Articolo a cura di Ivano Antonini.
Curatore della Guida dei Vini on-line dedicata alle eccellenze e Referente regionale del Piemonte.
Questa volta il Piemonte della Guida dei Vini di Altissimo Ceto, vuole prendere in considerazione le eccellenze scaturite dal vitigno Nebbiolo provenienti da quel posto magico che è il Roero. Terra di grande cucina e di grandi vini, è un luogo tuttavia un po’ “dimenticato” dal “grande pubblico”. I vini recensiti non sono moltissimi, ma sono tutti meritevoli della giusta considerazione che si meritano.
Per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli. Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato. Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel, al termine di ogni sessione.
1) LA GRADUATORIA:
92/100 – Roero Riserva Ròche d’Ampsej Correggia 2006 (Cat. F)
89/100 – Roero Bricco Medica Cascina Val del Prete 2006 (Cat. C)
89/100 – Roero Riserva Ròche d’Ampsej Correggia 2005 (Cat. F)
89/100 – Roero Riserva Monbeltramo Malvirà 2005 (Cat. E)
88/100 – Roero Riserva Sudisfà Negro Angelo 2006 (Cat. D)
88/100 (?) – Roero Riserva Renesio Malvirà 2005 (Cat. E)
86/100 – Roero Giacomo Vico 2006 (Cat. C)
86/100 – Roero Riserva Trinità Malvirà 2005 (Cat. D)
86/100 – Roero Prachiosso Negro Angelo 2007 (Cat. C)
85/100 – Roero Castelletto Malabaila 2005 (Cat. C)
84/100 – Roero Riserva Braja Deltetto 2005 (Cat. D)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
92/100 – Roero Riserva Ròche d’Ampsej Correggia 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Difficile, molto difficile, stabilire se questa versione 2006, sia la migliore in assoluto che sia mai stata fatta da questa azienda, poichè la 2001 e la 1999 erano (e lo sono tuttora) davvero di ottimo livello. In ogni caso, Ornella Costa (senza dimenticare il valido aiuto dell’enologo Luca Rostagno) si è fatta trovare pronta all’appuntamento con un’annata che si farà ricordare ed è riuscita a cogliere quanto di meglio si potesse ottenere di buono da quelle bellissime uve. E’ arrivata a confezionare così un vino, tra i migliori, che questa denominazione si ricordi. Il colore esprime la vivacità e la vitalità di una veste rubino tendente al granata, luminosa e raggiante, precursori di un’energia che si riversa nel frutto al vertice per eleganza e definizione aromatica. La fragranza di frutta rossa da mordere trova complessità e profondità in sentori che, con l’acquisire di ossigeno e del tempo necessario, trovano compimento in un quadro speziato marcato e note di tabacco, che imprimono ritmo ed articolazione al vino, senza mai dare l’impressione di dare cedimenti pro-evolutivi, rimanendo ben saldo e compatto in virtù di un profilo che il tempo darà ancora maggiore ampiezza. Al palato, il primo impatto sembra essere un po’ scorbutico nell’approccio, prima di prendere confidenza e regalarti emozioni con avvolgenza, stoffa e carattere, attraverso dei tratti molto “dolci”, compresi i tannini dalla grinta mordente, integrati e senza quella chiusura più asciutta della versione che l’ha preceduta e che vi racconteremo in seguito.
89/100 – Roero Bricco Medica Cascina Val del Prete 2006 (Cat. C)
Altissimo Ceto.
Il lavoro e la cura che riversa Mario Roagna nei suoi vigneti e nella produzione dei suoi vini, sono davvero un esempio per molti viticoltori e per tutti quei consumatori che amano trovare nel vino, un qualcosa che possa raccontare le vicissitudini personali sul piano professionale, che un vignaiolo vive nella vita di tutti i giorni. Quindi si possono perdonare, come in questa versione, certe venature del profilo aromatico, non proprio definite ed un po’ “sfuggenti”, che gli impediscono di andare oltre la soglia dei 90 punti, perchè quello che perde da una parte, viene guadagnato sul piano della grinta e del carattere. A cominciare da un frutto davvero centrato e comunicativo in termini di emozioni che gli permettono di ottenere tuttavia un Altissimo Ceto meritato e davvero convinto. In bocca necessita ancora di tempo e pazienza, prima di riesca ad ottenere un filo conduttore che gli permetta di trovare coesione, tra un giusto peso ed uno spessore adeguato al millesimo di provenienza e quella venatura acido-sapida che in questo momento sembra vivere un ruolo da prima donna.
