Articolo a cura di Maurizio Zanolla.
Referente regionale delle Marche e dell’Umbria.
Oggi facciamo tappa in Umbria. Regione che da qualche anno è salita giustamente alla ribalta della considerazione enologica, collocazione che gli spetta di diritto per le numerose eccellenze prodotte e per un trend di crescita qualitativa, davvero ragguardevole. A fare la parte del leone, c’è ovviamente Montefalco ed i suoi vini. Anche se… i vini buoni non mancano sicuramente anche al di fuori di questi confini.
Buona lettura!
Per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli.
Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato.
Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel al termine di ogni sessione.
1) LA GRADUATORIA
I Vini Bianchi…
90/100 – Umbria IGT Cervaro della Sala Castello della Sala 2007 (Cat. F)
86/100 – Umbria IGT Conte della Vipera Castello della Sala 2007 (Cat. C)
85/100 – Umbria IGT Bramito del Cervo Castello della Sala 2008 (Cat. B)
81/100 – Umbria IGT Il Moggio Goretti 2008 (Cat. A)
79/100 – Umbria IGT Trebbiano Spoletino Perticaia 2009 (Cat. A)
I Vini Rossi ad IGT…
89/100 – Umbria IGT Rosso Outsider Arnaldo Caprai 2006 (Cat. F)
87/100 – Umbria IGT Sangiovese Selezione del Fondatore Castello delle Regine 2003 (Cat. E)
86/100 – Umbria IGT Merlot Castello delle Regine 2004 (Cat. D)
86/100 – Umbria IGT Campoleone Lamborghini 2006 (Cat. F)
85/100 – Umbria IGT San Giorgio Lungarotti 2004 (Cat. B)
84/100 – Umbria IGT Princeps Castello delle Regine 2003 (Cat. D)
82/100 – Umbria IGT Pinot Nero Castello della Sala 2006 (Cat. E)
82/100 – Umbria IGT Il Padrone delle Vigne Tabarrini 2007 (Cat. A)
80/100 – Umbria IGT L’Arringatore Goretti 2005 (Cat. B)
I Montefalco Rosso…
86/100 – Montefalco Rosso Adanti 2006 (Cat. B)
86/100 – Montefalco Rosso Riserva Milziade Antano Fattoria Colleallodole 2006 (Cat. E)
85/100 – Montefalco Rosso Antonelli San Marco 2005 (Cat. A)
85/100 – Montefalco Rosso Riserva Arnaldo Caprai 2006 (Cat. D)
85/100 – Montefalco Rosso Le Mura Saracene Goretti 2007 (Cat. A)
84/100 – Montefalco Rosso Colpetrone 2007 (Cat. A)
83/100 – Montefalco Rosso Milziade Antano Fattoria Colleallodole 2007 (Cat. A)
82/100 – Montefalco Rosso Arnaldo Caprai 2007 (Cat. A)
82/100 – Montefalco Rosso Bocale 2007 (Cat. A)
82/100 – Montefalco Rosso Perticaia 2007 (Cat. A)
81/100 – Rosso di Montefalco Lungarotti 2007 (Cat. A)
80/100 – Rosso di Montefalco Signae Cesarini Sartori 2006 (Cat. A)
78/100 – Montefalco Rosso Cantina Novelli 2006 (Cat. A)
78/100 – Montefalco Rosso Tenuta Castelbuono Lunelli 2006 (Cat. A)
78/100 – Montefalco Rosso Scacciadiavoli 2007 (Cat. A)
Un Torgiano, uno…
88/100 – Torgiano Rosso Riserva Rubesco Vigna Monticchio Lungarotti 2005 (Cat. E)
I Sagrantino di Montefalco…
94/100 – Sagrantino di Montefalco 25 anni Arnaldo Caprai 2006 (Cat. G)
91/100 – Montefalco Sagrantino Perticaia 2005 (Cat. E)
90/100 – Sagrantino di Montefalco Collepiano Arnaldo Caprai 2006 (Cat. E)
90/100 – Montefalco Sagrantino Gold Colpetrone 2004 (Cat. G)
89/100 – Sagrantino di Montefalco Adanti 2005 (Cat. E)
89/100 – Sagrantino di Montefalco Le Mura Saracene Goretti 2004 (Cat. D)
89/100 – Montefalco Sagrantino Scacciadiavoli 2005 (Cat. D)
88/100 – Montefalco Sagrantino Milziade Antano Fattoria Colleallodole 2006 (Cat. F)
87/100 – Sagrantino di Montefalco Antonelli San Marco 2005 (Cat. E)
86/100 – Montefalco Sagrantino Bocale 2006 (Cat. D)
86/100 – Montefalco Sagrantino Colpetrone 2005 (Cat. E)
86/100 – Montefalco Sagrantino Colle alle Macchie Tabarrini 2004 (Cat. G)
85/100 – Sagrantino di Montefalco Cesarini Sartori 2005 (Cat. D)
85/100 – Montefalco Sagrantino Lungarotti 2006 (Cat. D)
84/100 – Montefalco Sagrantino Cantina Novelli 2005 (Cat. D)
84/100 – Sagrantino di Montefalco Pagina Casale Triocco 2004 (Cat. E)
84/100 – Montefalco Sagrantino Scacciadiavoli 2006 (Cat. D)
82/100 – Sagrantino di Montefalco Casale Triocco 2005 (Cat. D)
81/100 – Montefalco Sagrantino Tenuta Castelbuono Lunelli 2005 (Cat. D)
Un vino dolce extra…
87/100 – Umbria IGT Muffato della Sala Castello della Sala 2006 (Cat. F la 0,500)
I Sagrantino di Montefalco Passito…
94/100 – Sagrantino di Montefalco Passito Antonelli San Marco 2005 (Cat. E la 0,375)
91/100 – Sagrantino di Montefalco Passito Arnaldo Caprai 2006 (Cat. F la o,375)
89/100 – Sagrantino di Montefalco Passito Adanti 2005 (Cat. F la 0,500)
88/100 – Montefalco Sagrantino Passito Milziade Antano Fattoria Colleallodole 2006 (Cat. F la 0,500)
87/100 – Montefalco Sagrantino Passito Perticaia 2005 (Cat. E la 0,375)
86/100 – Montefalco Sagrantino Passito Colpetrone 2006 (Cat. E la 0,375)
84/100 – Montefalco Sagrantino Passito Semèle Cesarini Sartori 2006 (Cat. D la 0,375)
83/100 – Montefalco Sagrantino Passito Scacciadiavoli 2005 (Cat. E la 0,375)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE
I Vini Bianchi…
90/100 – Umbria IGT Cervaro della Sala Castello della Sala 2007 (Cat. F)
La celebre azienda dei Marchesi Antinori, situata a pochi chilometri dalla città di Orvieto, sorge su un promontorio tufaceo ed i vigneti si trovano su un terreno argilloso di origine pliocenica ricco di fossili. Da questi terreni nascono le uve di Chardonnay (e Grechetto in minima parte) di uno dei più famosi vini bianchi italiani, ma anche tra quelli più controversi. Non particolarmente amato per chi non predilige i bianchi elevati in legno o per chi è alla ricerca di vini più caratteriali, il Cervaro, ha riscosso il suo successo soprattutto all’estero e rimane per molti consumatori, il loro “cruccio” assoluto in fatto di vini. Noi ci mettiamo nella parte di quelli che il Cervaro deve essere bevuto con qualche anno di affinamento in bottiglia alle spalle, più di quanto non si abbia invece l’abitudine di berlo. Detto ciò, la 2007, è stata comunque degustata ad un anno dalla sua commercializzazione e mostra un carattere decisamente più immediato se paragonato ad altre versioni. Caratteristiche che trovano giustificazione nelle caratteristiche dell’annata e che si esprime attraverso delle tonalità del frutto più mature e più esotiche. Anche al palato si distende in maniera ampia, calda e voluminosa. Un vino meritevole del punteggio assegnatogli, pur apparendo un po’ contratto nella profondità, con un’acidità che è presente, ma che fatica un po’ ad imprimere il giusto ritmo.
