VIDEO VG-TV.
Azienda visitata il 10 marzo 2008.
Era un pomeriggio di una fredda giornata di Marzo quando ci trovammo a percorrere le strade tortuose e sinuose delle Langhe per raggiungere la Cantina di Rino e Andrea Sottimano. Il clima, come spesso succede, non gioca ancora a nostro favore, la foschìa e l’umidità che si incrosta sul parabrezza hanno il sopravvento. Non è la prima volta che rendo visita alla Maison Sottimano Père et Fils ma oggi, chissà come mai, ho come la sensazione di giungere a Neive per la prima volta. Ad un certo punto vedo che anche il navigatore si rifiuta di indicarci la giusta via e siamo così costretti ad andare a casaccio. Ho un ricordo molto vago dell’ultima visita; di un cortile, di un cancello e di una casa bianca colonica. Ma all’improvviso veniamo assaliti come da una nebulosa sensazione di smarrimento, dove si vedono cortili dappertutto, cancelli in ogni dove e soprattutto tutte le case, stranamente, sono bianche!!!
Rimane solo una soluzione…mio nonno, buonanima, diceva sempre: “con la lingua in bocca si va’ dappertutto!!!”. Quindi chiediamo…
Ma la cornice sembra più quella di uno spettacolo dei Corti di Aldo, Giovanni e Giacomo che non una scena di vita reale. Ci troviamo di fronte ad un cortile che sembra essere quello dei Sottimano, c’è una signora anziana, occhiali sul naso, lungo camice raccolto a “marsupio” con dentro le uova delle sue galline che scorazzano liberamente nella corte, foulard in testa che lascia intravedere i lunghi capelli grigi, ma…c’è un grosso problema: Parla solo dialetto! Noi gentilmente chiediamo informazioni su come potremmo arrivare dai Sottimano, ma per ovvi problemi di comunicazione, per il sottoscritto e VG, ci sembra di rivivere l’esperienza di Totò e Peppino nella famosa scena: “Nojo vulevon savuar l’indiriss”. Continuiamo la ricerca, speriamo di arrivare prima dell’imbrunire, prima che la nebbia infittisca ancor di più e dove ci auguriamo solo di non essere assaliti dai lupi.
Ci incanaliamo in una strada stretta, l’auspicio è anche quello di non incrociare nessuno, dappertutto si vedono le solite case bianche e tanti vigneti, quando improvvisamente scorgiamo, sulla sinistra, un vigneto che a prima vista sembra avere qualcosa di diverso dagli altri. Ceppi di vigne vecchie, potature molto corte…una sorta di deja vù mi dice che quello che si vede è il vigneto Cottà.
Infatti eccoci arrivati!
Possiamo quindi affrontare il primo step del format di Altissimo Ceto con il solito ripasso “guidaiolo”:
A.I.S.: la guida dei sommeliers assegna i cinque grappoli al Barbaresco Pajorè ’04.
Espresso: Vengono valutati il Barbaresco Cottà ’04 con 18,5/20, il Barbaresco Currà ’04 con 17/20, il Barbaresco Fausoni ’04 con 16,5/20 ed il Barbaresco Pajorè ’04 con 16/20.
Gambero Rosso-Slow Food: viene dato il massimo riconoscimento dei tre bicchieri al Barbaresco Currà ’04.
Veronelli: la guida oro assegna le super tre stelle al Barbaresco Cottà ’04, al Barbaresco Currà ’04 e al Barbaresco Fausoni ’04.