89/100 – Roero Riserva Ròche d’Ampsej Correggia 2005 (Cat. F)
Le difficoltà da parte nostra in questo caso, riguardano il dover dare una dimensione e le descrizioni ad un vino che è risultato convincente e di altissimo livello, ma che possiede sicuramente delle proporzioni più “umane”, se paraganata al 2006 descritto sopra, il quale veleggia decisamente su quote appartenenti ad un altro pianeta. Il millesimo 2005 non gli ha permesso alle uve di raggiungere quella maturità e quella pienezza, che sembrano invece appartenere alla 2006, dando dei tratti più “calorosi” nel frutto con minore articolazione e più portati verso un filone evolutivo. Anche se non stancante. Il profilo olfattivo del Ròche è comunque ampio e profondo, ma avendo solo in minima parte quel carattere balsamico proprio delle grandi annate, perde qualcosina sul piano della incisività. Nella gustativa, abbiamo un’avvolgenza sicuramente più ridimensionata, ma che si profila verso una chiusura molto lunga e che potrebbe essere di maggiore gittata, se non venisse frenata da una grado di asciugatura del tannino particolarmente evidente.
89/100 – Roero Riserva Mombeltramo Malvirà 2005 (Cat. E)
Altissimo Ceto.
La strada che porta a parlare di eccellenze nella denominazione del Roero, deve necessariamente fare tappa in quello splendido luogo che è la cantina Malvirà e condotta in maniera egregia dalla passione e dalla cura dei fratelli Damonte. L’esaltazione del linguaggio territoriale di Massimo e Roberto, passa attraverso la caratterizzazione delle loro tre Riserve. In questa annata, lo sprint viene aggiudicato dal Mombeltramo che porta a casa punteggio e menzione. Grazie anche ad un carattere aromatico decisamente più aperto ed espansivo. In questo momento è quello più “completo”, un quadro toccato in tutti i suoi punti con un filo logico, che imprime ritmo e cadenza ineccepibili. Al palato è largo, pur non possedendo quella profondità che si ritrovano in ben altri millesimi e che, dal millesimo 2005, ha acquistato la ruvidezza del tannino, il quale non riesce a dare la giusta vigoria e vitalità in fase gustativa.
88/100 – Roero Riserva Sudisfà Negro Angelo 2006 (Cat. D)
Altissimo Ceto.
Stiamo parlando di una azienda storica sita nel comune di Monteu Roero, ma quella gestita da Giovanni ed Angelo Negro sembra aver spolverato negli ultimi anni, un blasone che sta acquistando nuovamente un passo costante verso un ridimensionamento dello stile dei vini. Quest’ultimo sembrava proseguire su un livello qualitativo elevato ma alquanto statico nei suoi passaggi e privo di esaltazioni sul piano della personalità. Tuttavia, la versione 2006 della Riserva Sudisfà, possiede maggior slancio, con un frutto ricco, espressivo ed integro. Incisività data anche da venature balsamiche di grande classe che impreziosiscono un naso rendendolo particolarmente intrigante. Al gusto percorre una strada sul filo della tensione e che tende a fare luce, incidendo delle scosse all’interno dello spessore di questo vino, aiutati anche da un tannino particolarmente esuberante, ma non intralciante nella profondità.
88/100 (?) – Roero Riserva Renesio Malvirà 2005 (Cat. E)
Il Renesio avrebbe le potenzialità, espressive e caratteriali, che gli permetterebbe di arrivare a giocare un ruolo assolutistico nell’ambito della produzione aziendale, se non fosse per una chiusura olfattiva che risulta (in questo momento) di difficile comprensione nel trovare la giusta chiave di lettura di questo vino. Pur concedendogli una notevole ossigenazione. Un carattere “cupo” e “nero” come l’etichetta che lo rappresenta, non allenta la tensione per quel filo di “nervosismo” del frutto, involuto su se stesso ed abbastanza discostato dagli altri elementi. Al palato c’è da sottolineare comunque la pienezza che lo eleva ad un ruolo di primo piano, ma al quale preferiamo trincerarci dietro ad un punto interrogativo, in attesa che il tempo porti consiglio e la giusta coordinazione e profondità.
