Articolo a cura di Ivano Antonini-EnoCentrico.
Curatore Guida dei Vini e Referente regionale del Piemonte.
Aggiornamento del 14 Luglio 2009.
Essere on-line, significa che in qualsiasi momento puoi andare a ripescare una recensione che pensavi fosse già archiviata e ri-aggiornarla. Perchè questo? Perchè ci può essere un produttore (non uno qualsiasi…) che, anche se in ritardo sulla nostra programmazione, ha deciso di sottoporre i suoi vini alle nostre valutazioni. Quindi diamo il benvenuto ad Angelo Gaja, nella nostra Guida dei Vini on-line. Iniziamo a vedere come si è comportato il Barbaresco 2006 in anteprima e poi vi parleremo in seguito anche degli altri vini.
Articolo del 20 Giugno 2009.
Dopo la pubblicazione delle valutazioni dei Langhe Nebbiolo e i Nebbiolo d’Alba, inerenti alla nostra Guida dei Vini on-line dedicata alle sole eccellenze, continuiamo a parlare di questo nobile vitigno. Questa volta lo facciamo affrontando il racconto di una bellissima e prestigiosa degustazione e che ha visto come protagonista incontrastato: il Barbaresco. Lo abbiamo degustato nelle versioni 2006 e 2005.
Per prima cosa una piccola legenda su come orientarsi nel post. Al primo punto troverete già la graduatoria finale. Graduatoria che è scaturita al termine delle nostre sessioni e che la vedrà limitata alla sola visualizzazione dei singoli punteggi. Tale elenco è suddiviso per annate, punteggio e, in caso di medesima valutazione, seguirà l’ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, ma questa volta sarà integrata con la relativa foto dell’etichetta e le nostre note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale, dove potrete accedere a dati, recapiti e, a breve, alle categorie con i prezzi possibili in enoteca e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere tutte le informazioni relative al vino da voi prescelto. Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse, al termine di ogni sessione, sempre dal nostro panel.
Non ci resta che augurarvi buona lettura…
1) LA GRADUATORIA:
Annata 2006
93/100 – Barbaresco Gaja
92/100 – Barbaresco Santo Stefano Castello di Neive
91/100 – Barbaresco Basarin Moccagatta
91/100 – Barbaresco Palazzina Montaribaldi
90/100 – Barbaresco Castello di Neive
90/100 – Barbaresco Coste Rubìn Fontanafredda
90/100 – Barbaresco Martinenga Marchesi di Grésy
90/100 – Barbaresco Tulin Pelissero
90/100 – Barbaresco Vigneto Brich Ronchi Albino Rocca
90/100 – Barbaresco Vigneto Loreto Albino Rocca
90/100 – Barbaresco Currà Sottimano
89/100 – Barbaresco Santo Stefanetto Piero Busso
89/100 – Barbaresco Vigne Erte Cigliuti
89/100 – Barbaresco Montubert Icardi
89/100 – Barbaresco Nubiola Pelissero
89/100 – Barbaresco Vanotu Pelissero
89/100 – Barbaresco Pajorè Sottimano
89/100 – Barbaresco Albino Rocca
88/100 – Barbaresco Serraboella Cigliuti
88/100 – Barbaresco Starderi La Spinetta
88/100 – Barbaresco Valeirano La Spinetta
88/100 – Barbaresco Gallina Ugo Lequio
88/100 – Barbaresco Bric Balin Moccagatta
88/100 (?) – Barbaresco Cottà Sottimano
88/100 – Barbaresco Fausoni Sottimano
87/100 – Barbaresco Sorì Montaribaldi Montaribaldi
87/100 – Barbaresco Gallina La Spinetta
87/100 – Barbaresco Tettineive Scarpa
86/100- Barbaresco Cole Moccagatta
Annata 2005
92/100 – Barbaresco Santo Stefano Casa Vinicola Bruno Giacosa
91/100 – Barbaresco Il Bricco Pio Cesare
90/100 – Barbaresco Asili Az. Agr. Falletto
90/100 – Barbaresco Pio Cesare
89/100 – Barbaresco Martinenga Camp Gros Marchesi di Grésy
89/100 – Barbaresco Martinenga Gaiun Marchesi di Grésy
89/100 – Barbaresco Rombone Nada Fiorenzo
89/100 – Barbaresco Manzola Nada Fiorenzo
88/100 (?) – Barbaresco Rabajà Az. Agr. Falletto
88/100 – Barbaresco Produttori del Barbaresco
88/100 – Barbaresco Bric Turot Prunotto
Annata 2004
90/100 – Barbaresco Ricù Montaribaldi
89/100 – Barbaresco Ris. S. Stefano Castello di Neive
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE
Annata 2006
93/100 – Barbaresco Gaja
Altissimo Ceto.
