Articolo a cura di Cristiano Cini.
Referente regionale per la Toscana.
Nella prima parte della recensione dei vini prodotti nella “Costa” toscana per la nostra Guida dei Vini on-line dedicata alle eccellenze, abbiamo valutato (e giudicato) i vini bianchi, nonchè i vini rossi prodotti sotto la denominazione Bolgheri e Montecucco. In questa seconda parte invece si parla di denominazioni come Morellino di Scansano e Val di Cornia. A queste si aggiungono la moltitudine dei vini delle zone sopra citate, imbottigliati invece come I.G.T. .
In questo articolo si parla di: Amantis, Belguardo, Bulichella, Caiarossa, Ca’ Marcanda, Capua, Castello del Terriccio, Colle Massari-Grattamacco, Duemani, Fattoria La Torre, Fattoria Le Pupille, Gualdo del Re, Michele Satta, Moris, Petra, Poggioargentiera, Poggio Mandorlo, Serpaia, Tenuta dell’Ornellaia, Tenuta La Badiola, Tenuta Sette Ponti.
Per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli.
Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca. Gli asterischi si rifersicono a dei “virus”, ovvero vini che non rientrano ufficialmente nella denominazione di una sessione specifica, ma che hanno molte caratteristiche in comune. Oppure vini che provengono da altre regioni, ma che sono state volutamente inserite in uno specifico contesto, per essere confrontati con altri prodotti.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato.
Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel al termine di ogni sessione.
Buona lettura!
1) LA GRADUATORIA:
I Morellino di Scansano:
87/100 – Morellino di Scansano Riserva Poggio Valente Fattoria Le Pupille 2006 (Cat. C)
86/100 – Morellino di Scansano Bronzone Belguardo 2006 (Cat. C)
86/100 – Morellino di Scansano Riserva Moris 2006 (Cat. C)
86/100 – Morellino di Scansano Capatosta Poggioargentiera 2007 (Cat. C)
85/100 – Morellino di Scansano Riserva Dono Serpaia 2005 (Cat. B)
84/100 – Morellino di Scansano Poggio al Lupo Tenuta Sette Ponti 2008 (Cat. B)
82/100 – Morellino di Scansano Serpaia 2007 (Cat. A)
I Val di Cornia:
89/100 – Val di Cornia Rosso Coldipietrerosse Bulichella 2006 (Cat. E)
89/100 – Val di Cornia Merlot I’Rennero Gualdo del Re 2006 (Cat. F)
87/100 – Val di Cornia Sangiovese Gualdo del Re Gualdo del Re 2006 (Cat. D)
86/100 – Val di Cornia Cabernet Sauvignon Federico I Gualdo del Re 2006 (Cat. D)
85/100 – Val di Cornia Suvereto Rosso Ebo Petra 2006 (Cat. B)
I vini ad IGT:
96/100 – Toscana IGT Masseto Tenuta dell’Ornellaia 2006 (Cat. H)
93/100 – Toscana IGT Lupicaia Castello del Terriccio 2006 (Cat. H)
90/100 – Toscana IGT Duemani Duemani 2006 (Cat. G)
90/100 – Toscana IGT Esse Fattoria La Torre 2006 (Cat. F)
90/100 – Toscana IGT Avvoltore Moris 2007 (Cat. E)
90/100 – Toscana IGT Orma Tenuta Sette Ponti 2006 (Cat. F)
89/100 – Maremma Toscana IGT Tenuta Belguardo Belguardo 2006 (Cat. F)
89/100 – Toscana IGT Caiarossa Caiarossa 2005 (Cat. F)
89/100 – Toscana IGT Castello del Terriccio Castello del Terriccio 2005 (Cat. G)
89/100 – Toscana IGT Saffredi Fattoria Le Pupille 2006 (Cat. G)
89/100 – Maremma Toscana IGT Poggio Mandorlo Poggio Mandorlo 2006 (Cat. F)
88/100 – Maremma Toscana Rosso IGT Finisterre Poggioargentiera 2007 (Cat. E)
88/100 – Toscana IGT Magari Ca’ Marcanda 2007 (Cat. F)
88/100 – Toscana IGT Tassinaia Castello del Terriccio 2006 (Cat. F)
88/100 – Toscana IGT Suisassi Duemani 2006 (Cat. H)
88/100 – Toscana IGT Tuscanio Bulichella 2005 (Cat. D)
87/100 – Toscana IGT Hide Bulichella 2007 (Cat. F)
87/100 – Toscana IGT Petra Petra 2006 (Cat. G)
87/100 – Maremma Toscana IGT Poggio al Lupo Tenuta Sette Ponti 2008 (Cat. F)
86/100 – Toscana IGT Iperione Amantis 2005 (Cat. F)
86/100 – Toscana IGT Pergolaia Caiarossa 2005 (Cat. D)
86/100 – Toscana IGT Promis Ca’ Marcanda 2007 (Cat. E)
85/100 – Toscana IGT Fiammante Capua 2006 (Cat. D)
85/100 – Toscana IGT Tuttocuore Capua 2006 (Cat. D)
85/100 – Toscana IGT Altrovino Duemani 2007 (Cat. D)
85/100 – Maremma Toscana IGT Acquagiusta Tenuta La Badiola 2006 (Cat. C)
84/100 – Toscana IGT Miosogno Capua 2006 (Cat. D)
84/100 – Toscana IGT Stringaio Fattoria La Torre 2006 (Cat. B)
84/100 – Toscana IGT Rubino Bulichella 2007 (Cat. A)
84/100 – Toscana IGT Quercegobbe Petra 2006 (Cat. E)
84/100 – Maremma Toscana IGT Ombre Poggio Mandorlo 2007 (Cat. D)
84/100 – Maremma Toscana Rosso IGT Mèria Serpaia 2005 (Cat. B)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE
I Morellino di Scansano:
87/100 – Morellino di Scansano Riserva Poggio Valente Fattoria Le Pupille 2006 (Cat. C)
Altissimo Ceto
Proprio un bel vino! Scusate l’ovvietà, ma è l’espressione che ci è uscita più naturale e spontanea. A dimostrazione, “liquida”, che a Scansano non si fanno solo vini semplici e beverini. La storia di un cru a pari passo con la storia di un’azienda, che insieme hanno fatto un territorio, portandolo oltre i limiti pensati e conosciuti sino a quel momento. Meriti importanti che devono essere riconosciuti ad Elisabetta Geppetti. Il Poggio Valente nasce nel ’97 e da allora nonostante un reimpianto del corpo storico del vigneto, è in costante crescita ed è rimasto giustamente un riferimento. Rubino compatto, naso su toni caldi e di frutta polposa, marasca, pepe, succo di mora, prugna e spezia dolce in chiusura. Bocca anch’essa calda, avvolgente, ben bilanciata da una vena di freschezza e da tannini di ottima fatura, verso una chiusura calda e fresca.
