Eccoci giunti alla ventesima edizione. Il Merano Wine Festival si consolida, ancora una volta, come uno degli appuntamenti enologici di riferimento tra le manifestazioni del settore. Da diversi anni la frequentiamo perché è il momento dove possiamo trovare riuniti così tanti produttori in una volta sola e dove si riesce a parlare delle novità e delle ultime annate, senza quella calca che troviamo in altre manifestazioni. E come ogni anno, il VG team era lì in prima fila. Quindi macchina fotografica, bicchiere alla mano e che abbia inizio il tour.
Diamo prima qualche numero, tanto per dare delle indicazioni sull’edizione 2011 del Wine Festival. Le sale del Kurhaus, hanno ospitato 365 produttori italiani, 58 erano presenti alla giornata dedicata alla Bio&Dinamica, 97 stranieri. Appuntamento d’obbligo riguarda la rassegna dei 35 Châteaux dell’Union des Grands Crus de Bordeaux. Novità di quest’anno è stata la degustazione delle “vecchie annate” portate dai produttori presenti, nella giornata del lunedì.
Non dedicheremo tanto tempo alla descrizione dei vini, in quanto le manifestazioni come quella che si svolge a Merano, non sono certo il luogo ideale per degustare in tutta tranquillità e di conseguenza trarre delle conclusioni ben precise a livello organolettico, ma anche perché molti dei vini dei produttori incontrati sono stati (o saranno) raccontati sulle pagine della nostra Guida dei vini. Ora spazio quindi alle nostre consuete cartoline.
A differenza delle edizioni passate, dedicheremo questa sola recensione optando per il percorso regionale.
Alto-Adige
Doveroso cominciare, con il nostro racconto, dai padroni di casa. La prima visita la facciamo al tavolo della Cantina di Terlano, come sempre la proposta enologica di questa azienda è di primissimo livello. Chiari, puliti, espressivi, con purezza varietale e mineralità tra le più evidenti. Note che si riflettono molto bene nel Sauvignon Quarz e nel Gewüztraminer Lunare 2009, mentre l’assaggio del vino più “maturo” era dedicato allo Chardonnay 1998, vino che esce sempre dall’azienda dopo i dieci anni e che non fa altro che testimoniare la longevità che hanno questi vini.
La Tenuta Baron di Pauli è molto più recente nel panorama enologico alto-atesino e si trova a Caldaro. In questi anni il livello di crescita qualitativo è aumentato notevolmente, tale da renderla doverosa di considerazione, quando si parla di “top” a livello regionale. I vini sono ottenuti da due “cru”. Quella dedita alle uve rosse, si chiama Arzenhof e sfrutta il fantastico microclima del lago di Caldaro. I vini non sono possenti e muscolosi, si privilegia piuttosto l’eleganza. Vini compatti e complessi nell’insieme. Di altro discorso sono i bianchi, Gewürztraminer in primis, dove la struttura è di altro spessore. Uve bianche provenienti invece dal cru Höfl Unter Stein che si trova a Termeno. In particolare i grappoli che danno origine all’Exilissi, vengono raccolti tardivamente e fatti poi macerare a contatto con le bucce, per un periodo di 36 ore, prima di passare all’affinamento in botti da 500 lt. L’annata 2009, propone un vino dove la freschezza riesce a dare il suo imprinting, donando bevibilità ad un vino che come morbidezza e alcolicità, è tra le più alte della categoria.
L’Alto-Adige non è solo terra di grandi cantine, ma è fatta anche di persone e di donne, come Elena Walch, famosa per essere salita alla ribalta con vini che offrono uno stile diverso e molto personale, con quel tocco femminile in più. Il suo vino di punta è il Gewürztraminer Kastelaz, da uve del vigneto omonimo, posizionato in quel di Termeno, dal terreno calcareo e argilloso che dona uve che danno origine ad un vino dotato di potenza ed eleganza. La 2010 è meno opulenta e grassa della precedente, ma la proposta aromatica è sempre netta e dettagliata. Anche al palato.
