Articolo a cura di Ivano Antonini.
Curatore della Guida dei Vini on-line dedicata alle eccellenza e Referente regionale del Piemonte.
Protagonista di questa recensione della nostra Guida dei Vini on-line dedicata alle sole eccellenze, è il vitigno Barbera, sotto forma dei vini provenienti dalla denominazione: Barbera d’Asti. Trova seguito all’ampio spazio, già dedicato in occasione dell’articolo riguardante quelle provenienti dal territorio albese. Spazio dunque alla graduatoria ed al racconto dei vini.
Per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli. Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato. Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel, al termine di ogni sessione.
1) LA GRADUATORIA:
Barbera d’Asti:
92/100 – Barbera d’Asti Bricco dell’Uccellone Braida 2006 (Cat. F)
91/100 – Barbera d’Asti Ai Suma Braida 2006 (Cat. G)
90/100 – Barbera d’Asti Bricco della Bigotta Braida 2006 (Cat. F)
90/100 – Barbera d’Asti Pomorosso Coppo 2006 (Cat. F)
89/100 – Barbera d’Asti Superiore Nizza Riserva della Famiglia Coppo 2003 (Cat. H)
88/100 – Barbera d’Asti Mongovone Elio Perrone 2007 (Cat. D la bott. da 1 lt.)
88/100 – Barbera d’Asti Superiore Nizza La Crena Vietti 2006 (Cat. E)
87/100 – Barbera d’Asti Superiore Nizza Solneri Pescaja 2006 (Cat. C)
87/100 – Barbera d’Asti Superiore Nizza Bricco Dani Villa Giada 2006 (Cat. C)
86/100 – Barbera d’Asti Superiore Alfiera Marchesi Alfieri 2006 (Cat. D)
86/100 – Barbera d’Asti Superiore Costamiole Prunotto 2006 (Cat. E)
85/100 – Barbera d’Asti Montebruna Braida 2007 (Cat. A)
85/100 – Barbera d’Asti Monte Colombo Marchesi di Gresy 2005 (Cat. D)
85/100 – Barbera d’Asti La Bogliona Scarpa 2005 (Cat. F)
84/100 – Barbera d’Asti Camp du Rouss Coppo 2006 (Cat. B)
84/100 – Barbera d’Asti Tasmorcan Elio Perrone 2008 (Cat. A)
83/100 – Barbera d’Asti La Tota Marchesi Alfieri 2007 (Cat. B)
82/100 – Barbera d’Asti Soliter Pescaja 2008 (Cat. A)
Altre barbere…
86/100 – Pinerolese Barbera Merenda con Corvi 2006 (Cat. C)
84/100 – Piemonte Barbera Poderi Luigi Einaudi 2007 (Cat. B)
Fuori concorso…
91/100 – Barbera d’Asti Montetusa Poderi A. Bertelli 1999 (Cat. F)
90/100 – Barbera d’Asti San Antonio vieilles vignes Poderi A. Bertelli 2000 (Cat. F)
88/100 – Barbera d’Asti Giarone Poderi A. Bertelli 2000 (Cat. F)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
Barbera d’Asti:
92/100 – Barbera d’Asti Bricco dell’Uccellone Braida 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Per un attimo, abbiamo pensato di pubblicare le recensioni dei vini di Cascina Braida, tralasciando le valutazioni centesimali. Come gesto di rispetto alla memoria della Sig.ra Anna Bologna, recentemente scomparsa. Ma siamo convinti che Anna non avrebbe voluto, a fronte anche di una qualità generale di tutti i vini, che erano anni che non si attestava su questi livelli e che ha portato tutti e tre i “cru” a sfondare la soglia dei 90 punti. A capeggiare le fila, un Bricco dell’Uccellone 2006 da favola, posizionandosi in testa anche alla denominazione Astigiana. Un profilo olfattivo di grande complessità e di grande nitidezza aromatica “per essere una Barbera…” che gioca molto anche sui toni caldi, sensuali e profondi del frutto, mettendo in mostra stoffa e grande classe e che avrà modo, nel corso dei prossimi anni, di aricchirsi anche in maniera più decisa. Note vanigliate e cioccolatose ben integrate nel frutto, fanno da preludio alla mineralità consona del nostro caro e amato “Bricco”. Ma è al palato che il carattere si mette in evidenza in tutto il suo splendore con avvolgenza e profondità ed una trama tannica di tutto rispetto “per essere una Barbera…” a controbilanciare morbidezza e calore pseudo-calorico supportato da una freschezza di grande incisività. Finale lungo e di grande finezza. Un grande inno alla memoria di Giacomo ed Anna e con i nostri più sinceri auguri ai figli Raffaella e Beppe, di continuare a regalarci emozioni attraverso questi grandi vini, che “per essere una Barbera” non è cosa di poco conto… 😉
Un Altissimo Ceto convinto, deciso e stra-meritato.