86/100 – Morellino di Scansano Bronzone Belguardo 2006 (Cat. C)
Poco più di 30 ettari, non molto distanti dal mare, dove la famiglia Mazzei ha creato un’azienda di livello. Attualmente è in corso un lavoro certosino di studio anche su vitigni da recuperare, oltre alla costruzione di una cantina necessaria alle esigenze aziendali. Tutto questo a significare sforzi importanti per la crescita di questo territorio e conseguentemente anche dell’azienda stessa. Un rubino vivo e profondo, veste il Bronzone, che offre un naso aperto ed ancora in fase crescente, dove marasca, pepe, liquirizia e minerale terroso incidono sul profilo olfattivo. Bocca di medio spessore, nota calorica presente, ma integrata, piacevole freschezza che dona lineare scorrevolezza, frenata in chiusura dall’ingresso di tannini ancora da smussare che creano un finale caldo e leggermente asciutto.
86/100 – Morellino di Scansano Riserva Moris 2006 (Cat. C)
Altro esempio di Morellino, in versione Riserva, ben riuscito in questa 2006. Quadrato e ben impostato, in carne e voluminoso. E’ un tipo appariscente che si fa notare da subito, mai sguaiato, anzi con il giusto contegno, che lo porta a considerazioni finali di buon livello. Veste rubino omogeneo, naso di lampone e fragola caramellati, stecca di vaniglia, balsamico e cioccolato al latte. Avvolgente, rotondeggiante, trama tannica fine ed integrata, piacevole vena fresco-sapida, pulizia di bocca in chiusura. Assolutamente piacevole, da bere adesso e nel prossimo anno per poterlo assaporare al meglio.
86/100 – Morellino di Scansano Capatosta Poggioargentiera 2007 (Cat. C)
Il Capatosta di Giampaolo Paglia è un’altro capostipite della denominazione. Colorato, vivo e concentrato, con un marcato alone porpora. Naso aperto su more e mirtilli freschi, si sente il legno ma non invade, vaniglia e cannella, gelatina di lamponi e balsamicità a chiudere. Arzillo e pimpante al gusto, vivace e brioso, giovane con uno sviluppo positivo, tannini e freschezza sorretti da alcol e struttura. Buono oggi e migliore domani. Possiede al gusto l’energia di un giovane complesso rock, sprigionando vitalità in ogni passaggio. Con una certa irruenza giovanile, ma la sicura stabilità futura.
85/100 – Morellino di Scansano Riserva Dono Serpaia 2005 (Cat. B)
L’esperienza e la capacità di un’azienda leader in Trentino trasferite in Maremma. Endrizzi è discesa verso sud, con lo stimolo tipico, lanciato da una nuova sfida. Questa Riserva avrà tempo e modo di crescere. Il Dono oggi si presenta, in questa versione 2005, con un colore granato che risulta abbastanza cupo, naso su toni caldi ed evoluti ma decisamente soft, confetture di prugne e visciole, legno di liquirizia, boisè, sentori tostati e caffè. In bocca appare decisamente concentrato, forse troppo, gli manca quella vivacità e scorrevolezza per donargli maggiore allungo. Lo aspetteremo sicuramente al varco, in circostanze di annate migliori.
84/100 – Morellino di Scansano Poggio al Lupo Tenuta Sette Ponti 2008 (Cat. B)
Sorprende questo Morellino per corpo, spessore e volume. Risulta pieno, ma dietro tutta questa opulenza, se ne esce con la giusta vena acida che gli dona quel tocco rinfrescante, piacevolmente responsabile per alzare il livello generale del vino. Frutta nera succosa e polposa “a go-go”, vena balsamica- mentolata e floreale di giaggiolo. Bocca voluminosa e gestita da in cantina da mano sapiente. Equilibrio ed integrazione, sono due parole che calzano perfettamente al “lupo” di Maremma, non stanca nella beva e chiude con un bel ricordo fruttato.
82/100 – Morellino di Scansano Serpaia 2007 (Cat. A)
Rubino trasparente, permeabile, naso su toni di prugna e violetta, cannella e liquirizia. Semplice e scorrevole al gusto. Ridotto all’essenziale lo spessore, con tannini abbastanza esili, mentre risulta buona la freschezza, così come l’alcolicità. Da bere senza pensarci troppo su. Morellino da tutti i giorni con quel conveniente rapporto qualità-prezzo.
I Val di Cornia:
89/100 – Val di Cornia Rosso Coldipietrerosse Bulichella 2006 (Cat. E)
Altissimo Ceto
Bulichella è una bellissima tenuta di 10 ettari, con coltivazione dei vigneti in natura biologica, di proprietà Giapponese, Mr. Miyakawa Hideyuki, ma i vini risultano di grande espressione territoriale. Suvereto è zona calda, ricca di ore di sole e conseguentemente i vini hanno una pienezza ed un calore che rispettano l’areale. Il Coldipietrerosse è un classico blend bordolese, impenetrabile nella ricchezza cromatica, naso che rilascia in ricca succesione amarena, mora di rovo, grafite e polvere da sparo, resina ed un finale leggermente vegetale, pur non mostrando nessun segno evolutivo. Eccoci al palato. Ci piacerebbe trovarlo in futuro, più snello e con più grinta e allora sarà capace di fare quel balzo oltre alla soglia della super eccellenza, che è facilmente alla sua portata. Oggi, dovete armarvi di tovagliolo, coltello e forchetta, perché va masticato, per via della sua densità. Assaporato, non di facile beva, dove la pienezza è su livelli difficilmente riscontrabili, per la sua struttura “over size”. Trama tannica fitta e decisa, grande quantità ma anche qualità, risulta ancora rigido e molto concentrato ma il futuro è tutto suo. Vino decisamente importante e possente, pur con uno scheletro capace di reggere perfettamente tutto quello sopra descritto. Altro punto a favore dell’azienda è la superba accoglienza. Provare…per credere!
89/100 – Val di Cornia Merlot I’Rennero Gualdo del Re 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Tra mare e boschi, tra cielo e terra, questa è Suvereto. Fulcro di quella denominazione che è da anni legata al nome dell’azienda Gualdo del Re. Solido il connubio alla guida tra Nico Rossi e la giovane, brava e pure (permetteteci il gentile apprezzamento…) bella enologa Barbara Tamburini. Il loro Merlot si è staccato dal resto della gamma aziendale, risultando il primo per valutazione, secondo il nostro panel. Anche se, a onor del vero, tutti e tre i monovitigni, sono ben riusciti. I’Rennero si presenta tra il rubino ed il granato, naso a largo raggio che si destreggia tra liquirizia e ribes nero, china, eucalipto, macchia mediterranea ed un finale di mora succosa. Bocca che si riempie immediatamente, evidenziando notevole spessore e volume, suadenza ed avvolgenza, tannini sferici che accarezzano il palato, buona integrazione ed equilibrio che si avvicina a piccoli passi. Il finale dice di un succoso Merlot della Costa che in quest’annata risalta l’eleganza nei confronti della muscolarità.