Vedo già volare gli avvoltoi sopra di noi che potrebbero accusarci di dimostrare sudditanza psicologica verso Monsù Gaja. Noi, di queste persone, non ce ne curiamo e li invitiamo ad assaggiare il suo Barbaresco 2006, prima di parlare. Non solo dimostra di essere ancora una volta il Numero Uno (e non ci volevano di certo i seguaci di Viaggiatore Gourmet a dimostrarlo…), ma lo fa con una prova più che egregia, spiazzando anche i nostri sensi, abituati anche ad altre prove superlative uscite in passato dal Civico 18 di Via Torino. Eppure questo 2006 ha messo d’accordo tutto il panel nell’assegnazione della sua più alta valutazione. Il bicchiere trasmette sensazioni traducibili, prima di tutto, in una pulizia ed eleganza enologica superiore a tutti. Anche degli stessi Langhe Nebbiolo (ma questo sarà oggetto di altra degustazione). Tornando al “nostro” vino, possiede un frutto polposo, croccante ed incisivo, virato leggermente su delle tonalità speziate, a volte dolci a volte pungenti, di cannella, tabacco e cuoio. Con il passare dei secondi esce anche un mentolato che aggiunge articolazione olfattiva. Al palato, entra in punta di piedi, quasi senza voler disturbare, salvo poi accorgerti di lui appena esso ha varcato la soglia di casa tua e come quasi fosse un ospite indesiderato, non riesci a liberarti facilemente. Ma, averne di scocciatori così! Poteva ambire a qualcosa in più se non fosse che, del suo “peso” scorto in fase olfattiva, era più intrigante ed importante in questo momento.
92/100 – Barbaresco Santo Stefano Castello di Neive
Diciamocela tutta… Per produrre un Barbaresco da 92 punti, non bisogna per forza di cose fargli mettere su peso, oppure mandarlo a lezioni di body building in palestra. E’ sufficiente dargli sensibilità, eleganza, mineralità (caratteristica abbastanza ricorrente nei vini ottenuti da questo vigneto) e articolazione. Se a queste aggiungiamo: classe, un tocco di balsamico, una trama tannica di rilievo e dinamica… Il gioco è fatto!
91/100 – Barbaresco Basarin Moccagatta
Se prima della degustazione ci avessero detto che il Basarin dei fratelli Minuto, avrebbe staccato (non di poco…) gli altri due cru, gli avremmo sicuramente dato del pazzo. Aggiungiamo anche che, in passato, il sottoscritto non gli ha mai perdonato l’esuberanza boisè che ha sempre posseduto questo cru, se paragonato invece al Cole ed al Bric Balin. Bene, trovarlo così oggi… ci rincuora. Una doverosa premessa è d’obbligo, se vi dovesse capitare di assaggiare i tre cru in comparazione, sicuramente noterete che nel Basarin c’è meno polpa, ma soffermatevi sulla delicatezza e sull’equilibrio e capirete da dove sono giunte le nostre emozioni.
91/100 – Barbaresco Palazzina Montaribaldi
Altissimo Ceto
Ecco un altro caso dove troviamo la “rivincita dei fratelli minori”. I tre centesimi di stacco dal Sorì Montaribaldi sono più che giustificati, in quanto il Palazzina esprime un frutto più incisivo, molta più eleganza (qui la decisione di dargli l’Altissimo Ceto), vivacità gustativa e articolazione del tannino. Bravi!