86/100 – Umbria IGT Conte della Vipera Castello della Sala 2007 (Cat. C)
Il Conte della Vipera prende il nome dai primi proprietari del Castello della Sala. E’ ottenuto in prevalenza da uve Sauvignon ed è vestito da un brillante giallo paglierino. Colpisce più per la sua intensità che per quanto riguarda la complessità, anche se le note “verdi” e graffianti del suo vitigno principale si presentano con un buon indice di maturazione ed in maniera molto nitida. Decisamente più ampio al palato. Anche il piglio acido ed una discreta mineralità, gli fanno salire le quotazioni. Davvero godibile.
85/100 – Umbria IGT Bramito del Cervo Castello della Sala 2008 (Cat. B)
Posizione leggermente più in basso, rispetto al Conte della Vipera, per il Deuxième vin a base Chardonnay dell’azienda. Giallo paglierino carico ed un profilo variegato, fresco, deciso ed allo stesso tempo molto suadente con note che vanno dalla banana alla papaja, passando per mango e note burrose che fanno ricordare i profumi dei biscotti danesi appena sfornati. In questo caso è però il palato che deve ancora evolversi, mostrandosi un po’ contratto ed un po’ scontroso. Attendiamo futuri sviluppi.
81/100 – Umbria IGT Il Moggio Goretti 2008 (Cat. A)
Il Moggio della famiglia Goretti è un vino ottenuto dalla vinificazione in purezza delle uve di Grechetto. L’impronta olfattiva è decisamente orientata più sul carattere citrino, dalle sfumature di citronella, e con una variabile di erbe aromatiche davvero originale. Spazio anche menta, talco, vaniglia e brioche. Palato semplice e diretto, di buona e freschezza e sapidità, con un finale morbido ed elegante.
79/100 – Umbria IGT Trebbiano Spoletino Perticaia 2009 (Cat. A)
(etichetta non disponibile)
L’interpretazione del Trebbiano Spoletino, vitigno autoctono che negli ultimi anni è stato protagonista di una diffusa rivalorizzazione, trova una espressione davvero originale nel prodotto di Guido Guardigli. Non avrà magari un’ampiezza olfattiva e gustativa di rilievo, ma se dovessimo contare le numerose e sottili sfumature che possiede, si potrebbe ancor più rivalutarlo. Dal vegetale ai fruttati, agrunati ed esotici, floreali ed una nota pungente di grafite che rinfresca il suo carattere. La bocca appare più sottile e più snella, ma con un buon equilibrio. Dal finale precoce ma chiusura piacevole e nitida.
I Vini Rossi ad IGT…
89/100 – Umbria IGT Rosso Outsider Arnaldo Caprai 2006 (Cat. F)
Ogni volta che qualcuno si trova a parlare della realtà vitivinicola di Arnaldo Caprai, corre il rischio di ripetersi e di non trovare più parole inedite che inquadrino al meglio quanto fatto da Marco, nel panorama del firmamento umbro. Anche ora che le aziende di questo angolo di Umbria che lavorano per la qualità, sono davvero molte. Storiche e non. Ma se esiste un vino che avvalora il prestigio aziendale a tutto tondo, quello è proprio il suo IGT. Altro che Outsider… pur collocandosi ad un soffio dalla soglia dei 90 punti. Un tessuto cromatico compatto, consistente e vivace nelle sfumature, nella sua profondità color porpora. Sanguigno e polposo nel frutto, dinamico e di grande intensità. La grande pulizia e la finezza, sono sempre di casa nei vini di Marco, ma quello che colpisce è un lato abbastanza insolito nella storia di questo vino che si traduce con sfumature decisamente balsamiche e di speziatura piccante. Tutte le premesse olfattive sono ampiamente mantenute, dal momento che dobbiamo dare assoluto risalto alla grandissima coerenza sensoriale in bocca ed alla presenza di numerosi richiami olfattivi. Indiscutibilmente il vero “outsider” tra gli IGT umbri.
87/100 – Umbria IGT Sangiovese Selezione del Fondatore Castello delle Regine 2003 (Cat. E)
Tutto sommato, possiamo registrare un punteggio di assoluto rispetto per quanto riguarda la versione 2003 del top Sangiovese di casa Nodari. La selezione di uve che provengono da vigne vecchie, hanno portato a compimento un vino ben saldo su se stesso, tenuto in piedi senza “stampelle” e senza cedimenti olfattivi e nemmeno gustativi. Certo, lontanissimo dall’ottima prestazione del 2001, ma è decisamente un vino che può portare delle garanzie e non delle delusioni, per chi lo stappa. Vino tinteggiato di rosso rubino con netto bordo granato. Il naso dice Sangiovese in perfetto stile Bernabei. Dove si privilegia un frutto dolce, polposo, di grande suadenza, pur non perdendo qualità nelle sfumature sensoriali che ripiegano sul floreale di accattivante violetta e di una speziatura che lo rendono perfettamente riconoscibile. Di lodevole coerenza gusto-olfattiva, avvolgente e pieno al palato, con una piacevole acidità a sostegno di uno spessore davvero importante. Quello che ha tenuto frenato un possibile lancio su livelli più elevati è stato sicuramente quel tannino scontroso e un po’ immaturo, figlio dell’annata, sul quale non si poteva fare davvero di più. Almeno sul piano dell’apprezzamento generale.
86/100 – Umbria IGT Merlot Castello delle Regine 2004 (Cat. D)
Il vino che ha segnato definitivamente il successo dell’azienda guidata dall’Avv. Paolo Nodari, è sicuramente il suo Merlot, anche se sappiamo che il nostro caro avvocato è intimamente più legato al Sangiovese. Ciò nonostante possiamo tranquillamente asserire che ci aspettavamo decisamente di più da questa 2004, vista la bontà dell’annata. Un po’ troppo cupo nel carattere, consistente nell’animo e meno sprintoso nei movimenti. Incipit olfattivo di ciliegia sotto spirito e di confettura di prugna, che poi cedono il passo ad una sequenza dal marchio autunnale di sottobosco e sfumature di pelliccia. L’analisi gustativa è in linea con quanto espresso al naso. Anche in questo caso con una chiara matrice conservatrice. Avvolgenza, pienezza sono ben sostenute dall’acidità, mentre la trama tannica appare ancora indietro nella forma, in vista di una possibile fusione con il resto della massa.
86/100 – Umbria IGT Campoleone Lamborghini 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
La tenuta di Patrizia Lamborghini venne acquistata negli anni ’70 da Ferruccio Lamborghini, iniziando così un progetto agricolo che significava una volontà di ritorno alle origini una volta lasciata l’attività automobilistica, perchè rimasto stregato dal richiamo di queste terre. A partire dagli anni ’90 è la figlia Patrizia che ha preso le redini dell’azienda, con la chiara volontà di continuare e potenziare quanto fatto con il lavoro paterno. Azienda che ha deciso di puntare tutto sui vini rossi, tantochè i vigneti con varietà a bacca bianca sono stati tutti estirpati ed i vigneti sono stati successivamente reimpiantati con viti di Sangiovese e Merlot. Campoleone 2006 è vestito da abito da gran festa, color rosso rubino brillante, vivido ed intenso. All’analisi olfattiva sciorina subito un corredo aromatico che vira all’ampiezza, con frutti di bosco come il ribes nero e da note floreali predominanti di rosa canina. Con l’ossigenazione fanno capolino sentori di erbe aromatiche, liquirizia e perfino una nota di catrame. Netta, pecisa, ma non disturbante. In bocca si ha sempre il medesimo ritorno di frutti e fiori rossi, con la medesima avvolgenza, ampiezza e “dolcezza” nel carattere. Il tannino tende a scalciare e per il momento appare indomabile, ma non preclude la percezione della persistenza. Restiamo in attesa di una presa di forma più equilibrata.