87/100 – Val di Cornia Sangiovese Gualdo del Re Gualdo del Re 2006 (Cat. D)
Eccola! La dimostrazione che il Sangiovese a Suvereto può crescere e dare molteplici soddisfazioni. Il Gualdo del Re (porta il nome dell’azienda) è centrato, equilibrato, giocata sulla sottile lama di grinta e carattere, appoggiato su tonalità calde del frutto (come giusto che sia) e non privo di fascino. Media trasparenza su di un rubino cupo al colore. Frutto maturo al naso, poi peonia, tabacco dolce e cannella, chiude con qualche accenno evolutivo (che si intravede…), come il cuoio. Buona la massa al palato che è sostenuta da un aiuto calorico, ma anche rinfrescata dall’acidità. La facilità di beva è aiutata da una pulizia di bocca ed una chiusura fresco-calda. Più fine ed immediato rispetto ai “suoi” colleghi alloctoni, ma anche con meno ricchezza e spessore. Un “diverso” nel panorama della valle.
86/100 – Val di Cornia Cabernet Sauvignon Federico I Gualdo del Re 2006 (Cat. D)
Solitamente, per noi che siamo soliti bere periodicamente i vini di questa azienda, abbiamo sempre avuto un debole ed una preferenza per il Federico Primo, se paragonato, al Sangiovese della medesima azienda. Non sappiamo cosa sia successo in questa 2006, ma le parti sembrerebbero essersi invertite. Forse per i tannini “cabernettiani” che possiede che non ci hanno particolarmente convinto, oppure è proprio il Sangiovese che è spuntato in maniera positiva. O tutti e due. Molto buono, a tratti ottimo, per gran parte della degustazione, il “Federico” si è stabilmente posizionato su punteggi di altro calibro, fino alla chiusura disidratata e asciutta che lo ha invece ridimensionato. Strano per l’annata. Strano per un’enologa come Barbara.
85/100 – Val di Cornia Suvereto Rosso Ebo Petra 2006 (Cat. B)
Un vino assolutamente corretto, le qualità organolettiche rapportate al prezzo ne fanno un prodotto vincente. Non aspettatevi fuochi d’artificio stile “quattro luglio”, perché non li fa. Non aspettatevi di essere toccati nel profondo delle vostre corde emozionali, perché fin laggiù non ci arriva. Ma si mostra un vino pulito, lineare e ben argomentato nella propria semplicità. Questo sì. Giusto così, perché questa è la ragion d’essere dell’Ebo di Vittorio Moretti. Equilibrio ed immediatezza, queste le doti, maggiormente snocciolate. Cantina avvenieristica sotto il profilo estetico.
I vini ad IGT:
96/100 – Toscana IGT Masseto Tenuta dell’Ornellaia 2006 (Cat. H)
Altissimo Ceto
“Since 1986”. Potrebbe recitare un’ipotetica insegna all’ingresso della vigna. In poco tempo, il vigneto Masseto (di soli 7 ettari), ha saputo scolpire il proprio nome nella roccia, mitizzando il Merlot della costa Toscana (ma soprattutto il suo marchio), in tutti gli angoli del mondo. Non c’è annata deludente che questo panel ricordi. Non c’è mai stato sconforto nello stappare una bottiglia che abbia corso magari il rischio di colpire, in maniera negativa, l’appassionato. C’è stato, se vogliamo, un cambio di marcia tra la 1996 e la 1997, dove, al di là delle proverbiali diversità date dalle differenze dell’annata, c’è stata la volontà di “inspessire” e dare maggiore profondità allo stile più snello, adottato fino a quel momento. Ma il risultato è sempre stato di alto livello, fino a raggiungere quelli di questa 2006 che si colloca tranquillamente tra le più importanti e, a nostro modo di vedere pure di un gradino sopra, l’altrettanto ottima 2001. C’è anche la consapevolezza che per chi è alla ricerca di emozioni uniche attravero il Merlot, almeno in Italia, abbia il suo prezzo da pagare. Porpora e solo porpora, buona intensità colorante e profondità. Consigli per l’uso: se proprio dovete aprirlo oggi, lasciatelo respirare. Non angustiatelo appena aperto e neanche operate con trasbordi nel decanter, ma concedetegli almeno una ventina di minuti di assoluto relax nel bicchiere. Pronti? Via! Naso “terribilmente” ricco, “tremendamente” succoso e “spaventosamente” polposo. Complessità infinita, di minerale iodato, pasta d’olive, prugna, marasca, legno di liquirizia e legno di cedro, Humus e macchia mediterranea. Ancora giovane. Ovviamente, molto giovane. Al palato è potente, caldo, carnoso, polposo, pieno, voluminoso, ma suadente e scorrevole nonostante la massa e i giovani e vigorosi tannini. Ehm, già! Proprio la trama tannica merita una parentesi. Perché quantitativamente e qualitativamente sono, metaforicamente parlando, come l’esercito degli Sturmtruppen. A prima vista sembrerebbero numerosi, scontrosi e bellicosi, a tratti potrebbero apparire maldestri, ma sempre “armati” di buoni propositi. Basta entrare in sintonia con loro per sfruttare al meglio una saporosità del vino in bocca che è interminabile. E che chiude con un chiaro ricordo di frutto, caldo, avvolgente e maturo. Prospettive future da grande laureato per “sto’ bravo ragazzo“!
93/100 – Toscana IGT Lupicaia Castello del Terriccio 2006 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Possiamo serenamente asserire che il nostro rapporto con il Lupicaia non ha mai portato grandissimi frutti. Un rapporto per certi versi molto buono, ma che non è mai andato oltre alla intrinseca bontà del prodotto. Dal punto di vista emozionale, era migliore invece quello che si riversava verso il Tassinaia che, pur con le dovute distanze, si giocava più con quello mentale. Ma questa versione 2006 vola davvero su livelli altissimi. Meno profondo e più allungato di altre versioni, lascia trapelare un profilo olfattivo da manuale. Ritmato, articolato, suadente, elegante, senza mostrare cedimenti strutturali che potrebbero dare segno di un vino “costruito”. Palato “under construction”, ma di grande spessore e carattere. Tannino che graffia ed incide in maniera molto fine, come lo scalpello di un Leonardo Da Vinci, per una chiusura che si rivela un po’ asciutta in questo momento, ma che ripagherà in futuro chi avrà voglia (e le possibilità economiche…) di attenderlo.