90/100 – Barbaresco Castello di Neive
Stesso timbro stilistico del Santo Stefano, ma con toni leggermente meno accentuati. In bocca sfodera ancora una volta, un corpo longilineo, un vestito di bella eleganza e un tannino deciso.
90/100 – Barbaresco Coste Rubìn Fontanafredda
Già da tempo si respira aria nuova in casa Fontanafredda e non ci riferiamo di certo ai cambiamenti societari, ma allo stile dei vini delle tenute. Infatti, per noi non è una sorpresa vedere il Coste Rubìn targato 2006, varcare il muro dei 90/100. Viene fatto, oltre modo, in maniera egregia, importante, mantenendosi sui binari dell’eleganza e della croccantezza del frutto.
90/100 – Barbaresco Martinenga Marchesi di Grésy
Vi avevamo promesso nel racconto inerente la degustazione dei Langhe Nebbiolo, che vi avremmo parlato in maniera più ampia di questa Tenuta. E quale migliore occasione che farlo adesso parlando del loro Barbaresco “base”, che tanto “base” non è, visto che è ottenuto da uve provenienti da un singolo vigneto. Per prima cosa, i Barbaresco di Alberto di Grésy non colpiscono di certo per la loro spettacolarizzazione aromatica, tutt’altro. Sono sempre vini sottili che poggiano sul suo “quadro” molto elegante, snello e slanciato. Il frutto appare sempre croccante con quel suo lato che vira sullo speziato, integrato e rinfrescato sempre da una nota balsamica e minerale. In bocca sono delicati, abbastanza rigidi e contenuti se degustati giovani, ma sempre di grande classe.
90/100 – Barbaresco Tulin Pelissero
Un Barbaresco di buona sostanza, nel quale è molto ridimensionato l’uso del legno rispetto al passato. Presenta meno polpa, ma maggiore vigoria rispetto al Vanotu e ciò gli ha permesso di passare la soglia dei 90 punti. Poteva ambire a qualcosa in più se non avesse avuto un tannino un po’ asciutto.
90/100 – Barbaresco Vigneto Brich Ronchi Albino Rocca
Alla fine il verdetto ha decretato un “pari merito” per quanto riguarda i due cru di Angelo Rocca. In una fase abbastanza contenuta a livello aromatico, buona la dinamicità al palato, con la consueta lunghezza sul finale. Da dimenticare in cantina…
90/100 – Barbaresco Vigneto Loreto Albino Rocca
Più esuberante, aromaticamente parlando, rispetto al fratellino. Al palato presenta la medesima vivacità e con un tannino meno “crudo”. Se dovete proprio fare un “infanticidio” e vorreste aprire un cru di Angelo Rocca oggi, stappate il Loreto.
90/100 – Barbaresco Currà Sottimano
Altissimo Ceto
Se per il Langhe Nebbiolo di Rino e Andrea Sottimano, abbiamo asserito che ci saremmo aspettati di più, la stessa cosa non possiamo dire dei loro Barbaresco 2006. Di livello altissimo, sicuramente tra le migliori prove di sempre per questa cantina, tanto che ci togliamo il cappello davanti al loro Currà e gli diamo un meritatissimo: Altissimo Ceto. La motivazione parte già dal colore compatto e vivace, il naso è intrigante, ricco con un bagaglio giocato molto sulla mineralità. Al palato lo troviamo potente e deciso, sostenuto da una buona freschezza e dalla sapidità in chiusura.
89/100 – Barbaresco Santo Stefanetto Piero Busso
Piero Busso ci ha mandato solo un cru perché ha voluto prolungare l’affinamento degli altri. Quindi abbiamo potuto inserire in degustazione, solo il Santo Stefanetto. Il naso è abbastanza contenuto, un equilibrio frutto-legno che per il momento gioca a favore del secondo elemento. In bocca è avvolgente, caldo, mantenendosi in piedi per la sua freschezza e per il tannino fine e ben integrato.