91/100 – Barbera d’Asti Ai Suma Braida 2006 (Cat. G)
Un vino che negli ultimi anni si è sempre distinto in maniera caratteriale, arrivando ad essere perfino, in degustazione comparativa, il “miglior” vino di Casa Braida. Una formula, quella della vendemmia tardiva, che aiutava a portare maggiore complessità, ad un frutto che si mostrava, sì, con grande incisività, spessore ed apiezza, ma abbastanza statico. Fino a quando si è trovato a “gareggiare” con quel prodigio della natura, chiamato Bricco dell’Uccellone 2006. In questa versione ha dovuto confrontarsi, portando in dote tutta la sua classe e complessità e che ci ha fatto asserire “Ai Suma!” (Ci siamo…) ma che non poteva niente contro la profondità e la sensualità del Bricco. Anche allo sviluppo al palato, ci si contendeva sui binari dell’avvolgenza (maggiore nell’Ai Suma) e della lunghezza. Per contro il tannino, tenendo conto che stiamo parlando di uva barbera, dell’Ai Suma risulta essere minuto e di grande classe, ma con uno spessore meno incisivo e deciso del Bricco. Anche se Totò direbbe: “Quisquilie!”
90/100 – Barbera d’Asti Bricco della Bigotta Braida 2006 (Cat. F)
Il Bricco della Bigotta ha, dalla sua parte, un grande pregio che è quello di mostrare sempre una grande costanza e coerenza qualitativa, pur non avendo i picchi di personalità del Bricco dell’Uccellone e dell’Ai Suma. Anche se, dobbiamo dire che questa 2006 ci è piaciuta molto. Anzi, parecchio. Mettendo in evidenza un frutto polposo e fragrante, pur avendo delle tonalità più “fredde” di quanto riscontrato nei due campioni descritti in precedenza. Un palato che mette in mostra una freschezza più appuntita e più piccante che rende problematico, in questo momento, il completo apprezzamento del prodotto ed appurando che, tra i tre, è quello più bisognoso di tempo, bottiglia ed ossigenazione. Salvo poi, sul finale, riprendersi ed andare a chiudere con il medesimo carattere di sempre.
90/100 – Barbera d’Asti Pomorosso Coppo 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Non crediamo di sbagliare, ad asserire che era dalla mitica versione 1999, che non si incontrava un Pomorosso di questo carattere. Nel frattempo, abbiamo avuto sempre dei validissimi esemplari, compresa la controversa 2003, ma il carattere e la personalità messa in campo con questa 2006, non è mai stata così evidente. Segno che, questo vitigno, raccolto a maturità perfetta e sapientemente vinificato nelle mani di una famiglia radicata sul territorio sin dal 1892, può dare degli eccellenti risultati di fronte ad un’annata come questa. Frutto ricco, dettagliato e cesellato in ogni sua sfumatura e capace di mettere d’accordo un pubblico più ampio di quanto non fatto fino ad ora, rilevando anche un’integrazione con il legno, più definita che in passato. Al palato è avvolgente e dinamico, pronto a manifestarsi con maggior splendore, per chi avrà la pazienza di aspettarlo in bottiglia.
89/100 – Barbera d’Asti Superiore Nizza Riserva della Famiglia Coppo 2003 (Cat. H)
Se, per quanto riguarda il Pomorosso, abbiamo avuto modo di sottolineare la migliore prova di sempre, altrettanto non possiamo dire della versione 2003 della Riserva della Famiglia. Ottenuto da una selezione delle migliori uve del vigneto situato a Castelnuovo Calcea e prodotto solo nelle migliori annate, ha trovato non poche insidie nello sviluppo e nella profondità del vino in questa annata, se confrontate con le produzioni passate. Il vino, non potrebbe essere altrimenti, è molto buono ed ostenza forza e potenza. Ma le caratteristiche dell’annata non hanno potuto incidere alla stessa maniera, sul dinamismo e sull’eleganza. In effetti, il frutto appare ricco e concentrato, ma abbastanza contratto nella definizione. Al palato è di grande avvolgenza, mentre la proverbiale acidità del vitigno è messa a dura prova nel riuscire a sostenere tutta questa stoffa ed una gradazione che si attesta sui 15°.