Restiamo in quel di Termeno e facciamo visita ad un’altra cantina di riferimento: la Tramin. Il Nussbaumer resta sempre uno dei prodotti di punta regionali, parlando di Gewürztraminer. La 2010 offre un disegno varietale, cesellato e di grande intensità. Così come la sua “variazione” in dolce, da uve raccolte in vendemmia tardiva, il Terminum, è un prodotto assoluto per grandezza espressiva ed equilibrio tra acidità e zuccheri, nella versione targata 2009. Molto piacevole è stato anche l’assaggio del Nussbaumer 2001, confermando che le sue doti di abbondanza e di ricchezza tengono bene anche con il passare del tempo, conservandone la verticalità e la gradevolezza di beva.
Restando in tema di Gewürztraminer, passiamo all’azienda condotta da Martin Foradori, ovvero la Hostätter. Il Kolbenhof 2010 è un vino verticale, più moderato nella proposta aromatica di altre versioni del passato, ma molto più dinamico ed equilibrato al palato. Un po’ più espressivo della versione precedente, rimane il Pinot Nero Vigna S. Urbano 2008, più determinato ed incisivo. Peccato infine per quel Gewürztraminer targato ’67 che aveva problemi di sentore di tappo.
Parlando di vini rossi, non possiamo non menzionare la buona prova del St. Magdalener 2010 del Maso Unterganzner di proprietà di Josephus Mayr; un vino per tutte le stagioni, ma molto gradevole da bere soprattutto in quella estiva, servito ad una temperatura più fresca. Ma la vera passione di questo produttore è il Lagrein, sia nella versione più classica nella convincente annata 2009, come in quella più strutturata ottenuta grazie all’appassimento delle uve, chiamata Lamarein, e prodotta in tiratura ultra-limitata, presente anch’essa nel millesimo 2009. Un vino ovviamente concentrato, opulento, ricco, ma di grande fascino, intrigante ed originale, con un palato che si mostra già da subito caldo ed avvolgente per il suo estratto, ma di grande freschezza e finezza in chiusura.
Ci spostiamo adesso in Valle Isarco, dove facciamo visita prima alla Eisacktaler, la più giovane azienda cooperativa alto-atesina, situata a Chiusa. Qui assaggiamo due vini; il Sylvaner Sabiona 2009, agrumato e delicatamente floreale, molto intenso e brillante nei suoi profumi, mentre il palato è citrino, sapido, buono da bere oggi, ma che non disprezza se gli verrà concesso del tempo. Decisamente più espressivo e aromatico invece è il Kerner Aristos 2010, a mio modo di vedere tra le migliori interpretazioni varietali alto-atesine di sempre. Godurioso, affabile, versatile e con quel suo modo di mostrarsi un po’ ruffiano.
Non possiamo non parlare di Valle Isarco senza menzionare la grande qualità proposta anche quest’anno dall’Abbazia di Novacella. Vini di grande purezza, articolati ed eleganti in ogni vitigno proposto. Il Riesling Praepositus 2009 è un vino più posato nell’impostazione aromatica, se paragonato ad altri vini dello stesso vitigno, ma molto attento in quello che è la maturità del frutto, mantenendo decisione e mineralità. Bocca coerente. Ma una delle punte di diamante aziendali è rappresentata dal Kerner, assaggiato nella versione secca della linea Praepositus 2010, chiaro, pulito e scorrevole, ma con un palato di un altro passo, dove si mostra più disteso e originale. L’ultimo assaggio invece è per la versione passita 2009. Non di grande concentrazione, ma gustoso ed avvolgente come vuole essere dati i canoni aziendali. Puntiglioso anche in chiusura, dove viene ravvivato da una buonissima vivacità data dalla freschezza.
Prima di chiudere la pratica Alto-Adige, apriamo però il capitolo “bolle” dall’azienda Arunda di Meltina. Da diversi anni seguiamo da vicino la cantina della famiglia Reiterer e ne osserviamo i progressi qualitativi che partono dalle mani esperte di Joseph e che vengono arricchite da quel pizzico di sregolatezza del figlio Michael. Consigliamo la Riserva ’06. Per una bollicina “diversa”…
Trentino
Parlando di bollicine, la strada che dall’Alto-Adige porta in Franciacorta, deve indubbiamente fare tappa a Trento, presso le cantine Ferrari. Qui, vengono presentati i millesimati 2006 del Perlé Brut e del Perlé Rosé, ma tutte le nostre attenzioni si focalizzano sull’annata 1990 del Giulio Ferrari Riserva del Fondatore. Uno dei più grandi millesimi della storia di questo vino e la stazza che viene mostrata ancora oggi è lì a dimostrarlo. Un vino compatto, con una bolla minuta, ma graffiante, che trova la giusta complicità con l’acidità per fare brezza in un corpo rotondo, morbido e suadente. E dalla classe infinita.