89/100 – Barbaresco Vigne Erte Cigliuti
Altissimo Ceto
In un recente passato, si è asserito da più parti che il Vigne Erte soffriva la “concorrenza” del Serraboella e viveva come fosse la sua ombra. Con l’annata 2006 si assiste invece a una rivoluzione. Non solo riferita allo stacco dei due cru, ma anche per il timbro stilistico dato da Renato Cigliuti. Stile che spesso ci ha abituato a vini eleganti, ma ruvidi; intriganti, ma allo stesso tempo difficili da “leggere”, forse per via di quel taglio che ci piace definirlo “artigianale”. Nel caso del Vigne Erte, la versione 2006 sfodera potenza e classe, vitalità olfattiva e gustativa con un tannino deciso, ma non invadente. Non ha passato per poco i 90/100, ma sicuramente da applausi…
89/100 – Barbaresco Montubert Icardi
Un Montubert sempre dotato di eleganza, pulizia, definizione aromatica e con un po’ più di spessore rispetto al passato. Legno ben integrato. Alla gustativa è avvolgente, lungo e con una trama tannica di buona integrazione, che riesce a donare equilibrio al vino.
89/100 – Barbaresco Nubiola Pelissero
In questo caso ci sentiamo di aprire una parentesi proprio parlando dei Barbaresco di Giorgio Pelissero, anche se lo facciamo alla luce della bella riuscita nella valutazione generale del suo Tulin, descritto in precedenza e del Nubiola adesso, che ripetto al fratello soffre un po’ il carico di note aromatiche un po’ troppo “dolci”. Tuttavia, tutti i vini sono piaciuti e le conseguenti valutazioni sono lì a dimostrarlo, nulla ci vieta però di auspicare in una maggiore caratterizzazione, nonché una maggiore “riconoscibilità” territoriale, che si avverte proprio quando questi vini sono sottoposti in degustazioni coperte in comparazione con altri vini della stessa denominazione.
89/100 – Barbaresco Vanotu Pelissero
Stesso discorso del Nubiola, dove aggiungiamo che il Vanotu è sicuramente su un altro piano, strutturalmente parlando, rispetto al Nubiola. Per questa ragione, questo vino avrebbe dovuto estrarre maggiore incisività ed eleganza.
89/100 – Barbaresco Pajorè Sottimano
Altra bella prova quando si parla dei Barbaresco targati 2006, di Rino e Andrea Sottimano. Il Pajorè di quest’annata possiede un frutto croccante, “dolce”, con un legno ben integrato. Al palato è quasi “cremoso”, avvolgente e con un tannino già ben espresso. Ha sfiorato per un nulla i 90/100.
89/100 – Barbaresco Albino Rocca
Di solito il Barbaresco “base” di Angelo Rocca non sfigura mai in mezzo ai cru di altri produttori e se vogliamo lavare i panni sporchi in casa loro, devo dire che, se valutato in gioventù, anche lo stacco dal Loreto e dal Brich Ronchi, non sembra poi così sorprendente. La cosa non ci dispiace affatto, proprio perché conosciamo la cura e la maestria che ci mette Angelo nella vinificazione di tutti i suoi vini.
88/100 – Barbaresco Serraboella Cigliuti
Abbiamo già ampiamente scritto nella descrizione del Vigne Erte. Non ci resta che constatare la maggior vicinanza al timbro stilistico classico di Renato Cigliuti nel Serraboella ’06.
88/100 – Barbaresco Starderi La Spinetta
Vi chiederete sicuramente come mai i Barbaresco dei fratelli Rivetti non sono stati posizionati ai vertici. Bene, anche noi siamo rimasti sorpresi. Possiamo trovarne una ragione proprio per quanto riguarda un approccio stilistico dei vini, che è stato improntato nelle ultime annate. Diventa di più facile lettura, nel capire i motivi di questa virata, soprattutto per chi ha in mente ancora i ricordi di un Gallina ’96 o piuttosto di uno Starderi ’99. I vini oggi, sono tutt’altro che malvagi. Anzi, diremmo che sono enologicamente ben fatti e potrebbero in qualche modo essere ridimensionati a delle valutazioni meno severe. Questi vini però, secondo noi, hanno delle carte in regola per piacere ad un determinato pubblico. Più rivolto a chi ama tipologie di vino contraddistinte dalla “dolcezza” del frutto e dalla morbidezza. Purtroppo i dubbi escono quando, come nel nostro caso, queste valutazioni vengono fatte da un pubblico che del nebbiolo apprezza le spigolature e che è abituato ad assaggiarli spesso in comparazione con altri vini all’interno della medesima denominazione. Con il risultato che da questo emrgono non poche perplessità, sollevate dai componenti del nostro panel, in virtù di una poca riconoscibilità, non tanto legata al vitigno di origine, ma bensì alla loro caratterizzazione territoriale.