90/100 – Toscana IGT Duemani Duemani 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Riparbella in provincia di Pisa, Luca D’Attoma, Elena Celli ed il Cabernet Franc, sono gli ingredienti per questo incredibile e succulento “piatto”, ricco di ingredienti preziosi, amalgamati alla perfezione ed ottimamemte presentati. Ci vuole poco per capire che il Cabernet Franc è, a tutti gli effetti, il vitigno che nelle mani di Luca da i risultati migliori. Il Duemani è un vino con un certo fisico, bello tonico e di grande saporosità. Oltretutto l’azienda è pure giovane (nasce nel 2000) ed avranno ancora tempo e spazio per crescere, ma tutti e tre i vini presentati quest’anno, ci hanno colpito per precisione, diversità e forza. Questo campione risulta senza dubbio il prodotto maggiormente rappresentativo per l’azienda. Rubino spesso nella trama colorante, naso diretto e variegato, spicca la balsamicità di eucalipto, seguita da liquirizia, cacao amaro e mora di rovo. Impressiona al gusto per la massa che possiede per il grande estratto, robusto, ma senza mai cadere nella volgarità, anzi ci colpisce la qualità della trama tannica, lungo nel gusto e molto giovanile nell’approccio. Complimenti a tutti gli artefici di questo progetto che vivrà un radioso futuro.
90/100 – Toscana IGT Esse Fattoria La Torre 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Solo 4.000 bottiglie prodotte nella Lucchesia in quel di Montecarlo, per uno dei Syrah più costanti, espressivi e caratteriali , prodotti in Toscana. L’enologo Alberto Antonini è capace di regalare sempre una continuità qualitativa, davvero rilevante. Naso ben aperto, con frutta polposa con prugna e mora in primis, seguita nell’articolazione aromatica da spezie abbondanti , che si esprimono su toni dolci, ma anche piccanti, passando dalla cannella fino al pepe nero. Bello e “dritto” al gusto, senza soste, tra apertura e chiusura di bocca. Ci ha colpito anche per questo scorrere ritmato, che esalta ogni singola componente, ma premiando al contempo la fusione delle medesime donando una lunga profondità nel finale.
90/100 – Toscana IGT Avvoltore Moris 2007 (Cat. E)
Grande prova per uno dei vini più conosciuti della parte bassa della costa. Questa versione dell’Avvoltore è articolata, complessa, per niente ruffiana. Anzi, parrebbe di primo acchito pure abbastanza scontroso, ma è solo il suo carattere. Ottenuto in prevalenza da uve Sangiovese, su Cabernet e Syrah, questa 2007 sembra annata da lungo invecchiamento, nata bene, in quanto ricca di acidità e buoni tannini, oltre ad una solida struttura. Naso tra frutto rosso e nero, comunque di impronta fresca e fragrante, pepe e liquirizia, tabacco e leggera mineralità iodata a chiudere. Bocca che sorprende per l’impronta di freschezza percepita, non facile a queste latitudini. Tanta potenza, con il vino che risulta però, scorrevole e bilanciato, con tannini vigili ma integrati, lungo nella saporosità. Curiosi di riprovarlo tra qualche anno.
90/100 – Toscana IGT Orma Tenuta Sette Ponti 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
A nostro avviso il miglior 2006 uscito dall’azienda Sette Ponti, in questo caso di provenienza Bolgherese, per questo taglio bordolese responsabile del blend. Possiede tutti i migliori caratteri che (dovrebbe?) contraddistinguono un vino della costa: pienezza, volume ed eleganza. Si veste rubino con sfumature porpora, intensamente colorato, naso composto, educato ma ricco di contenuti, mora, ribes e visciole, minerale ferroso, liquirizia e china. Al gusto, scala la marcia e schiaccia l’accelleratore. Di grossa cilindrata, potenza e grassezza, non è da meno la tenuta di strada. Mai scomposto, lineare nella sua opulenza, lungo, caldo e gustoso nel finale. A nostro avviso non sarà quel tipo di vino da tenere un decennio in cantina, ma la setosità tannica, l’equilibrio ed il bilanciamento di questa 2006, è davvero notevole.
89/100 – Maremma Toscana IGT Tenuta Belguardo Belguardo 2006 (Cat. F)
A tutto Cabernet per la Tenuta Belguardo dei Mazzei, ovvero un 10% di Franc ed un 90% di Sauvignon. Siamo nella “south coast” Toscana, area decisamente calda, ma che subisce, nel caso dell’azienda in questione, un beneficio marittimo e con essa anche l’effetto degli sbalzi termici, aiutando a far maturare uva nella maniera ottimale. Il Belguardo è risultato in degustazione, un vino di caratura, perfetto, senza un capello fuori posto. Focoso per il calore espresso, ma gentleman nelle maniere, un po’ in carne, ma tonico nella muscolatura. Rubino super concentrato, mora, mirtillo, balsamico di eucalipto, geranio appassito e finale di spezie dolci. Il tutto ad evidenziare un buon bilanciamento olfattivo e senza quel pronunciamento dei toni vegetali, abbastanza usuali in questi vini. Morbidoso, polposo, succoso e rotondeggiante. Non risultano pervenute asperità alcune, molto ben inquadrato il rapporto estratto-alcolicità, con tannini sferici e bassa acidità (troppo?). E’ un vino della costa, non vi è dubbio alcuno!
89/100 – Toscana IGT Caiarossa Caiarossa 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto
La Val di Cecina (in provincia di Pisa) è territorio in grande ascesa, che sta velocemente prendendo il passo e lo spazio che si merita, nei confronti di areali Toscani ben più famosi. Caiarossa raffigura un fiore all’occhiello di questo bellissimo angolo regionale, di proprietà Olandese, vocata al Biodinamico e che produce vini dal 1998. Dal 2004 è avvenuto l’ingresso dell’attuale titolare, il quale annovera nella scuderia aziende come Château Giscours e du Tertre (entrambi di Margaux non a caso…), con la volontà di produrre vini di sicuro interesse. I nostri complimenti ad un team preparato e vitale, che ci ha fatto trovare vini assolutamente puliti olfattivamente, dimostrando ancora una volta che la biodinamica non ci deve forzatamente legare, all’idea di vini “sporchi” od indicatrici di “puzzette” varie. Il Caiarossa è un affidabile blend di otto differenti vitigni dove prevale il Merlot. Si presenta ricco cromaticamente, ottimo il frutto con una ciliegia matura invitante, macchia mediterranea, resina, china e bitter. Avvolgente, morbido e rotondo al palato, suadente, con tannini fitti ma setosi ed un finale lungo e caldo con un piacevole ricordo di marasca di ritorno.
89/100 – Toscana IGT Castello del Terriccio Castello del Terriccio 2005 (Cat. G)
Si ferma in bilico, ad un soffio dalla soglia dei 90 punti, il Castello del Terriccio dell’omonima azienda. Complice è anche l’annata 2005 che non ha dato la medesima solidità ed articolazione degli altri suoi “fratelli” aziendali, i quali invece erano figli dell’annata seguente di gran lunga superiore. Il vino sicuramente si rivela più compatto e più gradevole da bere nell’immediato, con un dettaglio aromatico molto fine, ma leggermente segnato dal rovere. Bocca voluminosa ed imponente, ma che è frenata dalla sua stessa consistenza, da dove non riesce a uscire con lo stesso dinamismo. E difficilmente gli sarà d’aiuto, questo tipo di tannino che difficilmente riuscirà a trovare pace in futuro.