Nel video avete fatto la conoscenza del suo proprietario, un papà Rino in splendida forma, che mostra lo stesso piglio e lo stesso carattere di 33 anni fa quando, nel 1975, acquistò la cascina Cottà ed i vigneti annessi. Seguìti successivamente dagli acquisti in Currà, in Fausoni e per ultimo S. Cristoforo. Sono passati diversi anni, Rino, come avete sentito dal video, è un autodidatta, i suoi stessi sbagli e i suoi stessi errori lo hanno formato e reso determinato. Oggi è alla guida di una delle più belle realtà della denominazione del Barbaresco. Questo però, grazie anche al prezioso aiuto di suo figlio Andrea, che rappresenta il cambio naturale generazionale alla conduzione di questo Domaine, anche se il nostro Rino è ben lontano dal lasciare lo scettro del comando. Malgrado la sua dichiarazione al nostro microfono, dove dice che le decisioni in Cantina vengono sempre prese in accordo con il figlio, noi siamo dubbiosi e ci perdonerà Andrea se maliziosamente pensiamo che in ogni caso l’ultima parola venga data da Papà Rino e che faccia prevalere sul giudizio finale, la sua tenacia, la sua esperienza e la sua caparbietà.
Per la visita aziendale sarà Andrea il nostro cicerone…
Andrea è enotecnico e (lo avete sentito dalle parole del padre…) ha avuto la fortuna di viaggiare molto per apprendere e “rubare” alcuni segreti, durante le visite ad alcune tra le migliori aziende del Mondo.
Come accennato all’inizio le condizioni non erano del tutto ideali per visitare i vigneti e quindi ci “accontentiamo” di vederne alcuni di essi dallo splendido terrazzo della loro cantina…
La superficie attuale del podere Sottimano è di 14 ettari, le uve coltivate sono solo quelle “tradizionali”: Dolcetto, Barbera, Nebbiolo e anche il Brachetto utilizzato per produrre un vino rosso secco, molto particolare, chiamato Matè. Per una produzione annua complessiva che si difficilmente supera le 40.000 bottiglie annue.
La conduzione dei vigneti, correttamente, non potrebbe essere definita biologica, ma è dagli inizi degli anni ’90 che viene fatta una lotta guidata. I trattamenti antiparassitari sono ridotti al minimo e questi ultimi vengono effettuati solo se ne richiedono l’utilità; mentre non vengono del tutto utilizzati insetticidi e diserbanti. La concimazione avviene solo con l’uso di letame bovino naturale.
Durante il periodo cruciale della vendemmia, in cantina, arrivano solo uve che hanno raggiunto la loro maturità fenolica e la prima fermentazione avviene in maniera spontanea, nelle classiche vasche d’acciaio termoregolate, senza l’inoculo dei lieviti selezionati ma, solo con l’aiuto dei lieviti indigeni. Queste vasche però possiedono delle caratteristiche che sarà lo stesso Andrea a raccontarci…
Come avete potuto sentire, il vino, una volta terminata la prima fermentazione raggiunge le barriques, dove svolgerà la fermentazione malo-lattica. Anche la seconda fermentazione avviene in maniera spontanea, solo grazie all’aiuto dell’innalzamento della temperatura ambientale, di quella parte della cantina utilizzata a questo scopo.
In barriques i vini sostano per tutta la durata dell’invecchiamento prevista dal disciplinare. Vengono eseguiti il minor numero possibile di travasi e prima dell’imbottigliamento non vengono effettuati alcun tipo di chiarifica o filtrazione.
Ma quello che, secondo Andrea, rende unico la caratteristica dell’invecchiamento, è l’impiego delle barriques di uno dei più famosi tonnelier di Francia ovvero François Freres. Sul perchè, sarà lo stesso Andrea a raccontarcelo…
Nel corso della storia, come ammesso dalle stesse parole di Andrea durante la nostra intervista doppia, i vini di questa azienda hanno conosciuto periodi dove le note vanigliate e tostate erano sfacciatamente e decisamente troppo invadenti. A questo si unisce un utilizzo, in passato, di lieviti selezionati in fermentazione, che secondo i Sottimano non davano quei risultati di originalità voluti e ricercati. Tanto meno la caratterizzazione espressiva dove, i vini prodotti dovevano essere sempre di più lo specchio di ogni singolo terroir. Questo dato anche, aggiungiamo noi, da una mancanza di esperienza e di conoscenza dell’uso oculato e dosato delle stesse barriques.
Un’ultima parola riguarda il mercato. Il 40% della produzione rimane in Italia mentre il rimanente è destinato all’estero con un particolare privilegio a Giappone e Stati Uniti.