88/100 – Barbaresco Valeirano La Spinetta
Idem come sopra. Rispetto allo Starderi, ha dalla parte sua, una maggiore agilità del tannino.
88/100 – Barbaresco Gallina Ugo Lequio
Nel complesso una buona prova del Gallina di Ugo Lequio. Il vino è già esuberante nel quadro aromatico, croccante nel frutto, dolce con una giusta speziatura. In bocca è equilibrato. Sicuramente un vino da conservare, ma che non dispiace, se volete togliervi lo sfizio di stappare una bottiglia nel breve periodo. Poteva ambire a ben altro punteggio, se si fosse presentato con un boisè un po’ meno esuberante.
88/100 – Barbaresco Bric Balin Moccagatta
Dobbiamo quindi registrare un passaggio interlocutorio del Bric Balin di Moccagatta. Il quale, manca della sua consueta verve. Una prova molto più contenuta, un legno non particolarmente integrato e il palato che manca di quel consueto dinamismo del passato.
88/100 (?) – Barbaresco Cottà Sottimano
Un vino che ha fatto discutere a lungo i componenti del panel. Il Cottà ’06 è un Barbaresco ben fatto, dotato di quella personalità che poteva lanciarlo oltre la soglia dei 90/100. I dubbi che hanno frenato le nostre emozioni (e che ci hanno fatto ridimensionare il punteggio) è da ricercare al palato, per via di una trama tannica un po’ rigida e in cerca di maggiore definizione. Per il momento ci riserviamo dunque di dare valutazioni definitive.
88/100 – Barbaresco Fausoni Sottimano
Il Fausoni è sempre il Barbaresco più sottile e delicato di questa Cantina. Fragile e dotato di un frutto friabile che vira su una nota speziata che lo rende il più facile nell’immediato, tra i vari cru aziendali. Al palato è equilibrato e armonioso, soprattutto se paragonato al Cottà.
87/100 – Barbaresco Sorì Montaribaldi Montaribaldi
Una distanza di non poco conto lo separa dal Palazzina. Motivata dal fatto che il Sorì Montaribaldi si è presentato con un naso meno deciso, meno elegante e meno intrigante, oltre a una nota vegetale scomoda. In bocca è più slegato e meno ricamato del fratello. Da registrare…
87/100 – Barbaresco Tettineive Scarpa
Un’altra azienda che sembra vivere una nuova vita. Il Tettineive mantiene quel tocco di Barbaresco classico, un po’ ruvido, longilineo, ma che sembra possedere maggiore vitalità. Tutto sommato una buona prova, un po’ ingenerosa nel punteggio se vogliamo, ma che comunque lascia ben sperare nel futuro. Anche di questo vino…
87/100 – Barbaresco Gallina La Spinetta
Il più rigido e il più chiuso dei cru di Barbaresco dei fratelli Rivetti. In questo momento sembra lasciare il passo allo Starderi e al Valeirano.
86/100 – Barbaresco Cole Moccagatta
Abbiamo dovuto stappare una bottiglia di riserva tanti erano i dubbi, ma purtroppo non è servita per ridare giustizia e merito al Cole dei fratelli Minuto. Appare in un periodo di forma involutiva, chiuso su se stesso e appare un po’ slegato. Da rivedere in futuro…
Annata 2005
Siamo pronti a scommettere che quella targata 2005 sia una delle migliori espressioni di sempre del Santo Stefano di Bruno Giacosa. Tanto da portarlo a vincere la volata al fotofinish sull’eterno rivale di sempre, ovvero quell’Asili, che quest’anno gareggiava sfoggiando però l’inconsueta etichetta bianca. Un Altissimo Ceto pieno, meritato, che rende giustizia al valore e al prestigio di questa casa.