88/100 – Barbera d’Asti Mongovone Elio Perrone 2007 (Cat. D la bott. da 1 lt.)
Altissimo Ceto.
Stefano Perrone è uno dei vignaioli più rigorosi ed intransigenti, soprattutto per quanto riguarda la produzione della Barbera e del Moscato. Diversamente da tanti suoi coleghi, lui ama piuttosto raccontare di se, attraverso i suoi vini. Il Mongovone 2007 è una bellissima interpretazione della Barbera astigiana, di produzione a livelli confidenziali, dove il calore, la concetrazione e la polposità del frutto che regala questo vitigno, in un’annata come quella in oggetto, arriva facilmente a coniugare un savoir-faire enologico, capace di mettere in luce i vari aspetti e le numerose e sottili sfumature del vino, senza volgarizzarlo con troppi modernismi o con legni tendenti ad oscurarle. Al palato è evidente la densità e l’avvolgenza, ma riesce ad ottenere profondità e incisività a tutti gli elementi ed arrivare lungo e dritto sulla lunga retta in chiusura. Da applausi!
88/100 – Barbera d’Asti Superiore Nizza La Crena Vietti 2006 (Cat. E)
Sarebbe alquanto inutile e stancante, prodigarsi ancora in ulteriori apprezzamenti sui livelli raggiunti da questa prestigiosa cantina di Castiglione Falletto. Molto più vantaggioso è invece asserire, che questi livelli raggiungono invece, un numero molto elevato di etichette, che poche cantine piemontesi possono vantare. Raggiunte anche in questo caso con la regolarità e l’affidabilità di sempre, di un’etichetta come la Barbera d’Asti La Crena, pervenendo ad un’ampiezza aromatica molto marcata e ben definita. Lo sviluppo al palato è di grande avvolgenza, morbidezza e rotondità, fermo restare molto saldo in certi caratteri evidenziati nella degustazione gustativa, senza cedere nel facile tranello di risultare troppo seduto.
87/100 – Barbera d’Asti Superiore Nizza Solneri Pescaja 2006 (Cat. C)
Azienda nuova nel panorama astigiano, vista la giovane età. Anche se il nome del suo fondatore, Giuseppe Guido, è assai noto da tempi più remoti. La sua recente passione verso la Barbera, lo ha portato a raggiungere dei livelli ragguardevoli. In pochissimo tempo è arrivato a coniugare, oltre all’aspetto qualitativo molto più facile da conquistare, anche quello legato ad una personalità abbastanza originale e che avrà modo di crescere, glielo auguriamo, nei prossimi anni. Una versione 2006 che trova nel frutto polposo e succoso, il suo elemento principale ed un’articolazione aromatica che vede anche un’integrazione speziata e di macchia mediterranea con dei piccoli lampi balsamici. Al palato è avvolgente, anche se ci vorrà ancora del tempo, prima di arrivare ad ottenere dei risultati sul piano dello spessore e del peso. Per il momento accontentiamoci di vederlo in queste posizioni.
87/100 – Barbera d’Asti Superiore Nizza Bricco Dani Villa Giada 2006 (Cat. C)
Andra Faccio ci ha regalato una bellissima versione 2006 del suo Bricco Dani, anche se appare lontana da alcuni apici raggiunti in passato. Come la 1998. Frutto ricco e potente, di buona complessità, anche se perde un po’ il filo del discorso sui binari della finezza. Sentori di piccoli frutti rossi a bacca nera molto maturi, lasciano spazio a note molto dolci di vaniglia e cioccolato. Al palato si distende con maggiore incisività, anche grazie ad una buona freschezza e da una sapidità davvero di rilievo.