89/100 – Toscana IGT Saffredi Fattoria Le Pupille 2006 (Cat. G)
Vestito nuovo per l’annata 2006 del Saffredi in occasione dei suoi vent’anni. Tra l’altro…portati benissimo. Sfida lanciata con un millesimo importante, in quanto la maggiore difficoltà non è costruire il proprio successo nei due lustri di vita, ma è bensì mantenerlo. Non poteva deludere le aspettative e sfiora di nulla la fatidica soglia dei 90 punti. Corre via liscio e dritto per tutta la durata dell’assaggio, puntuale come un treno svizzero. Elvetico nella puntualità, maremmano nel cuore. Calore, generosità, abbondanza, spessore e profondità di gusto sono i suoi timbri territoriali. Rubino concentrato, naso caldo e ricco, marmellata di agrumi, susina e mora polposa, caramello, boisè, sottobosco, vegetale, marasca e pepe. Struttura, calore e qualità tannica su tutto al palato, si dimostra ancora generoso e opulento, pur senza mai apparire stucchevole, anzi la freschezza riesce a donare un corretto sviluppo gustativo che si chiude in un finale pulito e fruttato.
89/100 – Maremma Toscana IGT Poggio Mandorlo Poggio Mandorlo 2007 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Siamo a Seggiano in provincia di Grosseto, ai piedi del Monte Amiata. In questa oasi paesaggistica dal grande fascino, ha trovato ubicazione, dal 2001, la giovane cantina Poggio Mandorlo. Al timone della cantina troviamo Roberto Cipresso. I vini proposti sono ancora in fasce, sia per la loro giovinezza, sia per la storia produttiva molto recente. Conforta vedere che da un’annata come la 2006 si è potuto comunque trarre tutto il beneficio portato in dote per arrivare a fare un vino di livello assoluto e che solo per poco non ha varcato la soglia della super-eccellenza. Il vino è ottenuto in prevalenza da uve Merlot ed è profondo e concentrato senza rivelarsi troppo pesante, il profilo olfattivo offre una cadenza ritmata e molto fine, con un bagaglio che va’ dai piccoli frutti rossi, alle note di liquirizia e grafite per chiudere con un sentore di macchia mediterranea. La bocca deve ancora farsi, anche in previsione delle versioni future, perchè ha bisogno di maggiore estratto e maggiore articolazione. Quest’ultima è comunque molto buona e viene solo disturbata da un tannino che si rivela polveroso in chiusura.
88/100 – Maremma Toscana Rosso IGT Finisterre Poggioargentiera 2007 (Cat. E)
Trend favorevolmente crescente, per quest’azienda che presente un’intera gamma di vini all’insegna dell’assoluta pulizia e di qualità medio-alta. Franc, Alicante e Syrah per il Finisterre, ottimamente amalgamati, che forse devono ancora digerire del tutto, in questo caso, il legno. Almeno per quanto riguarda il piano olfattivo. Il suo profilo è comunque di facile lettura, gli puoi dare già da subito del “tu”, in quanto è affabile, generoso e simpatico, come l’amico che conosci da una vita. Rubino omogeneo e compatto, visciola e mora in confettura, balsamico, vaniglia e cannella, tostati e cioccolato a chiudere. Bocca calda e avvolgente che risponde al cliche’ dei vini “costaioli”, con tannini ottimi così come lo spessore gustativo. Il tutto, per un finale caldo e fruttato.
88/100 – Toscana IGT Magari Ca’ Marcanda 2007 (Cat. F)
Il Magari di Angelo Gaja è molto più appoggiato sulle note polpose del frutto e con un carattere, per certi versi, meno graffiante del Camarcanda. Aiutato anche dalla suadenza e dalle tonalità calde dell’annata 2007, risulta di grande compattezza di estratto e solido nella massa avvolgente e ben distesa. Finale tutto in scioltezza in seguito ad una trama tannica scorrevole e minuta.
88/100 – Toscana IGT Tassinaia Castello del Terriccio 2006 (Cat. F)
Non poteva mancare all’appuntamento con l’annata 2006 e confermarsi ancora una volta, uno dei vini meglio riusciti della Costa Toscana. Certo, ci saranno altri vini che lo possono surclassare per spessore e potenza, ma il Tassinaia gioca le sue carte migliori sull’armonia e sull’estremo equilibrio delle varie componenti. Aiutato anche nel carattere dalla percentuale di Sangiovese inclusa nella massa, che gli dona quel filo speziato-tabaccoso di grande fascino. Bocca dinamica e particolarmente tesa in questa 2006, con un tannino che dovrà restare in attesa di essere domato. Per essere ancor più apprezzato.
88/100 – Toscana IGT Suisassi Duemani 2006 (Cat. H)
Ed eccolo il Suisassi di Elena Celli e Luca D’Attoma. Un Syrah in purezza, che non vuole essere forzatamente un secondo vino aziendale e che vuole brillare di luce propria innescando una vitalità ed un carattere tipicamente toscano. Impenetrabile rosso rubino con netta sfumatura porpora, naso che di nuovo ed originale tira fuori in questa superba versione 2006 una grande balsamicità, ma anche mineralità ed un succoso frutto a polpa nera. A tratti si mostra irruento come un adolescente, esuberante per la ricchezza di contenuti che offre, ma perfetto in uscita per la sua qualità tannica. Così come ci piace sottolineare la rilevante vena di freschezza, utile per allegerirne la beva. Vero che è ancora giovane, ma se il buongiorno si vede dal mattino…
88/100 – Toscana IGT Tuscanio Bulichella 2005 (Cat. D)
Toh! Un Sangiovese costiero! Espressione, tra l’altro, di zona calda e annata calda. Ma Bulichella ha bene impressionato in queste sessioni e quindi eravamo pronti a registrare una buona prova. E’ vestito di un rubino granato trasparente, leggermente cupo nelle sfumature. Frutto rosso maturo, marasca e prugna, sviluppo degli aromi terziari come cuoio e pellame, per poi aprirsi in sentori come la scatola di sigari, una viola appassita e macerata sotto spirito. Se il naso può dirsi già avviato verso l’evoluzione, il palato è molto più saldo, di livello, sprigiona calore, ma riuscendo bene nell’articolazione sfoderando buoni tannini in via d’integrazione ed una rinfrescante e balsamica freschezza. Stupefacente a carte scoperte, l’insieme risulta scorrevole, lungo e composto. Ed il Sangiovese ringrazia…
87/100 – Toscana IGT Hide Bulichella 2007 (Cat. F)
Ultimo nato e prima annata prodotta per il Syrah di casa Bulichella! Prende il nome da un diminutivo del suo patron nipponico e registra un altro buon risultato in casa toscana per questo vitigno. Solo 2.000 bottiglie prodotte e proposte ad un prezzo, sinceramente non alla portata di tutti, ma ineccepibile dal punto di vista qualitativo. Il prodotto c’è, colore rubino più spostato verso il porpora, macchia il bicchiere con un alone violaceo, naso generoso e ben ordinato, marasca, pepe, liquirizia, china e rabarbaro, chiusura balsamica. In bocca esplode. Avete presente i fuochi artifici della festa paesana non lontano da casa vostra? Uguale! Potente, veramente potente, carico di tannini che cercano l’integrazione, ma con la tranquillità di trovarla presto. Sarà solo questione di tempo. Discreta vena acida che garantisce, unita al resto, un colorato e radioso futuro.
