino molto lineare, per certi versi pure perfetto nella cadenza della viariabilità aromatica, non sfacciatemente ruffiana. Molto giocato su una maturità del frutto croccante e matura. Niente frutta disidratata o crema pasticcera. La parola d’ordine è rigore, disciplina e finezza. Al palato si mostra fin da subito grintoso, dato da una rilevante venatura acida-sapida cheti trascina fino alla chiusura minerale di grande eleganza.
87/100 – Recioto di Soave San Zeno Fasoli Gino 2006 (Cat. E la 0,500)
Giallo dorato intenso e luminoso con sfumature di albicocca. Necessita di una buona ossigenazione, prima che riuscirete ad entrare in sintonia con il bicchiere. La complessità aromatica è di grande variabilità, pur non riuscendo ad esprimersi con grande definizione dato da un pizzico di riduzione che fatica a sparire. Un naso che si apre su dolci e mature suadenze di frutta esotica e albicocche in confettura, prima di fare spazio a note floreali, vanigliate e speziate. In bocca la sensazione pseudo-calorica tende a farsi notare, anche grazie ad un’acidità che crea equilibrio con gli zuccheri, ma non con il corpo del vino. Cremoso e concentrato fino in chiusura.
86/100 – Recioto di Soave Oro Portinari 2002 (Cat. D la 0,375)
“La difficoltà è il mio mestiere”, sembrerebbe uno slogan proprio di questa azienda, dove la sapiente mano di vinificazione del titolare, più volte decantata qualche riga sopra, riesce a mettere in bottiglia una versione di tutto rispetto di questo Recioto, proposto in una annata difficile come la 2002. Pertanto la sensazione che abbiamo avuto, è quella di un vino che abbia patito un poco sul piano della finezza aromatica (cosa che ha inciso anche sul piano del punteggio) e che in questa bottiglia, non ci sia un prodotto dalle grandi prospettive temporali, ma la materia c’è, si nota e anche l’equilibrio mostrato al palato tra sostanza, acidità e zuccheri residui, sia molto allineato, tanto da offrire un vino facile nella beva. Cosa non da poco per un’annata del genere. Vivamente consigliato, un consumo nel breve periodo.
86/100 – Recioto di Soave Tre Colli Tessari 2006 (Cat. D la 0,500)
Giallo dorato luminoso nel bicchiere dove si muove con buona concentrazione.Al naso offre una complessità di buona definizione, anche se un po’ sfuggente. Aromi che vanno dalla scorza di pompelmo candita, alla frutta matura polposa con qualche tocco esotico, note di miele e crema pasticcera. Anche al palato offre la medesima corrispondenza, con una maggiore tensione rispetto a quanto avuto al naso. Nel complesso si sente che è un vino che ha bisogno di crescere e di posizionarsi. C’è qualche elemento da registrare, anche se i presupposti di un grande futuro, ci sono tutti.
3) CONSIDERAZIONI FINALI
Mineralità! Chissà quante volte avete sentito pronunciare questa parola in questo articolo… Sembra quasi che ci siamo iscritti pure noi al club esclusivo di quelli che la sentono dappertutto, indipendentemente che ci si trovi davanti un Riesling tedesco, piuttosto che uno Chardonnay siculo. Ma in questo caso, cari signori, ci troviamo a stendere le nostre conclusioni finali di una denominazione importante e dove i produttori stanno compiendo il loro migliore percorso verso quella direzione auspicata della riconoscibilità territoriale. Produttori che rappresentano soltanto una piccola goccia, nell’oceano delle milioni di bottiglie che ogni anno compaiono sul mercato riportando questa dicitura.
Tracciabilità che incomincia prima di tutto dalla valorizzazione del vitigno Garganega in primis e del Trebbiano di Soave, pur rappresentando quest’ultimo, solo una piccolissima parte. La Garganega, come tutti sanno, non è un vitigno che ampelograficamente può vantarsi di possedere un notevole bagaglio aromatico. Il suo profilo è molto orientato su aromi piuttosto freschi che vanno da quelli citrini a quelli della frutta a polpa bianca. Per raccoglierla al pieno delle sue potenzialità, bisogna attenderla fino ad ottobre e capite che questo può comportare dei seri rischi per il produttore che da settembre in poi, gira perennemente tra i propri filari con gli occhi rivolti al cielo, timorosi di qualche rovescio di troppo, ma anche in segno di raccomandazione presso il più potente dei benefattori. Rischi che non si possono permettere invece le cantine di grandi dimensioni, dove la raccolta precoce di questo vitigno, porta di conseguenza al risultato di avere vini dai forti connotati acidi, magri, taglienti e poco espressivi.