86/100 – Barbera d’Asti Superiore Alfiera Marchesi Alfieri 2006 (Cat. D)
Sinceramente, ci saremmo aspettati molto di più dall’Alfiera, considerando anche l’annata in questione. Il vino presenta una densità ed una compattezza importanti, senza perdere ritmo e cadenza nella sua degustazione, mettendo in pieno valore, la sua freschezza e sapidità. Quello che ha contribuito a raggrinzare la stoffa del vino, contraendo di non poco la dinamicità del frutto, è un taglio abbastanza evidente nell’uso del legno, che si pone come un velo di carta velina e lo frena nello sprint, che porterebbe la splendida tenuta condotta dalle sorelle San Martino, a posizionarsi su posizioni più elevate e che darebbero pieno merito al lavoro di Mario Olivero.
86/100 – Barbera d’Asti Superiore Costamiole Prunotto 2006 (Cat. E)
L’oggetto misterioso che caratterizza da diversi anni, la Barbera Costamiole di Prunotto, è da ricercare in un vino dalle grandissime potenzialità, ma dotato di un carattere che riesce ad esprimersi solo in parte. Non riusciamo a capire, quale possa essere lo step che dovrebbe passare questo vino per riuscire a spiccare il volo, verso vette che gli dovrebbero appartenere. Si ha quasi la sensazione, mettendo il naso del bicchiere, di riscontrare una fuoriserie, dotata di numerosi accessori, dalla cilindrata potente e dalla ripresa scattante e che viaggia con il freno a mano tirato. Al palato c’è la riprova di un vino di stoffa e di spessore, sostenuto da una bellissima freschezza e che ha bisogno di acquisire più carattere.
85/100 – Barbera d’Asti Montebruna Braida 2007 (Cat. A)
La Barbera d’Asti Montebruna si è sempre caratterizzata, fin dagli inizi, per aver messo in gioco quel valido rapporto qualità-prezzo-soddisfazione tanto ricercato. Una bottiglia di grande garanzia, sia per chi si vuole accontentare di un vino più immediato, ma anche per il super-esperto, che per una volta ha voglia di aprire una “boccia spensierata”. Un frutto definito e ricco il giusto, speziato e vanigliato, con uno sviluppo al palato, non di grande profondità, ma di grande regolarità e morbidezza.
85/100 – Barbera d’Asti Monte Colombo Marchesi di Gresy 2005 (Cat. D)
Equilibrio e disciplina sono le parole d’ordine della versione 2005 della Monte Colombo. L’annata non aiuta nella profondità e nel carattere di questo vino, proteso più di altre annate a mettere in evidenza certe durezze. Solo la sapiente mano nella vinificazione della squadra giovane ed attiva in cantina, capitanata dal “nostro” Marchese Alberto, è riuscita a dare un’efficace riuscita ed un’ottimale profondità alla Barbera. Equilibrio anche nel dosaggio del legno. Al palato appare sottile e lineare, diretto nell’approccio e abbastanza crudo in certi tratti dell’impostazione. Anche se c’è molta sostanza.
85/100 – Barbera d’Asti La Bogliona Scarpa 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Dedicato per chi è alla ricerca della Barbera d’Antan e dal forte richiamo territoriale. Ma soprattutto per chi ha la pazienza di dimenticare le bottiglie in cantina, per averle al massimo della loro espressione. E quella di Scarpa è la Cantina di riferimento in questo senso. Anche nel bicchiere ci impiega del tempo prima di riuscire a manifestare tutta la sua espressione, poiché la confidenza con il mondo esterno è difficoltosa. Non di grande ricchezza, ma dalle sensazioni molto suadenti e caratteriali. Al palato è diretta, vibrante e grintosa. Per palati forti. Con acidità e sapidità che impongono il loro potere. Un Altissimo Ceto meritato, perchè in mezzo a delle sessioni di Barbere, abbiamo bisogno anche di questi caratteri. Un po’ nostalgici…
84/100 – Barbera d’Asti Camp du Rouss Coppo 2006 (Cat. B)
La Camp du Rouss è il prototipo della Barbera fatta bene, pulita, immediata e diretta nell’approccio e senza tanti fronzoli. La scelta presa con fermezza di una Cantina che vuole ottenere il massimo dalle uve utilizzate per la nascita di questo vino e senza ricercare di dare grandi complessità o grandi spessori, laddove non è possibile arrivare. Bocca suadente, morbida e vigorosa allo stesso tempo che danza sul filo della sua acidità importante, resa articolata da una buona sapidità. Una Barbera decisamente per tutti.