Come sempre non possiamo assaggiare tutto e qualche bottiglia è sempre meglio lasciarla per la prossima volta! 😀
Bene ed ora all’assaggio!
Bicchiereeee!
Dolcetto d’Alba Bric del Salto 2007
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Dolcetto.
-Provenienza uve: diversi appezzamenti nel comune di Neive
-Gradazione alcolica: 13%
-Vinificazione: in vasche d’acciaio con macerazione di 8 giorni.
-Affinamento: in acciaio per 8 mesi.
-Contenuto solfiti: 13 mg/lt di “libera” e 48 mg/lt di “totale”.
-Prezzo in enoteca: Euro 10,00.
Produzione annuale di circa 15.000 bottiglie.
Giudizio EC: 15?/20
Difficile valutare il profilo olfattivo di questo Dolcetto Bric del Salto 2007 prelevato dalla vasca. Manca ovviamente di definizione aromatica, il frutto è carnoso, concentrato ma non “volgare”, dove emerge un carattere “caldo” di frutta matura. Non troviamo ancora quella chiusura olfattiva minerale e leggermente un po’ evoluta, tipica delle versioni passate.
In bocca lascia ben sperare (oltre ad ambire a mezzo punto in più…), perchè non ho mai riscontrato una così forte bevibilità, neanche nelle annate recenti, date da una bellissima acidità, integrata e non pungente, nonché una gradazione accettabile. Da rivalutare invece la trama tannica che in questo momento è troppo rigida.
Barbera d’Alba Pairolero 2006
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Barbera.
-Provenienza uve: dai vigneti Currà e Basarin nel comune di Neive.
-Gradazione alcolica: 14%.
-Vinificazione: in vasche d’acciaio con macerazioni di 13 giorni.
-Affinamento: in barriques per 15 mesi (25% nuove)
-Contenuto solfiti: 14 mg/lt di “libera” e 55 mg/lt di “totale”.
-Prezzo in enoteca: Euro 19,00.
Produzione annuale di circa 10.000 bottiglie.
Giudizio EC: 15,5/20
Confesso di non avere mai avuto un debole per la Pairolero! E anche questa versione targata 2006 mi lascia un po’ in una fase interlocutoria. Diverse volte mi sono trovato a degustarla in comparazione ad altre Barbere e il bicchiere ha sempre fatto fatica a parlare. Non che sia una Barbera “cattiva”, anzi…averne!!! Nella valutazione complessiva risulta un vino di tutto rispetto, di buona eleganza, equilibrata, con le sue componenti a posto. In più, in questa annata, si è ingrassata rispetto alla 2005, si è tolta anche quei Jeans stracciati e a zampa di gallina così poco charmant che aveva in passato e si è indossato finalmente un vestito un po’ più signorile. E allora??? Direste voi… Cosa non va’??? Nella mia testa non è ancora scattata la molla, sono convinto che Rino e Andrea possano dare di più ed aspirare anche con la Barbera, ad un più alto blasone. Trovo anche che gli manca di quella personalità che troviamo in altri vini di Casa Sottimano. Mi piacerebbe vedere Rino ed Andrea azzardare un po’ di più, metterci più grinta in fase di vinificazione, la stessa che ci mettono quando sono alle prese con la vinificazione delle uve di Nebbiolo. Sicuramente perderebbe qualcosa sul piano dell’equilibrio ma potremmo finalmente ad assistere ad una Pairolero che guadagna punti sul piano della grinta.
Langhe Nebbiolo 2006
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: dal vigneto Basarin nel comune di Neive.
-Gradazione alcolica: 13,5%.
-Vinificazione: in vasche d’acciaio con macerazioni di 12 giorni.
-Affinamento: 10 mesi in barriques di secondo e terzo passaggio.
-Contenuto solfiti: 23 mg/lt di “libera” e 64 mg/lt di “totale”.
-Prezzo in enoteca: Euro 16,00.