91/100 – Barbaresco Il Bricco Pio Cesare
Altissimo Ceto
Ci sentiamo di asserire che anche Il Bricco 2005 sia uno dei migliori mai prodotti da questa prestigiosa casa. Nella degustazione dei nebbioli, vi abbiamo anticipato che ne avremmo visto delle belle. Incominciamo dal Barbaresco cru, ottenuto da uve che provengono da una delle posizioni più belle della denominazione. Si presenta con un frutto incisivo e dinamico. Al palato è un vino che possiede stoffa, potenza e definizione. Lungo il finale.
90/100 – Barbaresco Asili Az. Agr. Falletto
Fino all’ultimo, i Giacosa, sono stati indecisi se continuare nella consueta fase di affinamento per portarlo a vestire la famosa etichetta rossa. Invece si è optato per una scelta più radicale che alla fine è stata quella di imbottigliarlo e metterlo poi in commercio con l’etichetta bianca. Probabilmente questa scelta ha frenato le potenzialità di questo vino, ma capiamo la scelta dell’azienda che saggiamente ha preferito rispettare i consumatori abituati alla Riserva solo nelle grandi annate. Forse è stata anche questa caratteristica che ha portato a perdere la volata con il Santo Stefano. Pur riconoscendogli, tutto sommato, un valore ancora tutto da esprimere nel tempo.
90/100 – Barbaresco Pio Cesare
La stoffa e la struttura che lo dividono dal prestigioso cru, direbbero che la differenza non si dovrebbe riassumere in un solo punticino. Eppure il Barbaresco “base”, seppur molto più longilineo, esprime comunque classe e potenza che gli ha permesso di passare la soglia dei 90 punti.
89/100 – Barbaresco Martinenga Camp Gros Marchesi di Grésy
Ci siamo già dilungati a lungo nella descrizione sullo stile della Maison, in occasione del Barbaresco Martinenga 2006. A quanto detto aggiungiamo che, sia il Camp Gros che il Gaiun, di fronte ad annate un po’ difficili come la 2005, appaiono abbastanza “frenati” e bisognosi di più tempo di sosta in bottiglia o nel bicchiere per tirar fuori il carattere sapido/minerale che da sempre li ha contraddistinti.
89/100 – Barbaresco Martinenga Gaiun Marchesi di Grésy
Vedi sopra. Dalla sua parte, il Gaiun, possiede in questo momento un po’ più di dolcezza e una maggiore stabilità gustativa.
89/100 – Barbaresco Rombone Nada Fiorenzo
E’ tanta la stima che nutriamo nel lavoro quotidiano di Bruno Nada. Stima che è nata per la costanza e la bontà dei suoi prodotti nel corso degli anni. Il suo carattere lo potete ritrovare nei suoi vini. Dice che in annate così esce quella personalità un po’ fredda, un po’ riservata, che vi potrebbe dare quell’immagine di vigneron barbuto di Langa. Dopo averlo lasciato in cantina per alcuni anni crescerà la vostra simpatia e familiarità verso questi vini.
89/100 – Barbaresco Manzola Nada Fiorenzo
Il Manzola esprime lo stesso carattere del Rombone, anche se lo fa attraverso una personalità più femminile.
88/100 (?) – Barbaresco Rabajà Az. Agr. Falletto
Il Rabajà di Bruno Giacosa è da sempre il più lento a concedersi. Sfodera il consueto carattere ruvido e un po’ asciutto, che lo ha sempre contraddistinto e che lo fa soffrire nelle volate con l’Asili e il Santo Stefano. Per il momento salviamo con nome, riavviamo il sistema e lo terremo d’occhio in futuro in un’ipotetica corsa a tappe.
88/100 – Barbaresco Produttori del Barbaresco
Un solo Barbaresco presentato dai Produttori. Il “classico”, mentre ci dicono dall’azienda, che le riserve 2004 non potranno essere sottoposte in degustazione, in quanto già terminate. Ci “accontentiamo” e registriamo una prova, tutto sommato, egregia. Resta sui binari del classico Barbaresco tradizionale, con il plus di sfoggiare maggiore incisività e un frutto più polposo che in passato.