85/100 – Umbria IGT San Giorgio Lungarotti 2004 (Cat. B)
Il San Giorgio è un vino storico per la famiglia Lungarotti. Un precursore nel taglio del Cabernet con il Sangiovese, ha sempre impressionato per una costanza qualitativa regolare e coerente nel tempo. Non si è mai piegato a variabilità stilistiche dovute a mode passeggere. L’unico restyling che si è concesso è quello dell’estetica dell’etichetta, così come per gli altri vini. Colore Durone di Vignola molto profondo. Al naso punta tutto sulla pienezza del frutto ed un’apertura aromatica già interessante e ben espressa al primo naso. La nota vegetale del cabernet è sintomo di buona maturità, poichè non disturba e fa da precursore a dei soffi balsamici in chiusura. Bocca generosa e di buona fattura, segnata da un discreto equilibrio. Il tannino è ben presente ed amalgamato nella massa. Siamo di fronte ad un vino composto e ben fatto, dalla invitante beva.
84/100 – Umbria IGT Princeps Castello delle Regine 2003 (Cat. D)
L’azienda si estende su una superficie di circa 400 ettari, dei quali più di 80 coltivati a vigneto, ed è ubicata attorno alla fortificazione di Castelluccio Amerino, che domina la valle “Le Regine”. In questo caso abbiamo il Principe del Castello, ottenuto da uve Cabernet Sauvignon, da viti impiantate a seguito delle analisi e degli studi compiuti ad inizio degli anni ’90 dall’enologo Franco Bernabei. Il colore si presenta rosso rubino fitto con riflessi granati incalzanti. E’ il vino aziendale che sembra aver sofferto di più, tra quelli derivanti da questa annata. I primi sentori dichiarano la presenza di confettura di susina nera, un aroma di prugna e liquido di ciliegia sotto spirito, e poi vengono svelati aromi di sottobosco, foglia secca e un finale ben distinto di pirite. Così come l’impianto olfattivo, che denota un passo in più verso l’evoluzione, anche il gusto lo è. Spessore e pienezza, dimostra un discreto equilibrio, mentre una nota positiva riguarda sicuramente la qualità del tannino, che appare composto e ben integrato, nonostante l’annata calda.
82/100 – Umbria IGT Pinot Nero Castello della Sala 2006 (Cat. E)
Dobbiamo confessarlo che non abbiamo mai avuto un feeling particolare con il Pinot Nero prodotto dagli Antinori, al Castello della Sala, confermato anche in queste degustazioni a bottiglie coperte. Dinamica visiva perfettamente in linea con le caratteristiche del vitigno, dalle nuances rosso rubino elegante e al contempo scarico, di media trasparenza e consistenza. Il profilo olfattivo si mostra con tratti un po’ sfuocati nella definizione, con un frutto di grande fascino ma un po’ monocorde. Fragoline e piccoli frutti neri, cui seguono rose appassite ed infine sentori terziari con ricordi specifici di cuoio e resina. Il palato ci dice che l’alcol risulta un po’ troppo l’attore principale, frenandolo sul piano della profondità e che lo fa apparire meno articolato di quanto percepito al naso. Temiamo anche di essere stati un po’ troppo severi per quanto riguarda il punteggio, ma da questa azienda potevamo esigere sicuramente di piu dalla 2006.
82/100 – Umbria IGT Il Padrone delle Vigne Tabarrini 2007 (Cat. A)
Dedicato al nonno paterno di Giampaolo Tabarrini ed ottenuto in prevalenza da uve Sangiovese. Abito rosso rubino profondo e cupo. Un profilo aromatico con un frutto polposo in bella evidenza, circondato da segni evolutivi un po’ troppo precoci. Ciliegia marasca, a seguire nespola e carruba, sentori speziati di cannella e noce moscata, poi foglie di lauro e sentori di selvaggina che tendono a sfuocare il quadro aromatico. La struttura gustativa è caratterizzata da un equilibrio tra le componenti ed orientata anch’essa verso gli aromi speziati. Tuttavia dobbiamo però rilevare che questo vino non brilla per la sua lunghezza ed è quello che non gli ha permesso di acquisire un punteggio ben diverso.
80/100 – Umbria IGT L’Arringatore Goretti 2005 (Cat. B)
Ottenuto da uve Sangiovese, Merlot e Ciliegiolo, si presenta con una veste di colore rubino vivido con riflessi porpora. Gioca le sue carte migliori al naso, con un progresso fruttato croccante e di grande maturità, con lievi accenni alla speziatura ed al tabacco da pipa. Purtroppo il profilo gustativo non è posizionato sulla medesima intesa, mostrandosi con una vena alcolica che tende a dire la sua ed è segnato da un tannino verde che in questo momento non dice niente sulla previsione di una futura integrazione. Da rivedere.
I Montefalco Rosso…
86/100 – Montefalco Rosso Adanti 2006 (Cat. D)
Altissimo Ceto
Adanti è una affascinante realtà vitivinicola che fin dagli anni ’60 si è distinta nell’area del Sagrantino. Non possiamo esimerci dal ricordare la figura del cantiniere Alvaro Palini, che da sarto a Parigi venne a stabilirsi in Italia ed iniziò una fantastica collaborazione con l’amico Domenico Adanti, proprietario dell’omonima azienda, che è stata tra le prime a credere nelle virtù del Sagrantino vinificato in secco e nell’uso di botti grandi o tonneau, finalizzate a preservare la naturale guizzante spigolosità del vitigno. Ed ecco quindi che anche nella versione 2006, si presenta come una delle più valide interpretazioni del Rosso di Montefalco. Il mantello rubino intenso ci presenta un audace cavaliere: naso variegato, che dispiega un insieme di frutti di bosco, pot-pourri, sentori balsamici, foglie di lauro e spezie dolci, soprattutto caffè. Al sorso ci regala un tannino che galoppa composto, vigoroso ma mai rude, dalla gradevole beva. Rimarchevole la persistenza. Da applausi.
86/100 – Montefalco Rosso Riserva Milziade Antano Fattoria Colleallodole 2006 (Cat. E)
La proposta enologica presentata da Francesco Antano in questa edizione, si pone tutta su altissimi livelli. Un’interpretazione stilistica del territorio, un po’ rustica nel carattere, ma ricca di personalità, di fascino e di rispetto per il vitigno. Nuance rubino fitto per questa Riserva. Il bouquet si compone di frutti rossi, ciliegia e lampone su tutti ed è la continuità coerente del Montefalco Rosso aziendale, ma si distingue per essere ovviamente più penetrante e coinvolgente. L’analisi gusto olfattiva evidenzia la presenza di spezie dolci ed un tannino splendidamente integrato. Abbiamo davanti un vino profondo, tra i più interessanti della denominazione e molto versatile per quanto riguarda gli abbinamenti a tavola.
85/100 – Montefalco Rosso Antonelli San Marco 2005 (Cat. A)
La Antonelli San Marco rappresenta a tutti gli effetti una delle più rigogliose realtà enologiche della denominazione, costruita e consolidata, grazie a decine di anni passati a lavorare nel segno della qualità e della continuità. Veste rubino pieno, profondo e fitto. Il bagaglio aromatico mette in evidenza un bouquet di frutti rossi, solido e compatto, ma di grande finezza. Chiusura dal timbro tostato ma perfettamente in simbiosi con il frutto. Il sorso conferma tutte le prerogative avute all’olfatto. Ricchezza, stoffa e carattere con un tannino che si affaccia in maniera intensa ma non ostacola la grande beva di questo vino.
85/100 – Montefalco Rosso Riserva Arnaldo Caprai 2006 (Cat. D)
Tra le più interessanti versioni, questa 2006, tra quelle prodotte da Marco Caprai. Bella massa colorante rubino vivido che si dispiega in una espressione olfattiva iniziale di marasca e che poi lascia il posto ad un bouquet di fiori secchi, sentori boisé, terra ed humus. Il sorso rivela una buona corrispondenza con il naso. Trama gustativa fresca e morbida, vino attraente di buona beva e già perfettamente godibile adesso. Prosit!
85/100 – Montefalco Rosso Le Mura Saracene Goretti 2007 (Cat. A)
L’azienda Goretti, nata negli anni ’60, è stata fin dall’inizio sempre rivolta ad una produzione caratterizzata da metodologie moderne e razionali. Ad oggi, è un’azienda che è arrivata non a caso alla quarta generazione di validi imprenditori vitivinicoli ed ha dato vita, a Montefalco, ad una moderna cantina denominata “Fattoria Le Mura Saracene” ed enologicamente guidata dal tandem Vittorio Fiore e Barbara Tamburini. Manto rubino molto intenso, tanto da sembrare palpabile. Siamo di fronte ad un ventaglio di profumi davvero di carattere: lampone, frutti di bosco, accenno di cassis, e poi fiori secchi, rabarbaro e punte di spezie dolci. Senza dimenticare il sentore mentolato, che rinveniamo anche in bocca con una pennellata di resina. Vino che si distingue per una nitida coerenza gusto-olfattiva, davvero ben fatto e seducente.
