Ci eravamo lasciati con la prima parte dell’intervista con il simpatico enologo Luca d’Attoma e che ci ha raccontato la sua filosofia applicata ai suoi vini e il suo pensiero riguardo la viticoltura biodinamica. In questa seconda parte ci racconterà dei suoi vitigni preferiti e su quali zone “puntare” per l’annata 2007.
Buona Visione.
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Ben tornati…adeso ci “rituffiamo” nel Wine Festival e prosegue il nostro viaggio all’interno della toscana. Se vi siete persi il racconto delle puntate precedenti, troverete qui di seguito i link diretti sui racconti precedenti. Alto-Adige, Piemonte prima parte, Piemonte seconda parte, Toscana prima parte.
Ma veniamo al racconto di “oggi”…
Cominciamo, seguendo la classica sucessione degli stand del Wine Festival e ci troviamo a Castellina in Chianti dai Marchesi Mazzei del Castello di Fonterutoli. Essi sono anche proprietari della Tenuta Belguardo in Maremma e della tenuta Zisola in Sicilia.
Personalmente non ho un grande feeling con lo stile aziendale e l’impronta data negli ultimi anni, ai loro vini. Sono prodotti che trovo spesso troppo concentrati, grandi estrazioni che spesso danno risultato in profili olfattivi con “legni” abbastanza evidenti e strutture che molte volte non sono supportate dalla freschezza e rendono complicato l’approccio con la bevibilità.
Caratteristica questa che troviamo nel Chianti Classico Castello di Fonterutoli 2004 (16,5/20), mentre il Chianti Classico Castello di Fonterutoli 2005 (17,5/20), mantiene sempre i soliti toni vanigliati in evidenza ma si contraddistingue per maggiore linearità e maggiore freschezza.
Anche nel Morellino di Scansano Bronzone 2005 (15/20) troviamo molta concentrazione. Personalmente in questa tipologia preferirei trovare maggiore freschezza di frutto e maggior bevibilità, nel Tenuta Belguardo 2004 (16,5/20) da uve Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, trova un carattere olfattivo di frutta rossa in confettura e un particolare “vegetale” molto vicino al “salmastro”.
Con la Tenuta di Argiano, di proprietà della Contessa Noemi Marone Cinzano, ci spostiamo a Montalcino. A Merano sono stati presentati il Solengo 2004 (18/20), un vino nato dalle mani di Giacomo Tachis e ora affidato alle cure di Hans Vinding-Diers e ottenuto da uve Syrah, Merlot e una raccolta più tardiva delle uve di Cabernet Sauvignon, il risultato è un vino di buona concentrazione, ma che rimane sui binari dell’eleganza e dell’equilibrio e con quel tocco di mineralità profonda che sono nell’imprinting aziendale. La stessa caratteristica la troviamo nel Suolo 2004 (18+/20), un vino nato solo nel 2000 e ottenuto da sole uve Sangiovese, ma di due diversi vigneti con diverse età media delle viti. Il Sangiovese da vigne più vecchie da maggiore spessore e complessità espressiva e speziatura dolce di tabacco da sigaro, mentre quello da vigne più giovane dona maggiore grinta e freschezza di frutto.
Passiamo ora alle Tenute Silvio Nardi, azienda che qualitativamente continua a crescere con il passare del tempo, anche se le due annate 2003 di Brunello presentate a Merano in anteprima non sono quelle da prendere in esempio. Il Brunello di Montalcino 2003 (17/20) deriva da uve Sangiovese di diversi vigneti, si presenta con un buon profilo olfattivo anche se con un frutto già un po’ evoluto, mentre in bocca si presenta anche con un tannino abbastanza maturo. Il Brunello di Montalcino Manachiara 2003 (17+/20) è invece ottenuto da uve Sangiovese provenienti unicamente dalle vigne più vecchie del vigneto Manachiara. Prodotto per la prima volta nel 1995, vuole essere l’espressione dello stile aziendale, caratterizzato da vini potenti ma non grossolani e caratterizzati dall’eleganza di un cru di Montalcino. Caratterizzato da maggiore sostanza rispetto al “Brunello”, ma ripeto, il 2003 non aiuta nemmeno sul Manachiara. Il vino è molto buono ma, memore delle prove egregie come il 2000 ed il 2001, mi chiedo, se non fosse stato meglio di “saltare” l’annata, in quanto avrei dei seri dubbi sulla tenuta alla lontana. Spero in futuro di essere però smentito…
L’azienda che vi vado per raccontare rientra nella personale mia hit parade, per la regolarità qualitativa costante negli anni. Non sono dei Brunello che colpiscono per potenza e possenti strutture, ma la finezza e l’eleganza sono alla base dei vini della Fuligni.
Premesso questo, al Wine Festival è stato presentato in anteprima il Brunello di Montalcino 2003 (17,5/20) che è un “assemblaggio” di uve Sangiovese proveniente dai quattro vigneti aziendali e affinato prima in tonneaux di rovere francese e successivamente in botti grandi di rovere di Slavonia, lo troverete con un frutto maturo ma che mantiene una sua freschezza e con un tono più vanigliato rispetto alle versioni precedenti (tranne la 2002 perchè non prodotta). Mentre il Brunello di Montalcino Riserva 2001 (19/20), è un fuoriclasse per spessore, grinta ed eleganza. Un Brunello che per un peccato di gioventù, fa’ fatica a concedersi in questo momento nel bicchiere. Decisamente da dimenticare in cantina…
Passiamo ora ad un’azienda molto più grande, in termini di dimensione, la Caparzo, e discorso diverso anche per stile aziendale. Quelli di Caparzo sono un po’ più “rustici” rispetto a Fuligni e caratterizzati da un frutto più speziato e tannini maggiormente in evidenza. Il Sant’Antimo Cà del Pazzo 2003 (16/20), chiamato così perchè era il nome originario della tenuta nei vecchi mappali , il cui nome vuole mettere anche in evidenzia la coabitazione di due vitigni profondamente diversi come il Sangiovese Grosso ed il Cabernet Sauvignon. Il vino è di spessore e molto articolato, anche se non mi ha particolarmente suggestionato, in quanto l’ho trovato un po’ “seduto” e con mancanza di grinta. discorso diverso per il Brunello di Montalcino Riserva 2001 (18+/20) di grande spessore e complessità, buona anche la trama tannica di carattere un po’ asciutto in chiusura.
