Visita fatta il 20 Novembre 2007.
Qui non siamo a Sauternes, non siamo a Tokaj in Ungheria, non siamo in Alsazia e ne’ tantomeno a Ficulle, ma la trepidante attesa in questo periodo dell’anno è per tutti uguale.
In queste zone benedette dal Signore, quella temutissima muffa grigia chiamata Botrytis Cinerea, spauracchio di tutti i viticoltori, si spoglia di quelle vesti terrorizzanti e diventa “nobile”.
Questo è il periodo che, anche per i Geminiani, significa vivere momenti di speranza, che si alternano ad ansia, inquietudine e apprensione, tutte rivolte allo sviluppo ottimale di questo piccolo fungo.
Ci troviamo a Marzeno di Faenza una frazione che si trova a pochi passi da una delle capitali della ceramica, ma è anche LA capitale di un vino che, come viene descritto dal suo disciplinare di produzione, nella versione passita, deve essere dotato di un colore giallo dorato con tendenza all’ambrato, dai profumi intensi e caratteristici e dal sapore vellutato e gradevolmente dolce.
Stiamo parlando di un passito particolare e l’uva da cui trae origine è l’Albana di Romagna.
Vitigno, ma anche vino che può essere prodotto nelle numerose sfaccettature, dallo spumante al dolce, che quest’anno ha compiuto “nientepopòdimenochè” i vent’anni di permanenza nella D.O.C.G.
Ma cosa lo rende particolare? Prima di tutto il suo territorio, che come pochi al mondo, è in grado di produrre questa tipologia di vini.
La Romagna non è solo quel territorio dal suono rustico e i vini prodotti da questo territorio non sono solo i passiti e neanche quei sangiovesi canzonati dai Casadei e bevuti nelle sagre di paese.
Qui si producono grandi vini nobili, pur conservando tuttavia nel loro DNA, le radici contadine. Chi ha l’occasione di girare la Romagna, questo lo può notare passando attraverso i vigneti e può vederne la loro cura verso il dettaglio, lo scorge anche dai volti e dalle mani di chi li lavora, lo respira girando nelle osterie dei paesi e lo ascolta dalle parole della gente. Gente socievole, gente amica, insomma gente romagnola.
Prima però di addentrarci nel nostro racconto vediamo, come al solito, il trattamento “guidaiolo” riservato all’azienda, che siamo andati a visitare per i lettori di Altissimo Ceto:
Edizioni 2008.
A.I.S.: i sommeliers assegnano i cinque grappoli allo Scacco Matto 2005, seguono il Pietramora 2004, Torre di Ceparano 2005 e l’Arrocco 2005 con 4 grappoli.
Espresso: 18,5 allo Scacco Matto 2005, 17/20 al Pietramora 2004 e 16/20 all’Arrocco 2005.
Gambero Rosso: I tre bicchieri vanno al Pietramora 2004, seguono lo Scacco Matto 2005 e il Torre di Ceparano con due bicchieri rossi.
Ma come ci si arriva alla Fattoria Zerbina?
Si percorre la A14 Bologna-Taranto, uscire al casello di Faenza e proseguire in direzione Modigliana infine…seguire il cartello.
Molto meglio se avete il navigatore perchè se non avete spiccate abilità nell’orientamento come chi vi scrive, è molto facile perdersi.
La leggenda dice che Zeus scese dall’Olimpo per dissetarsi e arrivò proprio su questa collina. Gli fu offerto del “Sanguis Jovis” (il nome originario nel Sangiovese), gli piacque e alzando il calice in cielo esclamò: “Zeus bina!”. Da qui l’origine del nome Zerbina.
Ma la vera storia e molto più recente ed ebbe origine nel 1966. Il fondatore fu Vincenzo Geminiani, il nonno dell’attuale proprietaria, che ne acquistò il podere, piantò le prime vigne, ci fece una cantina ed iniziò a produrre del vino. Nonno Vincenzo scelse proprio d’imboccare la strada della produzione di qualità, cosa molto rara in quel tempo, ma insieme ai sacrifici arrivarono presto anche le soddisfazioni per i primi riconoscimenti.
Dal 1987 troviamo alla guida Cristina e nipote del fondatore Vincenzo. Dal 2000 Cristina si avvale anche del prezioso aiuto arrivato dall’inserimento a tempo pieno in azienda del fratello Vincenzo.