84/100 – Montefalco Rosso Colpetrone 2007 (Cat. A)
Il nostro viaggio sensoriale arriva anche dentro il Montefalco Rosso prodotto da un’azienda che si è colloca da diversi anni, nel “gotha” dei vini della regione. Acquisita nel 1995 dal gruppo Saiagricola, ha puntato da sempre su vini dal forte carattere e su carature che privilegiano da vicino le concentrazioni. Mantello rosso rubino, di stretta trama, profondo, impenetrabile, quasi nero. Bagaglio aromatico composto da frutti rossi gentili, tra cui spicca l’amarena e la mora ed un ventaglio di sentori speziati e tostati. Decisamente più dinamico e scorrevole al palato, apprezzabile in questi passaggi, anche da coloro che non sono proprio degli habituée di assaggi di vini “vigorosi”.
83/100 – Montefalco Rosso Milziade Antano Fattoria Colleallodole 2007 (Cat. A)
Questa azienda venne acquistata nel 1969 da Milziade Antano, ma è dalla metà degli anni ’70 che iniziò la produzione del Montefalco Rosso e del Sagrantino Passito, ai quali si aggiunse negli anni ’80 anche il Sagrantino secco. Ad oggi l’azienda lavora seguendo quelli che erano i principi del suo fondatore, filosofia produttiva che ci regala vini, magari non di immediata beva, ma sicuramente dotati di grinta. Questo vino si presenta con un fitto mantello rubino, con un bagaglio aromatico che si compone primariamente di ciliegia, lampone e rabarbaro, con una nota di spezie nere che si affaccia in chiusura. Al sorso sentiamo immediatamente il carattere di questo vino: tannino spingente ma ben integrato, che non ammicca, ma che deve essere avvicinato lentamente. Di discreta lunghezza la chiusura.
82/100 – Montefalco Rosso Arnaldo Caprai 2007 (Cat. A)
Approccio stilistico, molto delicato e giocato molto sul frutto, per il Montefalco Rosso di questa azineda. Rubino carico ed intenso alla vista, centralità di aromi di lampone croccante, pot-pourri, bacche di ginepro, macchia mediterranea e chiusura olfattiva con un mix di spezie. Al palato rivela un tannino non perfettamente integrato, che deve ancora svilupparsi. Certamente un vino che avrà da esprimersi in futuro.
82/100 – Montefalco Rosso Bocale 2007 (Cat. A)
L’azienda Bocale, della famiglia Valentini, deve il suo nome al termine dialettale “bocale”, che indicava sia il bicchiere di vino sia il fiasco dell’olio della capacità di 2 litri. I proprietari si stabilirono a Montefalco intorno agli anni ’20, dedicandosi all’agricoltura e soprattutto alle olive, e dal 2002 è iniziata anche la produzione dei vini, condotta con grande entusiasmo e già con risultati molto apprezzabili. Vini solidi, magari non dotati di persistenze infinite, ma di grande pulizia enologica e dal taglio molto personale. Il loro Montefalco Rosso si presenta con un abito rosso rubino abbastanza scarico. Il ventaglio aromatico mette subito in evidenza un cestino di piccoli frutti rossi di bosco, a seguire note di ciclamino e peonia, leggera speziatura e soffi balsamici sul finale. La bocca mette in mostra un dipanamento di sensazioni, sullo stesso livelllo di quanto percepito all’olfatto e dove il Sangiovese palesa la sua presenza.
82/100 – Montefalco Rosso Perticaia 2007 (Cat. A)
“Perticaia” significa “aratro”, da sempre simbolo di operosità e dedizione alla terra. Terra nella quale nel 2000 ha creduto così fortemente il suo patron Guido Guardigli, tanto da decidere di assoldare la sua lunga esperienza di dirigente di aziende vitivinicole al servizio dei vini dell’Umbria. I suoi vini crescono di anno in anno e danno origine ad etichette che offrono notevoli garanzie per i consumatori finali. Rosso rubino terso, il naso si esprime con un caratteristico frutto di bosco ed uno spiccato floreale di iris e violetta, con note finali di sentori balsamici e liquirizia più spiccati. Il palato, non imprime forza e potenza, ma si posa su delle linee molto delicate, dove si evidenzia subito un bel tannino morbido ed integrato.
81/100 – Rosso di Montefalco Lungarotti 2007 (Cat. D)
L’esordio della famiglia Lungarotti sul territorio di Montefalco è cosa recente e per quanto riguarda l’acquisizione definitiva di una propria filosofia stilistica, vi è ancora esposto il cartello “lavori in corso”. Sono ancora alla ricerca di una propria identità, tuttavia le garanzie qualitative ci sono tutte e non si corre il rischio di rimanere delusi, se non nella condizione di aspettarsi di più, vista la storia di questa azienda. Tonalità di colore rubino lucido. L’esame olfattivo cattura sentori di fragola e mora non perfettamente matura e un bouquet di rose, per poi captare anche sensazioni di ginepro e mirto. Pulito al naso, pulito in bocca, dove spicca la gelatina di fragola, che denota anche una bella coerenza sensoriale. Siamo quindi di fronte ad un vino piacevole, ma privo di un importante spessore. Godibile adesso.
80/100 – Rosso di Montefalco Signae Cesarini Sartori 2006 (Cat. A)
Il nome dell’azienda Cesarini Sartori è associato istintivamente all’espressione “Rossobastardo”, nome di uno dei suoi vini che deve questo appellativo ad una delle “cauponae” che in epoca romana vennero costruite in quest’area e che fu denominata “Cappanna del Bastardo”; la caupona era un punto di ristoro per carristi e viandanti, dove potevano trovare riposo e godere anche dei piaceri del vino. Il loro Montefalco Rosso, nella versione 2006, si mostra ai moderni “viandanti” con un abito rosso rubino evoluto ed una verve olfattiva attraente e molto elegante, con punte di fiori appassiti, cipria, borotalco e vetiver. La bocca è semplice, diretta e lineare. Meno importante, di quanto potesse rivelare il naso. Frutto rosso morbido su tutti, che sovrasta gli altri sentori terziari, che sono sì, presenti, ma in maniera decisamente più timida.
78/100 – Montefalco Rosso Cantina Novelli 2006 (Cat. A)
Azienda giovane, classe 2000, ma divenuta in poco tempo molto importante nel panorama vitivinicolo umbro. Fin da subito si è distinta per la sua filosofia volta a coniugare moderne tecnologie produttive ed organizzazione aziendale con la valorizzazione ed il recupero del territorio in generale e dei vitigni autoctoni in particolare. Il vino si presenta con una veste rubino terso, mentre al naso salgono profumi di frutta rossa matura e fiori secchi che concludono poi con note di inchiostro; la bocca non manca di coesione, ma è molto semplice. Forse un po’ troppo. Vedremo in futuro…
78/100 – Montefalco Rosso Tenuta Castelbuono Lunelli 2006 (Cat. A)
La Tenuta Castelbuono, di proprietà della famiglia Lunelli dal 2001, si estende sui comuni di Montefalco e Bevagna per circa 50 ettari ed ha puntato nettamente sul vitigno Sagrantino. Anche in questo caso, in così poco tempo, risulta impossibile aspettarsi dai Lunelli, i risultati cui sono capaci. Qui degustiamo il loro Montefalco Rosso, rubino di colore, con iniziale riduzione al naso, mentre in un secondo momento emergono frutti rossi. Non esterna una grande ricchezza e neanche una notevole complessità. Il naso è molto diretto, la bocca è equilibrata, dove una grande freschezza si trova piacevolmente a bilanciare il calore alcoolico. Purtroppo, il congedo avviene in maniera troppo frettolosa.