84/100 – Barbera d’Asti Tasmorcan Elio Perrone 2008 (Cat. A)
Un vino dove è il frutto ad imporre la sua legge, con un timbro tutto marcato sulla sua giovinezza e di comunicarti che è quello il suo potenziale. Frutto polposo, dolce con una venatura speziata piccante appena accennata. Al palato è vibrante e teso, con l’acidità importante a sostenere comunque un buon bagaglio spessoriale del vino. Immediata e facile nell’approccio.
83/100 – Barbera d’Asti La Tota Marchesi Alfieri 2007 (Cat. B)
Una prova decisamente di grande valore per la versione 2007 de La Tota. Semplice, lineare e diretta, mette in risalto la piena caratterizzazione del frutto, sia al gusto, sia al naso, dove vorremmo trovare però, una maggiore pulizia e definizione aromatica di un profilo che si mostra tuttavia, con buon dinamismo.
82/100 – Barbera d’Asti Soliter Pescaja 2008 (Cat. A)
La differenza spessoriale con il Solneri è voluta e si sente tutta. Vino teso a dire la propria attraverso un frutto diretto e giovanile nel taglio. Senza orpelli ed accessori vari, anche al palato è morbido e disciplinato nell’impostazione. E da un vino che costa meno di 10 euro in enoteca, crediamo che non si possa chiedergli di più.
Altre barbere…
86/100 – Pinerolese Barbera Merenda con Corvi 2006 (Cat. C)
Altissimo Ceto.
Per chi è più navigato in questo mondo e chi viaggia spesso in Langa, avrà sicuramente sentito parlare molte volte di questo vino. Visto che è parecchio gettonata e viene spesso proposta dai migliori ristoranti di Alba e dintorni. Anche se quì non stiamo parlando di albese o astigiano, ma ci troviamo bensì a Pinerolo, con tutti i rischi che può comportare fare vino in quella zona, anche se di vini buoni non mancano. La versione 2006, crediamo che si collochi leggermente sotto alla “mitica” 2004. Tuttavia, stiamo parlando di un vino che ha le potenzialità per crescere e potrà essere probabile, tra qualche anno, ritrovarla in altre posizioni. Fine, elegante e carezzevole nella sua morbidezza e piacevolmente in equilibrio con la sua acidità. E che non dispiace berla adesso.
84/100 – Piemonte Barbera Poderi Luigi Einaudi 2007 (Cat. B)
Si mostra già dal colore, un vino compatto e solido. Impostato con un frutto diretto nella forma e rigoroso nella sostanza. Futto dolce e croccante, il quale avrebbe, a nostro parere, la potenzialità di osare di più nell’interpretazione, poichè al palato denota consistenza e delle fondamenta solide, dove poter costruire qualcosa di importante. Acidità e sapidità, aiutano l’articolazione sul finale.
Fuori concorso…
91/100 – Barbera d’Asti Montetusa Poderi A. Bertelli 1999 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Un’azienda che avrebbe bisogno sicuramente di più spazio per potervi raccontare tutto. Narrare del suo essere estremo mantenendo radici territoriali e delle scelte biologiche per arrivare allo scopo. Del curioso legame che i Bertelli hanno con le uve regionali, ma anche verso molti dei vitigni dei cugini vice-campioni del mondo. Della scelta considerevole e meritevole di attenzione, nel commercializzare i vini con diversi anni di cantina alle spalle. Ma tutto questo è nulla verso l’amore, il rigore e la passione che dimostrano nel comunicare il loro territorio ed il loro savoir-faire enologico, attraverso la barbera. Come nel caso dei Langhe rosso, anche per questi vini abbiamo deciso di metterli in un’altra categoria, anche perchè sarebbe ingiusto mettere in considerazione questi punteggi, con quelli assegnati alle altre barbere. In tutte, troverete personalità ed espressività e dove la differenza di punteggio è data fondamentalmente dalla differenza spessoriale (comunque minima) e/o per le caratteristiche dell’annata. In questo caso abbiamo al top la profondità ed il dinamismo di una 99 e dove al palato la sostanza è puntellata da lampi minerali e di freschezza e da un tannino deciso e vigoroso.