88/100 – Barbaresco Bric Turot Prunotto
Il Bric Turot di Prunotto ha sempre sofferto più di molti altri in queste tipologie di annata. Chiuso su se stesso, manca della consueta vivacità di annate più classiche e lo fa anche con un’espressione del tannino abbastanza irrigidita e austera.
Annata 2004
90/100 – Barbaresco Ricù Montaribaldi
Annata che ha sicuramente dato dal punto di vista dell’immediatezza, dei quadri aromatici abbastanza espansivi. Stilisticamente parlando il Ricù sembra posizionarsi a metà strada tra il Palazzina e il Sorì Montaribaldi 2006. Da un lato conserva lo stile un po’ rustico del Sorì, mentre del Palazzina sfoggia la sua naturale vivacità espressiva. Al palato un vino equilibrato, docile e piacevole già da subito.
89/100-Barbaresco Riserva S. Stefano Castello di Neive
Per lungo tempo della degustazione si è posizionato oltre la soglia dei 90/100. Espressivo, dal quadro aromatico elegante e minerale, uno spessore più considerevole rispetto al Santo Stefano normale, ma queste peculiarità purtroppo non sono state adeguatamente accompagnate da altre come l’acidità e la trama tannica, che al momento si sono rivelate non particolarmente integrate.
3) CONSIDERAZIONI FINALI
Inutile ribadire ciò che è stato detto da più parti, cioè che l’annata 2006 sia da considerarsi una buona annata. Se diventerà anche grande, potrà dirlo soltanto il tempo. Da constatare vi è una omogenea piena maturità in tutti i vini. Non abbiamo trovato particolari cedimenti su frutti votati verso il cotto, nemmeno venature verdi o presenze di note vegetali che lasciavano presagire una raccolta anticipata delle uve. Tutti i vini, chi più chi meno a seconda degli stili, sono polposi, croccanti, dotati da una minore evoluzione verso la speziatura, cosa che invece si è notata di più nei 2005, oppure nella memoria di alcuni assaggi della 2004. Al palato sono slanciati, tannini ben in evidenza, con acidità rilevanti, ma non appuntite. Davvero tutto in regola per lasciare presagire uno sfondamento qualitativo. Eppure ci troviamo nella situazione di doverci vincolare, proprio in virtù dei punteggi, a emozioni lasciate lì, a metà bicchiere… Non vorremmo passare per gli eterni insoddisfatti, anche perché bisognerebbe aspettare anche i vini dei produttori che quest’anno hanno presentato i 2005, ma che purtroppo ci fanno nutrire alcune perplessità. Dubbi che sono più legati a dei continui, ma abbastanza rallentati, progressi stilistici. Non ci piace ritornare sui continui bla bla bla riferiti ai dibattiti vino/legno. Resta il fatto che in maniera più generale, abbiamo appurato che l’annata ha lasciato il suo timbro, ma spesso la mano dell’uomo ha cercato di metterci del suo, senza dare troppo ascolto a quello che invece l’uva voleva comunicare. Con il risultato di avere vini con alcune “slegature” nel concept finale, vuoi per la marcata “manipolazione” della trama tannica di alcuni per ottenere per forze di cose quella morbidezza immediata, vuoi per inseguire il mito della “perfezione”, dimenticando che molte leggende del passato sono nate proprio perché erano fornite di alcuni “difetti” che le rendevano terribilmente grandi. Possiamo dire quindi che ci sono piaciute molto di più alcune sfumature sottili, esili e un po’ asciutte di alcuni 2005 assaggiati. In conclusione, nulla ci vieta di pensare che possiamo archiviare positivamente l’annata 2006, ma troviamo più di una ragione nel ritenere che la 2005 sia stata sottovalutata. Il Nebbiolo avrà ancora molto da dire a riguardo. Lo saprete alla prossima puntata…
Hanno partecipato alle sessioni di degustazione, i componenti del panel di assaggio del portale Web Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
Piemonte. Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
Articolo redatto da:
Ivano Antonini-EnoCentrico.
Curatore Guida dei Vini e Referente regionale del Piemonte
ivano.antonini@altissimoceto.it
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