Produzione annuale di circa 8.000 bottiglie. Questo Langhe Nebbiolo è prodotto da uve Nebbiolo proveniente da viti che hanno solo 10 anni di età e quindi per Rino e Andrea non ancora sufficientemente in grado di essere imbottigliato come Barbaresco. Non è un vero e proprio declassamento. Per i Sottimano significa dare quel giusto collocamento al vino in quanto, in fase degustativa, registra quel “click” in più quando ci troviamo a passare dal Langhe Nebbiolo e l’assaggio del primo Barbaresco. Quando il Basarin darà origine ad uve che potranno segnare il passo dei quattro cru storici aziendali, allora sarà arrivato il momento di assegnargli il suo giusto riconoscimento.
Giudizio EC: 15,5/20
Ecco questo è un esempio di quel carattere di cui parlavo prima. Ai fini del punteggio troviamo la Pairolero e il Langhe Nebbiolo a pari punti. Ma quello che spunta dal bicchiere è un carattere differente. D’accordo parliamo di due vitigni diversi, potremmo anche valutare il fatto che in questo caso parliamo di un mini-Barbaresco, ma quello che vorrei sottolineare si riassume in una sola parola: grinta. Ed è quello che emerge dal bicchiere. Sembra di guidare la solita macchina, stessa cilindrata, ma in questo caso abbiamo una ripresa maggiore. Si arriva da 0 a 100 impiegandoci meno secondi!!!
Una premessa doverosa prima di iniziare a parlare dei Barbaresco. Nei cru di Sottimano è difficile trovare dei risultati netti, tutti gli anni, dove si possano intravedere vigne e successivamente vini, che sovrastano altri. Ogni annata racconta una storia diversa. Ogni annata può per esempio dare origine ad un Fausoni che prevale su un Cottà e l’annata seguente viceversa. Per non parlare dei gusti personali, visto che siamo di fronte a stili diversi e quindi ci troviamo come l’annata 2004 dove l’AIS ha preferito il Pajoré, il Gambero Rosso il Currà e L’Espresso il Cottà. Indovinate invece quale cru è stato invece il mio preferito??? 🙄 Ve lo dico dopo…
Barbaresco Fausoni 2005
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: dal vigneto Fausoni nel comune di Neive.
-Gradazione alcolica:14,5%
-Vinificazione: in vasche d’acciaio con macerazioni di 14 giorni.
-Affinamento: malolattica in barriques per il 25% nuove e poi affinamento in barriques di secondo e terzo passaggio per 20 mesi.
-Contenuto solfiti: 19 mg/lt di “libera” e 64 mg/lt di “totale”.
-Prezzo in enoteca: Euro 38,00.
Produzione annuale di circa 4.800 bottiglie. La superficie del vigneto è di 1,20 ha, l’età media delle viti è di 35 anni, con rese di circa 45 q.li/ha.
Si apre il sipario per la carrellata dei Barbaresco. ma prima sentiamo una mini-introduzione della vigna Fausoni dalle parole di Andrea…
Giudizio EC: 18,0+/20
Iniziamo col dire che i 2005 in generale sono molto buoni, dotati di una bellissima eleganza, sottili e lineari, ma non troverete lo spessore e la “ciccia” che caratterizzano invece i 2004.
Il Fausoni già dal suo colore più tenue e meno marcato degli altri lascia intravedere il perchè della scelta di cominciare da quì. Ma non fatevi ingannare…neanche dal profilo aromatico più sottile e più delicato, rispetto ai suoi gemelli, che sembra lì quasi sul punto di spezzarsi talmente è fragile! Perchè sarà proprio in quel momento che il Fausoni, quando avrà preso la sua bella boccata di ossigeno che prenderà in mano lo scettro da grande Barbaresco e farà valere il suo carattere minerale e quella balsamicità di cui parlava Andrea nel video. Anche in bocca non lo ricorderete di certo per l’ampiezza e l’avvolgenza, che sono doti che non ha mai posseduto, ma per la sua capacità di entrata lineare, quasi indisturbata, per uscire poi al retro-olfattivo grazie anche alla dinamicità del tannino. Meno vivace del Pajorè ma in questo momento più articolato.