86/100 – Roero Giacomo Vico 2006 (Cat. C)
Il Roero della famiglia Vico è una delle rappresentazioni più autentiche ed affidabili del panorama di questa denominazione. Difficile rimanere delusi da questa etichetta, compatta e solida, acquisita da anni di viticoltura attenta e coerente con l’espressione territoriale. Ma questo rappresenta anche un suo “limite”. Un quadro dove ci piacerebbe trovare maggiore grinta e personalità, dando quel sigillo al giusto merito, per il lavoro effettuato in vigna ed in cantina. Ogni tanto, avere una virgola fuori posto in un contesto di assoluto valore, può aiutare a trovare maggiore slancio nella personalità. Anche al palato, dove la solidità e l’equilibrio si confermano le carte vincenti di questo vino, assisiti da elementi che determinano l’aspetto qualitativo tratto dall’indice di maturazione dell’uva, esaltato dalla bontà dell’annata. E proprio questo gli avrebbe consentito di trarre maggiore beneficio…
86/100 – Roero Riserva Trinità Malvirà 2005 (Cat. D)
Il Trinità viceversa è la Riserva di Casa Malvirà, più immediata nell’approccio. Decisamente il più essenziale dei tre, sia a livello olfattivo che gustativo. Il suo plus è rappresentato comunque dal fatto che riesce ad esprimere in maniera più semplice e meno cerebrale, il profilo stilistico dato dai fratelli Damonte e consigliato vivamente a quei consumatori, magari alle prime armi in termini di Nebbiolo da Roero e che vuole compiere i suoi primi passi in questa denominazione. Aiutati da un vino dalla chiave di lettura decisamente più facile e incentrata su un frutto fragrante e croccante e con il giusto grado di speziatura che gli dona quel tocco di complessità, pur non essendo profondo per via di un’annata che si è fatta sentire anche sul Trinità. Palato, avvolgente al primo impatto, poi chiusura in scioltezza, caratterizzata anche da un tannino meno “scorbutico” dei suoi fratelli.
86/100 – Roero Prachiosso Negro Angelo 2007 (Cat. C)
Il Prachiosso è un’interpretazione della denominazione che vuole essere improntata più sul frutto. Dotato di minore articolazione aromatica e gustativa del Sudisfà, abbiamo un quadro aromatico sicuramente più “dolce”, diretto e lineare, aiutato anche da un’annata che ci ha messo sicuramente del suo. Tratti più morbidi anche al palato, reso solo scomposto da un tannino forse più integrato nella massa, ma più grossolano rispetto alla 2006 e che non sappiamo se troverà in futuro, una sua addomesticabilità.
85/100 – Roero Castelletto Malabaila 2005 (Cat. C)
La 2005 ha dato, al Castelletto dell’azienda Malabaila, un’aspetto abbastanza crudo nei toni, dato in primo luogo da una venatura erbacea del frutto tendente al vegetale, incidendo non poco su un profilo olfattivo comunque di livello, ma frenandolo sul piano della complessità. Anche al palato, riscontriamo uno spessore, dove la percezione calorica data dall’alcol, tende a primeggiare e dare un ritmo alla cadenza gustativa più portata verso l’evoluzione e che non trova la giusta collaborazione e quella complicità della freschezza acido-sapida, che gli avrebbe permesso maggiore articolazione.
84/100 – Roero Riserva Braja Deltetto 2005 (Cat. D)
Stesso discorso annata/vino per la Riserva di Antonio Deltetto. Un vino di territorio e fortemente espressivo nei toni del Nebbiolo, ma con un profilo olfattivo, dove quel passaggio all’insegna dello speziato e del tabacco traducibili in un segnale evolutivo particolarmente importante, rende complicata l’articolazione di una complessità che ne esce ridimensionata. Definizione delle sfumature e finezza comunque ci sono, mentre la sensazione pseudo-calorica è riscontrabile anche al palato, dove l’acidità sembra viaggiare con il freno a mano tirato, senza imprimere la grinta che abbiamo trovato (e che troveremo…) in altre versioni del Braja.
3) CONSIDERAZIONI FINALI
In primo piano abbiamo due annate così diverse tra di loro. Ma tanto forti da determinare i tratti ed i caratteri dei profili olfattivi e gustativi dei vini assaggiati e capaci, in alcuni casi, di andare anche oltre a quanto viene dato al vino, attraverso una certa filosofia aziendale.