Cristina si è laureata in Scienze Agrarie all’Università di Milano nel 1988 e dieci anni più tardi riceve anche il titolo di enologo. Mentre muove i primi passi in azienda con l’aiuto dell’enologo Vittorio Fiore, svolge dei corsi di specializzazione presso la prestigiosa Università di Bordeaux.
L’amore ed il rispetto per questa terra e dei suoi vini, la portarono a credere nel potenziale dei vini ereditati dal nonno e vederne anche dei grandi margini migliorativi nel Sangiovese e nell’Albana.
Per il Sangiovese si pensò di realizzare un’idea rivoluzionaria per la zona, ovvero di creare vigneti “ad alberello”, utilizzando una selezione clonale delle migliori viti aziendali di Sangiovese di Romagna già esistenti e viti di Sangiovese toscano.
La scelta si rivelò subito vincente, salvo apportare come unica modifica lo sviluppo dell’apparato fogliare sui filari.
Parlando dell’Albana invece ritorniamo sull’argomento del titolo di apertura della nostra missione, anzi della mia missione, perchè questa volta mi ritrovo da solo e senza il supporto tecnologico di VG, in quanto si trovava insieme a MdM, tra i migliori chef in quel di San Sebastian. Ma, armato della mia “compatta”, sono quì e pronto comunque per raccontarvi il tutto.
La Botritys Cinerea, come dicevamo, è un fungo che si presenta sulla buccia dell’acino, ma perchè il suo effetto sia benefico, ha bisogno di condizioni particolari.
Prima fra tutti la nebbia al mattino…
Queste nebbioline sono idonee per l’evoluzione e lo sviluppo della muffa nobile sul grappolo. “In giornate come questa”-ci rivela la titolare dell’azienda, Cristina Geminiani-“con la nebbia al mattino ed un cielo nuvoloso nel pomeriggio, abbiamo le uve che raggiungono un potenziale di 26°, appena spicca il sole, il calore favorisce la disidratazione ed ecco che possiamo arrivare ad un potenziale di 28° in poco tempo!”
L’acino da dorato, diventa rossastro e poi violaceo.
Gli acini in questo caso hanno ancora la loro forma classica tondeggiante originaria. Ma il fungo continua a lavorare sulla buccia, in maniera quasi invisibile a occhio nudo, assotigliandola con il passare dei giorni, favorendo l’evaporazione dell’acqua contenuta all’interno dell’acino e concentrando così gli zuccheri. La botritys lavora in maniera subdola e come potete vedere dalla foto, il suo sviluppo non è omogeneo. Ci si può trovare così degli acini ancora dorati, mentre altri sono pronti ad essere raccolti. Per questo occorre passare, nel corso della sua lenta maturazione, più volte nel vigneto e raccogliere solo quelli pronti. Questa vendemmia a Sauternes viene chiamata per “tries”.
Enocentrico: “Com’è nata l’idea di fare un’albana passito ottenuto da uve vendemmiate per tries?”
Cristina Geminiani: “L’idea è nata nel 1987 (come ci racconterà più tardi nel video) e scaturita all’inizio, da un incontro mio con Vittorio Fiore ed il ristoratore Gianfranco Bolognesi de La Frasca. In seguito, col passare degli anni, facendo prove e discutendone con i miei dipendenti, capimmo che le soddisfazioni che ci dava un vino ottenuto da una vendemmia a scalare di uve di Albana, lasciate appassire in pianta e con un attacco di muffa nobile, erano profondamente diverse da quelle che avevamo verso quei vini che sono ottenuti invece dall’appassimento sui graticci. Tutto ciò con la consapevolezza dei rischi da correre, per esempio quelli di una pioggia inaspettata, che può comportare una scelta di questo genere e compromettendone i risultati in alcune annate particolarmente sfavorevoli.”
Era quindi il mese di novembre del 1987 e fu una splendida vendemmia per questa tipologia. Cristina era raggiante, il mosto ottenuto che avevano ottenuto tramite la pressatura di una singola raccolta, si presentava così ricco di zuccheri e straripante di aromi, che fece capire qual’era la strada da seguire e così nacque dunque lo Scacco Matto. Il nome è stata la conseguenza di una mossa vincente verso (e di) un vitigno che era ed è tutt’ora bistrattato anche “grazie” a disciplinari di produzione troppo elevati. E per garantire standard qualitativi sempre elevati allo Scacco Matto, successivamente è nato l’Arrocco, per via del suo atteggiamento difensivo rispetto al fratello maggiore e per inglobare al suo interno le pur ottime selezioni di raccolta a scalare “secondarie”, ma non così “ricche” in concentrazioni, per poter essere utilizzate per la produzione dello Scacco Matto.