Barbaresco Pajoré 2005
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: vigneto Pajorè nel comune di Treiso.
-Gradazione alcolica: 14%.
-Vinificazione: in vasche d’acciaio con macerazioni di 14 giorni.
-Affinamento: malolattica in barriques per il 25% nuove e poi affinamento in barriques di secondo e terzo passaggio per 20 mesi.
-Contenuto solfiti: 18 mg/lt di “libera” e 61 mg/lt di “totale”.
-Prezzo in enoteca: Euro 38,00.
Produzione annuale di circa 5.000 bottiglie. La superficie del vigneto è di 1,20 ha, l’età media delle viti è di 40 anni, con rese di circa 40 q.li/ha.
Introduzione al Pajoré, con un simpatico fuori onda…
Giudizio EC: 18,0?/20
Lo spessore più marcato del Pajoré rispetto al Fausoni, lo avete sentito, è dato più dalla maggiore anzianità delle vigne. Il profilo aromatico rimane quello più difficile da decifrare in questo momento rispetto agli altri. Trovo che ci si debba soffermare di più con il naso nel bicchiere per ricercarne la sua complessità, sembra quasi che gli aromi giochino a nascondino e non facciano capolino dalla loro tana neanche dopo una buona ossigenazione. Questa è una caratteristica che si è sempre portata dietro il Pajorè, anche nelle precedenti versioni. Tra i quattro è quello da dimenticare di più in cantina anche grazie alla trama serrata presente, dove emerge un tannino crudo e ruvido, un’acidità “piccante”, che lo rendono un vino che a detta di Andrea, ci vuole un palato più “piemontese” per poterlo apprezzare. Ma potete correre anche il rischio che, una volta entrati in sintonia con lui, difficilmente lo abbandonerete.
Barbaresco Cottà 2005
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: vigneto Cottà nel comune di Neive.
-Gradazione alcolica: 14%.
-Vinificazione: in vasche d’acciaio con macerazioni di 14 giorni.
-Affinamento: malolattica in barriques per il 25% nuove e poi affinamento in barriques di secondo e terzo passaggio per 20 mesi.
-Contenuto solfiti: 15 mg/lt di “libera” e 60 mg/lt di “totale”.
-Prezzo in enoteca: Euro 38,00.
Produzione annuale di circa 9.000 bottiglie. La superficie del vigneto è di 2,50 ha, l’età media delle viti è di 45 anni, con rese di circa 45 q.li/ha.
Introduzione…
Giudizio EC: 18,5+++/20 ALTISSIMO CETO!
Nella versione 2005 il Cottà, in questo momento, è il mio preferito! Il “naso” parte in sordina per poi esplodere nel corso dei minuti di sosta nel bicchiere. Mi piace definirlo il più “baroleggiante” dei quattro per la sua virata verso lo speziato, dotato di un frutto maturo e con una ciliegia di Monforte pronunciata (che non è da leggere come una varietà di questo succoso frutto ma dal punto di vista aromatico…). Anche in bocca troviamo un tannino rigido, compatto, quasi monolitico. Ma al palato risulterà caldo, avvolgente e soprattutto lungo che non si farà dimenticare così presto. Ad un soffio dal sfondare la soglia dei 19/20…
Barbaresco Currà 2005
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: vigneto Currà nel comune di Neive.
-Gradazione alcolica: 14%.
-Vinificazione: in vasche d’acciaio con macerazioni di 14 giorni.
-Affinamento: malolattica in barriques per il 25% nuove e poi affinamento in barriques di secondo e terzo passaggio per 20 mesi.
-Contenuto solfiti: 16 mg/lt di “libera” e 56 mg/lt di “totale”.
-Prezzo in enoteca: Euro 38,00.
Produzione annuale di circa 4.500 bottiglie. La superficie del vigneto è di 1,50 ha, l’età media delle viti è di 35 anni, con rese di circa 40 q.li/ha.