Mettiamo per un attimo le parentesi al capitolo bollicine, in quanto il Trentino presente a Merano era valorizzato dalla presenza di aziende come la Pojer & Sandri, da sottolineare la buona prova del Rosso Faye 2007 e dall’eccentrico Merlino, un fortificato ottenuto dal mosto di uve Lagrein con aggiunta di Brandy. Altra azienda degna ovviamente di nota è quella capitanata dai Marchesi Guerrieri Gonzaga della Tenuta San Leonardo. Il prodotto di punta è il rosso omonimo, presenti con il nuovo millesimo 2006, il quale conferma le sue doti di grande prodotto di classe. Un taglio bordolese tra i più noti a livello italiano. Ultimo per questa regione, ma non per questo meno importante, è l’azienda Endrizzi. Cantina tra le più blasonate quando si parla di Teroldego e il loro Gran Masetto 2007, è ottenuto di un parziale appassimento delle uve di questo vitigno.
Lombardia
Ritorniamo a parlare di Metodo Classico e andiamo in Franciacorta. Il nostro viaggio decide di seguire l’ordine alfabetico e quindi la prima azienda dove facciamo tappa, è la Bellavista. Due i vini da segnalare, ma che riguardano sempre il loro Brut millesimato. Incominciamo dalla 2006, in commercio ora, dove spiccano le doti di grande vivacità, eleganza e finezza, in pieno stile Bellavista, per proseguire poi con l’assaggio della 1998, un vino che impressiona al naso per la sua grande carica agrumata ed esotica, mentre al palato appaga per la sensazione di pienezza e per il suo enorme appeal.
E’ arrivato il momento di passare in Ca’ del Bosco, dove veniva proposta in anteprima l’annata 2004 della Cuvée Anna Maria Clementi…
…ma a stuzzicare la curiosità, vi era pure il Maurizio Zanella 1986. Un taglio bordolese che oggi mostra il suo carattere evolutivo e di maturità, ma senza cedimenti, dal forte impatto e da una freschezza che rende energico il tutto.
Al tavolo de Il Mosnel incontriamo come al solito i fratelli Lucia e Giulio Barzano’. Sempre pronti ad accogliervi con un sorriso e felici, giustamente, di farci assaggiare il loro Satèn 2007, un prodotto che ha lasciato alle spalle certi estremismi del passato dati dal legno e che si è reso più versatile ed energico. Particolare, e dotato di una grande personalità, è anche il Parosé 2006, dal colore buccia di cipolla molto tenue, emerge per le sue doti rilevanti di frutti di bosco croccanti e succosi ed una freschezza al palato che vi trascina fino in chiusura la sua nota sapida di grande piacevolezza.
Per quanto riguarda invece la Monte Rossa di Emanuele Rabotti, la vera sorpresa è rappresentata dalla Riserva Cabochon in versione Rosé, targata 2005. Tonalità rosa chiara luccicante, al naso offre oltre alle delicate sensazioni lievitate, anche delle leggiadre note di frutta secca. Bocca disegnata, di classe, sapida e di buona finezza sul finale.
Piemonte
Di grande fascino e ricco di particolari interessanti il percorso effettuato tra le “vecchie” annate in Piemonte. Incominciando dagli amici delle Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy, dove veniva offerto il Barbaresco Gaiun 2001. Annata classica, tra le più allettanti per gli amanti del Nebbiolo, il Gaiun si mostra con la sua classica veste elegante, preciso nell’esecuzione, un taglio gustativo reso stuzzicante da un tannino minuto e di grande fascino che mette in mostra ancora tutto il suo potenziale in vista del futuro.