EC: “Per fare questo c’è bisogno di gente esperta, che deve sapere quali grappoli raccogliere e quali lasciarli ancora sulla pianta?”
CG: “Sono circondata da gente splendida, persone che lavorano con noi da diversi anni e che conoscono perfettamente ogni singola pianta, la maturazione di ogni singola uva e sanno la qualità che voglio ottenere dai nostri vini.”
EC: “Mi risulta che non tutti gli anni ci siano le condizioni ottimali?”
CG: “Per avere questo ci vogliono delle condizioni temporali, dove abbiamo le nebbie mattutine che grazie all’umidità favoriscono lo sviluppo della pourriture e condizioni di bel tempo nel pomeriggio per favorire la disidratazione degli acini e la conseguente concentrazione zuccherina. A seconda poi della concentrazione zuccherina si decide, come in una sorta di piramide, di destinare le migliori per la produzione dello Scacco Matto e le altre per la produzione dell’Arrocco. L’annata ovviamente incide anche sulla produzione di ciascun vino e della sua quantità. Nelle grandissime annate e in presenza di condizioni veramente estreme con momenti ancora più peculiari rispetto alla raccolta classiche, una minima parte, con concentrazioni che si avvicinano ad un TBA austriaco, viene destinato per la produzione dell’AR ovvero la nostra Albana Riserva, prodotto in piccole quantità, ma che stilisticamente si differenzia molto dallo Scacco Matto.”
EC: “Prendiamo lo Scacco Matto come esempio perché è il vostro vino più conosciuto. Ci puoi dare qualche informazione sulle annate passate?”
CG: “Ti posso parlare di tre annate che sono profondamente diverse tra loro. L’annata che attualmente è in commercio è la 2005. Abbiamo dei parametri da grandissima annata dove il vino ha sviluppato 12,71% di alcol, possiede un’acidità totale di 8,70 g/l, ha un PH di 3,56, conserva 211 g/l di zuccheri residui ed un estratto secco di 60,6 g/l. Con l’annata 2004 abbiamo un vino con dei parametri di una buona annata e dove il vino ha sviluppato 12,05% di alcol, possiede un’acidità totale di 8,26 g/l, ha un PH di 3,45, conserva 160 g/l di zuccheri residui ed un estratto secco di 55,6 g/l. Per quanto riguarda invece l’annata 2003 abbiamo dei parametri proprio di un’annata anomala come lo è stata appunto questa annata. Abbiamo un vino che ha sviluppato un tenore alcolico di 12,90% di alcol, rispetto ad un’acidità totale di 6,54 g/l relativamente bassa e abbastanza comprensibile per la 2003, ha un PH di 3,52 e conserva 122 g/l di zuccheri residui ed un estratto secco di 41,40 g/l , decisamente più bassi rispetto alle annate successive.”
EC: “Cosa ci dobbiamo aspettare invece da questa 2007?”
CG: “Per parlare in particolare di questa “strana” annata 2007 dobbiamo dire prima di tutto che aveva delle prerogative sfavorevoli e all’inizio si presentavano fortissimi dubbi addirittura sullo sviluppo benefico della botritys.
E ciò non era causato da condizioni climatiche di cattivo tempo, ma tutto l’andamento di maturazione aveva complicato lo sviluppo benefico del fungo. In principio c’erano le fasi anticipate sia nello sviluppo che nella crescita, prima della vigna e poi dell’uva, in seguito il caldo estivo e le previsioni autunnali non lasciavano spazio a visioni ottimistiche.
Nel mese di settembre avevamo le uve di Albana che presentavano sulla buccia una percentuale di tannino più alta rispetto agli anni passati. Il tannino”-continua nel racconto Cristina Geminiani-“indurisce la buccia stessa impedendo lo sviluppo omogeneo della botrytis e frenando così il suo effetto dell’assottigliamento e quindi la sua conseguente disidratazione. Trovandoci quindi con condizioni di concentrazioni zuccherine ideali per la produzione di un buon passito.”