78/100 – Montefalco Rosso Scacciadiavoli 2007 (Cat. A)
Rosso rubino dai riflessi porpora. L’esame olfattivo è molto tenue e pacato nel carattere. Si evidenziano note di frutti rossi quali il lampone ed il ribes. Con il tempo emerogono anche delle timide note speziate, liquirizia e caffè. La bocca è verde, abbastanza cruda e resa ancor più tesa da un tannino che non può essere definito fastidioso, ma certamente non risulta ben integrato.
Un Torgiano, uno…
88/100 – Torgiano Rosso Riserva Rubesco Vigna Monticchio Lungarotti 2005 (Cat. E)
Ecco l’azienda che ebbe la sua anima in Giorgio Lungarotti (l’azienda è oggi condotta dalle figlie Teresa e Chiara), uno dei patriarchi del recente sviluppo dell’enologia in Umbria, il quale credette nelle potenzialità di queste verdi terre quando ancora i termini “Umbria” e “grande vino” non erano solitamente utilizzati nella stessa frase. Il Rubesco Vigna Monticchio è il vino che più di ogni altro, ha fatto la storia enologica recente di questa regione. Quello che l’ha fatta conoscere oltre i confini nazionali. La versione 2005 è un vino dal mantello rosso rubino con massa colorante caratterizzata da una spiccata vividezza e consistenza, dal corredo aromatico pulito, carnoso e avvolgente. Le note fruttate evidenziano frutti di bosco in primis, che poi si allungano in un connubio di chiodi di garofano e china, che a loro volta introducono note più bruciate di tabacco dolce da pipa e caffè. L’eleganza è la prima cosa che disegna la bocca: non semplice velluto, ma tessuto damascato, data la sontuosità. Buona la continuazione con il naso, anche se l’articolazioni non è tra le migliori che si ricordino per quanto riguarda questo vino. E che gli impedisce di arrivare alla soglia della super-eccellenza.
I Sagrantino di Montefalco…
94/100 – Sagrantino di Montefalco 25 anni Arnaldo Caprai 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
L’Apoteosi fatta vino. Dress code rosso rubino carnoso, soffia al naso more e mirtilli, fiori rossi appassiti tra cui spicca un’importante rosa. Fa seguito tutta una serie di piccole sfumature che parte dalla natura del sottobosco, passa dal muschio alle bacche di ginepro, fino a virare nella macchia mediterranea. Aromi terziari, ma senza cedimenti, di rilievo inchiostranti, che poi svelano spezie dolci, tra cui il tabacco da pipa. Una delle migliori versioni del 25 anni, soprattutto se dovessimo vederlo sul piano della finezza e dell’eleganza. L’emozione che ci ha pervaso finora si rafforza in bocca, dove questo vino prende le forme di un Achille omerico, possente e raffinato. Lunghezza impressionante. E’ il vino che incarna più di ogni altro la maestosità di questo tannico sovrano dell’Umbria, che Caprai ha contribuito in maniera enorme a portare nell’empireo vitivinicolo e a consolidarne ogni anno la posizione di leadership. Tutto questo potrebbe apparire scontato, ma ha fatto volentieri la fortuna di noi che lo abbiamo assaggiato e per tutti coloro che gli si avvicineranno in futuro.
91/100 – Montefalco Sagrantino Perticaia 2005 (Cat. E)
Altissimo Ceto
Dall’anno 2000, data di fondazione dell’azienda, il suo patron Guido Guardigli l’ha portata in poco tempo a realizzare una serie di vini che si sono collocati presto, nel top del panorama di questa denominazione. Grazie all’operosità e dedizione verso questa terra, che trova il suo simbolo nella “Perticaia”. Ed il Sagrantino è diventato ovviamente il vino d’elezione. Ha tutti i tratti del grande vino, a cominciare da quel colore denso e profondo, ma molto vivo nelle sfumature. Naso caleidoscopico, alquanto fine, in cui si diffondono le raffinate note di uno spartito musicale che comprende confettura di more, ribes, menta, rabarbaro, liquirizia e cuoio, senza dimenticare un tocco d’inchiostro. La coerenza sensoriale è subito immediata non appena si porta il bicchiere alla bocca, davvero impressionante la perfetta specularità rispetto al naso. Il gusto è pieno, il tannino è regale nella sua morbida potenza, ben bilanciato da un’adeguata setosità. Vino davvero molto lungo e pieno. Da standing ovation.
90/100 – Sagrantino di Montefalco Collepiano Arnaldo Caprai 2006 (Cat. E)
Ha tutte le carte in regola per dissuadere qualsiasi persona che lo concepisce come il Deuxième vin aziendale. Dalle tinte color rosso rubino vivido e lucente che prelude ad una scoppiettante verve olfattiva data da una grande varietà di frutti di bosco e confettura di frutti neri. Il frutto è compatto, solido e croccante, davvero profondo ma occhieggia anche una viola ed una vasta gamma di sentori balsamici. L’esame gusto-olfattivo ci fa apprezzare un tannino di nobile fattura, fitto, ma come suo solito, sempre ben integrato e solenne nella sontuosa versione 2006. Intrigante mineralità, non priva di un’idea ferrosa. Questo è un vino che si distingue per la decisa persistenza, che marchia il palato con la sua lunghezza.
90/100 – Montefalco Sagrantino Gold Colpetrone 2004 (Cat. G)
Un vino decisamente concepito sulla potenza e sulla concentrazione, senza perdere tuttavia nella definizione aromatica, come è nello stile di questa azienda. Ci sembra comunque di notare una strada imboccata che porti verso un’alleggerimento di alcuni tratti, in virtù di maggiore slancio. Il bouquet offre il consueto bagaglio che si concretizza nella polposità del frutto, contornato da sfumature balsamiche e di dolcetti after-height. Bocca piena, solida e compatta. La qualità del tannino è vivace ed integrata, che lascia sfumare il vino, in un piacevole allungo.
89/100 – Sagrantino di Montefalco Adanti 2005 (Cat. E)
Abito rosso rubino con sprazzi di colore granato. Subito il naso viene inebriato, con un’intesità tale da azzerare tutto il resto per qualche secondo, per la sua potenza. Un frutto dal grande indice di maturazione, dal forte riconoscimento di prugna matura e senza cedimenti. Unica pecca, una complessità un po’ frenata da alcune caratteristiche figlie dell’annata. Largo spazio agli aromi speziati. Bocca voluminosa, un tannino che si fa sentire, spinge, si dipana, ben fatto ma dotato di grande virilità. Al palato dimostra decisamente più articolazione, di quanto abbia tuttavia dimostrato al naso.
89/100 – Sagrantino di Montefalco Le Mura Saracene Goretti 2004 (Cat. D)
Altissimo Ceto
Abito da sera di scintillante rubino tirato a lucido, per questa versione del Sagrantino di casa Goretti. Il ventaglio olfattivo si dispiega con una elegante e sinuosa morbidezza, inizialmente ammalia con frutta molto matura e poi ci fa immergere nella macchia mediterranea, dove si diffondono ginepro, mirto e vari mazzetti di erbe aromatiche. Ritroviamo poi in bocca un bagaglio gustativo segnato da una tannica dolcezza, con richiami olfattivi evidenti e che si portano nella medesima direzione, con grande equilibrio. Vino nobile e lungo, una vera gratificazione per il palato data dalla sua opulente potenza, espressa con grande eleganza.
89/100 – Montefalco Sagrantino Scacciadiavoli 2005 (Cat. D)
Il nome dell’azienda deriva dalla sua ubicazione. Infatti i terreni, per la maggior parte di natura argilloso-sabbiosa e situati ad un’altezza tra i 300 ed i 350 metri s.l.m. nel comune di Montefalco, si trovano nelle vicinanze di un borgo dove un tempo viveva un esorcista, che nel dialetto umbro era denominato “scacciadiavoli”. Questo vino si presenta con una veste rosso rubino luminoso e di buona consistenza. Il corredo aromatico non sarà di grande finezza, ma colpisce per personalità ed è composto da un ventaglio di sentori tra cui spiccano lampone, buccia di arancia amara ed a seguire rabarbaro, aghi di pino e china. Ci colpisce il perfetto richiamo in bocca di tutto il bouquet, in questo caso ricalcato in maniera davvero fedele: subito notiamo una veemente struttura ed un nitido equilibrio, impreziositi da una fresca sfumatura minerale in chiusura.