90/100 – Barbera d’Asti San Antonio vieilles vignes Poderi A. Bertelli 2000 (Cat. F)
In questo caso abbiamo un frutto decisamente più impostato sull’evoluzione, rispetto al campione precedente, anche se gli elementi che compongono l’impianto olfattivo, sono più decisi ed originali, grazie all’apporto delle uve provenienti da un vigneto con ceppi di più di 60 anni di età. Per chi invece è alla ricerca di cosa vuol dire carattere minerale che solo una vigna vecchia può dare, allora deve mettere il naso quì dentro. Al palato è sostanzioso, profondo, ricco e lungo. Se vogliamo trovargli un difetto, allora lo ricerchiamo nell’acidità che non è adeguata a sostenere tutta questa stoffa e che lo avrebbe portato decisamente a ben altre sfere. Se proprio vogliamo essere pignoli…
88/100 – Barbera d’Asti Giarone Poderi A. Bertelli 2000 (Cat. F)
La Giarone 2000 assomiglia molto al campione descritto in precedenza, pur non avendo la stessa articolazione nella complessità olfattiva e gustativa. Dal canto suo, offre tutto il suo potenziale, grazie ad un’offerta gustativa più decisa e molto più armonica sul piano della bevibilità.
3) CONSIDERAZIONI FINALI
La Barbera (mi raccomando, come diceva il buon Gino Veronelli, si dice LA Barbera…) non solo è uno dei vitigni più classici e più antichi piemontesi, ma è un’uva che più di altre, vive anche un ruolo di amore/odio presso i consumatori. Difficile anche trovare delle vie di mezzo. O la ami, o la odi. Ma è soprattutto uno dei vini, gliene va dato atto, che accomuna i gusti di più ampio ventaglio, appassionati e non, VIP e VNP, dagli intellettuali fino alla gente più comune. Sia che essa si vesta con un vestito pomposo, denso e cupo, sia che indossi un abito più casual. Magari accompagnato da un pizzico di carbonica.
Come rappresentazione popolare nelle diverse arti, può considerarsi seconda solo allo Champagne e più del Sangiovese di Romagna. Non a caso, la troviamo in accompagnamento al nobile vino francese, in una delle più famose canzoni di Giorgio Gaber, proprio in segno di raffigurazione di un contrasto tra aristocratico e rustico.
Così come la sua proverbiale visione di rusticità, la troviamo più volte figurata in diversi quadri di giocatori di carte nei più infimi circoli di paese, mascherata in goffe caraffe di vetro e servita nei tipici “gotti” che nulla hanno da spartire con i bicchieri che hanno ospitato in queste sessioni, le più alte rappresentazioni di questo vitigno.
Questo per dire che, gradualmente, si sta uscendo da questa visione nazionale che non rende merito al suo giusto valore e possiamo affermare, con molta convinzione, che alla fine di queste impegnative sessioni, che hanno visto come protagoniste le due denominazioni principe del vitigno Barbera, Alba e Asti, abbiamo più di un motivo per essere soddisfatti, poiché sono emerse diverse chiavi di lettura in positivo.
Cosa non da poco, se consideriamo pure i difficili momenti che si stanno vivendo, dove non solo esiste un mercato princìpe che fatica ad assorbire le migliori interpretazioni tipologiche, ma perdurano anche altri che annaspano con ancor più difficoltà, nel cercare di dare ancora un senso esistenziale a quella quantità sterminata di prodotti dozzinali e da imprenditori o viticoltori biechi, che con questo vitigno trattano e lavorano, ma che non hanno rispetto per le innumerevoli potenzialità che queste uve possono dare.
Ma i veri protagonisti alla fine rimangono loro, quelli citati su queste pagine ed altri grandi interpreti che non vi abbiamo potuto raccontare in questi spazi.
Prima di tutto vanno sottolineati gli aspetti qualitativi scaturiti dalle varie tipologie, in base a quelle che possono essere le loro ambizioni per quanto concerne le ambizioni di mercato, che partono dalle variabili più “semplici” e “beverine”, per passare a quelle intermedie, per poi finire con i principali prodotti delle denominazioni. Dove la stragrande maggioranza offre degli spunti che riprenderemo più tardi, tralasciando quelli che possono derivare dalle diformità territoriali, climatiche e storiche delle due aree in questione.