Nessuna vecchia annata da Vajra, ma il nostro caro Aldo proponeva con orgoglio il suo Barolo Bricco delle Viole 2007. Un vino strepitoso, di grande classe e dove siamo pronti a scommettere che in futuro si rivelerà tra le annate più felici di questo vino.
Guido Fantino della Conterno-Fantino, per questa occasione, ha voluto espressamente provocare il pubblico presente al Wine Festival con il Barolo 2002, annata dove non sono stati prodotti i cru aziendali e dove le uve sono state impiegate per fare un Barolo unico. Non sarà magari il classico vino che vorresti scordare in cantina più a lungo possibile, ma se oggi abbiamo voglia di stappare un Barolo, direi che questo potrebbe fare al caso vostro.
Passiamo a tutt’altro genere e rendiamo visita al tavolo di Bruno Giacosa, dove ad accoglierci c’è la figlia Bruna e l’enologo Dante Scaglione. L’assaggio più importante è dedicato all’etichetta rossa Le Rocche del Falletto 2001. Un vino monumentale, entrato ormai nella storia delle migliori annate di sempre. Complesso, ricco, potente ed elegante. La trama tannica sembra cucita a mano, mentre la chiusura è un crescendo imperioso di sensazioni. E di emozioni.
Di grande spessore e caratura è anche il Barolo Rocche dell’Annunziata di Roberto Voerzio. Così come lo è stato l’assaggio del Barolo Cerequio 2001, un vino grandioso che ti appaga già al primo naso. Completo, ricco e compiacente. Buono adesso. Eccezionale fra un po’.
Transitiamo anche dal tavolo di Braida, in quanto l’assaggio del loro Ai Suma targato ’98, merita rispetto e fa grande onore al vitigno Barbera. Proprio uno di quei casi che ti fanno dire… Ai Suma.
Valle d’Aosta
Un vino che è cresciuto molto sul piano del carattere e della complessità è proprio lo Chardonnay di Les Crêtes. Ovvio, non lo scopriamo oggi… ma l’annata 2009 è davvero molto buona e possiede quell’equilibrio tra frutto e legno che dona maggiore spinta e slancio.
Veneto
Uno starebbe tutto il giorno a deliziarsi tra i tavoli del Veneto, ma il tempo purtroppo è tiranno e bisogna fare delle scelte. Si opta per un bianco. E che bianco. Il Contrada Salvarenza 2001 di Gini. E’ un Soave di alta caratura. Un mix di frutta matura e note agrumate lo rendono una delle più interessanti espressioni nobili della denominazione Soave. Consigliamo per chi ne fosse provvisto in cantina, che possono ancora aspettare prima di dare affondo al cavatappi.
Il rosso del cuore per quanto riguarda il Veneto in questa edizione del Wine Festival è rappresentato dalla versione 1990 dell’Amarone di Allegrini. Partenza rallentata e in sordina nel bicchiere, prima di prendere il giusto slancio verso un’apertura aromatica e gustativa che rendono giustizia alla grandezza aziendale. A stupire soprattutto è il grande equilibrio dove poggiano struttura, trama tannica e freschezza.
Friuli Venezia-Giulia
Iniziamo il giro del Friuli Venezia-Giulia dall’amico Alvaro Pecorari di Lis Neris.
Che dire di questo??? La prima verità sta nel fatto che i vini di Alvaro vanno aspettati. E se poi vi doveste trovare nella condizione di dimenticarveli una decina d’anni, correrete il piacevole rischio di trovarvi un Sauvignon, come in questo caso, dove la nota varietale si è ampliata andando a sfociare in note mature di frutta esotica, di melone maturo e con un bagaglio aromatico che tocca il balsamico. Bocca in perfetta coerenza e pienamente appagante. Per tutti i sensi.
Che dite? Questo lo merita un assaggio? La curiosità sta proprio nel fatto di assaggiare un Pignolo di 23 anni dell’Abbazia di Rosazzo… ma non aspettatevi un rosso di struttura e grande stoffa, ma che gioca invece sulla linearità e da quelle sfumature che ricordano molto la speziatura pungente, con il pepe in grani che lo fa assomigliare, a tratti, ad un grande Syrah. Anche il palato è scorrevole, in piena maturità e con quel tannino carezzevole.