88/100 – Montefalco Sagrantino Milziade Antano Fattoria Colleallodole 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Ecco il top-wine dell’azienda: di nome, e di fatto. Veste colore rubino che introduce un naso di grande variabilità, che cattura a più riprese con la sua andatura stratificata e irresistibile: prima ribes e cassis, poi un profluvio di macchia mediterranea, dove si esaltano ginepro e mirto su tutti, sbuffi resinosi ed infine sottolinea l’ampiezza con sentori di spezie, soprattutto tabacco. Il palato ripropone fedelmente i sentori che avevamo percepito, ma soprattutto è estasiato dall’equilibrio tra la fitta trama tannica e l’ordinato calore, pronti per accogliere una maestosa lunghezza.
87/100 – Sagrantino di Montefalco Antonelli San Marco 2005 (Cat. E)
Assente dalla degustazione il cru aziendale, perchè non inviato, ci avviciniamo quindi al Sagrantino “classico” di Filippo Antonelli. Quello che colpisce a prima vista, è un suo modo di porsi nel bicchiere con un vestito tirato a lucido, ma poco profondo nella massa colorante, se raffrontato al resto della tipologia. Anticipa anche quanto ci aspetteremo in seguito quando verrà portato al naso. Un profilo olfattivo molto giocato sulla finezza e l’eleganza che non sulla potenza. Quadro molto fine e sfumato, con caratteristici frutti rossi tipo mirtillo e terziari di tabacco da pipa. Una chiusura singolare con note di sandalo ed incenso. La struttura gustativa è incentrata su un tannino setoso, ben integrato, che ha nella profondità e nella finezza il suo atout. In bocca la chiusura è disegnata su sentori balsamici e minerali. Vino di pregevole lunghezza, che ci ha colpito per la sua trama raffinata, in linea con gli altri vini di questa azienda.
86/100 – Montefalco Sagrantino Bocale 2006 (Cat. D)
La veste di questo vino si presenta colore rubino con ancora delle spiccate venature colore porpora e con un manto non fitto. Il corredo aromatico dispiega principalmente su mirtilli e ribes in primis e a seguire dei richiami di fiori secchi, erbe aromatiche e spezie che si chiudono con accenti minerali: si tratta comunque di un naso piacevole, ma non particolarmente complesso. In bocca percepiamo una trama tannica ben distinta, che non possiamo definire elegante per setosità e definizione, ma che tende a contribuire nell’equilibrio con lo spessore e l’alcol. Vino, tuttavia, di godibile beva.
86/100 – Montefalco Sagrantino Colpetrone 2005 (Cat. E)
Manto rubino intenso, sfilano piccoli frutti rossi al naso, ma sentori singolari di pot-pourri con soffi di viola e iris. A seguire sentori balsamici e terziari di cuoio e caffè. Il palato è in linea con la virilità del bouquet, vigoroso e potente. La bocca dunque mantiene le promesse del naso e al contempo spicca per un buon equilibrio tra freschezza e tannini. La lunghezza è discreta, soprattutto centrata sui sentori speziati.
86/100 – Montefalco Sagrantino Colle alle Macchie Tabarrini 2004 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Massa impenetrabile rosso rubino, fitto e molto vivido. Corredo aromatico entusiasmante allietato da mirtilli e prugna secca, arricchito da sentori di tipo balsamico, poi foglie di salvia e menta e spezie sul finire. Al palato questo vino si esprime in maniera più soave, dove riscontriamo infatti un tannino nobile ed elegantemente integrato nella struttura complessiva ed indubbi e continui richiami all’esame olfattivo, a cui si aggiunge una scia minerale estremamente gradevole. Bella conferma.
85/100 – Sagrantino di Montefalco Cesarini Sartori 2005 (Cat. D)
Rosso rubino pieno. I profili stilistici dei vini di questa azienda, sono sempre improntati su una matrice dal grande equilibrio e dalla finezza tutta femminile della sua titolare. Sipario olfattivo che spazia dal più classico ribes ad un floreale maturo, unitamente a note balsamiche e dolce speziatura di vaniglia e cacao. Da segnalare anche un sentore minerale tipo grafite che si innesta nella trama, rinfrescando e rinvigorendo il naso. Al palato tende ad esprimersi in maniera più frenata e timida, mostrando una bocca precoce e segnata da un tannino che appare un po’ verde nella forma. Nel complesso, un vino che comunque si valuta discretamente.
85/100 – Montefalco Sagrantino Lungarotti 2006 (Cat. D)
Colore rosso rubino cupo. Un vino che dovrà ancora farsi perchè si muove a due velocità. Quella più spedita del naso, con profumi che sono una miscellanea di piccoli frutti di bosco a cui fanno seguito aromi mediterranei tipo mirto, ma anche foglie di lauro. Ed una più contratta che rivela un palato crudo e rigido e che fa fatica ad uscire con lunghezza e profondità.
84/100 – Montefalco Sagrantino Cantina Novelli 2005 (Cat. D)
Veste rubino fitto, naso di grande pulizia, ma abbastanza semplice nella sostanza. Piccoli frutti rossi, viola e dolci note di caffè in evidenza. Il bocca il tannino è ben integrato. Un vino, ripetiamo, ben fatto, ma dove il Sagrantino non ruggisce come dovrebbe e come logicamente ci aspetteremmo. Da rivedere nelle prossime edizioni, magari alle prese con annate dotate di maggiore sprint.
84/100 – Sagrantino di Montefalco Pagina Casale Triocco 2004 (Cat. E)
Veste rosso rubino con riflessi granato. Nell’analisi olfattiva emerge la ciliegia marasca, poi si affacciano sentori di ribes, caramella inglese ed a seguire cacao e sentori di ceralacca che lo frenano sul piano della finezza. Al palato si evidenzia in modo sottile e lineare, ed una discreta vitalità legata al tannino.
84/100 – Montefalco Sagrantino Scacciadiavoli 2006 (Cat. D)
Ci aspettavamo qualcosa in più da questa versione, visto che in sessione avevamo pure il fratellino dell’annata precedente. Ma alla fine ha dovuto cedere il passo alla 2005, poichè si esprime con meno vitalità, dovuto forse ad una contrattura della giovane età. Ma la chiusura gustativa ci ha riservato una profondità, non tra le più rimarchevoli.
82/100 – Sagrantino di Montefalco Casale Triocco 2005 (Cat. D)
La cantina Spoleto Ducale nacque nel 1969, ma è dal 1973 che iniziò la lavorazione vera e propria, ad opera di un nucleo originario di 50 soci. Nell’ultimo decennio si ha avuto la consapevolezza del potenziale enorme del territorio umbro e ciò ha determinato un rinnovamento ed un ampliamento dei vigneti per la produzione del Montefalco Rosso e del Sagrantino. Su questa linea, è stata compiuta una scelta produttiva ben precisa con il progetto “Casale Triocco”. Colore nettamente granato, ma vivo nelle sfumature. Ma è il naso che si dichiara decisamente evoluto, che inizia con note di ribes e mirtilli per poi dispiegarsi in sentori di liquirizia, che precedono quelli del tabacco da sigaro e foglie essiccate. Note sfumate, portano ad una finezza che tende a soffrire. Al palato si mostra più tirato nella sostanza e teso nella profondità, con un tannino che tende a viaggiare per conto suo, senza dare modo di prevedere una futura coesione con il resto della massa.
81/100 – Montefalco Sagrantino Tenuta Castelbuono Lunelli 2005 (Cat. D)
Abbiamo già ampiamente descritto dala sfida che riserverà in futuro la famiglia Lunelli, verso i prodotti di questa denominazione e di portarli ai livelli che sono capaci. In questa versione 2005 registriamo un profilo olfattivo diretto e lineare, dove presenzia un frutto croccante, ma già contornato da sfumature speziate e cenni evolutivi. Il naso comunque si pone su un livello superiore, rispetto a quanto viene espresso al palato e dove a primeggiare è invece il tannino. Attivo, deciso ma che tende a scalciare un po’ troppo e chiudere i sensi nella percezione, in quella che poteva essere una sua profondità.