Anche nel nostro precedente incontro, durante il Wine Festival di Merano, dalle parole di Cristina non si afferravano visioni rassicuranti circa una buona riuscita della vendemmia 2007.
Invece, qualche giorno più tardi, una mail di Cristina mi avvisa che sono avvenuti dei cambiamenti sulla maturazione della muffa e che hanno favorito le condizioni, così le raccolte potevano avere finalmente inizio!
Il grappolo si mostra così alla vista, con gli acini che si presentano con un aspetto raggrinzito.
CG: “Ti dirò di più, addirittura quest’anno, come pochissime altre annate, la botritys si è sviluppata, in barba alle previsioni, in maniera molto più omogenea. Ciò ci ha permesso per la maggior parte dei casi di poter raccogliere il grappolo intero anzichè effettuare solo la classica raccolta a parti di grappolo o in alcuni casi ad acino singolo. Mentre in fase di lavorazione, possiamo usare anche la pressa e non solo il torchio.”
Con la classica “forbicina” si staccano e si puliscono i grappoli, prima di metterli nel secchio e caricarli infine sul trattore…
Anche alle vespe piace l’Albana passita…
Il mosto, una volta uscito dalla pressa raggiunge i fermentini, dove avviene la fermentazione alcolica in maniera molto lenta e la decantazione dei sedimenti grazie alla bassa temperatura. La cantina della Fattoria Zerbina possiede tutte le attrezzature fondamentali, ma non si può di certo annoverare tra i gioielli della tecnologia moderna. “Questo perché”-asserisce Cristina-“c’è la volontà di produrre grandi vini conservando però quell’anima “Vera” che in cor nostro piace tanto.”
Prima un’ultima visione veloce della barricaia…
…e adesso finalmente ci possiamo concentrare sull’assaggio dei vini.
Prima di procedere con il consueto assaggio dei vini, dedichiamo spazio ad un’intervista video che abbiamo fatto a Cristina nel corso dell’ultima edizione di Identità Golose a Milano. Ci parlerà in modo preciso di come sono arrivati alla scelta della vendemmia a scalare dell’Albana, del futuro di questa denominazione che tanto si è parlato in un congresso, svolto a Bertinoro lo scorso mese di novembre, per i vent’anni della D.O.C.G. e poi delle sue preferenze in fatto di Sauternes.
Buona visione!
VIDEO VG-TV.
E ora…Si parte!
Sangiovese di Romagna Torre di Ceparano 2004
-Tipologia Vino: Rosso D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 94% Sangiovese, 5% Merlot, 1% Ancellotta.
-Provenienza uve: Vigneti Capanno, Calanco, Ginestre, Querce Francesca, Pozzo e Montignano grande.
-Gradazione alcolica: 14,94%.
-Vinificazione: in vasche di acciaio con macerazione di 18 giorni.
-Affinamento: 15 mesi in barriques di cui 50% nuove.
-Contenuto solfiti: 15 mg./lt di libera e 52 mg./lt di totale.
-Prezzo in enoteca: 10,00 Euro.
Giudizio EC 15,5+/20
Le viti sono coltivate ad alberello e molto fitta è la densità per ettaro, con un numero di piante tra le 7.600 e le 11.000. Dell’annata 2004 sono state prodotte circa 46.000 bottiglie.
La 2004 è stata una bellissima annata e infatti abbiamo nel bicchiere uno dei migliori Torre di Ceparano mai prodotti. Il vino non è di grande concentrazione, ma al naso esprime una bella ricchezza di frutto, corredata da note speziate dolci, unica nota negativa è data da una pungenza leggermente amara di caffè tostato. L’espressione gustativa è più sottile, caratterizzata da una minore ricchezza di quella avuta al naso, supportata da una freschezza, che gli dona grinta. Infine troviamo una chiusura data da un tannino deciso, asciutto ma elegante.
Abbinamento.
Vapore di polipo e seppia nostrani con maionese di crostacei e fagiolini.
Ristorante Vicolo S. Lucia-Cattolica (RN)
Sensazioni primarie di succulenza, di saporito e tendenza dolce. L’apporto “salino” della seppia e della maionese di crostacei lo rende ancora più intrigante. Quindi per renderlo ancora più intrigante perchè non abbinarlo ad un vino rosso? Certo il piatto risulta complicato nell’abbinamento con il Torre di Ceparano, ma se seguite il consiglio di servirlo fresco, a temperatura di cantina, il matrimonio non risulterà poi così malvagio.