Toscana
Gioia Giacomelli era così impaziente visto che non eravamo ancora passati al tavolo de Il Borro. Eccola accontentata… Qui ci terrei a sottolineare l’ottima prova dell’ultima annata in commercio del vino omonimo, ovvero la 2008. La crescita di questa azienda ha trovato il suo compimento proprio qui. Un vino di temperamento, definito e chiaro a livello aromatico, con una struttura che ha guadagnato in articolazione, facendosi più snello e dinamico.
Tavolo sempre affollato quello di Montevertine… A gustare Montevertine e Pergole Torte 2008. Peccato non essere arrivati in tempo per quel Chianti Classico 1980…
Anche da Felsina c’era da che divertirsi. Il Fontalloro 1995 era in bella mostra con tutto il suo splendore. Un profilo olfattivo che è l’archetipo del grande Sangiovese. Di buona sostanza, ben levigato e con una chiusura all’insegna dell’eleganza.
I due ragazzi belli sorridenti che vedete in foto sono Ilaria Chianucci e Manuele Verdelli, anime dell’azienda Capannelle che i nostri amici gourmet conoscono molto bene.
Presentazione del Chianti Classico 2008 e l’anteprima di Solare 2007. Ma gli occhi erano puntati tutti su il 50&50 2007, un esempio di stile ed eleganza.
D’obbligo anche l’assaggio dell’Ugolaia 1995 di Lisini. Un Brunello profondo e articolato, un’ottimo esempio di come poter fare un grande vino, anche in un’annata non facile.
Bingo! 😉
Altro grande esempio di Sangiovese, questa volta unito con un “pizzico” di Malvasia Nera, è il Sodi di S. Niccolo’. Un vino che associa beva, complessità ed articolazione. E con una vita davanti…
Uno dei punti fissi tra i classici di Merano è il tavolo di Biondi-Santi
Laura Bianchi del Castello di Monsanto
Abbiamo annotato l’orario, perché non ci volevamo perdere l’appuntamento…
“IL” vino del Wine Festival. Colore aranciato luminoso. Profilo olfattivo in chiara versione evolutiva, ma con un bagaglio fruttato di intensità e grande maturità. Mai stancante. Note di tabacco, cuoio e spezie che lo allargano e lo rendono particolarmente intrigante. Bocca armoniosa, che corre sul filo della fragilità prima di dare spazio al tannino ancora vivo e vigoroso ed una lunghezza, non esplosiva, ma minuta e sconfinata.
Sempre sorridenti e disponibili Luca D’attoma e Elena Celli della Due Mani…
Un frutto su tonalità calde ma di grande sensualità è l’Asinone di Poliziano 2000. Una bella espressione del Nobile di Montepulciano che coniuga potenza ed eleganza.
Di grande vivacità ed incisività è invece il Vigna del Sorbo di Fontodi 1999. Siamo di fronte ad un Chianti Classico verticale e dal palato che viene già subito preso in consegna dalla vitalità e dalla vigoria dei suoi tannini. La grande freschezza sta a sigillare un vino con un futuro ancora radioso davanti a se’.
Altre Regioni…
Proseguiamo il tour da Arnaldo Caprai, il titolare Marco ha portato come “chicca” il Sagrantino di Montefalco 25 anni 2001, maestoso e opulento per spessore, ma eleganza e finezza racchiudono in sintesi un vino sontuoso. Bocca carnosa, ricca, trama tannica fitta, incisiva ma di livello, il tutto fa da preludio ad una chiusura infinita.
Imperdibile era anche il Taurasi Radici 1999 di Mastroberardino. Olfatto di grande ricchezza, sentori di macchia mediterranea ed erbe aromatiche vanno a braccetto con le note di frutta matura in confettura. Il palato offre trama ed equilibrio, con un tannino graffiante che dona vitalità e articolazione.
Eccoci fare tappa da Quintodecimo, azienda di proprietà di Luigi Moio, capace di arrivare in giro di pochi anni ad essere un punto di riferimento per la Campania. I 2009 di Fiano di Avellino Exultet e di Greco di Tufo Giallo d’Arles sono i migliori tra quelli sfornati da questa cantina, ma vanno attesi ancora un po’ prima di vederli al loro apice.