Altra azienda che personalmente ritengo tra le migliori è la Fattoria Poggio Di Sotto e seguita da quel grandissimo personaggio che risponde al nome di Piero Palmucci. Ha proposto a Merano il Rosso di Montalcino 2004 (17,5/20), il migliore, secondo me, della denominazione ma anche tra i più grandi mai prodotti. Grande il frutto, in bocca spessore e un tannino minuto ed elegante che lascia il segno ma senza essere invasivo. Notevole anche il Brunello di Montalcino 2000 (18,5+/20) con grande espressione di frutto, molto articolato in fase olfattiva a contatto con l’aria e gustativa in progressione. Ottima prova, ma quel ’99….
Adesso però ritorniamo in quel di Panzano, l’azienda è il Castello dei Rampolla. I vini di questa azienda li seguo fin dall’annata 1988. Mi piaceva lo stile di allore e anche il Sammarco rientrava tra i miei Supertuscan preferiti, questo fino alla 1995. Poi li ho trovati sempre più irrobustiti e senza quella grinta e “toscanità” di un tempo. Devo ricredermi però sui 2004 portati a Merano, già i 2003 erano già molto più grintosi, e sia il Sammarco 2004 (18/20), da uve Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese (etichetta da www.lavinium.it) ha un naso più articolato e maggiore slancio al palato, con un tannino meno amarognolo rispetto al passato e sia il Vigna d’Alceo 2004 (18+/20), da uve Cabernet Sauvignon e Petit Verdot, ha acquistato più sprint, il frutto è dolce ma meno vanigliato, in bocca è concentrato ma con una freschezza che la sorregge in pieno.
Ci spostiamo invece adesso a Fiesole da quel “Testamatta” di Bibi Graetz, personaggio atipico e controverso, di grande simpatia, bravura ma molto imprevedibile.
A me personalmente piacciono molto i suoi vini, ma non condivido alcune sue scelte negli ultimi anni. Una fra tutte il fatto di portare ad un prezzo spropositato uno dei suoi vini di punta ma…vedremo cosa riserverà il futuro. La cronaca vuole che siano stati assaggiati il Bugia 2005 (17?/20), un vino ottenuto da uve Ansonica provenienti da un vigneto di viti vecchie sull’Isola del Giglio, un vino molto particolare ma molto imprevedibile come chi lo ha fatto, capace di cambiare molto con il passare del tempo ed è per questo motivo che lascio il punto interrogativo accanto al giudizio. Così come di difficile valutazione il Testamatta 2005 (18/20), decisamente su un piano inferiore rispetto alla 2004, ma capace di uscire sulla distanza. Il vino, fin dalla prima annata 2000, è fatto fermentare in barriques aperte con follatura a mano e succesivamente affinato per 18 mesi in barriques nuove, ma al momento dell’assaggio, il “legno” non è invadente e non prevarica sul frutto, in bocca, per via del suo tannino grintoso, manca ancora di progressione. Si farà. Sorvoliamo invece sulle valutazioni riguardante il nome e l’etichetta di un altro vino da lui prodotto… 😀
La sola azienda di Montepulciano che siamo riusciti a visitare è la Poliziano e dove abbiamo provato i Nobile targati 2004. Prima il Vino Nobile di Montepulciano 2004 (16,5+/20) semplicemente ben fatto e con tutto il bagaglio a posto che si richiede ad un vino di questa tipologia, un vino che può durare nel tempo ma che si lasci apprezzare se bevuto in giovane età, equilibrio frutto legno, eleganza e articolazione. Di altro spessore invece il Vino Nobile di Montepulciano Vigna Asinone 2004 (18,5/20), non è sicuramente da paragonare all’ottima prova del 2001, ma anche questa si “difende”. Timbro Sangiovese con un carattere speziato dolce e pungente allo stesso momento, possente e grande fascino in fase gustativa.
Chiudiamo il capitolo Toscana con un’altra azienda di Panzano, la Villa Cafaggio. Ecco un’altra azienda che mi piaceva per il carattere che si trovava nei vini del passato. Cosa che anche nei top selection 2003 presentati, erano vini caratterizzati da toni olfattivi troppo dolci e surmaturi e in bocca con vini di grande avvolgenze ma con mancanza di slancio. Il San Martino 2003 (16/20) e ottenuto da sole uve Sangiovese e dove, quest’ultimo, riesce con fatica a dare il suo timbro nel bicchiere e poi il Cortaccio 2003 (16-/20) da sole uve Cabernet Sauvignon che si esprime con un carattere vanigliato e di speziatura dolce molto marcato, mentre in bocca presenta un tannino amarognolo in chiusura.
Arrivederci alla prossima puntata. Stay Tuned!
Ivano Antonini alias EnoCentrico