Quello che secondo noi è uno dei temi più importanti, trova la più emblematica rappresentazione nell’annata 2006. Non tanto per la bontà della stessa, ma perchè potrebbe essere considerata “storica”, in quanto segna un decisivo passo in avanti sul piano qualitativo e complessivo dei vini. Percorso incominciato con le pur significative 2004 e 2005, venute dopo due vendemmie difficili come la 2002 e la 2003. Crediamo che questa annata abbia posto delle solide basi, dove poter costruire dei splendidi aspetti caratteriali, più decisi e più forti di prima, nel segno di una maggiore caratterizzazione. Infatti, abbiamo già potuto constatare, raccontandovi quelle provenienti della denominazione dell’albese, come la 2007, in diversi casi rappresenta già di fatto, e sotto le papille di tutti, una delle più grandi mai prodotte.
Tornando al millesimo in questione, e più precisamente legato nel contesto del territorio astigiano, non è un caso quindi vedere che questo solco, sia principalmente tracciato da aziende storiche come Braida e Coppo, che pur producendo da sempre grandi vini, trovano in questo millesimo e sotto le sembianze delle loro più massime espressioni, dei caratteri, delle forme, dei dinamismi e degli allunghi, come non se ne vedevano da anni. Con l’assenso e il beneficio di tutti, infatti dietro a loro c’è un cospicuo fervore di vini ed aziende, alcune di esse già affermate ed altre meno, che sono in pieno fermento.
Dicevamo dei cambiamenti appunto. Ci riferiamo in primo luogo alle fisionomie strutturali dei vini e le loro espressività organolettiche, che danno segni di cambiamenti ragguardevoli, molto positivi.
I primi interessano gli spessori e le concentrazioni. Segno di questo cambiamento, riguardano molti vini che oggi si presentano molto più leggiadri e snelli e che sembrano aver perseguito una ricetta prescritta dal dietologo per seguire una cura dimagrante. Con la felicità di molti, visto che non se ne poteva proprio più di continuare a bere (!?!?) delle bevande compresse, dense e marmellatose, che nulla avevano da spartire con la parola vino, ma che assomigliavano più ai quei (troppi) mostriciattoli da concorso, che imperversano ancora oggi sul mercato, provenienti da ogni parte dello stivale e da ogni angolo del mondo, in maniera troppo banale, insignificante ed irrispettosa per il loro territorio di origine e per i loro fruitori.
Le seconde invece assumevano le sembianze di un certo snaturamento e volgarizzazione del vitigno, tali da apparire in profili organolettici, completamente stravolti e che tendevano allontanarsi da quel concetto di legame territoriale che “tanto al cor ci sta”… Bisogna tuttavia asserire, che sono ancora molti i vini che incarnano questi dogmi nel loro DNA. Vini che possiedono peculiarità aromatiche ancora troppo segnate dalle barriques, assomilianti più a dei succhi di frutta dolci, speziati e saturati di sentori di vaniglia e caffè.
Anche se i nostri lettori possono tranquillizzarsi, poiché questo aspetto volgarmente chiamato “new style”, è più addomesticato che in passato e non incide più in maniera troppo vistosa, su un vitigno dotato di un bouquet sottile come la Barbera. Troviamo vini che danno più valore al frutto e vedremo se in futuro ci sarà spazio anche ad una possibile rincorsa ai quei canoni territoriali che riguardano un altro grande vitigno piemontese: Il Nebbiolo.
Articolo redatto da:
Ivano Antonini.
Curatore della Guida dei Vini on-line di Altissimo Ceto e Referente regionale per il Piemonte.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S.
Sommelier operante presso il Ristorante Relais & Chateaux “Il Sole di Ranco”.
Miglior Sommelier Professionista d’Italia AIS 2008, Miglior Sommelier della Lombardia 2001 e Sommelier dell’anno per la Guida de L’espresso 2006.
Si Ringrazia i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
PIEMONTE
-I Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
LOMBARDIA
TRENTINO ALTO-ADIGE
-Le “bollicine” metodo classico.
FRIULI VENEZIA-GIULIA
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – prima parte.
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – seconda parte.
-I Vini Rossi ed alcune “chicche” dolci.
TOSCANA
MARCHE
-Il vitigno Verdicchio nelle sue sfumature.
SICILIA
-I Vini bianchi e rossi dell’Etna.
-I Vini bianchi e rossi della Sicilia.
Per chiudere, un particolare ringraziamento per la loro disponibilità, allo staff del:
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