87/100 – Toscana IGT Petra Petra 2006 (Cat. G)
L’ammiraglia aziendale della corazzata maremmama di Vittorio Moretti, enologicamente ben fatto, con un plus dato dal valore dell’annata con quel tocco dell’eleganza bordolese. Colorato rubino porpora, naso armonioso che scorre in piacevole successione di more, visciole e mirtilli, pepe, liquirizia e vaniglia, prima di una chiusura soft. Rotondo, pieno e vellutato al gusto, equilibrato, con tannini soffici e freschezza sufficiente a dare chiusura calda ma viva. Saporoso con invidiabile ritorno fruttato. Quadro di arte moderna sì, ma comprensibile a chiunque. Una comprensibilità ed una facilità di apprezzamento che ci rende qualche dubbio sulla sua durata e che spiega il punteggio che a prima vista potrebbe sembrare un po’ troppo severo.
87/100 – Maremma Toscana IGT Poggio al Lupo Tenuta Sette Ponti 2008 (Cat. F)
Il Poggio al Lupo è la branca Maremmana di Tenuta Setteponti, qui si producono Morellino e questo IGT che porta il nome della Tenuta. Cabernet, Alicante e Petit Verdot, per questo superconcentrato Maremmano, davvero ampio in tutti i sensi. Saranno anche l’Alicante ed il Cabernet i principali responsabili, ma un fruttato così polposo ed una colorazione così marcata, sono davvero una rarità. Profondo rubino/porpora, frutta, frutta e ancora frutta, sia rossa che nera. Poi vaniglia, cannella ed sciroppo di amarena. Per finire liquirizia. Tanta. Bocca abbondante, così piena che raggiunge livelli di vigilanza causa “strabocco”. Orgogliosamente opulento, tannini rotondi e menzione di merito per la vena acida, così presente e vivace da migliorare nettamente la chiusura di palato. Sconsigliabile a chi ama invece i vini con maggiore scioltezza.
86/100 – Toscana IGT Iperione Amantis 2005 (Cat. F)
Se chi ben comincia è a metà dell’opera, allora l’azienda di Paolo Vagaggini e signora ha il futuro spalancato. E’ altrettanto vero che i margini di crescita sono importanti perchè si parla sulla base di vigneti ancora nel pieno della loro giovane età, ma i risultati dei vini presentati in degustazione, ci hanno impressionato per qualità e struttura che Amantis è già in grado di esprimere. Cabernet Franc con un po’ di Sangiovese per l’Iperione. Tuttavia l’annata 2005 non gli ha permesso di compiere quel passo deciso, per portarlo a livelli più consoni ai grandi IGT Toscani. Per il resto siamo rimasti colpiti per la stoffa proposta, dalla bellissima ed integrata freschezza che bilancia il tenore alcolico e dalla lunghezza e dalla saporosità espresse. Intanto che ci godiamo questo bicchiere, attendiamo fiduciosi…l’anno che verrà.
86/100 – Toscana IGT Pergolaia Caiarossa 2005 (Cat. D)
Caiarossa è realtà particolare, sicuramente diversa da molte altre, e la conferma arriva anche da questo Pergolaia che risulta vino con notevole potenziale evolutivo, godibilissimo già oggi, ma dal destino segnato. Una sola raccomandazione, lasciatelo respirare per qualche minuto prima di degustarlo. Ottenuto da una maggioranza di uve di Sangiovese con piccole percentuali di Merlot e di Cabernet Franc, esprime un naso che si apre sul frutto rosso, con tocchi di floreale sempre rosso e speziatura delicata in chiusura. Ma è l’ingresso gustativo che ci cattura l’attenzione per carattere e forza non comuni, possente, a tratti aggressivo, a causa della gioventù tannica e della buona freschezza che appunto lo induriscono, ma lasciano avvertire il passo del campione e ci incuriosisce di riassaggiarlo quando il tempo avrà portato beneficio.
86/100 – Toscana IGT Promis Ca’ Marcanda 2007 (Cat. E)
Vino che si lascia apprezzare soprattutto per il suo carattere aromatico, dove riesce ad incidere in un profilo olfattivo lineare ed essenziale nella sostanza, con una venatura piccante di liquirizia e rinfrescante data dalla balsamicità. Una gustativa molto meno appariscente, pur non avendo particolari difetti o spigolature che ne impediscano il suo sviluppo. Affidabile e di grande beva.
85/100 – Toscana IGT Fiammante Capua 2006 (Cat. D)
Azienda giovane situata nelle vicinanze del centro termale di Saturnia, nella Maremma interna a più di un’ora d’auto da Grosseto. Posto forse meno conosciuto di tanti altri in Toscana, ma che nasconde “nella sua pancia” vere perle enogastronomiche. L’azienda di Riccardo Capua è da poco nel mercato, visto che è stata acquisita nel 2002, ma è sicuramente viva, vibrante, colorata e con un serio e chiaro progetto che piano piano sta portando i suoi risultati. E’ vero, il cammino è ancora lungo ed impervio. Molto probabilmente riusciremo a vedere, oltre alla concretezza, maggiore sostanza in futuro, che sarà acquisita con esperienza e con l’età dei vigneti. Quattro vini, dei quali tre rossi, tutti monovitigno. Veniamo al Fiammante, ottenuto da uve Cabernet Franc. Rubino quasi cupo, naso vegetale in primis poi fruttato di ribes, mirtilli e more, torrefazione, pepe bianco, vaniglia in chiusura. In bocca esordisce bene, mostrando volume, pienezza e scorrevolezza di ottimo livello, l’idillio viene interrotto dall’ingresso in scena della trama tannica, pensiamo a vigneti ancora giovani, bisognosi del naturale percorso vitale per meglio esprimersi. Trama che asciuga e lascia un finale di bocca che si mostra secco in uscita.