Sangiovese di Romagna Pietramora 2004
-Tipologia Vino: Rosso D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 97% Sangiovese, 3% Ancellotta.
-Provenienza uve: Vigneti Ginestre, Capanno, Montignano Grande, Querce Francesca e Pozzo.
-Gradazione alcolica: 15,65%.
-Vinificazione: parte in vasche di acciaio e parte in fusti di legno da 5 hl, con macerazione di circa 15 giorni.
-Affinamento: 12 mesi in barriques di cui 70% nuove.
-Contenuto solfiti: 17 mg./lt di libera e 61 mg./lt di totale.
-Prezzo in enoteca: 23,00 Euro.
Giudizio EC 18+/20-ALTISSIMO CETO.
Le viti sono coltivate ad alberello e molto fitta è la densità per ettaro, con un numero di piante tra le 7.600 e le 10.000. Dell’annata 2004 sono state prodotte circa 15.000 bottiglie.
Anche il Pietramora rispecchia notevole carattere nella versione 2004. Cristina ci racconta che volutamente è stato inserito un vitigno tanto bistrattato come l’Ancellotta che per loro è importante e viene considerato come il loro Petit Verdot romagnolo. Vino di un vivace rosso rubino, al naso si esprime al primo impatto con un frutto grande dolcezza e una nota floreale di viola passita. Bisogna aspettare qualche minuto di sosta nel bicchiere, prima che facciano la loro comparsa le delicate sensazioni di tabacco da sigaro e il corredo speziato pungente di chiodi di garofano. Anche in fase gustativa abbiamo un approccio di buona morbidezza e molto “dolce”, in parte dovuto al tenore alcolico decisamente elevato ed in parte al legno che si sta’ integrando. Ma la piacevolezza di beva non risulta impegnativa, in quanto abbiamo una bellissima acidità in sostegno e da un tannino minuto, graffiante ma non invasivo.
Recentemente ho avuto modo di assaggiare anche il Pietramora nelle versioni 1990 e 1995. L’impressione è stata più che positiva, ciò dimostra che un Sangiovese di Romagna se non è ottenuto da esorbitanti rese per ettaro e se si ha cura nella sua vinificazione può dare enormi soddisfazioni dal lato emotivo e sulla sua tenuta nel tempo.
Abbinamento.
Il guanciale di vitello fondente con porcini e galletti.
Antica Osteria del Teatro-Piacenza(PC).
Il piatto presenta già alla vista delle grandi doti di succulenza che poi riscontriamo anche al palato con un corredo di sensazioni di tendenza dolce, di media grassezza e con una buona dose di saporito di supporto. L’abbinamento con il Pietramora risulta perfetto in quanto quest’ultimo evoca una grande sensazione pseudo-calorica data dall’alcolicità e presenta sensazioni di buona freschezza ed un tannino deciso.
Ravenna Rosso Marzieno 2003
-Tipologia Vino: Rosso IGT.
-Vitigni utilizzati: 61% Sangiovese, 21% Merlot, 13% Cabernet Sauvignon, 5% Syrah.
-Provenienza uve: Vigneto Querce per il Sangiovese, vigneto Calanco per le restanti uve.
-Gradazione alcolica: 14,70%.
-Vinificazione: in vasche di acciaio con macerazione di 21 giorni.
-Affinamento: 15 mesi in barriques di cui 70%nuove.
-Contenuto solfiti: 20 mg./lt di libera e 64 mg./lt di totale.
-Prezzo in enoteca: 20,00 Euro.
Giudizio EC 17/20
Le viti sono coltivate alcune ad alberello e le altre a cordone speronato, con una densità per ettaro che varia tra le 2.700 per il vigneto più “vecchio” e le 11.000 di quello impiantato ad alberello. Dell’annata 2003 sono state prodotte circa 21.000 bottiglie.
Molto bella la versione 2003 del Marzieno. Nessun cedimento di “cottura” in conseguenza dell’annata. Il colore è compatto e vivace, mentre al naso è buona la croccantezza del frutto peraltro corredato da piacevoli note balsamiche. Un profilo gustativo di buon equilibrio, il “boisé” è accentuato in questo momento ma a a mio modo di vedere, avrà modo di integrarsi. Notiamo anche una chiusura di note speziate dolci di cannella. Il profilo gustativo non presenta la medesima profondità della versione successiva, ma è caratterizzato da una trama tannica fitta, tannino minuto, dolce e non agressivo.