Un vino dolce extra…
87/100 – Umbria IGT Muffato della Sala Castello della Sala 2006 (Cat. F la 0,500)
Un tripudio di sfumature mielate. Nel colore, con quelle sue tinte bionde, per poi proseguire al naso dolce e suadente ed in bocca morbido e intenso. Non solo miele, però. Anche frutta secca agrumata, fichi, nocciole, ed una punta di caramello. Un vino elegante e goloso, seducente non solo per accompagnare dessert, ma per essere goduto da solo. Oppure in compagnia della persona amata.
I Sagrantino di Montefalco Passito…
94/100 – Sagrantino di Montefalco Passito Antonelli San Marco 2005 (Cat. E la 0,375)
Altissimo Ceto
E’ stata indossata una veste scura, la livrea delle grandi giornate: siamo di fronte ad un vino astrale, che, come ogni star che si rispetti, sfila lungo il red carpet srotolato per l’occasione con incedere maestoso e dalle movenze di grande eleganza e charme. La sinfonia dei profumi non tarda ad esplodere: frutta disidratata, ciliegia sotto spirito, gianduia in primis, e poi anche erbe officinali e chinotto. Culmina con tutto il tripudio in bocca. Tutto quello che ci aveva estasiato all’esame olfattivo si ripete in maniera nobile e forte, con una ancora più sporgente nota di cioccolato nel finale. Da Premio Oscar. Come attore protagonista.
91/100 – Sagrantino di Montefalco Passito Arnaldo Caprai 2006 (Cat. F la o,375)
Possente, elegante, una firma che si fa riconoscere in qualunque degustazione bendata: rosso cupo la veste, mosaico olfattivo sempre emozionante che inizia con la confettura di prugne e mele rosse molto mature, per poi assumere il carattere più marcato del frutto di bosco, a seguire piante officinali, cioccolato e torrefazione. Sorprendente chiusura olfattiva, minerale e di resina. Il palato chiarisce il significato di “vino da meditazione”: la bocca è riempita dal novero di promesse olfattive, e poi sopraggiunge la potenza, che spinge il vino molto in alto nel livello del nostro piacere e anche nel punteggio. Difficile spendere energie per cercare una sua collocazione a tavola, molto meglio disinibirsi e apprezzarlo così com’è.
89/100 – Sagrantino di Montefalco Passito Adanti 2005 (Cat. F la 0,500)
Altissimo Ceto
Sfiora per poco la soglia della super-eccellenza, ma il vino è presente, solido, dinamico ed estroso. Ci dona al naso sentori di frutta che rimandano a confettura di prugna. L’andamento “noir” prosegue con incenso, liquirizia ed erbe aromatiche. Marcia trionfale in bocca: magari non eccelle per l’eleganza, ma che carica! Le papille captano varietà di frutta, erbe aromatiche e spezie. Vino forte, che lascia il segno. Possente. Molto meglio alzare le mani in segno arrendevole e lasciarsi catturare.
88/100 – Montefalco Sagrantino Passito Milziade Antano Fattoria Colleallodole 2006 (Cat. F la 0,500)
Tonalità cromatica rubino molto fitto, rileviamo un naso inizialmente restìo a rivelarsi, ma che poi, piano piano, scopre un bouquet che vira all’ampiezza e composto da confettura di mirtilli, noci, fichi secchi, sentori di fieno e una pennellata di cioccolato nel finale. La bocca esprime un vino austero che spinge sulle parti dure in maniera marcata: indubbiamente siamo di fronte ad un vino dal piglio maschile e solenne.
87/100 – Montefalco Sagrantino Passito Perticaia 2005 (Cat. E la 0,375)
Rubino inchiostrato molto corposo, con un bagaglio olfattivo indubbiamente vario che sciorina sensazioni di confettura di ribes, gelatine alla frutta e vari profumi balsamici, con sprazzi di thè ed infusi aromatici, però sottotono rispetto a ciò a cui questa azienda ci ha abituati. Rimarchevole l’equilibrio in bocca, con un bel bilanciamento tra freschezza e tannini, quest’ultimi sicuramente fini. Il finale di bocca è alquanto persistente.
86/100 – Montefalco Sagrantino Passito Colpetrone 2006 (Cat. E la 0,375)
(etichetta non disponibile)
Veste rubino intenso, bella consistenza. Il bagaglio olfattivo si compone di gelatina di frutti rossi, cacao e sentori balsamici tra cui spicca la liquirizia. In bocca è suadente, domina il frutto e quindi una elegante atmosfera. Sottolineiamo una guizzante chiusura minerale, ed un tannino che cammina leggiadro.
84/100 – Montefalco Sagrantino Passito Semèle Cesarini Sartori 2006 (Cat. D la 0,375)
(etichetta non disponibile)
Rosso intenso con bagliori violacei, si caratterizza per un registro olfattivo pregnante, dove alla frutta rossa passita ed a note di gelatina di frutti di bosco si susseguono in successione note balsamiche e speziate di vaniglia, pepe e torrefazione. Bocca ben fusa ed equilibrata, che richiama puntualmente i ricordi olfattivi.
83/100 – Montefalco Sagrantino Passito Scacciadiavoli 2005 (Cat. E la 0,375)
Impenetrabile rosso rubino, trama olfattiva dominata da confettura di ciliegie e mirtilli, nella quale percepiamo anche diverse pennellate balsamiche. La struttura gustativa è tuttavia sovrastata dall’alcolicità. Siceramente, ci sarebbe piciuto trovare più zuccheri residui e meno alcol.
3) CONSIDERAZIONI FINALI
Il nostro viaggio nell’universo dei vini umbri è stato alquanto affascinante e, nei fatti, ci ha trasmesso il più intimo carattere di queste verdi terre: la forza e l’austerità in primis, non prive di una semplice, ma tra le più pure, eleganze nella sua essenzialità. Ma non si è trattato però di un percorso privo di ostacoli, soprattutto perché le sessioni hanno avuto come principali protagonisti i vini rossi, i quali, nella stragrande maggioranza dei casi, si sono espressi con un temperamento molto forte, a tratti rude e con caratteristiche olfattive e gustative di partenza piuttosto omogenee, per cui abbiamo dovuto effettuare un lavoro particolareggiato, che ha richiesto una concentrazione molto alta al fine di cogliere le peculiarità di ciascun vino, spesso attribuiti a sfumati ma fondamentali dettagli. Anche se alla fine le differenze sono state individuate, si sono tradotti in risultati, con punteggi piuttosto ravvicinati tra loro. Segno anche di una omogeneità qualitativa, davvero invidiabile.
E’ stato effettuato un percorso tra le varie filosofie aziendali e che ha avuto un piacevole excursus storico, tra aziende storiche e cantine di più recente fondazione. Se ci dovessimo fermare un instante a pensare all’Umbria del vino di quaranta anni fa (in senso molto figurato, visto che siamo tutti dei giovincelli… 🙂 ), ci viene in mente il classico gigante addormentato: una terra così permeata di storia, che per molto tempo ha prodotto e bevuto vino, praticamente per autoconsumo. A partire dagli anni ’70 si è iniziata a registrare un’inversione di tendenza, poichè è nato un vero e proprio movimento di imprenditori che hanno creduto fortemente nelle potenzialità di questi terreni e che hanno deciso di attuare una rivalorizzazione dei vitigni autoctoni con l’obbiettivo di creare vini la cui commercializzazione avrebbe dovuto varcare i confini regionali e nazionali nell’ottica di un moderno management. Questo movimento è divenuto inarrestabile a partire dagli anni ’90, fino ad arrivare ad una rifondazione del Consorzio Tutela Montefalco che è avvenuta nel 2001, quando l’evoluzione dell’enologia e delle tecniche produttive da un lato e del mercato dall’altro, si sono manifestate negli ultimi anni ed hanno evidenziato la necessità di ridisegnare il profilo di questo importante organismo comprendente anche molte aziende “storiche”.