Da una parte abbiamo l’annata 2005. Non un’annata da ricordare, ma neanche da dimenticare. Anzi! Molti produttori sarebbero pure contenti, se tutte le annate difficili fossero come questa. Tuttavia, ha mostrato i suoi aspetti più difficili sia dal punto di vista in alcuni tratti da “annata calda”, segnati da un’estate molto particolare e che ha inciso su un carattere del frutto rivelatosi più solido e compatto di quella descritta in seguito, ma con dei “segnali” più portati verso l’evoluzione, traducibili in espressioni speziate, decisamente presenti. Interessando anche le trame tanniche, con delle indicazioni nello specifico che interessano il lato più ruvido ed asciutto degli stessi. Inoltre, le piogge che hanno interessato i mesi di settembre e ottobre, hanno riversato le loro “problematiche” sulla finezza e l’eleganza dei vini. Quel carattere balsamico che si ritrova sovente nelle grandi interpretazioni territoriali delle eccellenze raccontate sopra, si è tradotto attraverso delle note più portate verso delle piccole sfumature da “vegetale cotto” che, ci ripetiamo, non influiscono sul piano dell’apprezzamento generale dei vini, ma soltanto su quello della finezza. Vini che sono, senza ombra di dubbio, molto buoni, ma che gli impediscono quel piccolo salto in avanti e che gli avrebbe permesso di elevarli al girone, appartenenti invece alle grandi annate.
Grande annata che può essere considerata invece la 2006. Anche se diversi assaggi che abbiamo effettuato in anteprima dell’annata 2007, fatti in questo momento, sembrerebbero fugare i dubbi nutriti invece all’esordio di quest’ultima. Cosa che gli permetterebbe di creare non pochi problemi, sul piano della rivalità con la 2006. Certo, tutto questo non influisce sul ruolo di prim’ordine ricoperto sicuramente dalla 2006, ma quelle doti di incisività e di grinta del Nebbiolo, sembrerebbero “uscire” anche dai vini ottenuti della 2007, i quali, all’apparenza sembravano più sonnacchiosi sul loro carattere polposo, “dolce”, robusto ma con un carattere un po’ cupo nei modi. Ma questo sarà argomento delle prossime sessioni.
Quello che più importa comunque a tutti noi e che interessa in particolar modo e più da vicino i consumatori, è che il Roero vino, sta acquistando maggiore importanza in un mercato “dominato” nella “rivalità” da parte dell’Arneis e che ha portato l’immaginario comune a credere che il Roero, territorio, fosse buono solo per il vitigno a bacca bianca.
In tutto questo non possiamo e non vogliamo dimenticare, che un ruolo fondamentale l’ha indubbiamente svolto il compianto Matteo Correggia. Matteo ha dato molto per questa terra ed ha contribuito a far conoscere il Roero, fuori dai confini territoriali. I suoi vini hanno sempre tradotto la forza ed il carattere del magico terroir di Canale, aiutato anche da un manipolo di piccoli produttori che oggi, più che in passato, i loro sforzi ed il loro operato è richiesto a gran voce per continuare a tenere alto il buon nome del loro territorio, in questi periodi sicuramente non facili. Per tutti.
Articolo redatto da:
Ivano Antonini.
Curatore della Guida dei Vini on-line di Altissimo Ceto e Referente regionale per il Piemonte.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S.
Sommelier operante presso il Ristorante Relais & Chateaux “Il Sole di Ranco”.
Miglior Sommelier Professionista d’Italia AIS 2008, Miglior Sommelier della Lombardia 2001 e Sommelier dell’anno per la Guida de L’espresso 2006.
Si Ringrazia i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
PIEMONTE
-I Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
-Le Barbere d’Asti e altre Barbere.
LOMBARDIA
TRENTINO ALTO-ADIGE
-Le “bollicine” metodo classico.
VENETO
FRIULI VENEZIA-GIULIA
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – prima parte.
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – seconda parte.
-I Vini Rossi ed alcune “chicche” dolci.
TOSCANA
-Le produzioni IGT del Chianti Classico ed alcune eccellenze di zone limitrofe.
MARCHE
-Il vitigno Verdicchio nelle sue sfumature.
SICILIA
-I Vini bianchi e rossi dell’Etna.
-I Vini bianchi e rossi della Sicilia.
Per chiudere, un particolare ringraziamento per la loro disponibilità, allo staff del:
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