Tornando invece all’argomento che più ci interessa da vicino e che vogliono tracciare dei tratti distintivi delle punte di eccellenza di questa denominazione, non si potrebbe farlo senza un’analisi delle caratteristiche che rendono così uniche le espressioni quì descritte. Cominciando dal terroir della zona chiamata classica. Ci troviamo in quella parte centrale spostata verso ovest dei monti Lessini, dove i suoli, unici nel suo genere in tutta la perte settentrionale dell’Italia, sono composti da basalto lavico, da formazioni marine e detriti alluvionali. Questo genera nei vini una profonda natura acido-sapida-minerale che viene dunque esaltata in un uva come la Garganega, spesso vinificata soltanto in acciaio, per dare dei vini di forte personalità, freschi e di grande bevibilità.
Un discorso a parte meritano invece le espressioni stilistiche dei singoli vigneti. Ricordiamo che la zona del Soave è stata la prima in Italia a “subire” una delimitazione di zona “tipica di vini pregiati” nel 1931 e poi riconosciuta da un Regio decreto nel 1936. Il processo di valorizzazione dei cru di questa zona è cominciato nel “lontano” 1992, con la prima mappa edita da Pino Monaco sui vigneti del Soave Classico, altre pubblicazioni arrivarono nel 1995, mentre l’anno successivo il Consorzio di tutela diede il via al progetto di zonazione della denominazione, con lo scopo di esaltare le varie differenziazioni dei vari aerali per clima, terreno, vitigni e tutto quello che può racchiudere il termine magico di “terroir”. Mentre la valorizzazione in atto da parte dei “nostri” produttori sta portando a risultati ancora più efficaci. Prima di tutto, la volontà di spingere più possibile la maturazione delle uve per arrivare ad ottenere il massimo del corredo aromatico delle uve, mentre nelle pratiche di cantina, si è ridotto sempre più l’uso delle barriques, in favore di botti dalle grandi capacità, proprio per non “oscurare” la matrice sapido-minerale, mentre altri hanno adottato la pratica della vinificazione in acciaio a contatto delle fecce fini. Per ultimo, ma non per questo il meno importante, la sublimazione dello stile aziendale. In prima linea, a dominare le fila delle eccellenze della denominazione, abbiamo quelle storiche come Anselmi, Pieropan e Gini alle quali si contrappongono i vari Inama, Prà o Portinari. Dietro a tutto questo c’è un ottimo fervore fatto da aziende giovani che portano aria nuova in zona come Nardello, Fasoli Gino o Tessari, oppure aziende che si stanno affermando con una propria identità come Coffele o Tamellini.
I prossimi anni saranno importanti per capire se e in che modo, questa direzione porterà i propri frutti.
Articolo redatto da:
Savino Angioletti.
Referente regionale per il Veneto ed Emilia-Romagna.
Presidente dell’associazione professionale Sommelier del Canton Ticino.
Miglior Sommelier di Svizzera 2003, Miglior Sommelier Professionista d’Italia 2003, Miglior Sommelier della Lombardia 2003.
Si Ringrazia i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
PIEMONTE
-I Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
-Le Barbere d’Asti e altre Barbere.
LOMBARDIA
TRENTINO ALTO-ADIGE
-Le “bollicine” metodo classico.
FRIULI VENEZIA-GIULIA
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – prima parte.
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – seconda parte.
-I Vini Rossi ed alcune “chicche” dolci.
TOSCANA
MARCHE
-Il vitigno Verdicchio nelle sue sfumature.
SICILIA
-I Vini bianchi e rossi dell’Etna.
-I Vini bianchi e rossi della Sicilia.
Per chiudere, un particolare ringraziamento per la loro disponibilità, allo staff del:
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