85/100 – Toscana IGT Tuttocuore Capua 2006 (Cat. D)
Allo stesso piano del Fiammante, si colloca il Sangiovese Tuttocuore. Bello il nome, generoso e potente, è vino di carattere e spessore. Anche in questo caso vale il discorso intavolato precedentemente, l’unico limite è quello tannico che frena il vino, sia a livello gustativo che in fase di allungo e lo frena verso punteggi decisamente più alti. La ragione è sopra spiegata e per certi versi è del tutto naturale. Rubino profondo ed impenetrabile, naso vigoroso che esordisce con un frutto maturo come ciliegia, mora e lampone. A seguire cuoio, pelliccia, polvere di caffè e cacao. Vivace la freschezza gustativa che emerge nonostante la massa e la concetrazione, questo porta linearità e piacevolezza, fino ai tannini, muscolosi ed arroganti che, come dicevamo, risultano dominanti nella chiusura.
85/100 – Toscana IGT Altrovino Duemani 2007 (Cat. D)
L’altrovino è considerato un po’ il “piccolo” della famiglia Celli-D’Attoma, seppur ben riuscito nella sua semplicità, è un blend di merlot e cabernet franc. Impenetrabile nella tonalità rubino, naso semplice ma diretto su toni mora e mirtillo, rosa, finale dolce vanigliato. Al palato è succoso, pieno, volume e tannini docili completano un interessante quadro gustativo, supportato nella beva da una freschezza considerabile. Decisamente su livelli più semplici dei fratelli maggiori, ma con un forte timbro che riporta alla casa madre ed a una tangibile parentela aziendale.
85/100 – Maremma Toscana IGT Acquagiusta Tenuta La Badiola 2006 (Cat. C)
Un interessante blend di vitigni alloctoni come Merlot, Cabernet e Syrah. Ben riuscito nella sua “semplicità”, rotondeggiante come un quadro di Botero, pur senza avere la stessa incisività. Secondo noi un vino per i più, aprezzabile da più fronti ed universale nella sua proposta.
84/100 – Toscana IGT Miosogno Capua 2006 (Cat. D)
Alicante maremmano, porpora impenetrabile, macchia il bicchiere con la sua rotazione imprimendo archetti stretti e numerosi. Potente attacco olfattivo, con sottospirito di marasca, frutto nero maturo, china e liquirizia, pepe nero. Grande forza e generosità, ma pecca un po’ nell’amalgama dell’insieme. Bocca potente, calda e asciutta, risulta largo in bocca, opulenza e fruttuosità in abbondanza, non lungo e tannini non perfettamente integrati. La personalità non gli manca, ma giocando meno sullo spessore e cercando maggiormente l’essenza dell’equilibrio gustativo e dell’armonia delle varie componenti, ha la potenzialità di diventare di gran lunga il miglior prodotto aziendale.
84/100 – Toscana IGT Stringaio Fattoria La Torre 2006 (Cat. B)
etichetta non disponibile
Syrah e Cabernet Sauvignon è la sua composizione. Naso di more e mirtilli, pepe nero e liquirizia. Al palato il risultato di buona sostanza, pecca nell’equilibrio mostrandosi a tratti scollegato nello scorrere gustativo, pur mettendo in evidenza una qualità tannica valida. La perfetta fusione però manca ad alcolicità e freschezza che sembrano non incrociarsi mai durante il percorso. Una sintesi che appare un po’ severa, anche se il vino è giocato molto sulla semplicità e non è dotato della classe di Lionel Messi, ma è più impostato per essere un buon metronomo del centrocampo. Finale fresco, con una chiusura frettolosa ma marcata nella sapidità.
84/100 – Toscana IGT Rubino Bulichella 2007 (Cat. A)
Sangiovese con l’altra metà divisa tra Cabernet Sauvignon e Merlot. Scarico nel colore ma dalla notevole spinta olfattiva, tra vegetale di peperone e sottospirito di marasca, viola e liquirizia. Buono e facile da bere, come risulta pure facile da descrivere. Approccio gustativo lineare e scorrevole, reso leggermente impervio da tannini che risultano asciutti in chiusura e che lo ridimensionano nel punteggio. Buono comunque il rapporto qualità-prezzo, per un prodotto che risulta un ottimo biglietto da visita per iniziarsi alla filosofia aziendale. Da bere tutti i giorni senza stancarsi.
84/100 – Toscana IGT Quercegobbe Petra 2006 (Cat. E)
Troppo lontano per noi dal prototipo del “classico” Merlot. Troppo distaccato dal timbro varietale del vitigno e pure troppo distante da un ipotetico punto di riferimento in funzione dell’areale di produzione. Questi i dubbi del panel, verso un vino che si mostra tutt’altro che cattivo, che ha offerto chiaramente dei spunti interessanti che giustificano il (buon) punteggio, ma non soddisfa il nostro concetto ideale e territoriale. Molto distante anche dalla concettualità mostrata invece dall’ammiraglia aziendale descritta sopra. Il Quercegobbe è come se fosse fatto a scalini, con spigoli disseminati qua e là. Il Merlot della “Costa” può essere muscoloso in gioventù, ma poi con il tempo assume rotondità, opulenza, setosità, equilibrio. Non di certo doti che gli si riscontrano/riscontreranno. Almeno in questa versione. Lo aspettiamo in futuro, fiduciosi di ritrovarlo su livelli differenti.
84/100 – Maremma Toscana IGT Ombre Poggio Mandorlo 2007 (Cat. D)
Il vino è ottenuto da uve Merlot e Cabernet Franc in parti uguali, con una piccola aggiunta di Sangiovese. Lo stacco con il Poggio Mandorlo è comunque netto e con questa affermazione non ci riferiamo solo alla diversa composizione ampelografica. Nel caso dell’Ombre c’è volontà di fare un vino più concentrato e più profondo. Anche più cupo come potrebbe suggerire il nome stesso. Un vino che appare slegato e surmaturo sia nel profilo olfattivo, che nello sviluppo gustativo. E che non sappiamo come possa trovare ancora sbocchi di apprezzamento da parte del pubblico di questi tempi. La bocca si rivela avvolgente, polposa e dolce, senza particolari sbavature nel disegno. Ma senza un particolare ricordo, od una semplice emozione, che invece è stata tracciata con il Poggio Mandorlo descritto in precedenza. E che apparteneva ad un altro pianeta.
84/100 – Maremma Toscana Rosso IGT Mèria Serpaia 2005 (Cat. B)
Base di Merlot con aggiunta di diversi vitigni alloctoni e di uve Sangiovese. Presenza fresca, spavalda e giovanile per questo vino, con la personalità un po’ scontrosa e l’irruenza giovanile data dall’esuberanza dei tannini.Rubino porpora, fruttato di prugna e mora, china e rabarbaro, liquirizia. Poi ancora susina e talco. Palato potente, in cerca di un suo equilibrio ma sempre legato ad un vino che vuole vivere nella sua essenzialità.