Questa premessa ha avuto la funzionalità di introdurre quelle che sono le principali direttrici che emergono nel panorama dell’Umbria vitivinicola attuale. Inanzitutto, partendo da Montefalco, quasi tutte le aziende umbre (e non solo quelle storiche…), intendono misurarsi e soprattutto specializzarsi nella coltivazione del vitigno Sagrantino, sempre di più emerso nel ruolo di flag-wine di questa regione sia per la sua origine, che per il legame storico. Motivo in più se pensiamo l’orientamento dei gusti di molti consumatori, alla ricerca dei valori territoriali e storici in un bicchiere di vino, ecco assumere una dimensione addirittura ancestrale, se pensiamo che l’uva “itriola”, assimilabile al moderno Sagrantino, veniva perfino citata da Plinio Il Vecchio. Un forte lavoro di squadra, unite alla passione per la propria terra, hanno fatto sì che quando si parla di “grandi rossi” a livello nazionale, non sia più possibile prescindere dalla parola “Sagrantino”. Una delle caratteristiche primarie emersa da queste sessioni, è la scelta di un’importante fetta di produttori, nell’interpretare il Sagrantino in maniera tradizionale, dando risalto alle qualità intrinseche legate al suo DNA. Quindi per la ricchezza della materia colorante e per la trama tannica imponente e talvolta scontrosa, quasi fosse un modo per ribadire il carattere di autenticità. La seconda tendenza che rileviamo, seguendo un po’ quello che è il trend percorso negli ultimi anni verso una maggiore attenzione per i vitigni autoctoni, è l’azione mirata, sia a livello di investimenti tecnico-produttivi, sia a livello di marketing, per la rivalorizzazione del Trebbiano Spoletino, vitigno che fino a qualche tempo fa era praticamente dimenticato, fino quasi a rischiare l’estinzione (anche se in passato era largamente coltivato, tantochè gli agricoltori lo avevano ribattezzato vino “scaccia debiti” proprio per la sua elevata produttività) e che adesso intendono portarlo al ruolo di grande vitigno autoctono a bacca bianca. Difficile prevedere se ha qualità tali da ottenere i medesimi risultati di quanto è stato fatto in altre regioni con il vitigno Trebbiano (e che trova la loro pubblicazione in questa recensione solo con un prodotto che ha passato il punteggio di riferimento), visto che gli attuali risultati non sono al momento rasserenanti, quanto meno sul piano spessoriale e sostanziale. Ma non dimentichiamo che il Trebbiano Spoletino è vitigno molto versatile, tale da poterlo interpretare in diversi ruoli, che vanno dalla spumantizzazione alla produzione, perchè no, di vini dotati di maggiore stoffa e carattere.
Ma Umbria non è solo Montefalco, molte aziende hanno fatto la storia enologica di questa regione, al di fuori di questa denominazione. A cominciare dai Lungarotti a Torgiano e gli Antinori con il Castello della Sala. Aziende che non hanno certo bisogno di presentazioni. Hanno aperto la strada a cantine che ci portano fino ai “giorni nostri”, partendo dai Lamborghini fino alla splendida location dell’Avvocato Nodari, presso il Castello delle Regine. E ce ne sarebbero molte altre, ma questo saranno oggetto delle prossime edizioni della Guida.
Alla chiusura di tutte le degustazioni, abbiamo avuto un’impressione molto marcata. Quando parliamo di enologia umbra, l’intersecazione tra antica tradizione e modernità si esprime in un modo molto più pregnante rispetto a tante altre realtà territoriali vocate al vino. In Umbria, infatti, la tradizione non viene semplicemente conservata, ma viene proprio difesa con le unghie, magari utilizzando anche delle tecnologie produttive più moderne o usando un’organizzazione gestionale e nella mentalità orientata al futuro, dei produttori stessi. Tutto quindi si esprime con tinte molto forti. Forti come questi vini, che ancora una volta dichiarano quanto essi, se ben fatti, siano sempre antropomorfi, poiché rispecchiano coloro che, con dedizione, li fanno, ed il territorio che ne costituisce la culla. Tutto questo, alla faccia della crisi.
Ecco alcune brevi considerazioni sulle ultime annate:
–2003– E’ noto che quella del 2003 avrebbe potuto essere una vendemmia memorabile, sarebbe bastata un’estate meno soleggiata e con qualche pioggia, ma così non è stato, e la regolarità del mese di Settembre ha permesso un recupero solo in alcune zone e per alcuni rossi. E’ stata una delle vendemmie più povere degli ultimi 50 anni, effettuata con un anticipo medio di 20 giorni!
–2004– Come per molte altre regioni, una buona vendemmia, con il mese di Settembre che ha regalato giorni di sole, qualche pioggia, ed una buona escursione termica notturna. Dopo le ultime due vendemmie alquanto discutibili, con il 2004 si è tornati a livelli buoni, con un incremento della produttività rispetto al 2003 che per molte aziende si è attestato intorno al 20%.
–2005– Annata che si è caratterizzata per un andamento climatico con 2 fasi ben distinte e precise: la prima di esse, da maggio fino alla fine di luglio, ha visto temperature piuttosto elevate e precipitazioni ridotte rispetto alla media stagionale; nella seconda fase la maturazione è proseguita regolarmente senza eccessivi stress idrici, con temperature piuttosto basse che hanno favorito una buona espressione aromatica. Questa annata ha generato vini dalla ragguardevole potenza.
–2006– In tutta la regione le condizioni climatiche sono risultate favorevoli al normale sviluppo della coltura, ad eccezione di qualche attacco di oidio. Il 2006 ha presentato caratteristiche climatiche che hanno favorito lo sviluppo vegetativo in tutta la penisola, ma in Umbria invaiatura ed allegazione sono risultate migliori rispetto alla media. Buona la qualità delle uve.
–2007– I mesi di Luglio ed Agosto sono stati segnati da scarsissime precipitazioni e temperature elevate, che hanno determinato sia un calo produttivo, sia un’accellerata nella maturazione delle uve, sommandosi al già precoce sviluppo vegetativo di inizio anno. Nonostante le preoccupazioni primaverili che erano emerse in merito alla peronospera, in vendemmia le uve si sono presentate senza problemi fitosanitari. La qualità della uve è risultata molto buona, con giusti equilibri ed un adeguato grado zuccherino.
–2008– Questa annata è stata segnata da una grande eterogeneità tra le diverse aree produttive, con la zona di Terni che ha presentato un quadro più favorevole rispetto a Perugia dove l’andamento stagionale è stato molto piovoso fino alla metà di luglio, e poi, con il passare del tempo, ha inciso negativamente sul potenziale produttivo delle viti). Nonostante alcune zone siano state colpite dalla grandine ed anche la peronospera abbia fatto qualche danno, il caldo ha poi condotto ad una maturazione regolare. Dato un ritardo vegetativo di circa 15 giorni rispetto al 2006, le operazioni vendemmiali sono state ricondotte nel calendario “tradizionale”, tra metà settembre ed ottobre. Qualità delle uve buona.
–2009– Annata caratterizzata da una salubre condizione generale dei vigneti, con fenomeni di peronospera praticamente inesistenti. I mesi invernali e l’inizio della primavera hanno determinato un freno alla ripresa vegetativa, ma il caldo del mese di Maggio ha pareggiato questo ritardo e, anzi, si sono resi necessari diversi interventi in verde, specie per il Sagrantino. Fioritura ed allegazione buone. Incrementi produttivi per molte aziende, annata che si prospetta migliore della precedente.
Articolo redatto da:
Maurizio Zanolla
Referente regionale delle Marche e dell’Umbria.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S.
Sommelier e titolare dell’Accademia dei Palati di Firenze.
Miglior Sommelier di Toscana 2005 e vice-campione del Master del Sagrantino 2009.
Si ringraziano i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
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Le degustazioni si sono svolte presso il Ristorante La Nuova Tagliatella di proprietà di Cristiano Cini, Responsabile della commissione del centro-sud della Guida dei Vini on-line di Altissimo Ceto.
RISTORANTE LA NUOVA TAGLIATELLA
Viale Giotto, 45/47
52100 Arezzo
Tel: 0575 21931
e-mail: cristina.raffaelli@alice.it
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