Non si può abbandonare la Campania vitivinicola presente a Merano, senza aver fatto visita ad una delle migliori interpreti femminili del nostro amato paese, ovvero Marisa Cuomo. Vini che incarnano la sintesi del legame tra vino e viticoltura di territorio, che nel loro caso significa pure “eroica” visti i loro terrazzamenti.
Dalla Campania alla Puglia, si passa prima dalla Basilicata. Dalla Paternoster si assaggia l’Aglianico del Vulture Don Anselmo 2007. Espressivo dal punto di vista della mineralità e della pungenza date da sensazioni di grafite e spezie piccanti. Bocca armoniosa anche di fronte ad una trama tannica di rilievo.
Eccoci quindi raggiungere l’azienda di Gianfranco Fino. Di scena l’Es 2009, un vino che ha creato non poche discussioni sul web, ma non si può non essere indifferenti verso la grandezza del prodotto. Da tenere conto che siamo a Lama in provincia di Taranto e si parla di Primitivo di Manduria e non di un Nebbiolo di Serralunga…
Un passito di assoluto livello… Il Moscato di Saracena passito 2009 di Luigi Viola.
E’ giunta l’ora di chiudere il discorso Italia in Sicilia, partendo da Gulfi, azienda che riesce a conciliare al vitigno Nero d’Avola, il concetto di terroir.
Passaggio anche al tavolo di Benanti. La proposta verteva sul Serra della Contessa 2008 ed il Rovittello 2007. Entrambi tra le espressioni più egregie del Nerello Mascalese sull’Etna.
Chiudiamo con la prestigiosa cantina del compianto Marco De Bartoli. A fianco del sublime Vecchio Samperi Ventennale, l’assaggio dell’ottimo Passito di Pantelleria Padre delle Vigne targato 2000. Un vino denso, opulento, grasso dal profilo gustativo ampio e di grande complessità. Ma quello che impressiona è la dote di freschezza che tiene in equilibrio, in maniera lodevole, zuccheri spessore. Sicuramente uno dei migliori vini del Wine Festival.
Il Merano Wine Festival, dovrebbe durare almeno 5 giorni per riuscire a fare tutto e coprire in maniera ampia anche il discorso Francia.
Incominciando da uno dei migliori assaggi francesi della giornata dedicata alla Bio&Dinamica. Il Savennières-Roche aux Moines del D.ne Aux Moines versione 1994.
Giro dei Brodeaux, a cominciare dallo Château L’Angelus 2008
Château Figeac 2003
abbinata 1998 e 1995 di Château Gazin
Château Lynch-Bages 2000
A spasso per i Sauternes. Château Guiraud 2003
Château de Fargues 2008
Château Doisy-Daëne 2007
Dulcis in fundo… una successione di vini dolci austriaci da urlo proposti da Heiss
Ma Il Wine-Festival non è solo vino…
Facce da Wine-Festival…
il giornalista Carlo Vischi…
il sommelier giapponese de Il Pescatore di Runate, il grande Mototsugu Hayashi
“Gradite dell’acqua?” No, grazie… Andreas Comploj di Lageder…
Per chi non lo conoscesse… 🙂 Claudio Tiranini…
Gioia Giacomelli e Luca Martini…
Altro chef amico, Massimo Viglietti…
Vuggì alle prese con Marco Parizzi e Massimo Spigaroli…
la sorridente Susi Mano…
Lucia Barzanò vince il premio per il miglio gadget del Wine Festival…
Un tenero ritratto di famiglia, Aldo e Francesca Vaira…
Due grandi personaggi del Friuli Venezia-Giulia, Paolo Ianna e Alvaro Pecorari…
Il Merano Wine Festival… solo per numeri uno!!!
E anche per quest’anno, cala il sipario. L’arrivederci è per la prossima edizione programmata dal 9 al 12 novembre 2012. Certo… ancora prima dei Maya… 😉
Merano International WineFestival&Culinaria
XX Edition
Evento promosso dalla:
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