3) CONCLUSIONI FINALI
Tanta carne al fuoco in queste sessioni di assaggio del variegato mondo vitivinicolo della “Costa” toscana. Non solo Bolgheri (che tra l’altro non gode più della fama di “Nuovo Eldorado”), ma è accompagnata da una (ri)scoperta di zone come Montecucco, Val di Cornia e Scansano. Zone sicuramente prestigiose e storiche sotto un certo punto di vista, ma che appartengono comunque nella sostanza “all’altra Toscana”, lontani da quella considerata invece più “storica”. Non solo per le distanze, seppur minime in certi casi, ma lontani comunque da una certa anima. L’anima per certi versi un po’ “rustica” che sembrano appartenere nell’immaginario comune (?) a Chianti, Montalcino e Montepulciano e che trova spazio a vini ineccepibili dal punto di vista enologico. Basterebbe assaggiare (e confrontare…) i vini di quelle aziende che hanno vigneti, in entrambe delle situazioni. Tutto questo non appare solo riconducibile a questioni tecniche, ma è dovuto anche ai cambiamenti come clima, vitigni impiegati, persone ed esperienze. Sembra però che tutto questo faccia fatica ad emergere. Siamo concordi che i tempi non sono facili per nessuno, ma crediamo che si debba puntare molto di più sulla propria storia che non nasce di certo ieri e sfruttare tutti i lati positivi possibili. Sì. Ma quali?
Iniziamo da Bolgheri. La striscia dei vigneti giace in una parte di territorio baciato da Dio, sia dal punto di vista territoriale che quello turistico ancora poco sfruttato. Non stiamo parlando di Forte dei Marmi è vero, ma non esistono solo i cipressi del Carducci a Bolgheri. Sonnacchiosamente racchiusa tra le spiagge della Maremma settentrionale, in provincia di Livorno e le colline che vanno da Bibbona a Castagneto Carducci, conosciamo tutti la storia della sua “scoperta” a livello enologico e dell’intuizione di un uomo, il noto Marchese Incisa della Rocchetta, che già nel “lontano” 1944 piantò per la prima volta su queste terre, il Cabernet Sauvignon. In poco tempo si creò un mito che ancora oggi vive più della sua fama all’estero, ancor più che in Italia. Non dimentichiamoci che prima dell’arrivo del Marchese, quì si produceva Sangiovese. E non di primissima qualità. Bisognerebbe essere rispettosi sempre a questa famiglia e per quello che i nostri “cugini” considerano il sixième grand cru di Bordeaux. Oggi, sulla scia di questo filone in questo territorio, arriviamo a contare circa una cinquantina di aziende. Molte di queste di buona qualità ed alcune, raccontate in queste pagine, da prodotti da Grands Cru Classé. Il territorio è tuttavia molto giovane ed ancora in fermento, ma in questi tempi non facili, se non si riesce a trovare un sistema che offra maggiore coesione per la valorizzazione del territorio e, aggiungiamo noi, una ritoccatina verso il basso di certi prezzi, difficilmente riuscirà a spiccare il volo. Altro cavillo riguarda sempre quello legato ai disciplinari. Troppo macchinosi e fiacchi. La lentezza di certe regole, quì, l’abbiamo già conosciuta in passato, se pensiamo che prima del 1994, il Sassicaia, veniva venduto come vino da tavola. Le sperimantazioni compiute da alcune aziende sui vitigni bordolesi e sul Syrah, hanno portato risultati degni di nota. Meritevoli di maggiore attenzione da parte delle norme del disciplinare bolgherese. In primis troviamo l’esempio di Masseto che deve essere ancora imbottigliato come IGT. Non che ne abbia bisogno sia chiaro (visto la fama di cui gode…), ma quanti anni dobbiamo ancora attendere prima di vederlo magari vestito con una scintillante etichetta e riportante una bella scritta “Bolgheri Superiore-Vigneto Masseto” ?
Spostiamoci a sud ed entriamo in Val di Cornia, con al centro il paesino di Suvereto. Anche in questo caso, il turismo “enologico” ancora non ha scoperto la bellezza di questo villaggio, così come il fascino dei luoghi che lo circondano. Zona piccola sicuramente, ma dal presente decisamente valido. E così come sappiamo che nella “botte piccola c’è il vino buono” (ssssttt… non ditelo a Soldera però…), sappiamo che il potenziale di questa small Valley è immenso.
Una zona invece che dovrebbe puntare sempre di più sul Sangiovese di livello e non sulla miriade di vini facilotti e beverini che si conoscono invece oggi, è quella di Montecucco. Grande prospettiva, Salustri docet, dove puntare sulle diversità che offre il principe dei vitigni toscani in questa zona, se paragonato con quelli dell’altra Toscana. Capace di mostrarsi più scuro, più pieno nella sostanza e mettiamoci anche più profondo. L’areale di Montecucco si estende proprio tra la denominazione di Montalcino e la zona del Morellino di Scansano. Tutto recente, tutto giovane, tranne la coltura dei vigneti che quì esistono da sempre. Sono stati fatti numerosi investimenti, pure importanti, che già stanno dando dei buoni frutti ma non ancora degni del livello che gli può competere.
A Scansano il discorso differisce completamente. Ed i valori sui quali puntare non devono essere i medesimi delle zone sopra citate. Troppe differenze. A partire dai prodotti stessi. Quelli prodotti all’interno della denominazione, sono vini più immediati, diretti, sottili e lineari. Puntare sull’importanza delle strutture con le Riserve, per lo più a prezzi decisamente troppo elevati, è fallito già quando andò in commercio la famosa annata 1997, la quale non riscosse un grosso successo. Non dimentichiamoci che alle orecchie del consumatore, la sola parola Morellino, evoca tutte caratteristiche che non corrispondono di certo ai canoni di spessore che qualche produttore a deciso di puntare. Tutti elementi che non rischiano di diventare dannosi, quando invece si parla invece di IGT. E con una storia ancora tutta da scrivere.
Articolo redatto da:
Cristiano Cini.
Referente regionale per la Toscana.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S. Sommelier e titolare del Ristorante “La Tagliatella” di Arezzo e presidente delle strade del Vino Terre di Arezzo.
Vice-Campione Italiano A.I.S. dal 2006 al 2008, Miglior Sommelier della Toscana 2003.
Si ringraziano i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
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-I Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
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-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – prima parte.
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-I Vini Rossi ed alcune “chicche” dolci.
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-Il vitigno Verdicchio nelle sue sfumature.
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-I Vini bianchi e rossi dell’Etna.
-I Vini bianchi e rossi della Sicilia.
Le sessioni di degustazione si sono svolte presso il Ristorante di Cristiano Cini:
RISTORANTE LA NUOVA TAGLIATELLA
Viale Giotto, 45/47
52100 Arezzo
Tel: 0575 21931
e-mail: cristina.raffaelli@alice.it
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