Introduzione…
Giudizio EC: 18,5/20
Il profilo aromatico del Currà, se paragonato a quello degli altri cru, potrebbe essere quasi definito “da vendemmia tardiva” tanto che ritroviamo lo stesso cliché di frutto, magari più concentrato, visto l’età delle viti e le rese più basse, ma con una sferzata della matrice verso lo speziato e dove rintracciamo un ‘impatto aromatico con delle caratteristiche più calde e più dolci. In bocca è quello che presenta una trama meno aggressiva e con un tannino verticale ma senza quella rigidità trovata invece negli altri.
Dopo i 2005 è stata la volta dell’assaggio dei quattro cru targati 2004. Da registrare, dal mio punto di vista, un Fausoni che emerge su tutti ed è anche quello che segna il più elevato margine se paragonato ai 2005. Seguito poi da Cottà, Currà e Pajorè. Mentre coinvolgente è stato l’assaggio del cru più atipico dei Sottimano, ovvero il Currà, nelle versioni sicuramente tra le più interessanti che abbia mai sfornato questa cantina.
Incominciamo dalla 2001, dove troviamo un profilo aromatico con un frutto a tratti più polposo e più carnoso del 2004, ma con meno eleganza rispetto alla 2005. In bocca invece troviamo un tannino più docile e più dinamico.
La versione targata 1999 presenta invece una fase di chiusura abbastanza marcata, di difficile valutazione, bisognosa di tempo ed ossigeno, ma sufficiente da lasciare intravedere e poter registrare così, il primo gradino segnato dai Sottimano (e di cui si parlava prima…) verso quel percorso evolutivo nella ricerca di un equilibrio frutto-legno, un carattere del terroir maggiormente evidenziato e che lo si vedrà poi più caratterizzato nelle versioni 2001 e soprattutto in quelle del 2004. Al palato, il Currà 1999, si presenta con un’ampiezza ed un’avvolgenza più accentuata della 2001, ma con un tannino più rigido.
Note positive
-Lo abbiamo detto più volte nel corso della recensione ed è sicuramente la ricercatezza dei Sottimano verso un carattere più “puro” e più “pulito” dei vini che siano sempre di più specchio del territorio di origine.
-Il Packaging in stile Borgogna. Con etichette pulite, semplici e dove viene maggiormente evidenziato, con caratteri più grandi, il cru di origine rispetto alla stessa appellation.
-I cru di Sottimano rappresentano alcuni tra le più grandi bottiglie, dove potete trovare uno dei più favorevoli rapporto qualità-prezzo di tutta la denominazione del Barbaresco.
Note negative
-Nulla da segnalare. Anche il sito internet è tutto sommato esauriente e ben fatto…
Conclusioni
-Volevo chiudere citando ancora la bellissima frase di Andrea:
“Non sono particolarmente contento, se una persona, che assaggia i nostri vini alla cieca riconosca in quel vino uno stile Sottimano. Vorrebbe dire che io e mio padre abbiamo calcato troppo la mano e noi questo non lo vogliamo. Non è uno dei nostri obiettivi, quello di creare un proprio stile personale. Viceversa, se assaggiando, sempre alla cieca, uno ci riconosce invece per esempio nel vino un carattere dato da un Fausoni piuttosto che da un Pajoré…ecco quello è il più grande complimento che mi si possa fare! Vuol dire che siamo sulla buona strada per raggiungere il nostro obiettivo!”
Da parte nostra, non ci resta che fare a Rino e ad Andrea i nostri più grandi auguri di riuscire in questa missione!
Altissimo Ceto! Per Rino e Andrea Sottimano e tutto il loro staff.
Az. Agr. Sottimano
Località Cottà, 21
12057 Neive (Cn)
Tel. e Fax: 0173 635186
e-mail: info@sottimano.it
sito: www.sottimano.it
Chiudiamo con la replica della bellissima intervista doppia che ha visto protagonisti Rino ed Andrea, dedicato a tutti quelli che si sono persi la visione nelle puntate precedenti…
Cin! Cin!
Ivano Antonini alias EnoCentricoivano.antonini@altissimoceto.it