Abbiamo anche degustato in anteprima il…
Ravenna Rosso Marzieno 2004
Giudizio EC 17,5/20
Versione 2004 degustata in anteprima che presenta decisamente un’altro spessore e maggiore profondità rispetto al 2003. Anche se il profilo olfattivo non ha chiaramente lo stesso equilibrio, notiamo una maggiore espressione e complessità del frutto, abbiamo una nota erbacea in rilievo, così come è presente il lato vanigliato dato dal legno. In bocca abbiamo una trama tannica più fitta ed un tannino più vivace, per cui, quando lo acquisterete, dimenticatelo in cantina per qualche anno.
Albana di Romagna Passito Arrocco 2005
-Tipologia Vino: Bianco dolce D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Albana.
-Provenienza uve: Vigneti Laghetto, Querce e Sotto Vicchio.
-Gradazione alcolica: 13,82%.
-Vinificazione: nei fermentini di acciaio.
-Affinamento: 15 mesi sempre in acciaio.
-Contenuto solfiti: 18 mg./lt di libera e 250 mg./lt di totale.
-Prezzo in enoteca: 25,00 Euro.
Giudizio EC 16,5?/20
Le viti sono coltivate a pergletta romagnola e guyot e con una densità per ettaro, tra le 1.400 e le 3.300 di piante per ettaro. Dell’annata 2005 sono state prodotte circa 2.000 bottiglie da 500 ml.
A essere sincero sincero mi aspettavo qualcosina in più da questa versione dell’Arrocco e vedendo i 55,60 g/l di estratto di questo vino avrei dovuto essere subito smentito. L’attesa era per un vino decisamente più grasso. Ma questo può essere anche dato dal fatto che, come raccontato nel video da Cristina, a lei piace più il nerbo ed il dinamismo dello stile Barsac, rispetto all’opulenza del Sauternes. E’ pur vero che il vino è in piena evoluzione, infatti proprio per questo ho lasciato il punto interrogativo a fianco della valutazione. Il naso è di grande ricchezza, ancora squilibrato in questo momento, le note “botritizzate” sono decise e non sono ancora ben fuse nel frutto e si intravedono appena le note speziate e quelle dolci di crema pasticcera. Molto meglio e più equilibrato, l’impatto gustativo, anche se, come dicevo, manca un filino sul piano della grassezza. Di buona eleganza risulta però la chiusura.
Note positive:
-Il Packaging è bello esteticamente ma senza strafare. Le bottiglie usate sono le classiche bordolesi, mentre le etichette sono una diversa dall’altra, ognuna con i suoi colori che le rendono piacevoli alla vista.
-Forti personalità sono da ritrovare nei vini della Fattoria Zerbina. Con vini di buone concentrazioni ma grandi eleganze.
-Una nota positiva riguarda il “fermento” dato dalle annate 2004 e 2005 non solo di questa azienda ma, il discorso, si può allargare alla qualità di molti vini di aziende romagnole. E questo è un guadagno per tutti.
Note negative:
-Che sia un’enoteca oppure al tavolo di un ristorante, si nota come ci siano delle difficoltà a proporre vini con gradazioni alcoliche elevate. Anche se poi quest’ultimo non incide in maniera fastidiosa sulla fase gustativa.
-Visto che uno dei nostri “crucci” sono anche i siti. Noi auspichiamo che ben presto venga ultimata la “costruzione” del sito aziendale. Con la possibilità di attingere annualmente tutte le informazioni circa le caratteristiche dei vini in commercio.
Conclusioni:
-Questa volta lasciamo la conclusione alle parole di Cristina : “Ciò che vi proponiamo, sia esso potente e strutturato, oppure fine ed elegante è così perchè così le uve ce lo hanno consegnato e non perchè abbiamo voluto ad ogni costo trasformarlo in qualcosa che altrimenti non sarebbe potuto essere!”
Parole sante!!!
(Cheeeeese!)
Altissimo Ceto! Per Cristina Geminiani e tutto lo staff de la Fattoria Zerbina.
Fattoria Zerbina
Via Vicchio,11
Fraz. Marzeno
48018 Faenza (RA)
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mentre il sito ufficiale dell’azienda è in costruzione.
Ivano Antonini alias EnoCentrico